Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

9 aprile 2010

Migranti, critiche dal Vaticano:
«Gli accordi con la Libia violano i diritti»

«Nessuno può essere estradato dove c'è il pericolo che la persona sarà condannata a morte o torturata»

parla mons. Marchetto, numero due del dicastero vaticano dei migranti

Migranti, critiche dal Vaticano:
«Gli accordi con la Libia violano i diritti»

«Nessuno può essere estradato dove c'è il pericolo che la persona sarà condannata a morte o torturata»

MILANO - «Nessuno può essere trasferito, espulso o estradato verso uno Stato dove esiste il serio pericolo che la persona sarà condannata a morte, torturata o sottoposta ad altre forme di punizione o trattamento degradante o disumano». A ricordarlo è monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale delle Migrazioni, che contesta la decisione italiana di intercettare in mare gli immigrati «respingendoli forzatamente in Libia, come previsto da un accordo bilaterale con quel Governo, e ciò senza valutare la possibilità che vi fossero fra di loro rifugiati o persone in qualche modo vulnerabili».

«CONDIZIONI DISUMANE» - «In Libia - ricorda Marchetto - esistono centri di detenzione e di rimpatrio dove le condizioni variano da accettabili a disumane e degradanti. E l'accesso a questi centri è difficile per cui è arduo monitorare il rispetto in essi dei diritti umani, tenendo poi conto che tale Paese non ha aderito alla Convenzione di Ginevra del 1951, nè al relativo Protocollo del 1967, e non riconosce l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati». «Confermo - ha sottolineato l'arcivescovo in una nota - la mia posizione di condanna a chi non osserva il principio di 'non-refoulement', che sta alla base del trattamento da farsi a quanti fuggono da persecuzione. E mi domando se in tempo di pace non si riesce a far rispettare tale principio fondamentale del diritto internazionale umanitario, come si farà a richiederne l'osservanza in tempo di guerra. E la domanda si può estendere alla questione della protezione dei civili durante i conflitti, che viene così indebolita nella sua radice, comune, umanitaria». Secondo il presule, «un altro diritto violato nell'atto di intercettare e respingere i migranti sulle coste africane del Mediterraneo è quello al "giusto processo", che comprende il diritto a difendersi, a essere ascoltato, a fare appello contro una decisione amministrativa, il diritto ad ottenere una decisione motivata, e quello di essere informati sui fatti su cui si basa la sentenza, il diritto ad una corte indipendente ed imparziale». Secondo monsignor Marchetto, inoltre, «le intercettazioni addirittura vanno contro allo stesso Codice frontiere Schengen, dove si dichiara che tutte le persone alle quali è stato negato l'ingresso al territorio avranno il diritto di appello». «Le persone respinte - spiega il presule citando un recente rapporto dell'Human Rights Watch che denunciava l'intercettazione da parte delle guardie costiere italiane di migranti e richiedenti asilo africani che navigavano nel Mediterraneo - non hanno possibilità di esercitare questo diritto d'appello, non sono informate su dove e come esercitare questo diritto, e ancor più, non esiste per loro nemmeno un atto amministrativo che proibisca ad essi di proseguire nel loro viaggio di disperazione per raggiungere acque internazionali e che disponga il ritorno al luogo di partenza o ad un altro destino sulla costa africana».

LE VIOLAZIONI - «Altri diritti violati - elenca il numero due del dicastero vaticano per i migranti - sono quelli all'integrità fisica, alla dignità umana e persino alla vita», come dimostrano i tanti che non superano la traversata dei quali il Mediterraneo è diventata la tomba, ma anche quelli che muoiono nella traversata del deserto per tentare la sorte partendo da Paesi affacciati sul Mediterraneo meno severi della Libia. Nella lotta contro l'immigrazione irregolare non bisogna dimenticare che «circa tre-quarti degli immigrati in situazione irregolare arrivano di fatto con un visto o permesso d'ingresso valido, e poi rimangono nel Paese scelto dopo la sua scadenza, confermano i dati in nostro possesso relativi a Italia e Spagna, principali Paesi di prima destinazione in Europa mediterranea». E in ogni caso - conclude mons. Marchetto - si «devono rispettare la Convenzione di Ginevra del 1951, e il relativo Protocollo del 1967, sullo status dei rifugiati, i trattati interni sulla estradizione, transito e riammissione di cittadini stranieri e asilo (in modo particolare la Convenzione di Dublino del 1990) e quella del 1950 sui Diritti Umani». (Fonte Agi)
09 aprile 2010



