Un altro bel fallimento del geniale ministro Maroni
Con oggi sono esattamente 80 giorni dall’istituzione delle “associazioni di osservatori volontari”. Ovvero le ronde. Finora non risulta iscritta all’apposito albo una (1) sola associazione.  Avete letto bene: nemmeno una (1). La notizia è assai significativa. Intanto, è davvero sconfortante che un’intera comunità nazionale sia chiamata a discutere – animatamente, appassionatamente, aggressivamente – intorno a una simile sesquipedale minchiata. Che tale si rivela, considerato che tutta quella accaldata e sudaticcia discussione finisce col produrre esiti tanto risibili.  A parere nostro? Sì, ma anche secondo l’opinione di tutti (proprio tutti) i sindacati delle forze dell’ordine. Ma a parte le considerazioni più serie, resta il fatto che “la famosa questione delle ronde” tende irresistibilmente a precipitare in macchietta. C’è già una vasta aneddotica che parla di rondisti che inseguono poliziotti e – inevitabilmente di poliziotti  che inseguono rondisti; di “osservatori” che non mettono il naso fuori dalle loro auto perché “lo sapete che a Schio fa un fredo can”; di vigilantes che sorprendono adulteri infoiati che cercano un po’ di intimità, e pensionati alticci che non trovano la serratura della propria porta. Insomma, una impettita dimostrazione di controllo del territorio e di fiera mobilitazione securitaria. In altri termini, un vero e proprio flop. Tutto ciò è inconfutabile, ma resta un fatto, che le gag di tutti gli aspiranti  Vito Catozzo d’Italia (ricordate il primo Giorgio Faletti?) non possono occultare. Già la sola istituzione delle ronde rappresenta un irresponsabile messaggio ideologico: siamo circondati, siamo minacciati, siamo invasi. Per correre ai ripari: titilla il poliziotto che è in te.
Unità del 24 Ottobre 2009
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