Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

25 febbraio 2013

 

Emergenza Nord Africa
Rubrica Italia-razzismo 
Il provvedimento Emergenza Nord Africa, entrato in vigore nel mese di aprile del 2011 terminerà il 28 febbraio 2013, come ha annunciato due giorni fa il Dipartimento libertà civili e immigrazione del ministero dell'Interno, con la circolare numero 1424. Il termine era già stato posticipato di due mesi rispetto alla data prevista inizialmente (31 dicembre 2012). Il periodo di proroga doveva servire per concludere la fase dell'emergenza in maniera dignitosa. In quei due mesi, infatti, le persone accolte nei centri di accoglienza dovevano essere avviate a percorsi di integrazione e di "autonomia" attraverso una stabilizzazione della loro condizione di presenza in Italia e attraverso un minimo di sostegno al loro inserimento sociale. Entrambi questi obiettivi si sarebbero dovuti raggiungere già nella primissima fase (e, in effetti, in alcune situazioni è stato fatto, per esempio in Sardegna grazie alla Caritas). Lo si cerca di fare ora precipitosamente e, di conseguenza, con modalità approssimative, se non controproducenti. Prendiamo la misura che prevede un contributo di 500 euro come "buonuscita" dalle strutture di accoglienza. Un'idea in sé positiva, ma che rischia di risolversi in un beneficio di qualche giorno, o di qualche settimana, per persone letteralmente prive di tutto (comprese strutture, servizi, orientamento, conoscenza della lingua, delle norme e dei diritti). Tanto più che l’accordo tra le strutture di accoglienza e la Protezione Civile prevedeva una diaria di 46 euro a persona, comprensiva di vitto, alloggio, avvio alla formazione lavorativa, corsi di lingua e assistenza legale. Tutto ciò si è verificato assai raramente e, come ha detto qualche giorno fa Flavio Zanonato sindaco di Padova e responsabile immigrazione per l’Anci, “l’emergenza si conclude sulla carta ma rimane sul territorio”. 
Ora, quale sarà la sorte degli oltre ventimila profughi formalmente accolti? Se volessero utilizzare quei 500 euro per spostarsi in un altro Paese europeo, incontrerebbero subito una difficoltà: la mancanza del titolo di viaggio (documento equipollente al passaporto). La Questura non nega la concessione di tale documento ma, per chi si trova al riparo della protezione umanitaria (la maggior parte), chiede l’autorizzazione al rilascio da parte del Consolato o dell’Ambasciata. Cosa non facile. A tale difficoltà se ne aggiunga un’altra: il Regolamento di Dublino II. Ciò significa che, anche se una persona fosse in regola con permesso di soggiorno e titolo di viaggio, non avrebbe la certezza di potersi recare, anche solo per una visita ai propri familiari, in un Paese diverso da quello in cui è approdato, in questo caso l’Italia. Ha, quindi, proprio ragione Zanonato: l’emergenza viene proclamata come conclusa, ma i suoi effetti sono ben lontani dall’essere sotto controllo. E si rischia di determinare, per alcune decine di migliaia di persone, una situazione in cui l’emergenza non segnala una fase eccezionale della loro esistenza, bensì il connotato distintivo e incancellabile dell’esistenza stessa.  
 
 
 
