Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

8 ottobre 2010


Gli sgomberi dei rom e le case popolari, Tettamanzi avverte Palazzo Marino
«Il tentativo di scaricare all'azione caritativa l'onere di soluzioni a questioni di competenza di chi ha la responsabilità di amministrare»
Corriere della Sera 8 ottobre 2010
«Il tentativo di scaricare all'azione caritativa l'onere di soluzioni a questioni di competenza di chi ha la responsabilità di amministrare»
MILANO - La Chiesa di Milano chiede alle istituzioni di rispettare i patti sottoscritti sull’assegnazione di case alle famiglie rom sgomberate dai campi. La richiesta è contenuta in un documento, diffuso dopo il confronto con gli enti gestori dei campi rom autorizzati della città (Cooperativa Farsi Prossimo, Casa della Carità, Centro ambrosiano di solidarietà), che contiene le riflessioni di Erminio De Scalzi, vicario episcopale e delegato dall’arcivescovo Dionigi Tettamanzi.

LINEA PASTORALE - Non chiede privilegi per i rom, ma il rispetto degli impegni presi. È un documento duro quello con cui la Chiesa Ambrosiana chiarisce la sua linea pastorale sulle case per gestire l'emergenza del dopo sgomberi, paventando anche azioni legali in caso di mancato rispetto dei patti sottoscritti con le istituzioni. Lo scritto è figlio di un confronto tra gli enti gestori dei campi autorizzati. Un incontro avvenuto a dieci giorni dal vertice in Prefettura con il ministro dell'Interno Roberto Maroni, che ha fermato le assegnazioni di case popolari ai rom sgomberati.

RESPONSABILITÀ- Una decisione cui la Chiesa risponde oggi con parole chiare: «Promuovere la legalità, specie per le Istituzioni - si legge in uno dei passaggi chiave - significa anche rispettare gli impegni sottoscritti. Venir meno a questi patti, mentre avvia conseguenze legali ed economiche, compromette la credibilità e il senso delle stesse Istituzioni». Per questo, «auspichiamo un sussulto di responsabilità per le Istituzioni civili interessate affinchè i processi avviati possano continuare». Invece, quello che vive oggi la Chiesa Ambrosiana è «un momento di grande incertezza circa la prosecuzione della collaborazione con le Istituzioni».

CASE POPOLARI - C'è preoccupazione anche per i prossimi smantellamenti di via Triboniano, via Novara e via Idro, che «costringeranno alla strada decine di famiglie rom se non interverranno quelle soluzioni abitative alternative proposte, concordate e sottoscritte da Comune e Prefettura». Sul polverone sollevato dall'assegnazione di alloggi popolari ai rom, la Chiesa Ambrosiana sottolinea che non chiede «privilegi per i nomadi nell'accedere alla casa, superando altri cittadini in graduatoria per le case popolari». Però, per le 104 famiglie di Triboniano e le 35 di via Novara «servono misure adeguate e d eccezionali quali il ricorso a quella «riserva» di unità abitative, regolata da apposite normative, non destinata alle graduatorie ma a casi come questi».

REAZIONI - Negative le reazioni del centrodestra: per il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Davide Boni (Lega) «non è certamente compito delle associazioni ribaltare la decisione assunta: pertanto nessuna casa Aler dovrà essere assegnata ai nomadi». Una soluzione abitativa per i rom la propone il vicesindaco di Milano Riccardo De Corato: «mi aspetto che la Curia - dichiara - dia prova tangibile del proprio interessamento. Non vedo lo scandalo a una collaborazione da parte di chi ha nelle proprie disponibilità vaste proprietà edilizie». Quasi prevedendo offerte del genere, la Chiesa Ambrosiana nel suo documento bolla come «inaccettabile» il tentativo di scaricare all'azione caritativa della Chiesa l'onere di trovare soluzioni a questioni di competenza di chi ha la responsabilità di amministrare».



Latina, sbarco di clandestini: 5 arresti per il barcone arenatosi sulla spiaggia

Michele Marangon
Corriere della Sera 8 ottobre 2010
ANZIO - Svolta nelle indagini sul sbarco di clandestini avvenuto all'alba di lunedì scorso a Capoportiere (Latina) . I carabinieri di Anzio hanno individuato alcuni basisti dell'organizzazione che si è occupata di smistare il gruppo di disperati che da Latina si è diretto verso il litorale romano. Cinque gli arresti scattati nel tardo pomeriggio di giovedì, dopo ore di interrogatorio presso la caserma della cittadina neroniana. In manette sono finiti cinque egiziani con l'accusa di favoreggiamento, subito trasferiti al carcere di Velletri.