Frattini alla Lega: inaccettabile carcere per il burqa

Il ministro a France24: 'Progetto della Lega, non del mio governo'
09 aprile

PARIGI - "E' inaccettabile l'idea di mandare le donne in prigione" perché indossano il burqa in pubblico. Lo ha detto il ministro degli  Esteri, Franco Frattini, in un'intervista a France24, commentando l'iniziativa del deputato leghista Paolo Grimoldi per vietare l'utilizzo  del velo integrale in Italia, con un progetto di legge che prevede anche il carcere. "E' la Lega nord che ha depositato un progetto di  legge, non il mio governo - ha spiegato Frattini alla tv francese - ma noi non accettiamo l'idea di mandare le donne in prigione". Il titolare della Farnesina ha poi aggiunto che "chi porta il velo integrale è qualcuno che non vuole integrarsi nella società ".




L'associazione Astalli presenta il Rapporto 2010 sulle condizioni di vita dei migranti
"Diminuiscono le domande d'asilo ma crescono gli utenti che usufruiscono dei Centri"

In fuga da guerra e povertà
il dramma dei rifugiati in Italia
In 19mila senza accoglienza. Molti gli uomini afgani e le donne africane

In fuga da guerra e povertà il dramma dei rifugiati in Italia
ROMA - Ogni pomeriggio, dal lunedì al venerdì, formano una coda di uomini e aspettano di entrare nella mensa. Si rivolgono agli sportelli dedicati all'orientamento al lavoro, chiedono assistenza legale o partecipano ai corsi di lingua per imparare l'italiano. Gli uomini provengono soprattutto da Afghanistan, Eritrea e Somalia. Le donne dall'Africa nera. Il 67% ha tra i 21 e i 30 anni, mentre sono pochissimi quelli che superano i 40.

E' questa la fotografia, aggiornata al 2009, sulle condizioni dei 19mila richiedenti asilo e rifugiati in Italia. Non immigrati ma "migranti forzati", perché scappati dalla guerra. A scattare la foto è il Centro Astalli, un'associazione di gesuiti presente a Roma, Vicenza e Palermo che opera da centro polifunzionale per l'assistenza e la protezione dei rifugiati in Italia. E grazie al monitoraggio dei loro spostamenti in ogni settore della vita quotidiana, il Centro fornisce in esclusiva il Rapporto 2010: un'interpretazione statistica delle condizioni di vita dei rifugiati "italiani" che da gennaio a dicembre 2009 sono entrati in contatto con l'Associazione.

I numeri. I numeri sono conseguenza delle misure del governo in materia di immigrazione. La flessione delle domande d'asilo seguìta alla politica dei respingimenti nel Mediterraneo si è avvertita fin dal giugno 2009: il calo registrato rispetto all'anno precedente era del 35,5%. Ma rispetto al 2008, gli utenti che hanno usufruito dei servizi dei centri Astalli sono aumentati. L'afflusso nelle mense, passaggio obbligatorio per conoscere e accedere agli altri servizi dei Centri, è cresciuto del 33%. Di pari passo si sono estesi i tempi di permanenza: il periodo medio di frequentazione delle mense per ogni utente si è allungato, superando in molti casi i sei mesi.


Uomini. Dei quattro centri presenti a Roma, quello di via degli Astalli è il più grande. Qui, i rifugiati maschi in attesa di pasti caldi sono principalmente afgani (6mila 851), eritrei (2mila 275) e somali (2mila 159). E anche considerando scenari "micro", le proporzioni non cambiano. Nel piccolo centro di San Saba, sempre a Roma, sono 81 gli ospiti accolti nel 2009. Di questi, 40 sono afgani, 7 iraniani, 6 della Costa d'Avorio, 3 dell'Eritrea e 3 dell'Iraq. Anche qui, l'età media è piuttosto bassa: il 74% ha meno di 30 anni.

