Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

16 settembre 2013

Immigrazione: Ancora sbarchi in Sicilia
Tre barconi soccorsi in poche ore
(ANSA) - ROMA, 16 SET - Proseguono senza sosta i viaggi della speranza di migranti verso le coste italiane. Dopo i trentasei
nigeriani soccorsi la scorsa notte dalla Guardia costiera a 40 miglia a sud di Lampedusa, un'unità in difficoltà è stata raggiunta dalla Guardia costiera a 75 miglia a sud-est di Lampedusa. A bordo vi erano 68 persone. Poco più di 150 migranti, infine, sono sbarcati a terra poco prima delle 5 di questa mattina a Vendicari, a poche miglia dalla costa siracusana.



Migranti: 232 milioni in tutto il mondo nel 2013, un livello record
CN24TV, 15-09-2013
Il mondo ha raggiunto il numero di 232 milioni migranti nel 2013, un record, secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato mercoledì scorso. Nel 2013, il dipartimento di economia e affari sociali dell'Onu ha identificato 232 milioni migranti pari al 3.2 % della popolazione mondiale, passando da 175 milioni nel 2000 a 154 milioni nel 1990. Del totale, 136 milioni, si sono stabiliti in paesi sviluppati e 96 milioni nei paesi in via di sviluppo. I rifugiati, come tali, rappresentano solo il 7% del totale, ossia 15,7 milioni di persone.
La maggior parte degli immigrati (74%) sono età in lavorativa (dai 20 ai 64 anni) e il 48% sono donne. Europa e Asia sono le due principali regioni di migrazione con rispettivamente 72 e 71 milioni di immigrati. Gli Stati Uniti sono la destinazione preferita, accogliendo quasi 46 milioni persone, tra cui 13 milioni nati in Messico, 2,2 milioni venuti dalla Cina, ed a seguito India e Filippine. Queste cifre riflettono la tradizionale migrazione dai paesi in via di sviluppo ai paesi sviluppati, ma i flussi sud-sud, tuttavia, sono cresciuti notevolmente raggiungendo quasi il pareggio con quelli tradizionali. Nel 2013, 82,3 milioni immigrati nati in paesi del sud si erano stabiliti in altri paesi del sud, mentre 81,9 milioni nati sud sono emigrati verso il nord. Oltre il 51% dei migranti vivono in soli 10 paesi: Stati Uniti (45,8 milioni) Russia (11), Germania (9,8), Arabia Saudita (9.1), Emirati Arabi (7,8) e Regno Unito (7,8). Seguono la Francia con 7,4 milioni, Canada (7.3), Australia (6.5) e Spagna (6.5).
I gruppi più consistenti sono asiatici (70,8 milioni) e latino- americani (53,1 milioni) che costituiscono le due diaspore più importanti: 19 milioni di asiatici vivono in Europa, 16 nel Nord America e 3 in Oceania, mentre la maggior parte dei latino-americani (26 milioni) vive nel Nord America. L'Asia è una regione che ha visto l'immigrazione più alta dal 2000, accogliendo altri 20 milioni di persone in 13 anni, in particolare a causa della domanda di lavoro nei paesi in rapido sviluppo economico come Malesia, Singapore e il Tailandia. Tra il 1990 e il 2013, gli Stati Uniti hanno accolto quasi 23 milioni immigrati aggiuntivi pari a circa 1 milione all'anno, gli Emirati Arabi 7 milioni e la Spagna 6 milioni. Questi numeri, rileva Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, dimostrano che l'Italia non é più un Paese d'immigrazione, semmai solo di transito, e gli allarmi frequentemente lanciati anche da forze politiche che agitano lo spauracchio del fenomeno come uno dei mali più importanti del Paese, appaiono oltremodo infondati. Semmai le cifre in questione dimostrano che l'Italia non é più uno stato che attrae, perché in preda ad una crisi economica nota ormai a livello mondiale, che ci sta costringendo a diventare, o meglio tornare, da Paese d'immigrazione a nazione d'emigranti.