LE INDAGINI - Da subito le indagini hanno puntato su Anzio: un piccolo gruppo di clandestini era stato infatti trovato a poche ore dallo sbarco presso un appartamento della cittadina. A condurli in zona l'organizzazione individuata dai carabinieri, che a Latina attendeva lo sbarco per far disperdere tempestivamente i clandestini che dalle prime avevano dichiarato di essere originari della Palestina.
Sempre nella cittadina in provincia di Roma era stato rubato il fuoribordo utilizzato per lo sbarco, abbandonato sul lido di Latina insieme al peschereccio «Amir Sabri», che con i suoi venti metri di stazza, privo di luci e strumenti di navigazione, ha navigato nel Mediterraneo per almeno dieci giorni. Sempre giovedì i carabinieri del gabinetto scientifico del capoluogo pontino hanno effettuato un sopralluogo sulla nave ancora insabbiata a Latina, assicurata con alcune corde a dei pali conficcati per diversi metri nella sabbia. Il mezzo confiscato dovrà essere portato a secco, presso il porto di Anzio, oppure demolito. Operazioni, queste, che dovrà gestire la procura di Latina.

LA RICOSTRUZIONE - Secondo la ricostruzione fatta dai militari di Anzio, guidati dal comandante Manuele Gaeta, gli stranieri fanno parte di un’organizzazione che ha architettato lo sbarco sulla costa a pochi chilometri dalla Capitale. I Carabinieri hanno accertato che i nordafricani bloccati avevano, giorni addietro, acquistato il gommone utilizzato per effettuare il trasbordo dei clandestini e poi organizzato lo sbarco degli immigrati, ricavando un compenso di circa 5.000 euro a persona traghettata.
Dopo lo sbarco, utilizzando dei furgoni, i clandestini sono stati trasferiti in una casa popolare ubicata nel quartiere Zodiaco di Anzio, di proprietà di uno degli arrestati, e poi dislocati altrove.

IMMIGRATI REGOLARI - Gli arresti sono stati eseguiti nei confronti di A.A. 39 anni, D.M. 56 anni, E.S.K. 42 anni, A.R. 44 anni e E.H.A. 30 anni, tutti domiciliati tra Anzio e Nettuno e regolari in Italia, alcuni già noti alle forze dell’ordine. Durante le operazioni sono stati sequestrati anche 50 grammi di hashish trovati nelle tasche di uno degli arrestati.

I DUBBI - Eppure rimangono molti gli interrogativi aperti dopo lo sbarco di clandestini egiziani sulla costa pontina, a circa 70 chilometri dalla Capitale. Uno fra tutti: Latina è un polo d'attrazione per i flussi migratori? L'approdo della carretta del mare non ha precedenti nel Lazio, ma la posizione baricentrica della provincia pontina rispetto al Paese e gli scarsi controlli sulle coste - potenziati solo dopo l'evento - rende la zona certamente permeabile. Senza essere però un Eldorado: il tessuto produttivo offre opportunità stagionali, terminate le quali il lavoratore - regolare o clandestino - si trasforma in un senza casa con seri problemi a sopravvivere.
Latina è stata una piccola America solo ai tempi della bonifica e della cassa del Mezzogiorno, quando si parlava di immigrazione interna. Oggi cambia certamente volto senza sapere quali siano le sue reali possibilità di sviluppo.

LA META FINALE ALTROVE - Stando a quanto riferisce la Questura di Latina, l'episodio del peschereccio Amir Sabri non è in nessun modo correlato alle comunità di immigrati che in maniera stabile vivono in terra pontina. «Certamente - riferiscono dagli uffici - le persone sbarcate avrebbero cercato comunità affini in realtà più grandi, come Roma e Milano, mentre in provincia di Latina sappiamo che le realtà più numerose sono quella romena e quella indiana».
In particolare quella del Punjab si manifesta con un tasso di clandestinità elevato, ma l'approdo in queste zone ( Sabaudia, Pontinia, Latina, Fondi, il nord pontino ai confini con Roma) passa per altre rotte ed altre modalità, ancorandosi ai concittadini che dall'Italia attraverso le ambasciate e gli uffici del lavoro italiani organizzano truffe legate ai permessi di soggiorno. Forse il gruppo di Egiziani era in cerca di lavoro? «Non accade quasi mai che un punto di sbarco - dicono ancora dalla questura - possa essere anche lo stesso dove avviene lo sfruttamento di manovalanza clandestina».