Donne. Le donne rifugiate in Italia sono invece quasi tutte africane. Il 38% viene dal corno d'Africa (Eritrea, Etiopia, Somalia) e l'80% del totale ha un'età media compresa tra i 21 e i 40 anni, mentre più della metà ne ha meno di 30. Dal 2008 poi, c'è un cambiamento. Il periodo di permanenza delle donne nei centri si è allungato. Rispetto agli uomini, ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato è diventato più difficile. E le donne sono poche anche negli ambulatori medici messi a disposizione dai centri stessi: i pazienti sono per il 95% uomini, giovani afgani, o provenienti dai paesi del corno d'Africa ( 1/4 del totale).

Bambini. Aumenta la presenza di bambini in rapporto agli adulti: rispetto al 2008, i piccoli rifugiati hanno superato il 44% del totale. Di questi però, solo l'11% del numero complessivo dei rifugiati ospitati è riconosciuto dalla Stato italiano. Nel 38% dei casi si tratta infatti di minori in attesa di audizione in commissione. Al contrario degli adulti, i rifugiati-bambini vengono dal Kosovo, dall'Eritrea ma anche dalla Colombia e dalla Romania.

Lavoro. Diminuiscono le domande d'asilo ma crescono i rifugiati bisognosi di ascolto e orientamento legale: nel corso del 2009 il numero di persone che si è rivolto almeno una volta a uno dei Centri Astalli dedicati all'orientamento o al lavoro è cresciuto del 60% rispetto all'anno precedente. Il totale, 735 persone: 3/4 uomini, 1/4 donne e tutti titolari di protezione sussidiaria o di protezione umanitaria. Un dato, questo, che rivela una crescente difficoltà da parte degli stranieri a rivolgersi autonomamente ai servizi pubblici e privati, con analoga finalità, che operano sul territorio.

Nord-Sud. Nel 2008 si erano trasferiti nelle città del Nord Italia ma nel 2009 sono stati costretti a tornare sui loro passi. E' questo quello che emerge dal Rapporto 2010: uomini e donne del Bangladesh, del Marocco, dello Sri Lanka, della Somalia, del Ghana e della Costa d'Avorio, dopo aver perso il lavoro trovato al Nord, sono tornate in massa al Centro Astalli di Palermo. Costretti a chiedere, di nuovo, aiuto e assistenza.

08 aprile 2010 La Repubblica



Rimini, provincia approva il piano per integrazione sociale


(Adnkronos) - L'assessorato ritiene di fondamentale rilievo programmare interventi che si indirizzino verso una nuova cultura di comunita' educante, accogliente, rispettosa delle diversita'. Il Piano di intervento, finanziato dalla regione Emilia Romagna attraverso il 'Programma 2009-2011 per l'integrazione sociale dei cittadini stranieri', prevede per il 2010 risorse pari a circa 30mila euro, finalizzate ad implementare l'osservatorio provinciale sull'immigrazione con particolare riguardo alla conoscenza delle dinamiche della popolazione giovanile.

Si prevede nello specifico di realizzare azioni di comunicazione (con particolare attenzione al mondo della scuola), di prevenzione e contrasto alle discriminazioni attraverso il coordinamento e sostegno degli sportelli e servizi del territorio che hanno aderito al Centro regionale contro le discriminazioni. Promozione dei corsi di formazione e aggiornamento, la realizzazione di iniziative di sensibilizzazione ad una cultura dell'accoglienza attraverso attivazione di format contro le discriminazioni, campagne di comunicazione sociale e formulazione di progetti integrati e innovativi e la messa in atto di interventi di monitoraggio.



Bocciata la mozione del Pd


09 aprile 2010 Vita.it

La Camera ha invece approvato la mozione di Pezzotta

La Camera ieri ha discusso e votato alcune mozioni in materia di immigrazione, legate ai fatti di Rosarno, che hanno evidenziato l'esistenza nel nostro Paese di sacche di sfruttamento del lavoro e di situazioni di pesante degrado umano e sociale.

Bocciata la mozione firmata la Livia Turco (tra gli altri anche Jean Leonard Touadi), approvata quella a firma di Savino Pezzotta.

