Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

03 febbraio 2015

L’assessora: «I nomadi si occupino della raccolta rifiuti». Polemica
Francesca Danese alle Politiche sociali: «Sono bravi». Marchini: «Siamo su scherzi a parte?». Erica Battaglia: «In linea con direttive Europee»
la Repubblica, 03-02-2014
ROMA - Impiegare i nomadi nella raccolta differenziata dei rifiuti e dei materiali in disuso abbandonati in città. È la proposta dell’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Francesca Danese, idea nata con lo scopo di favorire l’integrazione. Danese ne ha parlato con l’agenzia di stampa Dire al termine di una visita, qualche giorno fa, alla struttura “Best House Rom”, il centro d’accoglienza in via Visso che ospita 288 rom di cui circa 150 minori, in una struttura senza finestre.
«Si tratta di competenze»
Danese ha spiegato che «c’è un problema di riconciliazione con la città» perché «li accusano di essere quelli che vanno a rubare»: di fronte a questa situazione «dobbiamo fare un lavoro diverso, ridisegnare le politiche dell’accoglienza, parlare con le persone, vedere quali sono i loro bisogni». Ciò detto, «sto facendo un lavoro che riguarda le loro competenze e abilità: loro sono molto bravi nel recuperare i rifiuti e i materiali in disuso- ha detto l’assessore- sarebbe importante, e questa cosa era già passata in commissione Politiche sociali, riuscire a dare la possibilità di fare un lavoro per la comunità e per la città di Roma, prendendo questi rifiuti e selezionandoli». In questo modo, ha precisato Danese, «diamo una possibilità di inserimento lavorativo diverso. In alcune zone si parla di roghi tossici, e allora troviamo un modo per far sì che i rifiuti che loro riescono a raccogliere e differenziare possano far nascere soluzioni che diano la possibilità di trovare anche un lavoro».
Le reazioni
Pronta la reazione di Alfio Marchini: «Ennesima figuraccia di Marino: il Tar, come previsto, annulla definitivamente gli aumenti degli asili nido imposti dal Sindaco a iscrizioni già fatte. E per non farci mancare nulla, la neo assessore Danese propone di affidare ai rom la raccolta differenziata, in quanto gia’ esperti del settore. Stiamo decisamente su scherzi a parte». «L’assessore Danese si improvvisa talent scout e vorrebbe legalizzare il rovistaggio. Non sapremmo in quale altro modo intendere la bizzarra idea di utilizzare i rom per la raccolta differenziata: come è noto la capacità di selezionare i rifiuti da parte dei nomadi deriva proprio dall’arte di rovistare nei cassonetti, attività venuta meno solo con la graduale eliminazione dei cassonetti nei quartieri in cui è partita la raccolta dei rifiuti porta a porta». È quanto dichiara, in una nota, Pietro Di Paolo, capogruppo Ncd della regione Lazio. Si dice stupito anche Stefano Pedica del Pd che afferma: «Destano stupore le parole dell’assessore Danese. Dire che bisogna utilizzare i nomadi per la raccolta differenziata vuol dire non sapere come si gestisce una città basata sul rispetto delle regole».
La difesa
«Roma si mette in linea con l’Europa applicando semplicemente la direttiva europea, recepita da una memoria di Giunta dello scorso anno, ovvero tentare la strada dell’integrazione delle persone rom attraverso i 4 pilastri indicati dall’Ue: scuola, lavoro, salute e casa». Lo ha detto il presidente della commissione Politiche sociali di Roma Capitale, Erica Battaglia, commentando con l’agenzia Dire la proposta lanciata dall’assessore al Sociale, Francesca Danese, di avvalersi del contributo dei nomadi nell’ambito della raccolta dei rifiuti a Roma.
La Danese precisa
«Le dichiarazioni non alludono ad alcuna delibera ma è doveroso che l’Assessorato alle politiche sociali immagini percorsi di integrazione che passino per l’inserimento al lavoro e l’emersione di quante più persone dalla marginalità e da quelle zone d’ombra dove è più forte la contaminazione con i circuiti criminali. Ciascun percorso di integrazione deve valorizzare le competenze, le abilità, i saperi e deve pretendere legalità da ciascuno degli attori. Per questo, tra mille altre azioni, ho immaginato che si potessero combattere rovistaggio e roghi tossici anche costruendo filiere di recupero, riuso e riciclaggio che possano allontanare quante più persone, ad esempio, dai circuiti della ricettazione».
 