LAVORO EFFIMERO - I dati ufficiali (quelli del dossier Caritas 2009, ndr) confermano il quadro descritto: 26.106 stranieri in provincia di Latina, di cui oltre 10mila romeni, poi i circa 1700 indiani, a seguire albanesi e ucraini. Una provincia in cui queste presenze incidono per il 10% della popolazione complessiva, e in cui i settori di impiego maggiori sono l'edilizia, l'agricoltura ed anche il turismo. Da parte della Croce Rossa Italiana, che attraverso le unità di Strada ha un confronto quotidiano con la realtà delle presenze straniere in provincia, arriva la conferma di questa analisi.
«Riferendoci a cittadini extracomunitari - ci spiega Daniele Bruni - le comunità più numerose sono quella indiana, poi del Bangaldesh e quella maghrebina. In quanto ai 'comunitari', spicca naturalmente il gran numero di romeni, anche di seconda generazione».
Latina una nuova America? «Diciamo - prosegue Bruni - che questa è una terra d'oro momentanea: gli immigrati che arrivano in seguito ai decreti per lavorare in agricoltura, terminata la stagione diventano dei senza fissa dimora». E nell'ultimo anno, con la crisi economica, il fenomeno sta aumentando, come conferma la Croce Rossa: «Non abbiamo dati precisi, ma le richieste di aiuto aumentano di giorno in giorno».



Sbarco di clandestini sulla spiaggia di Ferruzzano

il Quotidiano della Calabria
7 ottobre 2010
Venti clandestini curdi sono stati trovati dalla polizia e dalla guardia di finanza sulla spiaggia a Ferruzzano, nella Locride
Immigrazione, sbarco di clandestini sulla spiaggia di Ferruzzano 07/10/2010 Sono sbarcati e sono subito stati trovati dalla polizia e dalle fiamme gialle i venti immigrati, di nazionalità curda, tutti uomini tra i quali quattro minorenni, sbarcati sulla costa di Ferruzzano nel Reggino. Secondo quanto è emerso dalle prime indagini, i curdi erano stati lasciati sulla spiaggia da un’imbarcazione che si è poi allontanata. I clandestini, che sono tutti in buone condizioni di salute, sono stati portati, per il momento, in una struttura di proprietà del comune di Bianco, dove sono stati rifocillati e sono state avviate le procedure per la loro identificazione. I pattugliamenti in mare per rintracciare la nave dalla quale gli immigrati erano sbarcati, al momento, non hanno dato esito.



Cinquefrondi, apre sportello antidiscriminazioni
TeleReggioCalabria.it
L'associazione Mediterranea di Cinquefrondi è legittimata, con decreto dei Ministri del Lavoro e Politiche sociali e   Applica  delle Pari opportunità, ad agire nei procedimenti giurisdizionali e amministrativi, su delega della persona interessata, avverso gli atti o comportamenti discriminatori basati sul fattore razziale o etnico. Lo rende noto la stessa associazione, settore Centro anti-violenza che da tempo gestisce lo sportello provinciale per donne e minori. "A breve - afferma il presidente dell'associazione, Emilio Ierace - contiamo di predisporre e organizzare, logisticamente e programmaticamente, uno sportello che fornisca, in sinergia allo Sportello nazionale dell'Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale (Unar- Dipartimento Pari Opportunità - Presidenza del Consiglio dei Ministri) per fornire supporto legale, sociale e consulenza lavorativa, a tutti gli immigrati provenienti da ogni parte del territorio regionale. L'obiettivo è quello di favorire l'integrazione sociale, l'assistenza, la protezione sociale degli stranieri prestando garanzie per il loro ingresso nel mercato del lavoro". Lo sportello Utar, avrà sede a Cinquefrondi negli uffici della Mediterranea, in via Roma Centro polifunzionale dove è già attivo un contact center al numero verde 800.031.330.(ANSA).


Corsi estivi di lingua per 1350 bambini in Alto Adige

(ANSA) - BOLZANO, 6 OTT - In Alto Adige nel corso dell'estate circa 1350 bambini di famiglie immigrate hanno preso parte a corsi di lingua italiana o tedesca per migliorare le loro conoscenze.  Sono giunti al secondo anno i corsi estivi di lingua rivolti a bambini di famiglie immigrate organizzati nei centri linguistici. Nel periodo estivo sono stati organizzati
complessivamente a livello provinciale 172 corsi, 20 in piu' rispetto al 2009. Nel 2010 e' stato registrato un aumento di
partecipanti del 24,5% rispetto all'anno precedente; 887 giovani hanno seguito corsi di lingua tedesca e 456 di lingua italiana. L'assessore provinciale Sabina Kasslatter Mur sottolinea che ''la partecipazione a questi corsi rappresenta un presupposto importante per i giovani per poter iniziare nel migliore dei modi l'anno scolastico ed avviare un proficuo  rocesso di integrazione''. (ANSA).



