Accoglienza italiana: permesso di soggiorno a pagamento

 

Osservatorio Italia-razzismo   22 agosto 2011
Il dato ufficiale, fornito dal Viminale i primi giorni di agosto, riguardo il numero delle persone sbarcate sulle coste italiane nei primi 7 mesi dell’anno, era di 51881. Una cifra che va aggiornata quotidianamente dal momento che le condizioni metereologiche tipiche di questo periodo dell’anno (mare calmo e scarsissime piogge), favoriscono la navigazione su quel tratto di mare che collega il Nord Africa alle Coste dell’Italia meridionale. 
La cronaca infatti riporta che appena due giorni fa sarebbero approdati, a Lampedusa e sulle coste calabre, 200 persone. Certo è fondamentale che siano riuscite a toccare terra sane e salve, ma quello che si contesta, e da sempre, è che i sistemi di accoglienza e, in particolare, l’ospitalità nei centri, si rivelano al di sotto degli standard più elementari di dignità. Basti un esempio tra i tanti. Due giorni fa don Mussie Zerai, presidente dell’Agenzia Abeshia, ha diffuso una lettera indirizzata al ministro dell’Interno Roberto Maroni in cui chiede che si riveda «l’attuale procedura e i trattamenti riservati ai richiedenti asilo» nei Centri di accoglienza (Cara). Nello specifico don Mussie fa riferimento alla situazione del Cara di Caltanissetta in cui il rilascio del permesso di soggiorno viene fatto pagare dagli stessi richiedenti. Ora, non si vuole dire che in assoluto chi richiede il permesso di soggiorno debba essere esente dal pagamento, ma qui si tratta di persone che «sono state letteralmente pescate in mare, cioè senza un euro in tasca». Ad aggravare questa situazione c’è il fatto che non hanno la possibilità di lavorare fino all’ottenimento del titolo di soggiorno e perciò non possono pagare la cifra richiesta. Nel frattempo la crisi libica annuncia ulteriori instabilità e chissà quante altre nuove partenze. 
 
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