Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

11 luglio 2014

INVASIONE 
Si temono 120 mila sbarchi e un miliardo di spesa. Un costo che l`Italia da sola non può sostenere. E i centri sono già nel caos 
l'Espresso, 11-07-14
STEFANO PITRELLI E MICHELE SASSO 
La situazione è senza precedenti, di dimensioni bibliche. L`Italia ha aperto un varco nel Mediterraneo, garantendo con la sua flotta 
il soccorso e il trasferimento nel nostro Paese a chiunque prenda il largo dalle coste libiche e tunisine. Un`operazione mai vista prima, 
voluta dal governo Letta e sostenuta da quello Renzi, condotta con professionalità e impegno dalla Marina, che ha drasticamente ridotto il numero di vittime nella traversata dopo i terribili naufragi dello scorso ottobre. Ma per ogni barcone che viene salvato, altre migliaia di persone si accalcano sulle spiagge: figli di un esodo che parte dal conflitto in Siria, dalla dittatura eritrea, dalla guerra per bande in Libia, dai contraccolpi delle primavere arabe, dalla fame dell`Africa nera. Oltre 2600 persone nel primo fine settimana di luglio, più di 
5000 in quello precedente. Una marea di disperati che l`Italia accoglie, facendosi carico da sola di un costo economico e sociale enorme. Che senza un massiccio intervento europeo nelle prossime settimane rischia di diventare insostenibile. 
ONDA UMANA. Dall`inizio dell`anno sono sbarcati quasi 70 mila profughi. Secondo le stime del Viminale 20 mila, soprattutto siriani, hanno proseguito il viaggio verso Nord, mentre 50 mila sono rimasti. Per assisterli dall`inizio di Mare Nostrum abbiamo speso 600 milioni. Con previsioni allarmanti: con questo ritmo entro l`inverno si supererà quota 120 mila sbarchi e il budget sfiorerà il miliardo di euro. 
Il ministero dell`Interno stanzia 30 euro al giorno per dare alloggio e vitto a ogni persona: solo per questi 50 mila oggi servono 45 milioni di euro al mese. Anche i fondi a disposizione per la Marina stentano a coprire le necessità. I 9,3 milioni stanziati ogni mese dovrebbero far fronte al carburante e alle indennità degli equipaggi. Ma il carico per la collettività è in realtà molto più alto. Stando alle tabelle ufficiali rivelate dal Pdm, Partito Tutela Diritti dei militari (vedi pag. 39), considerando gli stipendi del personale, la manutenzione e il valore dei mezzi schierati, dall`inizio dell`operazione il conto è di 172 milioni. Il bilancio di un anno di missione potrebbe superare i 237 milioni. 
Il vero nodo è che tutto viene gestito all`insegna dell`emergenza, arrangiandosi all`italiana. Non ci sono accordi formali per il transito dei profughi verso il resto d`Europa. Le nostre autorità stanno tacitamente violando le regole che impongono l`identificazione al momento dello sbarco, permettendo così a siriani ed eritrei di fare domanda d`asilo altrove, sfuggendo alla micidiale lentezza della burocrazia nazionale. Finora Francia, Germania, Olanda e Svezia hanno chiuso un occhio: per quanto continueranno a farlo? 
ACCOGLIENZA FAI-DA-TE. Per chi resta invece c`è una grande incertezza. Non esiste una regia centrale dell`assistenza, tutto viene delegato ai singoli prefetti. Che devono trovare sistemazione per l`ondata inarrestabile di arrivi. Milano è il terminale estremo di questa via crucis: è facile vedere famiglie fuggite dalla Siria con bambini piccoli che si ritrovano alla Stazione Centrale. Da ottobre la città ha accolto 12 mila siriani e 3 mila eritrei. Il Comune li ha sistemati in dieci dormitori.Tre moschee ogni sera dopo le preghiere per il Ramadan aprono le porte per dare ospitalità. Ma non basta: cento brandine sono state piazzate tra i banchi di una scuola media. Il sindaco Giuliano Pisapia chiede risposte al governo: « Finora purtroppo è mancata la capacità di un`azione complessiva. Il sottosegretario Delrio mi ha detto che ci saranno fondi per un`assistenza a livello nazionale. Aspettiamo che arrivino per organizzare un`accoglienza migliore e più umana». Anche Roberto Maroni pone il problema del coordinamento «stupefatto perché il governo non abbia