 
 
Pomezia; nuova protesta dei profughi in strada, poi si barricano nel residence
ImolaOggi.it, 03-02-2015
Sono nuovamente scesi in strada a protestare, i migranti ospitati nel residence 3C di S. Palomba, a Pomezia. Lo riporta cinquequotidiano
Era già accaduto a novembre. Gli extracomunitari ieri mattina intorno alle 8:00 si sono riversati su via Fiorucci gridando il loro malcontento e lamentando cattive condizioni di vita. Purtroppo, a causa dei problemi legati alla difficoltà di comunicazione, non sono ancora chiare le esatte richieste fatte dai migranti, ma pare che le cause siano i mancati documenti che li riconoscono come rifugiati politici, status non ancora ottenuto dopo 5 mesi di permanenza in Italia.
Sul posto sono intevenute due pattuglie della polizia di Stato e, successivamente, anche i carabinieri della Compagnia di Pomezia. Dopo l’arrivo dei carabinieri i migranti si sono barricati all’interno del residence. Ricordiamo che la gestione di questi migranti è stata affidata dalla Prefettura alla cooperativa sociale Domus Caritatis, finita nell’inchiesta Mafia Capitale.
 
 
 
Ritorno volontario assistito. Un aiuto per tornare a casa e ricominciare
Fino a 2000 euro da spendere in Ecuador, Perù, Colombia, Ghana e Algeria dal progetto INTEGRAZIONE DI RITORNO II del Consiglio Italiano per i Rifugiati. Partenze entro il 31 marzo
stranieriinitalia.it, 03-02-2015
Roma - 2 febbraio 2015 - Se sei un cittadino straniero proveniente da Ecuador, Perù, Colombia, Ghana e Algeria e vuoi tornare a vivere nel tuo Paese, con il progetto “Integrazione di Ritorno II” possiamo offrirti un aiuto concreto!
Mettiamo a disposizione un piccolo fondo – fino a 2.000 euro - per la reintegrazione socio-economica da spendere nel Paese d’origine che potrà coprire: l’acquisto di beni di prima necessità, spese relative alla casa (dal pagamento di alcuni mesi d’affitto, a piccoli lavori di ristrutturazione), l’acquisto di materiali e servizi per l’avvio di una attività economica o spese per cure mediche.
Personale del progetto potrà aiutarti ad organizzare il viaggio compreso l’acquisto dei biglietti aerei e potrà assisterti nella realizzazione del tuo progetto d’integrazione una volta tornato nel tuo Paese d’origine.
Sulla pagina di progetto del CIR è disponibile materiale informativo plurilingue (Italiano, Inglese, Francese e Spagnolo). Visita anche la pagina facebook dedicata al progetto.
Per maggiori informazioni, contatta il CIR:
ROMA: Anna Galosi Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. 06 69 200114
MILANO: Tania De Franchi Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. 335 1649072
****
Destinatari del progetto sono cittadini stranieri provenienti da Ecuador, Perù, Colombia, Ghana e Algeria, anche presenti irregolarmente in Italia, che vivono in situazioni di difficoltà economica e sociale e desiderano tornare volontariamente nel loro Paese d’origine.  
Il progetto ha a disposizione ancora alcuni posti, la data ultima per le partenze effettive è il 31 marzo 2015.
Il progetto Integrazione di Ritorno II (AP 2013 Az. 3), ̬ realizzato dal Consiglio Italiano per i Rifugiati РOnlus (CIR) in partenariato con Oxfam Italia e il CISP РComitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli.
 