In Regione si apre il caso delle cure ai clandestini Non ancora ratificato l'accordo con lo Stato
Presentati ricorsi contro il Pirellone per la mancata attuazione dell'accordo Stato-Regioni sull'accesso uniforme alle cure
Corriere della sera, Milano- 16-09-2013
Al Pirellone esplode il caso delle cure mediche destinate ai clandestini. Un problema che non riguarda solo l'assistenza sanitaria ai quasi 100 mila irregolari presenti in Lombardia (37.500 solo a Milano, dati Orim-Ismu), ma che tocca da vicino chiunque: chi non è ben curato rischia di diffondere malattie e di costare milioni di euro in visite al Pronto soccorso e in ricoveri ospedalieri (con un aumento vertiginoso della spesa sanitaria pubblica). Sull'argomento s'annuncia un pesante scontro d'autunno tra le forze politiche
RECORD IN ITALIA - Il tutto in una Regione dove - secondo i dati del ministero dell'Interno appena arrivati sul tavolo dei vertici dell'assessorato alla Sanità - vengono già impartite in un anno ben 20.406 prestazioni ambulatoriali agli stranieri senza permesso di soggiorno. Un numero record, anche a livello italiano. C'è davvero bisogno, allora, di fare di più?
In settimana il ciellino Stefano Carugo, responsabile per il Pdl della Sanità, presenterà un progetto di legge per chiedere alla Regione guidata dal leghista Roberto Maroni più cure pediatriche per i bimbi clandestini. È una mossa, sollecitata anche dalle associazioni cattoliche sensibili alla questione, che va a ruota della battaglia ingaggiata lo scorso luglio da Umberto Ambrosoli (Lista Civica), candidato nelle ultime elezioni alla guida della Regione per il centrosinistra: dopo avere visto bocciata dal consiglio regionale la sua mozione per l'assegnazione di un pediatra di famiglia ai figli degli extracomunitari (oggi prevalentemente assistiti al Pronto soccorso), Ambrosoli ha deciso di presentare il progetto di legge dal titolo «Normativa per l'assistenza sanitaria alla popolazione straniera».
GLI ASPETTI NORMATIVI - Sullo sfondo, una questione giuridica destinata a tenere impegnati gli uffici legali del Pirellone: la Lombardia non risulta aver dato attuazione all'accordo firmato tra Stato e Regioni lo scorso 20 dicembre sulle «Indicazioni per la corretta applicazione della normativa per l'assistenza sanitaria alla popolazione straniera». Il provvedimento mira a garantire un accesso uniforme sull'intero territorio nazionale all'assistenza sanitaria e alle cure per la popolazione immigrata (c'è troppa differenza nelle varie regioni). Tra i capitoli più importanti, proprio l'iscrizione obbligatoria dei minori al servizio sanitario. Viene ribadito, inoltre, il principio che lo straniero non in regola deve potere accedere all'assistenza sanitaria senza rischiare di essere segnalato all'autorità di pubblica sicurezza.
RICORSI AL TAR CONTRO IL PIRELLONE - Il dubbio diffuso è che il Pirellone di Roberto Maroni non intenda dare seguito all'accordo del 20 dicembre: finora non c'è stata nessuna delibera sull'argomento e, al momento, non si intravede nessun provvedimento in programma neanche in futuro. Così le associazioni Avvocati per niente, Asgi e Naga hanno fatto ricorso al Tar nella speranza di smuovere le acque e arrivare all'attuazione del documento anche in Lombardia.
È l'obiettivo anche del progetto di legge presentato il 31 luglio da Umberto Ambrosoli: «È urgente intervenire - ribadisce l'ex candidato presidente alla Regione Lombardia -. Oggi numerose famiglie ancora non si rivolgono alle strutture sanitarie pubbliche, neppure se hanno i bambini malati, perché hanno paura di essere denunciate. È arrivato il momento di garantire un'assistenza continuativa, e non solo cure a spot, spesso nei Pronto soccorso». Sulle cure pediatriche il ciellino Stefano Carugo è sulla stessa lunghezza d'onda di Ambrosoli, ma con qualche differenza pratica sulle soluzioni da adottare: «Non serve un pediatra di famiglia, ma piuttosto un potenziamento degli ambulatori che già ci sono nelle Asl e una partnership più forte con associazioni come il Naga».
MANTOVANI: «NOI ALL'AVANGUARDIA» - Per l'assessore alla Sanità Mario Mantovani, vicegovernatore della Regione, risulta già vincente il modello attuale. Lo dimostrano - è il suo punto di vista - i dati delle prestazioni ambulatoriali raccolte dal ministero dell'Interno: «Emerge chiaramente che i migranti non si rivolgono solo al Pronto soccorso, ma anche agli ambulatori creati nelle Asl - sottolinea Mantovani, dati alla mano ( come riportato nel grafico a lato ) -. Diamo risposte concrete, che ci fanno essere più avanti delle Regioni considerate paladine dei diritti umani. Sulla salute in Lombardia nessuno può sentirsi abbandonato: intendiamo andare avanti con i progetti sperimentali adottati fin qui». Ma la battaglia d'autunno è appena iniziata.