La mozione Turco prevedeva, tra l'altro, l'impegno per il Governo a una rigorosa applicazione della normativa vigente, in modo particolare dell'articolo 18 del decreto legislativo n. 286 del 1998, che prevede un permesso di soggiorno per le persone che denunciano i propri sfruttatori, prevedendo anche l'introduzione nel nostro ordinamento del reato per grave sfruttamento del lavoro e a semplificare l'applicazione dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 286 del 1998 relativamente alla formazione di personale all'estero da parte delle aziende e a introdurre lo strumento dello sponsor per la ricerca di lavoro attribuito a soggetti collettivi, come i sindacati, associazioni di imprenditori e istituzioni pubbliche.

La mozione Pezzotta invece, approvata, impegna il Governo:

- ad assumere iniziative per l'adeguamento della disciplina dell'ingresso dei lavoratori extracomunitari alle esigenze del mercato del lavoro italiano e a procedere urgentemente ad un nuovo «decreto flussi»;
- ad operare controlli ispettivi di maggiore intensità, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, al fine di debellare il fenomeno dello sfruttamento del lavoro degli immigrati clandestini;
- a promuovere campagne di sensibilizzazione atte ad impedire ogni forma di sfruttamento del lavoro di immigrati irregolari e a sostenere le organizzazioni della società civile impegnate nell'aiuto umanitario e solidale alle vittime dello sfruttamento;
- a promuovere in tempi rapidi il recepimento delle direttive 2009/52/CE e 2008/115/CE;
- ad attuare lo strumento della protezione sociale per le vittime di tratta e di traffico di persone, come previsto dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione;
- a favorire strumenti, a livello nazionale e comunitario, per l'ingresso regolare e protetto di richiedenti asilo e rifugiati;
- a sollecitare nelle competenti sedi la realizzazione di una conferenza Unione europea-Africa sulla migrazione e lo sviluppo dei Paesi maggiormente interessati dal fenomeno migratorio, in continuità con quella realizzata a Tripoli nel 2006.

«Il no del governo alla nostra mozione sull’immigrazione è un’occasione mancata per dare risposte concrete agli italiani su un problema importante e complesso come quello dell’immigrazion», ha detto Livia Turco. «Abbiamo avanzato proposte concrete alle quali però la maggioranza ha risposto con un no pregiudiziale. Sfidiamo l’esecutivo, ora che la campagna elettorale è finita, a passare dagli slogan alla realizzazione di concreti atti a favore dell’integrazione dei nuovi italiani. Varate, dunque, il piano nazionale per le politiche d’integrazione come chiesto dai Comuni e annunciato come imminente dal ministro Sacconi a metà febbraio. È necessario intervenire subito su alcuni obiettivi immediati come il disagio abitativo e l’inserimento scolastico e lavorativo».

«Il no del governo alla nostra mozione sull’immigrazione è un ennesimo atto di irresponsabilità. Non è possibile continuare ad ignorare l'esistenza nel Paese di intollerabili sacche di sfruttamento e di pesante degrado umano e sociale che favoriscono la criminalità e la diffusione del lavoro nero. Solo attraverso una seria revisione delle politiche migratorie e di integrazione è possibile contrastare questa insostenibile situazione», ha detto invece il deputato democratico Jean Leonard Touadi.






Grazie. Ecco perchè senza gli immigrati saremmo perduti, di Riccardo Staglianò

Books blog.it  9 aprile 2010
Di attualità anche questo ‘Grazie. Ecco perchè senza gli immigrati saremmo perduti’. Un saggio su una categoria sociale spesso invisibile o oggetto di pregiudizi senza la quale il nostro Paese non sarebbe quello che è.

Ossessionati dal permesso di soggiorno, spesso prime vittime della crisi e dei conseguenti licenziamenti, lavoratori che scelgono mestieri che gli italiani non vogliono, “che li pone alla base, anzi, al sottofondo, della piramide sociale ma che rappresentano viceversa un supporto notevole alla nostra economia”, dall’assistenza agli anziani al calcio nostrano.

“Lo scopo immodesto di questo libro - scrive l’autore, il giornalista Riccardo Staglianò - e’ di contribuire a superare le secche in cui si dibatte la politica in tema di immigrazione. Non provero’ neanche a convincere alcuno cui non viene gia’ spontaneo che un nero, un giallo, un olivastro va trattato bene in quanto essere umano. Non parlero’ quindi tanto al cuore del lettore, quanto al suo portafogli”.