Roma: al via questa sera la rassegna “Da vu cumprà a cittadini. 20 anni di immigrazione in Italia”.

Iniziativa dell’Archivio dell’Immigrazione in collaborazione con la Facoltà di Scienze della comunicazione dell'Università di Roma La Sapienza.
Inizia oggi a Roma la rassegna cinematografica Da vu cumprà a cittadini. 20 anni di immigrazione in Italia promossa dall’Archivio dell’Immigrazione in collaborazione con la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università di Roma La Sapienza.
07 ottobre 2010
A partire dalle ore 19.00, presso il Centro congressi di via Salaria 113, verranno proiettati Omaggio a Jerry Masslo (1989) e Arrivano i bastimenti (1990 - 1992). La rassegna proseguirà il 14 ottobre con Da vu’ cumprà a operai (1993) e Il bambino nonsolonero (1994 - 1995); il 21 ottobre con Identità di carta (1999) e Razzismo e xenofobia (2000 - 2001); il 28 ottobre è prevista la presentazione della rivista Temperanter (C.I.R.S.I., Università di Trieste e Lyon) e la proiezione del video Le comunità straniere (1998); l’8 novembre verrà presentata l’Agenda Nonsolonero 2011 “Donne migranti” ed i video La variabile femminile (2002) e Sogni di donna (2003); il 18 novembre sarà la volta della presentazione dell’Osservatorio Carta di Roma e dei video 10 luoghi comuni da sfatare (2004) e Come cambia l’immigrazione (2005 - 2007); il 25 novembre, l’incontro conclusivo “Seconde generazioni, i nuovi italiani” con il video: Percorsi di integrazione (2008 - 2010).



Appartamenti schedati ecco come Gavardo controlla gli immigrati

la Repubblica 8 ottobre 2010 
PAOLO BERIZZI
GAVARDO (brescia) - Un censimento "dedicato". Una specie di schedatura studiata apposta per scoraggiare la residenza straniera e l´ospitalità. Non in tutto il paese: solo in alcune località, vie, numeri civici. Le zone, in pratica, dove si concentra la popolazione immigrata (l´elenco fornito dal Comune comprende 106 indirizzi). È a dir poco creativa la trovata anagrafica del sindaco di Gavardo, 11mila abitanti in Val Sabbia. Gli abitanti - vecchi e nuovi - di alcune aree del paese da ora in poi se vorranno stare lì dovranno sottoporsi a controlli da parte dei vigili sulla «idoneità abitativa» e le «condizioni igienico-sanitarie» dell´immobile. La stessa cosa se ospiteranno qualche straniero. In questo caso non dovranno limitarsi a comunicarlo (entro 48 ore, come prevede la legge) all´autorità locale di pubblica sicurezza: dovranno specificare anche la durata e il termine dell´ospitalità, il numero e il tipo di persone in base alla capienza dell´alloggio, e i dati catastali dell´immobile. È tutto contenuto in un´ordinanza «in materia di iscrizione anagrafica» (e di disposizioni igienico-sanitarie e di pubblica sicurezza) decisa da Emanuele Vezzola, il sindaco Pdl di Gavardo che governa con la Lega (Vezzola è già noto per una circolare che imponeva ai dipendenti comunali di mettersi "sull´attenti" ogni qualvolta in municipio si presentasse un´autorità).
Eccesso di zelo o provvedimento discriminatorio? L´Unar, l´ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali del Ministero per le pari opportunità, non usa mezzi termini: il provvedimento «viola il principio di parità di trattamento». L´anomalia si riferisce alla «parte in cui si introducono nuovi e più restrittivi requisiti riguardanti la comunicazione di ospitalità». E dunque - si legge in una lettera che l´Unar ha inviato al sindaco invitandolo a rivedere l´ordinanza - «si determina una discriminazione evidente sia per l´ospitato che per l´ospitante, visto che è nel fondamentale diritto alla vita privata e di relazione di ognuno di noi ospitare, anche in sovrannumero e nonostante una capienza non eccessiva della casa, il numero e il tipo di persone (razza) che vogliamo».
Sono due le lettere partite dal ministero diretto da Mara Carfagna e arrivate sulla scrivania del sindaco. Che però, al momento, sembra orientato a restare sulle sue posizioni. «È l´ennesima operazione politica tesa a rendere impossibile la vita agli immigrati - dice Damiano Galletti, segretario della Cgil bresciana che ha sollevato il caso - . C´è una regia del centrodestra, soprattutto della Lega, che va in questa direzione. Risultato: gli stranieri sul nostro territorio non hanno gli stessi diritti degli italiani». Da due anni la Camera del lavoro di Brescia ha istituito un osservatorio contro le discriminazioni istituzionali. Che in questa provincia sembrano essersi moltiplicate: dai bonus bebè solo agli italiani all´operazione "White Christmas" di Coccaglio (via gli immigrati irregolari entro il Natale scorso), dai guanti igienici sui bus degli immigrati (introdotti dall´azienda trasporti di Brescia) fino all´ultimo caso, la mensa anti-islam della scuola di Adro.