ancora convocato le Regioni. E finché non c`è questo piano la Lombardia non è in grado di accogliere altri profughi». Ma l`esponente leghista critica l`intera operazione: «Il governo deve impedire le partenze verso l`Italia. Lo scorso fine settimana sono arrivati altri 2600 che non sono "profughi" ma tecnicamente "clandestini"». E la questione chiave per il futuro di chi resta nel nostro paese. Che - come ha appena sottolineato un rapporto dell`Ocse - è quello in assoluto con il maggior flusso di immigrasi ma non è capace di integrarli nella società. Questo accadeva anche prima della recessione, oggi le chance di trovare un lavoro sono ancora più ridotte. 
EPICENTRO MERIDIONALE. Gli oneri maggiori dell`emergenza gravano però sulle regioni del Sud. La rete dei centri dove dare vitto e alloggio si è intasata già a inizio dell`anno. Da allora sostanzialmente si improvvisa. Il ministero dell`Interno ha dato il via libera all`allestimento di trecento strutture. La metà è nata tra Sicilia, Calabria e Puglia. Si chiamano Cas (centri di accoglienza straordinaria) e a decidere come riempirli ci pensa il Viminale, basandosi su un elenco di posti disponibili fornito dalle prefetture. La convenzione sulla carta è chiara e prevede cure sanitarie, pulizia quotidiana dei locali ed erogazione di tre pasti al giorno. E ancora: mediazione linguistica e culturale, sostegno socio-psicologico, in? formazioni dei diritti e doveri di chi approda in Italia. La realtà è ben diversa e 
grazie alle segnalazioni dell`Unhcr, Croce Rossa e della onlus Save the Children, che si occupano di monitorarli, sono stati già chiusi trenta centri fai-da-te. «Abbiamo gestori improvvisati e la necessità di fare controlli a tappeto. Negli accordi non era neppure previsto un numero massimo di letti e ora abbiamo dei buchi neri dove sono ammassate centinaia di migranti», spiega Alessandra Diodati della Croce rossa. 
IN SICILIA BASTA UN FAX. Chiunque sull`isola si può inventare imprenditore dell`ospitalità. E creare dal nulla un centro. Senza nessuna mediazione, basta un modulo via fax e nel giro di poche ore ecco l`affidamento diretto. Che garantisce trenta euro al giorno a persona. Strada libera per affaristi senza scrupoli e associazioni last minute. Dalla criminalità ai politici in cerca di voti, dai disoccupati ai carrozzoni pubblici a un passo dalla chiusura. Quando un anno fa il prefetto Leopoldo Falco si è insediato a Trapani, c`erano 260 posti disponibili. Oggi sono 2400. Significa più di due milioni di euro al mese che piovono su questa provincia. «Da noi il costo della vita è basso e c`è la possibilità di un forte rientro economico», spiega Falco a "l`Espresso": «Il passaparola ha fatto il resto: mentre i privati erano prudenti, i gruppi criminali hanno fiutato l`affare. E puntuali sono arrivati». Imprenditori sotto indagine hanno fatto regolare domanda offrendo centinaia di posti. «Il gestore è sempre una persona pulita, mentre dietro ci possono essere titolari legati alla malavita», continua Falco: «Finora siamo stati attenti e abbiamo bloccato l`apertura di un centro». Il busines intorno alle 30 comunità inventate a Trapani dà lavoro ad alcune centinaia di italiani. Tanti in un territorio malato di disoccupazione. C`è stato anche il caso di un candidato alle elezioni europee che si vantava di poter favorire le assunzioni. Il voto in cambio di un`occupazione precaria per assistere, spesso senza la minima preparazione, chi è scappato dalla guerra e dalla fame. I contratti di lavoro sono i più vari: da quello nazionale fino al "volontariato". Per 400 euro al mese. 