L'osservatorio sulle vittime dell'emigrazione


FORTRESS EUROPE
http://fortresseurope.blogspot.com
presenta
IL MARE DI MEZZO


Il nuovo libro di Gabriele Del Grande, il fondatore di Fortress Europe

Tre anni di inchieste in un unico avvincente racconto.
Un viaggio tra memoria e attualità attraverso le storie che fanno la storia.
La nostra storia.


"A noi scrittori non restano che la parole per sovvertire la realtà. Io ho scelto le parole del mio amato Mediterraneo, il mare di mezzo. Ho scelto le storie dei padri di Annaba e quelle dei padrini di Tunisi. Le storie delle diaspore di due ex colonie italiane come l'Eritrea e la Somalia negli anni dei respingimenti in Libia e quelle dei pescatori del Canale di Sicilia. Le storie degli italianitravirgolette che l'Italia manda via e quelle delle tante Italie nate senza fare rumore AilatiditaliA, nelle campagne marocchine, sul delta del Nilo e nei villaggi del Burkina Faso".


Pubblicato da Infinito edizioni
Con il patrocinio di Amnesty International, Asgi e Cric
Da aprile 2010 in tutte le librerie, al prezzo di 15 euro, per 224 pagine

La scheda del libro, le recensioni e le date delle presentazioni su:

http://fortresseurope.blogspot.com/2010/03/il-mare-di-mezzo.html





Crotone: un incubatore virtuale per extracomunitari
Area Locale 9 aprile 2010
Accompagnare gli stranieri non comunitari presenti sul territorio provinciale nell’ideazione e nell’avvio di nuova impresa.
E’ quanto si propone il progetto “Incubatore Virtuale”, che sarà realizzato dall’Amministrazione Comunale e che è statao presentato questa mattina presso la sala “Dionigi Caiazza” della Casa della Cultura, dal consigliere delegato all’immigrazione, Francesco Pesce, dall’assessore all’Identità, Silvano Cavarretta, dal dirigente del settore VI del Comune di Crotone, Vincenzo Scalera, e da Carmen Messinetti e Francesco Valerio che, insieme a Domenico Falzetta compongono il gruppo di lavoro interno all’Amministrazione comunale che seguirà la realizzazione del progetto.

Il progetto dell’amministrazione Vallone nasce dall’assunto che il territorio di Crotone è da anni interessato dal fenomeno dell’immigrazione che è uno degli aspetti più evidenti e, probabilmente, più discussi delle trasformazioni in atto nel tessuto sociale.

I dati statistici sulla presenza straniera nel territorio provinciale di Crotone mettono in evidenza che, ormai l’immigrazione non è più un fenomeno contingente, ma strutturale. Dal 2003 ad oggi la provincia di Crotone ha visto quintuplicato il numero di residenti stranieri, registrando un ritmo costante di crescita. Con 5.078 residenze di 93 differenti nazionalità, per lo più soggiornanti nei Comuni di Crotone (1.537), Isola di Capo Rizzuto (710) e Cirò Marina (708) con tendenze demografiche che lasciano trasparire una stabilizzazione della presenza straniera sul territorio provinciale, quali per esempio il continuo aumento dei minori stranieri, la progressiva ricomposizione delle famiglie, il crescere dell’anzianità migratoria e vari altri, l’immigrazione chiama a responsabilità le istituzioni locali, ponendo l’importante questione dell’integrazione.

E’ sulla base di questi dati che il Comune di Crotone ha deciso di realizzare il progetto “Incubatore Virtuale” con il quale si propone di avviare all’imprenditoria i non comunitari residenti nella provincia, attraverso un corso di formazione ripartito in tre moduli (approfondimento della lingua italiana, formazione informatica, formazione sull’avvio di nuove imprese) e, successivamente, seguendo passo per passo lo start up e la gestione dell’impresa avviata.

Con l’ausilio di esperti interni ed esterni, infatti, il Comune farà in modo di affiancare i futuri imprenditori in tutte le fasi, tra cui l’accesso al credito e l’intermediazione immobiliare.