Chiudono i centri, 13mila rifugiati in strada
"Agli immigrati buonuscita di 500 euro"
la Repubblica 25 febbraio 2013
ALESSANDRA ZINITI
Dopo una proroga di 60 giorni, il governo decreta la fine dell'emergenza umanitaria e congeda i tredicimila richiedenti asilo in fuga dalla Libia e dal Nordafrica sbarcati a Lampedusa un anno e mezzo fa ancora ospitati nelle strutture dedicate con una sorta di "buonuscita": 500 euro a testa e via. Dal 28 febbraio, la Protezione civile "molla" la gestione di intere famiglie che da mesi attendono il riconoscimento dello status di rifugiato. E parte la mobilitazione del mondo delle associazioni che, con un tam tam sul web, danno il via, da oggi, a una grande mobilitazione a sostegno dei rifugiati. "Riappropriamoci di piazze, strade, spazi vuoti, università o scuole", è l'appello sul sito di Melting pot che ha fatto alzare la guardia alle questure di tutta Italia.
Avviare i profughi all'uscita dal sostegno e, se possibile, anche dall'Italia è la direttiva che il Viminale ha comunicato ai prefetti e ai soggetti attuatori del programma di accoglienza partito un anno e mezzo fa quando in 28.000 diedero l'assalto a Lampedusa. Con una circolare inviata la scorsa settimana, il Dipartimento per l'immigrazione ha ordinato alle prefetture di approntare entro il 28 febbraio i titoli di viaggio per i profughi, cioè il documento che, in assenza di passaporto, può consentire la libera circolazione in Italia, e soprattutto quelle che vengono definite "misure per favorire percorsi di uscita". E dunque rimpatri volontari e assistiti e una somma, 500 euro a testa, per organizzarsi il 
futuro. "Per la copertura finanziaria questo Dipartimento accrediterà le relative risorse", si legge nella circolare del Viminale. Nelle prefetture sanno poco e niente. "Siamo in attesa di chiarimenti - dice Teresa Cucinotta, prefetto vicario di Palermo - tutte le strutture, alberghi, centri sociali, cooperative che fino ad ora hanno ospitato i profughi in regime di convenzione sanno da tempo che dal 28 non saranno più a nostro carico. La buonuscita dovremo distribuirla noi ma dovranno accreditarci delle somme".
Cosa succederà dal 28 febbraio è un punto interrogativo. "Stiamo consegnando alla strada migliaia di persone senza futuro - dicono le associazioni - il colpevole ritardo con cui il governo ha disposto il rilascio dei permessi di soggiorno ha ingabbiato i rifugiati: senza permesso, senza carta d'identità, senza titolo di viaggio, senza quindi poter scegliere di restare, di lavorare, oppure di ripartire. Una vera fortuna in denaro si è persa tra le pieghe di convenzioni e burocrazie, finita in tasca di albergatori e cooperative a copertura dei loro affari". Duro anche il commento del Consiglio italiano dei rifugiati: "Invece di spendere centinaia di milioni di euro solo per la fornitura di vitto e alloggio con gli stessi soldi avrebbero potuto finanziare un programma di integrazione lavorativo e alloggiativo". Un miliardo e 300 milioni di euro, 46 euro a persona per ogni giorno di ospitalità che salgono ad 80 per i minori. Ora si torna alla gestione ordinaria.
 
 
 
Emergenza Nord Africa: per l’Anci le misure del Ministero dell’interno sono inefficaci perché giungono fuori tempo massimo.
Flavio Zanonato chiede che, oltre a quanto previsto, venga prorogata l’accoglienza dei migranti che sono nei centri.
ImmigrazioneOggi 25 febbraio 2013
Provvedimenti che vanno nella giusta direzione ma che giungono quasi fuori tempo massimo. Così Flavio Zanonato, sindaco di Padova e responsabile immigrazione dell’Anci, ha commentato la circolare emanata dal Viminale sulla chiusura dell’emergenza Nord Africa.
“La circolare – ha detto Zanonato – contiene elementi importanti, coma la presa in carico dei minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo ed il contributo all’uscita, che sono misure chieste da mesi da Anci, Province e Regioni, ma che hanno trovato risposta solo due settimane fa in Conferenza unificata”. Per il sindaco “si tratta di risposte arrivate quasi `fuori tempo massimo`, cosa che ne limita l’efficacia”.
“Ben altro - rileva Zanonato - sarebbe infatti stato il risultato delle medesime iniziative nel caso in cui fossero state prese mesi fa. Oggi invece i Centri di accoglienza ci risultano essere pieni di persone che solo da pochissimo sono state inserite in percorsi di integrazione. Per questo nel caso in cui le azioni previste dalla circolare del Viminale potessero essere affiancate da un necessario seppur temporaneo prosieguo dell’accoglienza, sarebbe immaginabile il raggiungimento di risultati soddisfacenti per tutti. In caso contrario, tutti i problemi verranno invece, ancora una volta, scaricati esclusivamente sui territori, cosa che sta mettendo in allarme molte amministrazioni locali”.
(Red.)
 
 
 
Germania. Ministro del lavoro: "Immigrazione qualificata ringiovanisce il Paese"
Stranieri in Italia 25 FEBBRAIO 2013
Ursula von der Leyen: "La nuova generazione di lavoratori migranti cambiera' l'Europa"
Berlino, 25 febbraio 2013 -  Si' alla immigrazione qualificata. Il ministro del Lavoro tedesco, Ursula von der Leyen, ha definito una ''manna'' per la Germania l'arrivo di immigrati ''qualificati''. Lo spiega in un'intervista pubblicato  dalla rivista tedesca 'Der Spiegel'.
"Questa immigrazione aiuta il nostro Paese, lo ringiovanisce, rendendolo piu' creativo e piu' internazionale. E tutti vincono. I giovani perche' possono ricominciare con un nuovo lavoro, e la nostra economia perche' cosi' riusciremo a coprire i posti vacanti esistenti", ha spiegato il ministro.
 Per il ministro del Lavoro, la nuova generazione di lavoratori migranti cambiera' l'Europa. "Idealmente, il mercato del lavoro europeo diventera' una piattaforma di conoscenze professionale e di benessere'', conclude.
 