GRAZIE SBARCHI. Stipendio salvato invece dall`emergenza per i lavoratori degli Ipab, enti pubblici nati ai primi del Novecento per aiutare i poveri. Dopo un secolo sono diventati un carrozzone a carico della Regione Sicilia: sono 151 e hanno un buco di bilancio da 30 milioni di euro. Rinati ospitando chi arriva dall`Africa. A San Cataldo, provincia di Caltanissetta, l`ente locale era ad un passo dalla chiusura. Poi l`onda lunga degli sbarchi ha portato i fondi. «Il nostro obiettivo è stato raggiunto», dice Licia Donatella Messina, commissario del Comune: «Siamo riusciti, con la riapertura, a dare dignità del lavoro ai dipendenti». Dignità negata invece agli ospiti costretti spesso a vivere in pietose condizioni igieniche, un solo bagno per decine di persone, cibo immangiabile, pochi mediatori culturali e assistenti legali. L`associazione Borderline da mesi verifica come si vive dentro queste strutture. «All`Ipab di Marsala al nostro arrivo, nel pomeriggio, non abbiamo trovato nessuno. Tutto era nel più completo abbandono», racconta il volontario Alberto Biondo. Eppure la presenza di operatori e mediatori culturali a tempo pieno è indispensabile per aprire un centro. Ma lì soltanto la mattina (e solo da lunedì al venerdì) si può trovare qualcuno. Come fosse un normale ufficio pubblico. Questa era una casa di riposo già in dismissione: a marzo gli immobili erano all`asta ma la vendita è andata a vuoto. Poi il "salvataggio" grazie a cento profughi messi dove una volta c`erano gli anziani. 
DISCOTECA DORMITORIO. L`elenco del caos che regna nei dormitori è lungo: a Castelvetrano la protesta è nata per la mancanza di luce e di acqua. A Gela i volontari di "Medici Senza Frontiere" hanno trovato materassi che venivano usati per coprire le finestre rotte. Nessuna distribuzione di vestiti o assistenza medica. Un ragazzo nigeriano aveva un`ernia, curata solo dopo il loro intervento. Il centro era in mano a un`associazione legata alla Protezione civile locale: è stato chiuso nel giro di poche settimane. Poco lontano, a Niscemi, in una casa fatiscente ne sono stati stipati venticinque, il gestore si occupa solo di portare il cibo che poi cucinano da soli. Chi sbarca ad Agrigento finisce nel palasport di Racalmuto, a 30 chilometri dalla costa. Sulle gradinate si mangia e si dorme, mancano persino i 
materassi. Una società porta il vitto per gli adulti ma nessuno ha pensato al latte per i neonati né tantomeno ai pannolini. Non c`è limite alla fantasia per inventarsi un centro. Alle porte di Ragusa in cento sono stati piazzati in una ex discoteca nella zona industriale. Si chiamava "La Tropicana": dove si ballava ora ci sono i letti. Senza nessun servizio di assistenza. «Sembra un deposito lontano dalla città e da sguardi indiscreti», racconta Elio Tozzi della onlus Borderline che ha visitato più volte il dancing: « Non è chiaro neppure con quale status giuridico hanno aperto. Quando sono entrato ho chiesto all`unico addetto presente e mi ha risposto che la gestione "è in face di formazione"». 
MODELLO SALERNO. Una strada diversa hanno scelto in Campania, dove nel paese collinare di Sicignano degli Alburni sono appena arrivati 78 eritrei e somali. Scesi direttamente a Salerno dalla nave della Marina che li ha salvati. Vivranno per i prossimi sei mesi in un albergo non più utilizzato a ridosso dell`autostrada. Se ne occupa la Caritas: un`attività cominciata con le primavere arabe del 2011, che oggi assiste 400 profughi grazie all`accoglienza diffusa in sette piccoli centri.«Siamo noi i diretti responsabili, i nostri ospiti non sono alla mercé degli albergatori, che si occupano solo di vitto e alloggio. Tutto il resto è in mano nostra: dalla mediazione culturale all`assistenza legale. È difficile tenere in piedi tutto», dichiara il direttore don Vincenzo Federico. Qui la Prefettura ha scelto la trasparenza e ha messo a gara la gestione: la diocesi ha vinto con offerta al ribasso di 28 euro e mezzo a testa. Con questo budget riescono anche a fare le visite specialistiche, pagare i farmaci e seguire l`iter burocratico per diventare rifugiati. E allo stesso tempo assicurare un lavoro a 40 addetti. Un`eccezione positiva. Mentre alcuni capoluoghi sono al limite. Da Taranto sono passate 7000 persone e 500 sono rimaste: martedì 8 luglio la Marina ne ha sbarcate altre 1300. «Da soli non ce la possiamo fare», ha detto il sindaco Ippazio Stefàno: «Siamo pronti ai sacrifici, ma la città e questa gente hanno bisogno di aiuti». 
ha collaborato Antonello Mangano 
 
