Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

28 luglio 2010

Già rimpatriati i clandestini bloccati sul Tir
La Repubblica di Palermo 28 luglio 2010
Si tratta di 61 cittadini egiziani maggiorenni sbarcati sulle coste agrigentine e rintracciati quattro giorni fa nel corso di un controllo sul tratto autostradale Messina-Catania
Ieri sera sono stati rimpatriati, con due voli charter partiti da Catania e diretti al Cairo 61 cittadini egiziani maggiorenni, sbarcati clandestinamente sulle coste agrigentine e rintracciati nel corso di un controllo effettuato nel primo pomeriggio del 24 luglio scorso sul tratto autostradale Messina - Catania dalla polizia stradale messinese. Lo rende noto il Viminale.
"Gli stranieri erano nascosti all'interno di un autoarticolato condotto da un cittadino italiano accompagnato da un pluripregiudicato egiziano, che sono stati arrestati, unitamente ad altri due egiziani presenti sull'automezzo, in quanto responsabili di aver organizzato l'ingresso ed il trasporto illegale degli stranieri", spiega il ministero dell'Interno.
"A seguito dei primi controlli - si legge ancora - sono stati altresì arrestati due egiziani destinatari di provvedimento di espulsione. Il rimpatrio dei 61 egiziani, avvenuto solo dopo pochi giorni dal loro arrivo in Italia, è frutto dell'ottima collaborazione da tempo instaurata con gli Uffici immigrazione dei Paesi del Mediterraneo dai quali originano i traffici migratori illegali".



Tagli al personale, ufficio immigrazione in crisi

BresciaOggi.it 28 luglio 2010
Manuel Venturi
IN PREFETTURA. Entro dicembre saranno licenziate 64 persone che «servono» 180 mila stranieri
Una vera e propria bomba, quella che potrebbe scoppiare tra qualche giorno e, in maniera ancora più prorompente, alla fine dell'anno. Venerdì sarà infatti l'ultimo giorno di lavoro per 29 ragazzi assunti con un contratto di somministrazione lo scorso febbraio presso la prefettura e la questura per sbrigare le pratiche dell'ufficio immigrazione, mentre il 31 dicembre altri 35 - in tutta Italia saranno 650 - rimarranno a casa alla fine dei tre anni di contratto.
In questo modo, gli sportelli dedicati a tutti i servizi per gli stranieri subiranno un blocco. «Nella terza provincia italiana per numero di stranieri questo non può accadere: le conseguenze sarebbero pesantissime», sottolinea il segretario generale della Cgil di Brescia, Damiano Galletti.
Per sensibilizzare la prefettura riguardo alla situazione, ieri mattina i segretari cittadini di Cgil, Cisl e Uil, le relative organizzazioni di categoria per il pubblico impiego, la Nidil-Cgil e i rappresentanti dello Sportello migranti della Cgil si sono ritrovati nel cortile del Broletto per avere un incontro con le autorità e chiedere l'assunzione dei lavoratori in scadenza. Alla protesta era presente anche una delegazione del Silp, il sindacato della Polizia, che attraverso il suo segretario generale, Luigi Sepe, ha fatto notare come «molti poliziotti che ora presidiano le strade verranno dirottati negli uffici, con un depotenziamento di molti settori operativi, e tutto a scapito della sicurezza dei cittadini». Il vicario del prefetto di Brescia, la dottoressa Fiamma Spena, durante l'incontro con i manifestanti ha spiegato che la prefettura ha già inviato tre note al Ministero dell'Interno per segnalare la gravità della situazione, che non coinvolgerebbe solo i 64 lavoratori bresciani che perderanno il posto, ma anche i 180mila stranieri presenti sul territorio. «Un numero enorme di persone, che potrebbero perdere diritti come quello di viaggiare e di lavorare» spiega Ibrahima Diallo del Coordinamento migranti della Cgil. Per domani è prevista una nuova azione di protesta davanti ai cancelli della questura.




