Conducenti stranieri per bus italiani? Si può. Ricorrendo in tribunale

Italia-razzismo   Osservatorio

A quanto pare in Italia siamo condannati a ripetere continuamente i nostri errori. L’azienda del trasporto pubblico locale di Genova, infatti, si è servita dell’articolo 10 del Regio decreto n. 148 del 1931 per escludere gli extracomunitari dal bando di assunzione per autisti.
 Ma quell’articolo, che impone la cittadinanza per i lavoratori del comparto trasporti, è stato ampiamente superato dal Testo Unico sull’immigrazione e dalla convenzione Oil del 1975. Eppure nel corso dell’udienza di giovedì scorso, che ha visto contrapporsi in aula l’Asgi - associazione studi giuridici sull’immigrazione, proponente del ricorso - e l’Amt di Genova, quest’ultima ha così ribadito le sue ragioni: il compito degli autisti è delicato, il mansionario è collegato a sicurezza e ordine pubblico e per questo non è un lavoro che uno straniero può svolgere.
Stessa storia era successa nel 2009 a Milano e il ricorrente era un diciottenne marocchino: l’azienda dei trasporti, citando sempre il regio decreto, dichiarava che «il servizio di pubblico trasporto presenta delicati aspetti di sicurezza pubblica, ed è particolarmente esposto, ad esempio, a rischi di attentati». Il tribunale del lavoro di Milano ha dato ragione al giovane, ritenendo l’esclusione discriminatoria e ha intimato all’Atm di modificare i bandi di assunzione. Ed è di questi ultimi mesi una polemica riguardo i bandi di assunzione per i rilevatori del censimento. Anche qui la cittadinanza italiana o quella di un paese dell’Unione Europea era requisito fondamentale. Dopo che vari tribunali hanno dichiarato illegittima l’esclusione, molti comuni hanno dovuto riaprire i bandi per permettere a tutti di presentare la domanda. Non è un autentico spreco tutto il lavoro che i tribunali sono stati costretti a fare quando invece avrebbero potuto occuparsi di cose meno scontate di questa?
l'Unità, 18-10-2011
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