 
 
Il caso Palazzo Marino : «Adesso la Regione si assuma le sue responsabilità». Dall`hinterland disponibilità ad accogliere i siriani 
Emergenza profughi. «Servono medici in Centrale» 
Un rifugiato su quattro passa dalla stazione. Il Comune: subito un presidio dell`Asl 
Corriere della sera, 11-07-14
Pierpaolo Lio 
Milano è lo snodo principale dei profughi in arrivo dal Nord Africa. Nei primi sei mesi dalla Stazione Centrale è passato quasi il 25 per cento delle persone arrivate in Italia: 13.216 su 61 mila da gennaio a giugno. Per questo il Comune chiede un`iniziativa della Regione 
e la presenza di medici alla stazione. 
Lo confermano i numeri: Milano è diventata lo snodo principale dei flussi di profughi in arrivo dai porti del Nord Africa. Nei primi sei mesi dell`anno, dalla stazione Centrale è passato quasi il 25 per cento delle persone approdate in Italia. Per la precisione: 13.216 sui 61 mila sbarcati da gennaio a giugno. In totale, da ottobre dell`anno scorso al 9 luglio, fanno 14.500 arrivi in città. Un flusso continuo e progressivo -10.500 negli ultimi due mesi - che ha eletto la città «piattaforma» di partenza verso le vere mete finali: il Nord Europa, e la Svezia in particolare. A testimoniarlo basta una cifra: solo in 35 hanno richiesto asilo in Italia. 
L`emergenza siriani (con la costola dei contemporanei arrivi di eritrei, 3.163) «non è finita e non finirà nelle prossime settimane», è l`avvertimento a non abbassare la guardia dell`assessore al Welfare del Comune, Pierfrancesco Majorino. Che prosegue la sua opera di sollecitazione a intervenire rivolto agli altri livelli istituzionali. E soprattutto ad Asl e Regione Lombardia Per la prima l`invito è a «inserire un presidio medico alla stazione Centrale, dove dal 13 luglio sarà la cooperativa Universis a coordinare la prima accoglienza sulle banchine al posto del personale comunale. Serve un luogo dove i medici possano fare i controlli, e lo dico anche se non ci sono stati casi di rischio per la salute dei cittadini. Ma bisogna tenere alta l`attenzione sul tema sanitario». L`ipotesi: riaprire l`ex ambulatorio dello scalo ferroviario per allestire un presidio permanente. 
Il Pirellone, invece, «deve assumersi le proprie responsabilità. Lo scorso 5 maggio il presidente Maroni si era impegnato a convocare un tavolo regionale ma finora non è stato fatto nulla». Immediata la replica. «Appello fuori luogo, paradossale e ipocrita», il giudizio del capogruppo leghista in Regione, Massimiliano Romeo. «La Lombardia non spenderà nemmeno un euro per il mantenimento e l`assistenza degli immigrati clandestini». E un punto di contatto. «Non metteremo un euro del Comune nelle spese di accoglienza», concorda Majorino in commissione Politiche sociali. Chiede quindi - oltre ai 7,5 milioni di euro già messi a disposizione dallo Stato con la convenzione con la Prefettura che ha permesso finora la copertura dei costi dell`accoglienza - il rimborso dei «costi indiretti»: dall`uso dei mezzi Atm per il trasferimento dei profughi nei dieci centri coinvolti dalla rete con il terzo settore all`acquisto di materiali. 
Intanto, un risultato Palazzo Marino l`ottiene. Da Roma arrivano «buone notizie». Il pressing sul governo è andato a segno. Milano ottiene un tavolo di lavoro che si riunirà al Viminale il 17 luglio. «E la prima notizia positiva da Roma da nove mesi - commenta ancora l`assessore -. Serve chiarezza rispetto alle nostre richieste: sia sulle azioni di coordinamento nazionale sia in termini di risorse e spazi». «E sicuramente un passo avanti - aggiunge il sindaco Giuliano Pisapia -, ma dal confronto deve arrivare in tempi brevi una decisione». Un`altra novità arriva da molto più vicino. Dai Comuni dell`hinterland. Spiega Majorino: «Alcuni sindaci dell`area metropolitana si sono resi disponibili a darci una mano e ad accogliere i profughi». 
La polemica politica si accende invece in consiglio comunale. Nonostante le trattative, non si raggiunge un documento unanime. Alla fine sono tre gli ordini del giorno. L`aula approva solo quello della maggioranza, che recepisce le indicazioni dell`assessore. Niente da fare per le minoranze. Per Forza Italia «Pisapia si accontenta del tavolo con il Viminale - dice il capogruppo Fabrizio De Pasquale -, dopo che il governo ha umiliato Milano con 9 mesi di silenzio». Riccardo De Corato (FdI) sottolinea invece che «stiamo accogliendo come siriani persone che, come ha ammesso lo stesso assessore, non sappiamo chi siano perché non vengono identificate». 
Capitolo eritrei. «La preoccupazione dei residenti di Porta Venezia è condivisa», premette Majorino. La richiesta: «Serve una presenza molto più forte delle forze dell`ordine». Il problema, spiega, è che molte delle persone in arrivo dal Corno d`Africa rifiutano ogni contatto con la macchina degli aiuti. «Ci vuole un`azione repressiva. L`unico intervento a questo punto possibile per normalizzare la situazione dei cittadini eritrei che stazionano nel quartiere giorno e notte può essere fatto solo dalla polizia». 
 