Finanziato per 50 mila euro dalla Regione Calabria e per 5 mila euro dal Comune di Crotone, il progetto è aperto ad un massimo di 70 partecipanti che saranno selezionati, come ha illustrato il dirigente di riferimento, Vincenzo Scalera, in base al possesso di alcuni requisiti d’accesso: possesso di regolare permesso di soggiorno; assenza di condanne o procedimenti penali nel territorio italiano; età tra i 18 ed i 65 anni, conoscenza di base della lingua italiana.

Le domande dovranno essere consegnate entro il 26 aprile all’Ufficio protocollo del Comune di Crotone, in piazza della Resistenza.

Per la diffusione dell’informativa ed il supporto nella compilazione della domanda di partecipazione sono stati coinvolti l’Ufficio stranieri ma anche associazioni ed organizzazioni sindacali.

Inoltre gli stranieri interessati avranno modo di conoscere nel dettaglio il progetto e ricevere la modulistica nel corso di un’assemblea pubblica che si terrà lunedì 12 aprile alle 17.30 presso la Sala Raimondi.

In quella occasione  il progetto “Incubatore Virtuale” sarà dibattuto con i cittadini, spiegando gli obiettivi che persegue ed i sentimenti che lo animano.

“Partendo dal concetto che il lavoro è fondamentale e la sua assenza fa perdere dignità a qualsiasi uomo – ha spiegato il consigliere Pesce – questo progetto vuole essere una risposta tangibile alla grande presenza di immigrati sul nostro territorio che è ormai un fenomeno che non si può ignorare”.

Il consigliere comunale ha sottolineato l’importanza di affrontare queste tematiche e l’impegno che l’amministrazione Vallone si è assunto perseguendolo con serietà e continuità.

L’assessore Cavarretta è intervenuto parlando del concetto di diversità in termini di identità e di peculiarità culturali che non si intendono estirpare, ma coltivare, come nel caso dei 70 futuri lavoratori non comunitari ai quali il Comune intende dare “gli strumenti e la conoscenza normativa necessari ad inserirsi nel tessuto economico locale con mestieri e specializzazioni che magari nel nostro territorio nessuno pratica”.

Cavarretta e Pesce hanno infine ricordato l’appuntamento di lunedì 12 che sarà un momento di approfondimento del progetto messo in campo dall’Amministrazione, per poi trasformarsi in una grande festa, come quelle che caratterizzano le culture degli stranieri al quale lo stesso ”Incubatore Virtuale” si rivolge.

La manifestazione si concluderà, infatti, con il concerto di Bachir Gareche, cantante e percussionista già apprezzato a Crotone nell’ambito del primo Festival del mondo arabo realizzato a Crotone nei mesi scorsi.





Flussi stagionali 2010 - 80mila ingressi a cui si aggiungono 4mila lavoratori autonomi

Si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale
Melting Pot 9 aprile 2010
Dopo la firma (già apposta negli scrosi giorni) si attende ora la pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto flussi stagionale per l’anno 2010.

Sembrano confermate le indiscrezioni trapelate dal Ministero del Lavoro nelle scorse settimane che facevano intendere l’aggiunta alle quote riservate ai lavoratori stagionali anche di alcune altre riservate ad altre categorie di lavoratori.

Saranno quindi 4 mila i visti di ingresso riservati ai lavoratori autonomi ed in particolare per “imprenditori che svolgono attività di interesse per l’Italia, liberi professionisti, soci e amministratori di società non cooperative”, artisti di chiara fama internazionale e di alta qualificazione professionale ingaggiati da enti pubblici e privati”. Mille e cinquecento di queste quote verranno però riservate a quanti soggiornano in Italia per studio o formazione e vogliano convertire il loro permesso di soggiorno in permesso per lavoro autonomo.

Secondo questa previsione rimarrebbero quindi esclusi dalla possibilità di convertire il proprio permesso di soggiorno quanti volessero convertire il loro permesso in permesso di soggiorno per lavoro subordinato, pur essendo già presenti in Italia e nonostante nella quasi totalità dei casi si tratti di persone che svolgono già una attività lavorativa di tipo subordinato per un totale di 1040 ore annuali.

Inoltre, il decreto di prossima pubblicazione, dovrebbe contenere anche una quantità pari a due mila ingressi previsti per quanti abbiano completato programmi di formazione e istruzione nei Paesi d’origine e vogliano fare ingresso per lavoro subordinato.



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Sportello legale a cura dell'Arci.

Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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