 
 
«Qui il personale è residente» Il logo del Comune svizzero per non far lavorare gli italiani 
A Claro, in Ticino, un bollino pensato per aziende e negozi Il sindaco: «Non è razzismo, ma trasparenza. Noi un modello» 
Corrriere della sera, 03-02-2015
Claudio Del Frate 
DAL NOSTRO INVIATO 
CLARO (SVIZZERA) C`è chi considera etico certificare che i suoi prodotti hanno una provenienza «doc»; chi invece si fa vanto di lavorare rispettando l`ambiente. Nel comune di Claro da qualche giorno è titolo di merito per aziende e negozi dimostrare con tanto di «logo» da esporre a consumatori e clienti che tra i propri dipendenti ci sono residenti svizzeri e non manodopera  importata dall'Italia «Lo so, l`iniziativa inevitabilmente apparirà antipatica specie se vista da parte italiana. Ma noi l`abbiamo 
adottata in un`ottica di trasparenza. Il razzismo non c`entra niente»: Roberto Keller, sindaco di Claro, indossa la toga  dell`avvocato del diavolo e prova a mettere ordine. 
Il luogo, innanzitutto: Claro è un comune di 2.70o abitanti a nord di Bellinzona, sotto i primi contrafforti delle Alpi. Il  confine italiano non è vicinissimo, una sessantina di chilometri, ma l`onda lunga del fenomeno che da un decennio sta  trasformando il mercato del lavoro in Canton Ticino arriva fin qui. Anche nel 2014 il numero dei pendolari italiani che varcano  ogni giorno la frontiera per lavorare accettando paghe più basse rispetto agli elvetici è cresciuto del 5,3%, sfondando il tetto delle 60 mila unità (nel 2001 erano la metà). E benché il tasso di disoccupazione ufficiale sia poco più del 4%, benché le imprese locali ripetano a ogni occasione che i lavoratori provenienti da oltreconfine sono indispensabili, la vulgata degli «italiani che rubano il lavoro» monta sempre più. 
A Claro si sono inventati il marchio delle imprese «patriottiche», se così le possiamo chiamare. Il Comune ha lanciato una settimana fa una campagna in cui non solo invita le aziende di ogni settore a privilegiare residenti svizzeri nelle assunzioni ma anche a rivendicare la scelta esponendo un logo con la scritta «noi impieghiamo personale residente». Corollario: sul logo compare 
anche una sorta di pagella in cui l`imprenditore indica qual è la percentuale (da 20 a l00) di elvetici al lavoro nella sua azienda; sconti fiscali o altri premi non sono ammessi dalla legge, il titolo è puramente onorifico. Una sorta di «white list» commerciale, la definiscono in municipio, in contrapposizione alla «black list» dei Paesi considerati complici degli evasori fiscali in cui il governo italiano continua a includere la Svizzera. 
«Il problema lavoro per noi era gravissimo ed è peggiorato dopo che franco svizzero ed euro hanno raggiunto la parità racconta il sindaco Keller ma si sa che di fronte a vantaggi di costo le imprese scelgono sempre di risparmiare. Però molte persone da tempo mi ripetono: sarei disposto a pagare merci o servizi qualche franco in più se almeno sapessi che vanno ad arricchire l`economia 
ticinese e non quella italiana. E così è nata l`idea della campagna a favore delle assunzioni locali. Claro è un comune piccolo, 
non sposteremo certo gli equilibri ma lanciamo un segnale: l`invito è destinato anche alle aziende dei centri più vicini al confine perché facciano altrettanto». 
Obiezione scontata: un segnale del genere presta il fianco all`accusa di xenofobia... «Obiezione respinta - ribatte  Keller - perché l`appello è ad assumere residenti, che non significa necessariamente svizzeri ma anche stranieri che vivono stabilmente in Ticino. È una questione innanzitutto di equilibrio: da quando il numero dei frontalieri è esploso sono nate storture nel mercato del lavoro. Ma anche di trasparenza: il negozio o l`azienda espone il logo e si assume il rischio, il cliente può fare la sua  scelta. Non sta avvenendo la stessa cosa in Italia con i prodotti doc o la concorrenza sleale dei cinesi?». 
I cinesi stavolta siamo noi, sono i lavoratori italiani che accettano impieghi in Svizzera per un salario più basso del 15-20%  rispetto agli elvetici e che ormai sono arrivati a occupare un quarto dei posti di lavoro disponibili in Ticino. Il problema  insomma tiene banco ben al di fuori dei piccoli confini di Claro: dopo la tempesta valutaria di due settimane fa i sindacati  hanno cominciato a denunciare casi in cui gli imprenditori hanno decurtato la busta paga degli italiani (ultimo caso in un`azienda di autotrasporti); in più ieri si sono incontrati per la prima volta la presidente della Confederazione elvetica Simonetta  Sommaruga e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Junker. Oggetto del vertice: la decisione svizzera di porre un tetto all`arrivo di immigrati e lavoratori stranieri così come stabilito dal referendum del 9 febbraio 2014. La volontà popolare fa però a pugni con i trattati internazionali sottoscritti da Berna con Bruxelles e la soluzione è in alto mare. E allora non resta che affidarsi alle soluzioni «fai date», come a Claro. 
®cdelfrate  
 