 
 
Migranti - Conferenza Stato Regioni: un piano per gestire i profughi e nuove politiche d'accoglienza
Lo ha annunciato il presidente dell' Associazione dei Comuni Italiani (Anci), Piero Fassino. Lo stanziamento è di 370 mln per il 2014. Della cifra complessiva, 70 milioni sono stati stanziati per i minori non accompagnati. Il piano prevede: la raccolta in mare degli immigrati, da parte dello Stato; lo smistamento entro 48 ore in centri regionali per l'identificazione; l'allocazione e l'integrazione nei comuni con metodo Sprar
la Repubblica.it, 10-07-14
Migranti - Conferenza Stato Regioni: un piano per gestire i profughi e nuove politiche d'accoglienzaPiero Fassino, presidente dell'ANCI 
ROMA - E' stato raggiunto nella Conferenza Stato Regioni Unificata un accordo tra Governo, Regioni, Comuni e Province per il varo di un piano per la gestione dei profughi, con relative politiche di accoglienza. Lo ha annunciato il presidente dell' Associazione dei Comuni Italiani (Anci) - Piero Fassino - che ha giudicato l'accordo "politicamente rilevante". Lo stanziamento è pari a 370 mln per il 2014. Della cifra complessiva, ha spiegato il sindaco di Torino, 70 milioni sono stati stanziati per i minori non accompagnati. Il piano sottoscritto oggi con il governo prevede: la raccolta in mare degli immigrati, da parte dello Stato; lo smistamento entro 48 ore in centri regionali per l'identificazione; l'allocazione e l'integrazione nei comuni con metodo Sprar (Sistema per i richiedenti asilo e rifugiati).
Risolta la vicenda dei "non accompagnati". "Questo sistema in funzione dal 1° - ha spiegato il presidente dell'Anci - è stato esteso e consente l'accoglienza a 20 mila persone e potrà essere ulteriormente esteso a 35 mila, ma per questo dovranno essere erogate più risorse". Fassino ha poi spiegato che "è stata risolta finalmente la vicenda dei minori non accompagnati, che da oggi verranno gestiti con il metodo Sprar e non in maniera separata". Regioni, Comuni e Province chiederanno al governo per il 2015 che lo stanziamento ulteriore di risorse diventi una priorità. A fronte dell'accordo sottoscritto, oggi i bandi emessi dalle prefetture per l'accoglienza sono destinati ad essere uno strumento transitorio.
Un sistema ordinario di accoglienza. "L'approvazione dell'intesa tra Stato-Regioni-Enti locali per la gestione dei profughi è un passo importante verso la realizzazione di un sistema ordinario di accoglienza nel nostro Paese". Lo afferma il sottosegretario all'Interno Domenico Manzione. "Era tempo - aggiunge - che si superasse la cultura dell'emergenza per costruire, attraverso la collaborazione dei diversi livelli di governo, un percorso civile e condiviso di solidarietà". "Fondamentale - conclude il sottosegretario - rimane il sistema dello Sprar (Sistema per i richiedenti asilo e rifugiati), messo a disposizione dai comuni, esperienza di eccellenza per l'integrazione e la coesione sociale".
Il "Caso-Milano". L'assessore Pd alle politiche sociali del Comune di Milano, Pierfrancesco Majorino, ha da tempo sollevato critiche al governo sulle politiche d'accoglienza dei richiedenti asilo: "Su profughi il ministro Alfano è completamente assente", aveva detto alcune settimane fa, all'indomani dell'arrivo nella capitale lombarda di più di cinquecento cittadini siriani, che "dallo scorso ottobre ammontano a 8.300 persone, più di duemila i bambini. Non esiste aveva detto - alcuna forma di organizzazione e gestione nazionale dell'accoglienza dei migranti e dei profughi che stanno arrivando da mesi sulle nostre coste". Tuttavia, ieri, dopo l'approvazione dell'intesa Stato-Regioni, lo stesso assessore ha così commentato: "L'apertura al Viminale di un tavolo sul 'caso-Milano' sull'emergenza profughi è la prima notizia positiva da Roma da nove mesi. Andremo a Roma chiedendo chiarezza rispetto alle nostre numerose richieste. Riguardanti sia le azioni di coordinamento nazionale che le scelte su Milano in termini di risorse e spazi.  I 'no' siano 'no', e i 'sì' siano 'sì' ".
Lega Nord: "La Lombardia non spenderà un euro". "L'appello di Majorino al presidente Maroni non solo è fuori luogo, ma anche paradossale e ipocrita". Così, il capogruppo della Lega Nord al Consiglio regionale della Lombardia, Massimiliano Romeo, ha replicato in una nota all'assessore milanese che ha chiesto al governatore di "assumersi le proprie responsabilità" nell'accoglienza dei profughi. "Hanno spalancato le frontiere, tolto il reato di immigrazione clandestina, istituito l'operazione Mare Nostrum e adesso - dice Romeo - il Pd chiede aiuto alla Regione per assistere i profughi? Troppo comodo per lo Stato accogliere i clandestini con Mare Nostrum e poi scaricare i costi sulle Regioni". Secondo il capogruppo leghista, "la Lombardia non spenderà nemmeno un euro per il mantenimento e l'assistenza degli immigrati clandestini, le risorse regionali devono essere impiegate esclusivamente a favore dei lombardi".
 