Obama contro l'Arizona per la legge anti-immigrazione

WASHINGTON - E ora la parola passa alla Corte. Dopo mesi di feroci scontri politici e di violente proteste di piazza,   l'amministrazione Obama cerca di bloccare in Tribunale la controversa legge sull'immigrazione dell'Arizona. Tutto sarà deciso dal giudice distrettuale Susan Bolton. Sarà lei a presiedere la Corte Federale di Phoenix, dove inizia il processo che  vede  gli  Stati  Uniti d'America contro lo Stato dell'Arizona e la sua governatrice Janice Brewer. A una settimana dal 29 luglio, il giorno fatidico in cui la legge SB 1070 dovrebbe entrare in vigore, gli uomini di Obama cercheranno di dimostrare che le nuove norme sono contro la Costituzione. In particolare tenteranno di convincere il giudice che le nuove regole varate il 23 aprile violano il principio di uguaglianza tra i cittadini. Sotto accusa la parte della legge che permette alla polizia locale e statale di chiedere i documenti a un cittadino che risiede sul suolo americano, basandosi solo sul «ragionevole sospetto» che si tratti di un clandestino. Di fatto, con quest'articolo, verrebbe introdotto per la prima volta nel sistema americano il reato di clandestinità. Una mossa che ha scatenato l'ira di tutte le minoranze e delle tantissime organizzazioni che tutelano i diritti civili. L'obbiettivo del ricorso presentato dal governo è bloccare la legge e recuperare credibilità di fronte a quella massa di cittadini stranieri che appog-giarono Obama alle elezioni e da lui attendono ancora la riforma organica dell'immigrazione. Cosi oggi, una vol-ta ascoltati gli argomenti delle parti, la Bolton potrebbe decidere di imporre la sospensione del provvedimento se riterrà che l'amministrazione Obama abbia ragioni sufficienti per vincere.



Cresce popolazione Ue con immigrati, in Italia bassa natalità

martedì 27 luglio 2010
MILANO (Reuters) - La popolazione europea è in lieve crescita quest'anno grazie soprattutto alla cosiddetta immigrazione netta, con il Lussemburgo che registra il maggiore aumento e la Germania la maggiore diminuzione mentre la popolazione italiana passa da 60.045.000 a 60.340.000 persone (+4,9 per mille).
Lo dice una nota dell'Eurostat diffusa oggi, aggiungendo che nel Belpaese le morti (592.000) sono state più delle nascite (569.000) mentre si registrano 318.000 immigrati in più rispetto al primo gennaio 2009.
"Nel 2009, poco oltre il 60% dell'aumento della popolazione dell'Ue27 è spiegata dalla migrazione. In termini relativi, Lussemburgo (+13,2 per mille), Svezia (+6,7‰), Slovenia (+5,8‰), Italia (+5,3‰) e Belgio (+5,1‰) hanno registrato i maggiori tassi netti di migrazione mentre l'Irlanda (-9,0 per mille) e la Lituania (-4,6‰) i più alti tassi netti di uscita", dice la nota dell'Eurostat. Il tasso netto di migrazione è calcolato come differenza tra gli immigrati e gli emigrati.
Sia i 27 paesi dell'Unione Europea che i 16 paesi dell'area euro hanno registrato un aumento pari al 2,7 per mille, passando rispettivamente a 501,1 milioni e 329,5 milioni di abitanti, con l'aumento della immigrazione netta che spiega il 63% della crescita totale.
Nelle due aree la popolazione è aumentata dell'1,0‰ grazie alla crescita naturale: nell'Ue27 ci sono state 5.353.000 nascite a fronte di 4.844.000 persone morte anche se il tasso di natalità, pari a 10,7 nuove nascite su 1.000 abitanti, è in leggera diminuzione rispetto al dato del 2008 (10,9‰).
"I maggiori tassi di natalità sono stati registrati in Irlanda (16,8 per mille), Gran Bretagna (12,8‰), Francia (12,7‰), Cipro (12,2‰) e Svezia (12,0‰) e i tassi più bassi in Germania (7,9‰), Austria (9,1‰), Portogallo (9,4‰) e Italia (9,5‰)", si legge nella nota.
Il ministero della Sanità nipponico ha diffuso ieri dei dati sulla longevità della popolazione mondiale negli ultimi anni, sottolineando come in Italia l'aspettativa di vita sia inferiore, in Europa, soltanto a quella di Svizzera e Svezia: 84,04 per le donne e 78,67 per gli uomini.
Un recente rapporto dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha invece sottolineato come il flusso di immigrati abbia subito un calo nei paesi Ocse nel 2008 (-6%) e nel 2009, anche se la ripresa economica globale dovrebbe iniziare a produrre abbastanza lavoro da portare un rimbalzo dell'immigrazione verso i paesi sviluppati già nel prossimo anno.