Istruzione. Ministro Carrozza: gli alunni stranieri sono un’opportunità.
Il Ministro commenta dopo l’ennesimo caso di “classe ghetto” che, dopo la decisione di alcuni genitori, ha portato alla soppressione di una classe elementare.
Immigrazioneoggi, 16-09-2013
Samantha Falciatori
“L’integrazione è una delle sfide della scuola italiana ed io non la vedo come un problema ma come un’opportunità”. Così si è espresso il ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza sui casi di genitori italiani che ritirano i figli dalle classi dove, secondo loro, ci sono “troppi” figli di immigrati. L’allusione è al caso di una scuola elementare di Costa Volpino, in provincia di Bergamo, che ha solo una prima classe, alla quale quest’anno risultavano iscritti 21 bambini, 14 dei quali figli di immigrati. La maggior parte sono di origine marocchina, albanese, bosniaca e romena, ma quasi tutti nati in Italia. I genitori dei 7 bambini italiani, tuttavia, non hanno voluto che i loro figli condividessero i banchi di scuola con così tanti immigrati che, a loro detta, rischiavano di rallentare l’attività didattica, e li hanno disiscritti dall’Istituto. Per evitare una “classe ghetto”, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Francesco De Sanctis e il provveditore agli studi di Bergamo Patrizia Graziani hanno deciso di cancellare quella prima elementare.
“È chiaro – ha commentato il ministro Carrozza  - che nel comporre tante classi sul territorio ci sono casi che saltano agli occhi e giustamente vengono messi in evidenza. Dobbiamo comporre le classi in modo equilibrato, non classi con troppi stranieri o con zero stranieri”. Sulla parola “stranieri”, comunque,  bisogna precisare che tra i banchi delle nostre scuole siedono 736 mila alunni con la cittadinanza straniera, “ma il 50% - ha sottolineato Carrozza - è nato in Italia e parla italiano”. Non rientrerebbe, quindi, nella quota massima del 30% di stranieri per classe introdotta dalla famosa circolare Gelmini.
Anche il deputato del Partito Democratico Khalid Chaouki ha sottolinea che: “A volte è controproducente pensare già, per quanto riguarda la scuola primaria, di dividere i bambini da piccoli, anzi può essere più negativo. Va spiegato ai genitori che non c’è da aver paura della diversità ma, anzi, se c’è una direzione intelligente, queste scuole [ad alto tasso di studenti stranieri] possono diventare di eccellenza”.



Rom, nuova tendopoli sul Lambro
Le famiglie si sono accampate sull'argine. «Area a rischio esondazioni». I terreni divisi tra Stato e Comune
Corriere della sera, 16-09-2013
Armando Stella
Il tegame sul fuoco, le pietre a contenere le braci, i secchi svuotati della vernice, rovesciati e usati come sgabelli. Ora di cena sul fiume. Si alza un segnale di fumo dalla tendopoli: siamo a casa. La colonia rom sulla riva del Lambro si è ricomposta in meno di due settimane, a partire dall'ultimo sgombero dei vigili urbani. L'ultimo: non il definitivo. Gli alberi ammettono uno sguardo al villaggio: bancali a respingere la piena, teli di plastica per la pioggia e assi di legno per isolare i letti dal fango.
In fondo a via Palmanova, direzione Cascina Gobba, la tangenziale Est a chiudere il paesaggio. Una manciata di famiglie si era arenata qui in primavera, dopo l'allontanamento forzato dalla baraccopoli di via Gatto. Per gli uomini: l'elemosina ai semafori. Per le donne e i bambini: i viaggi della speranza in metropolitana. Dicono da Palazzo Marino: «La zona è soggetta ad esondazioni, la polizia locale interviene regolarmente per liberare l'argine». Recintarlo e metterlo in sicurezza è un'altra cosa: i terreni sono in parte del Comune e in parte del Demanio statale, si cerca un'intesa sulle responsabilità e sul progetto.



Carceri piene e la chimera della pena alternativa
l'Unità, 14-09-32013
Italia-razzismo
Riguardo al tema del trasferimento dei detenuti stranieri nei Paesi di origine per espiare la condanna definitiva loro inflitta, le convenzioni in tal senso stipulate dal nostro Paese hanno dato sinora scarsi risultati per una serie di difficoltà anche procedurali». Così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha risposto al problema del sovraffollamento, denunciato dal Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe). Il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri ha poi sostenuto che «le pene alternative sono una strada fondamentale da percorrere per risolvere il problema del sovraffollamento. A maggio dobbiamo poter dire all’Europa che abbiamo risolto in parte la questione».
Le carceri italiane ospitano, ad oggi, oltre 22mila persone straniere, molte delle quali non hanno l’accesso alle misure alternative alla detenzione perché prive di una residenza e senza riferimenti fuori dal carcere. Va detto che esistono alcune strutture in cui è possibile dimorare durante il periodo della detenzione alternativa, ma il loro numero è irrisorio.
Anche chi è trattenuto nei Cie (centri di identificazione ed espulsione) potrebbe accedere alle misure alternative una volta che l’identificazione è avvenuta. Possono farlo coloro che hanno un documento originale (passaporto) e che dimostrano l’assenza del pericolo di fuga. In questo senso il fatto di avere una famiglia in Italia potrebbe essere un disincentivo a fuggire. Non è così, però, per i Giudici di Pace addetti alle convalide del trattenimento all’interno dei Cie, che – nella maggior parte dei casi – non tengono conto di questo aspetto, confermando la reclusione a persone che potrebbero attendere l’espulsione fuori dai Cie e che, nel frattempo, avrebbero anche maggiori possibilità di sanare la propria posizione giuridica irregolare. Ma non solo. Quel periodo all’interno del Cie può incidere assai negativamente sulle relazioni familiari. «Fuori» ci sono compagne in stato di gravidanza desiderose – in molti casi – di diventare mogli; bambini costretti al distacco da un genitore; madri e padri che temono il ritorno al paese di origine di uno dei loro figli.
Si tratta dunque di un trattenimento considerato ingiusto da chi lo subisce e che, provocando malcontento e frustrazione, non fa che rendere più faticosi e contraddittori i percorsi d’integrazione.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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