 
 
LA VERGOGNA DELLE MORTI IN MARE UNA PRESA DI COSCIENZA TARDIVA 
Corriere della sera, 11-07-14
Luigi Offeddu 
loffeddu®corriere.it 
Cinque o dieci anni dopo, la scoperta: «L`Italia merita l`aiuto dell`Unione Europea per la crisi dei migranti». E lo dice il Financial Times, polmone della finanza internazionale e della City di Londra, un giornale che di solito racconta naufragi di Borse, non di popoli affamati. Ma ora, con forza: «l`emergenza dei rifugiati per mare dall`Africa non può essere ignorata». E quei titoli in rosa, di solito, fanno opinione anche molto lontano da Londra, da Madrid a Cipro. 
Verità vecchia, polverosa: sulla frontiera mediterranea dell`Europa, per anni l`Italia da sola ha arginato la marea. Per Berlino, Parigi, Londra, Stoccolma, Helsinki, era (è?) lei il setaccio che tratteneva gli indesiderati. Per i vertici che riunivano i leader Ue, era invece il tema della parte «umanitaria», meno eclatante, quella dove si passava dal salvataggio delle banche al salvataggio delle barche. Molte centinaia di morti più tardi, ecco il FT che solleva il sipario. Lo fa, sicuramente, anche perché è appena iniziata la presidenza italiana della Ue, e durerà fino a dicembre. Ma ci sono altre ragioni, meno burocratiche: le morti in mare sono diventate un cataclisma del secolo né più né meno come la peste lo era del secolo quattordicesimo. Di più: di questo secolo nostro, sono la vergogna. 
La televisione e il web ci portano a casa quei corpi fluttuanti in una stiva: è sempre più difficile girarsi dall`altra parte. Infatti, non è solo il FT a gridare. Che l`Italia non possa più essere lasciata sola l`hanno detto, da punti di vista opposti, i due candidati al vertice della nuova Commissione europea, JeanClaude Juncker e Martin Schulz. E autorevoli fonti dei governi francese, olandese, anche tedesco. Parlano dopo molte centinaia di morti, ma parlano. Ancora il FT cita Matteo Renzi come colui che sta riuscendo a focalizzare l`attenzione europea su questo dramma. E sottolinea la «globalizzazione dell`indifferenza» condannata da papa Francesco. L`Europa deve dare di più: navi, aerei, soldi, cuore. E sarà come restituire un poco di quello che tolse all`Africa, quando mise una corona su un povero teschio e lo chiamò «colonia». 
 
 
 