Immigrati e trans, la doppia discriminazione

Erica Manna
La Repubblica Genova 28 luglio 2010
Tiago che va sullo skateboard. Tiago che prende l'autobus. Tiago che si sente incollato addosso lo sguardo degli altri, e che se ne frega: "Yo no me complico". Io non mi complico la vita, dico le cose come stanno.
E le cose stanno così: che lui, 16 anni, venezuelano, è gay. Doppia minoranza, discriminazione al quadrato. Ma il diritto che viene rivendicato è quello all'indifferenza. Non a essere tollerato, ma "a essere quello che si vuole, senza etichette. Insomma, che gli altri si dimentichino di me".
Inizia così, "Yo no me complico", il documentario prodotto dall'Università di Genova - Disa a partire da una ricerca dei sociologi Luca Queirolo Palmas, Luisa Stagi, Emanuela Abbatecola, con la regia di Alessandro Diaco.
Un lavoro prodotto dal Laboratorio di Sociologia Visuale - nato circa un anno fa -, proiettato alla rassegna "Genova Città dei Diritti" e ora rivolto a festival e a dibattiti pubblici. Ma non per insegnare qualcosa, o dimostrare una tesi. "Il film è un mosaico di storie  -  spiega il regista Alessandro Diaco  -  uno squarcio che mostra il lavoro sul campo degli stessi sociologi. Non c'è niente da dimostrare: solo mettere sul tavolo delle questioni, e spazzare via le nubi che le avvolgono".
"Il punto è che le forme di alterità vanno a sovrapporsi all'identità. -  chiarisce Luisa Stagi - Quando sei trans e migrante come ti definirebbe, per esempio, un titolo di giornale? Perché entrano in gioco due etichette, che ti spersonalizzano: e l'etichetta allontana, nega i diritti. Ecco, credo che nel mondo Lgbt l'essere trans sia ancora più dirompente rispetto alle altre categorie, perché va a scardinare un ordine sociale di genere che diamo per scontato. E questo, nelle persone, crea disagio". Anche all'interno delle stesse comunità transessuali, spiega la Stagi, lo straniero crea spaccature. "Perché entra in gioco la provenienza sociale. Lo straniero spesso non ha un lavoro, in taluni casi addirittura è costretto a prostituirsi. E le associazioni lottano per non far prevalere questa immagine, stereotipata dai media. Ma alla fine tutti cercano di far valere i propri diritti, che sono gli stessi". Primo tra tutti, quello all'indifferenza. Il concetto è dell'antropologo Manuel Delgado: un diritto che va al di là di quello di veder riconosciuta  -  e rispettata  -  la propria differenza: "È il diritto a essere quello che si è senza dover subire lo sguardo di chi fa notare che sei uscito dal tracciato, dalle categorie". Tiago, dallo schermo, ha l'aria sorpresa. "Chissà, magari cambierò ancora orientamento sessuale. E allora, dov'è il problema? Perché complicarsi la vita?".



Arriva un fondo di 10 milioni per progetti di microcredito

Il Sole24Ore  28 luglio 2010
Claudio Tucci
Arriva un fondo di garanzia di 10 milioni di euro per promuovere progetti di microcredito e microfinanza. Lo prevede un protocollo d'intesa firmato oggi a Palazzo Chigi dal Comitato nazionale per il microcredito e Unioncamere, alla presenza del sottosegretario Gianni Letta. Il senso dell'iniziativa, ha spiegato Mario Baccini, presidente del Comitato nazionale per il microcredito, é «interloquire con il sistema bancario per aiutare quelle persone, che altrimenti non ne avrebbero la possibilità, a realizzare imprese».
L'accordo, ha sottolineato il numero uno di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, rappresenta, anche, un'opportunità «per lo sviluppo dell'auto impiego e il rilancio delle piccole e medie imprese, le più colpite dalla crisi internazionale». Dardanello ha evidenziato come i tassi dei prestiti erogati in base a quest'accordo, saranno «accessibili» e che il tetto massimo per progetto «dovrebbe aggirarsi attorno ai 25mila euro».
Il premier Berlusconi, ha ricordato Baccini, ha firmato nei giorni scorsi una direttiva con indicazioni a tutte le amministrazioni affinché si confrontino con il Comitato per fare sistema e creare un circuito virtuoso per l'utilizzo del microcredito quale strumento di inclusione nel modello economico soprattutto di immigrati, ex carcerati, donne e giovani.
Nel dettaglio, l'intesa prevede la costituzione di un gruppo consultivo con il compito, fra l'altro, di promuovere le attività di formazione degli operatori territoriali e di partecipare ai bandi comunitari al fine di accedere ai finanziamenti messi a disposizione. Comitato e Unioncamere dovranno poi impegnarsi a favorire progetti di microcredito e microfinanza per le imprese italiane che intendono operare all'estero e a canalizzare le rimesse degli immigrati. Il gruppo consultivo si riunirà almeno una volta al mese e ogni semestre dovrà produrre un rapporto scritto sull'avanzamento delle attività previste nell'accordo.


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