Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

Il limite delle impronte

Osservatorio Italia-razzismo 1 agosto 2013
Qualche giorno fa, sull’isola di Lampedusa, duecento persone di origine eritrea hanno sfilato per le strade scandendo lo slogan “no alle impronte digitali”. Non volevano, cioè, che ci fosse traccia del loro passaggio, non solo a Lampedusa, ma in generale in Italia. Tale procedura è prevista dal Trattato di Dublino in virtù del quale è stata predisposta una banca dati che raccoglie le impronte digitali.

Ciò al fine di registrare l’ingresso di una persona in un Paese dove, poi, dovrà presentare domanda di asilo. I manifestanti chiedevano di sottrarsi a quella procedura per poter, così, lasciare l’Italia e recarsi in altri Stati, in cui il sistema di tutela del richiedente asilo e del rifugiato, sono più avanzati: garantiscono un’accoglienza che non si limita, come avviene in Italia, alla fornitura di vitto e alloggio ma mettono a disposizione servizi di assistenza sanitaria e legale, sostegno nella ricerca di un alloggio e di un lavoro. Si tratta di Paesi in cui l’accoglienza a persone che fuggono da aree in stato di guerra o di guerra civile, è vista come un dovere, perché non è discutibile il motivo che ha portato alla partenza: la necessità di fuggire, di salvare la propria vita.

La protesta degli eritrei è, per ora, andata a buon fine perché a Lampedusa non sono stati identificati, e sono stati trasferiti a Porto Empedocle. Qui, invece, a “Dublino” non sfuggiranno, anzi: comincerà anche per loro l’iter estenuante tanto temuto.

Il Trattato in questione è, dunque, un limite alla realizzazione del percorso migratorio perché vincola le persone a rimanere nel Paese in cui approdano, senza tener conto di quali siano le loro aspirazioni, i loro progetti e le loro necessità (molti di quelli che arrivano, per esempio, hanno parenti in Europa a cui vorrebbero ricongiungersi). Non solo. Attualmente anche chi ottiene l’asilo, ovvero un permesso di soggiorno per cinque anni, non può comunque trasferirsi in un'altra parte dell’Unione europea per lavorare. Insomma, chi arriva in Italia qui deve rimanere e chi tenta di fuggire sempre qui viene rimandato. Negli anni sono molte le persone che, nonostante fossero state già identificate, hanno provato a raggiungere altre mete, magari al Nord, ma senza risultati. Ciò comporta uno sperpero di energie immane: le persone perdono molto tempo ad aspettare il momento giusto per partire (affidandosi, il più delle volte, a trafficanti), a viaggiare e a cercare un impiego e una sistemazione nel paese di arrivo. Qui potrebbero anche rimanere anni se non sono fermati dalla polizia che, attraverso quella banca dati europea prima accennata, riesce a ricostruire la storia e il tragitto compiuto dalla persona e a rimandarla da dove è venuta. E questo passaggio è letto, da chi lo subisce, come il fallimento del proprio progetto, causando stati di depressione e di stress. Il ritorno, in questo caso in Italia, coincide molto spesso con l’inizio di una vita condotta ai margini, con poche speranze di emancipazione e di autorealizzazione.

Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links