Imprese "immigrate" aumentate del 9,5% in due anni, tante ma piccole
Dal rapporto del centro studi e ricerche Idos emerge la specializzazione dei vari gruppi: nell'edilizia prevalgono i romeni, nella ristorazione cinesi ed egiziani, nel commercio i marocchini. Tante aziende ma piccole. Il numero più alto è in Lombardia. In forte crescita quelle condotte da donne
la Repubblica 11-07-14
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Tra i muratori, vanno alla grande i romeni. Nel commercio, i marocchini non li batte nessuno. I ristoranti parlano cinese o egiziano. Noleggi e agenzie di viaggio sono il regno dei bangladesi. Nella manifattura, la fanno da padrone i cinesi. Benvenuti nella mappa dell'imprenditoria immigrata. Un fenomeno in crescita, nonostante la crisi.
La geografia delle imprese immigrate. A fotografare le aziende che parlano straniero è il rapporto "Immigrazione e imprenditoria 2014", realizzato dal centro studi e ricerche IDOS. Cosa emerge? Innanzitutto che i diversi gruppi etnici si distribuiscono diversamente nei vari settori: quasi la metà dei titolari di imprese individuali nati all'estero e attivi nella manifattura è cinese (48,9%), quasi un terzo di quelli attivi nel commercio è marocchino (29,2%), oltre un quarto di quelli attivi nell'edilizia è romeno (28,0%) e un altro quinto albanese (20,8%), quasi un quarto di coloro che scelgono le attività di alloggio e ristorazione è cinese (24,0%) e uno su nove è egiziano (11,0%). Tra gli immigrati titolari di ditte di noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, invece, oltre un quarto è di origine bangladese (18,6%) o egiziana (7,5%).
Record in Lombardia. Il Nord raccoglie poco più della metà delle imprese a guida immigrata (30,4% nel Nord Ovest e 21,3% nel Nord Est), il Centro oltre un quarto (26,3%) e il Meridione oltre un quinto (22,0%). Prima regione per numero di imprese "immigrate" è la Lombardia (oltre 94mila, il 19,0% del totale). Seguono il Lazio, con oltre 60mila (12,2%), la Toscana (48mila, 9,7%) e, quindi, Emilia Romagna (46mila, 9,2%) e Veneto (circa 42.500, 8,6%). Cinque regioni che, da sole, accolgono quasi 6 imprese di questo tipo su 10 (58,7%).
Tante, ma piccole. Tra la fine del 2011 e la fine del 2013, le imprese a conduzione immigrata sono aumentate del 9,5% (e del 4,1% nell'ultimo anno), a fronte di una lieve diminuzione di quelle facenti capo ai nati in Italia (-1,6%). Così, alla fine del 2013 sono 497.080 le imprese dirette da cittadini immigrati, con un'incidenza dell'8,2% sul totale. Si tratta in larga maggioranza di imprese individuali (400.583, l'80,6% del totale) e, anche in conseguenza di ciò, di attività a esclusiva conduzione immigrata (94,0%).
Boom di donne. Nell'ultimo anno, le imprese condotte da donne di origine straniera (117.703) sono aumentate del 5,4% e, alla fine del 2013, incidono per quasi un quarto sul totale di quelle a guida immigrata (23,7%), un valore che sale oltre il 30% in Molise (35,6%), Basilicata (33,5%) e Abruzzo (31,5%). A Roma e Milano, le due principali aree provinciali per numero di imprese immigrate, quelle condotte da donne incidono per il 22%.
 
 
 
Diritto di cittadinanza agli immigrati e paradossi che diventano realtà 
Il Foglio, 11-07-14
Roberto Volpi 
Dirato di cittadinanza a tutti i nati in Italia da genitori stranieri? E` l`applicazione letterale dello ius soli. Che ovviamente incontra resistenze tra i sostenitori dello ius sanguinis. Ma intanto che si studia un onorevole compromesso tra le due possibilità ecco che, nei fatti, la stitica Italia dei riconoscimenti di cittadinanza diventa, zitta zitta, in quest`ambito tanto discusso quanto politicamente sensibile, vieppiù munifica e verrebbe da dire di manica assai larga. 
Nel 2013 a fronte di settantottomila nati da almeno un genitore straniero, sono state concesse la bellezza di centounomila cittadinanze, ovvero centotrenta cittadinanze ogni cento nati. Un dato che, piuttosto paradossalmente - almeno a giudicare dai discorsi che si fanno qui da noi sul tema - proietta l`Italia tra i paesi dove il riconoscimento della cittadinanza è più generoso. E che trova il suo massimo nel nord-est, dove si arriva alla cifra record di ben trentacinquemila cittadinanze concesse a fronte di ventiduemila nascite da almeno un genitore straniero, centosessanta delle prime ogni cento delle seconde. Detto questo, e cioè che stanno evidentemente maturando le condizioni per una sempre più ampia concessione della cittadinanza italiana a residenti di altri paesi, si va sempre più manifestando l`effetto depressivo che la natalità degli stranieri - arrivata a fornire il quindici per cento dei nati in Italia, proporzione comunque in flessione - esercita sulla natalità degli italiani. 
Da cosa si evidenzia questo effetto è presto detto: dov`è più alta la natalità degli stranieri (numero di nascite annue da almeno un genitore straniero ogni mille residenti stranieri) è più bassa la natalità degli italiani (numero di nascite annue da genitori italiani ogni mille residenti italiani). Questa correlazione inversa è solida come la roccia (-0,96 su un massimo negativo di -1) e pertanto di interpretazione non sospettabile di ideologismi, quando si afferma che sempre di più gli italiani lasciano che siano gli stranieri a fare figli al loro posto. Ovvero che più questo "lasciare" funziona, più loro si ritirano dai pensieri e dalle preoccupazioni collegate alla prospettiva stessa di fare figli. Cosicché la si ritrova espressa al massimo grado in regioni come l`Emilia-Romagna, dove è vero che grazie agli stranieri si sono cominciati a riempire gli spaventosi vuoti demografici accumulati da quella regione negli anni del massimo fulgore economico-produttivo (alla faccia di chi pensa che il non fare figli è solo un problema di soldi e lavoro), ma il tutto mentre gli emiliani, al pari delle stelle del romanzo di Cronin, "stanno a guardare", freddi e distaccati. 
Mai, sia detto, come gli abitanti delle province di Biella, Alessandria, Trieste, Savona e Massa-Carrara. Cos`hanno in comune gli abitanti - stranieri residenti inclusi - delle suddette province? Il fatto che tra di loro la mortalità è almeno il doppio della natalità, ovvero che per ogni cento nati ci sono, in queste province, almeno duecento morti. Con una citazione particolare per le province di Trieste e Savona dove si arriva a duecentodieci morti ogni cento nati. Lo scompenso in queste due province è tale che alla media fatta registrare nel 2013 si dissolverebbero, ove il saldo migratorio fosse pari a zero, nello stretto giro di una novantina d`anni, non uno di più. Dove "dissolversi" vuol dire esattamente questo: sparire, non restare più nessuno, non un`anima, non un abitante, niente, zero. 
Non sarà così, beninteso. Il saldo migratorio resterà comunque in territorio positivo anche negli anni a venire, e presumibilmente nel futuro non si avranno ogni centomila abitanti di quelle province 670-680 nati annui contro 1.410-1.420 morti annui, roba da campi di sterminio, mica da popolazioni vitali. Ma intanto va segnalato l`impegno a dissolversi e sparire che si alza da quelle province, in questi tempi d`immigrazione fuori controllo e di riproduzione sessuale fuori sesso. 
 