 
Elezioni. 250 mila nuovi Italiani per la prima volta alle urne, decisivi in Lombardia
Sono immigrati e seconde generazioni che hanno ottenuto la cittadinanza negli ultimi cinque anni. Luciano: "Chi si è dimenticato di loro ha sbagliato i conti"
22 febbraio 2013 – Stranieri in Italia 
 Se Obama deve ai latinos la riconferma alla Casa Bianca, anche il nostro prossimo presidente del Consiglio dovrà ringraziare un piccolo esercito di elettori regalato all'Italia dal resto del mondo.
Sono i nuovi italiani che domenica e lunedì potranno andare per la prima volta alle urne. Elettori ed elettrici arrivati anni fa come migranti, oppure seconde generazioni: figli di migranti nati e cresciuti qui. Quando ci furono le ultime elezioni politiche rimasero alla finestra, perché erano ancora stranieri, oggi hanno tagliato il traguardo della cittadinanza italiana e il 24 e 25 febbraio potranno scegliere chi governerà il Paese.
Quanti sono? Quasi 250 mila. Un dato a cui si arriva sottraendo al totale delle acquisizioni di cittadinanza registrate nelle anagrafi dei Comuni italiani tra il 2008 e il 2012 una quota del 20% riferibile ai minori. Non sono tantissimi, per ora è solo l’avanguardia di un esercito che nei prossimi anni non potrà che aumentare. Dove però la partita si giocherà sul filo di lana, potranno farsi sentire, eccome.
È il caso della Lombardia. La piazza più incerta e importante di queste elezioni è infatti anche la Regione dove si concentrano più immigrati (circa un quarto del totale nazionale) e, di conseguenza, il maggior numero di nuovi italiani. Quelli che andranno per la prima volta a votare saranno circa 60 mila, abbastanza per essere determinanti nella vittoria di questo o di quel candidato, sia nella sfida per il Parlamento che in quella per il Pirellone.
“Chi in questi anni si è dimenticato di questo elettori, considerandoli immigrati, spesso discriminandoli e perseguitandoli, a quanto pare ha fatto male i conti” commenta Gianluca Luciano, editore di Stranieri in Italia. “E rischia di pagare caro l’ errore”.
 
 
 
Aumentano le imprese gestite da stranieri. Anche nel Parmense
Gazzetta di Parma 22/02/2013
Crescono le imprese gestite da stranieri attive in Emilia-Romagna, nel 2012. Allo scorso 31 dicembre sono giunte a quota 41.191 - il 9,7% del totale delle aziende regionali - con un incremento di 1.389 unità, pari ad un +3,5% sul 2011. A mettere in fila i numeri - in Italia il rialzo è del 4,6% per oltre 438.000 attività, l’8,4% del totale - è il centro studi e ricerche di Unioncamere Emilia-Romagna.
In provincia di Parma le imprese di stranieri sono 4.254 al 31 dicembre 2012: sono il 9,9% delle imprese attive totali sul territorio. Rispetto al 2011 sono aumentate del 2%. 
Le realtà condotte da stranieri sono aumentate in tutte le province della regione con la sola eccezione di quella di Piacenza (- 0,8%). L’aumento è stato più ampio nelle province di Bologna (+401 unità), Reggio Emilia (+222 unità) e Modena (+221 unità). La quota delle imprese straniere sul totale va dal 12,6% a Reggio Emilia al 6,3% a Ferrara.
Le imprese degli stranieri sono aumentate in tutte le regioni, con l'eccezione della sola Basilicata: la crescita è stata più rapida nel Lazio (+9,3%), in Campania (+8,7%) e in Calabria (+6,4%). Nona l’Emilia-Romagna.
In Emilia-Romagna, le ditte individuali costituiscono l’85% delle imprese straniere e comprendono molte imprese marginali. Tra i diversi settori, spicca quello del commercio (+329 unità, +3,4%), seguito da quello dei servizi di alloggio e ristorazione (+302 unità, +10,4%) e dalla lieve crescita nelle costruzioni (+213 unità, +1,4%), nonostante le gravi difficoltà del settore. La velocità della crescita è stata elevata per le altre attività di servizi (+17,5%), trainata dal sottoinsieme dei servizi per la persona (+19,9%).
 