 
 
"Noi illuministi radicali siamo in crisi sull`immigrazione ci sono troppi tabù" 
la Repubblica, 03-02-2015
STOCCOLMA 
"SIAMO modello ma anche paese giovane: povero fino agli anni `30, l`Illuminismo venne da Copenhagen, in corsa divenimmo  industriali, urbani, ricchi. Ma l`abbiamo assimilato, e ora vogliamo salvarci con questo strano accordo». Ascolto Per Olof Enquist, decano e coscienza critica della letteratura  scandinava. 
Paese giovane e orgoglioso di esserlo? 
«Sì, con idee illuministe radicali, e una nuova sfida: l`aggressività improvvisa degli Sveriges Demokratema. Ecco le radici dello strano accordo. Dopo troppi tabù di tutti i democratici sul tema immigrazione, 94 mila all`anno, era inevitabile. Troppo a lungo abbiamo parlato di sfida nazista ma non di integrazione dei migranti. La Svezia non è razzista, è aperta, globale, solidale. Ma troppe persone spaventate da presente e futuro hanno votato per i populisti magari per dire no alla generosità a oltranza». 
E così si è arrivati allo shock culturale dell`accordo? 
«Sì. Sulle prime l`ho giudicato molto pragmatico e non svedese. È normale qui avere governi dí minoranza, ma prima non c`erano í populisti, e allora ecco un accordo anomalo in democrazia, per salvare anima e valori costitutivi». 
Intesa elogiata altrove in Europa... 
«A breve la soluzione è "smart" e democratica, positiva per democrazia, economia, stabilità. Ma può rendere gli elettori sospettosi di accordi alle loro spalle? Vogliamo restare moderni e solidali, ma i sospetti degli elettori pesano: davvero fermeremo gli Sveriges Demokraterna?» 
L`intellighenzia ha una lunga tradizione d`impegno. Come reagisce? 
«Tradizione non troppo lunga. Strindberg fu a lungo incompreso o odiato come intellettuale politico: solo dopo divenne esempio d`impegno. Oggi intellettuali giovani narrano di una società irritata e confusa, politici spesso senza coraggio, élite  illuminista, che deve parlare di migranti senza tabù, altrimenti ignorerà temi sentiti dalla gente delusa dal presente globale, tentata dai populisti». 
 
 
 
Share/Save/Bookmark
 


 

Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
leggi tutto>

Mappamondo
>Parole
>Numeri

Microfono,
la notizia che non c'è.

leggi tutto>

Nero lavoro nero.
leggi tutto>

Leggi razziali.
leggi tutto>

Extra-
comunicare

leggi tutto>

All'ultimo
stadio

leggi tutto>

L'ombelico-
del mondo

Contatti


Links