 
 
Servizio civile aperto agli stranieri. Il governo vara la riforma
Il ddl delega sul Terzo Settore cancella il requisito della cittadinanza per i volontari. Il prossimo bando rischia però di essere ancora "solo per italiani"
stranieriinitalia.it, 11-07-14
Elvio Pasca
Roma – 11 luglio 2014 – Il servizio civile cambierà aprendosi anche ai giovani stranieri, o presunti tali.
Dopo averne diffuso a maggio le linee guida, chiedendo il parere di enti e associazioni, ieri sera il consiglio dei ministri ha approvato un disegno di legge delega per la riforma del Terzo settore. Al suo interno è prevista anche  l’istituzione un “servizio civile universale”, con meccanismi diversi, maggiori finanziamenti e una platea di volontari più ampia rispetto ad oggi. E, tra le altre cose, viene cancellato il requisito della cittadinanza italiana.
Come spiega il comunicato di Palazzo Chigi, si vuole infatti “prevedere un meccanismo di programmazione, di norma triennale, dei contingenti di giovani di età compresa tra 18 e 28 anni, anche cittadini dell’Unione europea e soggetti ad essi equiparati ovvero stranieri regolarmente soggiornanti o partecipanti ad un programma di volontariato, che possono essere ammessi al servizio civile universale e di procedure di selezione ed avvio dei giovani improntate a principi di semplificazione, trasparenza e non discriminazione”.
Tra i volontari, potrebbero quindi esserci anche immigrati o, più frequentemente, figli di immigrati. Cioè quei ragazzi cresciuti in Italia che diverse sentenze hanno già ordinato di non discriminare nell’accesso al Servizio Civile.
C’è, però, un problema di tempi. Il disegno di legge delega  deve ancora iniziare il suo cammino in Parlamento e quando verrà approvato il governo avrà un anno di tempo per varare i relativi decreti legislativi. Il prossimo bando per il Servizio Civile, previsto per l’autunno, arriverà quindi prima che la riforma diventi realtà.
Si rischia quindi un nuovo bando “solo per italiani” e un nuovo, puntuale, ricorso antidiscriminazione, senza contare che intanto vanno avanti i processi per i ricorsi degli scorsi anni. La possibile soluzione? Anticipare un pezzetto della riforma.
In uno dei provvedimenti che già sono all’esame del Parlamento si potrebbe infatti inserire un emendamento che interviene solo sui requisiti d’accesso al Servizio Civile, cancellando quello della cittadinanza tricolore.
 
 
 
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