 
 
Il rifiuto dell'accento straniero (e la paura del contagio)
Corriere della Sera 21.02.2013
Cesare Peccarisi
La recente notizia giunta da Trapani sull’idea di un autobus per soli neri in stile apartheid (la politica di segregazione razziale rimasta in vigore in Sudafrica fino al '93 e abrogata da Nelson Mandela) riporta alla ribalta uno studio della California University pubblicato su Evolution Human Behaviour: l’emarginazione dei neri in Usa e in Sudafrica, così come tutti i comportamenti xenofobici ed etnocentrici, sarebbero dettati da un meccanismo psicologico di difesa nei confronti di agenti patogeni estranei alla propria comunità. Si tratta dell’ipotesi dell’evitamento di malattia secondo cui gli stimoli patogeni e la personale maggior vulnerabilità alle malattie sono ritenuti evitabili con atteggiamenti xenofobici ed etnocentrici.
Per evitare malattie bisognerebbe restare sempre a stretto contatto solo con membri del proprio gruppo etnico, tenendo a distanza gli stranieri che potrebbero essere portatori di nuove malattie.
COME RICONOSCERLI - Molti sono gli studi sulle strutture cerebrali implicate nel riconoscimento a prima vista degli stranieri e, se può sembrare ovvio quello di gialli, neri e bianchi, meno immediato può essere per un italiano cogliere di primo acchito la differenza fra un inglese e un gallese, come viceversa per un francese, quella fra un bresciano e un bergamasco. In un’ampia revisione pubblicata su Nature Neuroscience, la New York University ha indicato che i centri cerebrali con cui riconosciamo le varie razze sono principalmente quattro: amigdala (area blu nella foto sopra), corteccia cingolare anteriore (in sigla ACC, area arancione nella foto), corteccia prefrontale dorsolaterale (DLPFC, area rossa nella foto) e area fusiforme per il riconoscimento faciale (FFA, area verde nella foto). L’amigdala agisce subito, in maniera pressoché automatica, ma funziona soprattutto per le facce straniere, mentre la FFA, pur essendo un po’ meno rapida, riconosce anche le differenze di quelle della nostra stessa razza.
BASTA L’ACCENTO - Ancor prima del riconoscimento facciale, si attiva però il comportamento di evitamento dello straniero innescato in maniera inconscia dalla percezione del semplice accento diverso di chi non appartiene al proprio gruppo. Si verifica indipendentemente dal colore della pelle: anche fra milanesi e siciliani o fra londinesi e gallesi. È una risposta emotiva che viene ulteriormente rafforzata dall’eventuale evidenza di malattie di cui i membri dell’altro gruppo sarebbero portatori. Secondo i ricercatori californiani, infatti, i più razzisti sono i soggetti patofobici che sviluppano un vero e proprio disgusto per le malattie che si esplicita nel rifiuto xenofobico.
SPECIFICITÀ ED ELABORAZIONE - La reazione di rifiuto evocata dall’accento è risultata specifica per il timore di contagio ed è più forte di quella evocata da atteggiamenti morali diversi da quelli della propria cultura o dal disgusto che può provocare un atto di violenza sessuale verso un membro del proprio gruppo. Il meccanismo di evitamento delle malattie non è peraltro una reazione meramente automatica, ma opera anche attraverso un’elaborazione cognitiva delle differenze sociali esistenti fra noi e lo straniero: l’accento siciliano del principe Tancredi del Gattopardo non suscita nel sciur Brambilla di Milano la stessa reazione di quello dell’operaio della Breda emigrato dal suo paesino siculo.
DI QUELL’ACCENTO NON MI FIDO - A prescindere dal censo, oltre al timore per le malattie che possono trasmettere, c’è anche un altro meccanismo che accomuna tutti gli stranieri: la fiducia che possono ispirare. Un altro studio dell’Università di Chicago pubblicato su Psychology & Sociology ha infatti dimostrato che l’accento straniero riduce la fiducia che può provare un interlocutore parlando con uno straniero: in un esperimento in cui soggetti di varie etnie, anche solo lievemente diverse da quella degli ascoltatori, dovevano leggere un breve articolo ad alta voce, chi non aveva accento arrivava a un punteggio di credibilità pari a 7,5, chi aveva un accento leggermente diverso otteneva 6,95 e chi aveva un accento marcato non superava 6,84.
 
 
 
Festival del Cinema Kurdo 
Il 5 marzo 2013 alle ore 10.30 presso la  Sala del Liceo Scientifico Galileo Galilei
in collaborazione con il Comune di Civitavecchia, Teatro di Carta,
e con l’ Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma l’Associazione Europa Levante 
per info: Associazione Progetto Diritti onlus Via Ettore Giovenale 79, 00176 - Roma Tel 06298777
www.progettodiritti.it
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Perchè Italia-Razzismo 


SPORTELLO LEGALE PER RIFUGIATI E RICHIEDENTI ASILO

 

 


 

SOS diritti.
Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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