Niente case ai rom, la Curia accusa "Patti violati, pronti alle vie legali"

la Repubblica 8 ottobre 2010
ZITA DAZZI
MILANO - «Lo slogan "Nessuna casa ai rom" riveste di ideologia e discriminazione una vicenda che meriterebbe ben altra intelligenza. Promuovere la legalità, specie per le istituzioni, significa rispettare gli impegni sottoscritti». Nelle parole che chiudono un durissimo comunicato - ispirato e rivisto fino all´ultima virgola dal cardinale Dionigi Tettamanzi - si leggono i termini di uno scontro senza precedenti che si apre a Milano, fra la Curia e le istituzioni. Il documento arriva dopo due settimane di polemiche aspre sulle case popolari prima promesse e poi negate a 25 famiglie rom del grande campo di via Triboniano, gestito da enti legati alla Curia e in fase di smantellamento.
Il Comune mesi fa ha coinvolto la Caritas e il volontariato nel piano di sgombero del campo, ma il vicesindaco Riccardo De Corato ieri ha invitato la chiesa milanese «a ospitare i rom nelle sue vaste proprietà edilizie». La Curia replica annunciando «conseguenze legali ed economiche» per la rottura degli accordi presi. Comune e prefettura, infatti, avrebbero dovuto rifondere le spese sostenute dal volontariato per ristrutturare le case pubbliche assegnate ai nomadi. Così prevedeva il "Piano Maroni", firmato a maggio in prefettura per arrivare entro fino ottobre a sgomberare il più grande campo nomadi comunale, quello vicino al cimitero di Musocco, dove dal 2007 abitano 102 famiglie, 580 residenti, la metà dei quali bambini.
I gestori dei campi nomadi in via di sgombero - la Caritas Ambrosiana per quello di via Novara e la Casa della Carità di don Virginio Colmegna per il Triboniano - avevano aderito al Piano del ministro, finanziato con 13 milioni di euro, proprio perché erano previsti progetti di inserimento lavorativo e abitativo per le famiglie rom. Per alcuni la casa popolare, per altri un sostegno per pagare il mutuo o l´affitto di case trovate sul mercato privato, per 20 famiglie il rimpatrio in Romania con l´assistenza per trovare anche là un tetto e un´occupazione. Ma, in vista delle elezioni amministrative previste per la primavera, il dettaglio delle case popolari ha fatto scoppiare una feroce battaglia fra Lega e il resto del Pdl. Due settimane fa il ministro Maroni ha costretto il sindaco Moratti e il prefetto Gian Valerio Lombardi a rimangiarsi gli accordi firmati col volontariato.
Così ieri don Virginio Colmegna ha annunciato un´azione legale: «Se la nuova linea dell´amministrazione è "nessuna casa ai rom" chiediamo alle istituzioni di convocarci e motivarci formalmente questo divieto - si legge sul sito della Casa della carità - In questo caso non potremmo che tutelare anche per vie legali gli interessi di chi ha sottoscritto gli accordi, ricordando l´inadempimento contrattuale, la violazione dei principi di imparzialità». Colmegna, assistito da uno studio legale specializzato in cause contro gli atti di razzismo, accusa gli enti pubblici di un «inadempimento determinato esclusivamente dall´appartenenza dei beneficiari all´etnia rom con conseguente violazione del divieto di discriminazione per motivi etnici e razziali». La benedizione di questa linea arriva dalla Curia: «Chiediamo alle istituzioni un rapporto schietto. La chiesa non avoca a sé l´intervento sociale di competenza pubblica. Se svolge funzioni di supplenza, la responsabilità resta all´ente pubblico. È inaccettabile scaricare su di noi l´onere di trovare soluzioni che spettano a chi amministra la città e il Paese».



La Francia scheda i Rom

AreaNews 8 ottobre 2010
La polizia francese ha istituito segretamente una schedatura dei rom. L'allarme è del quotidiano Le Monde. Parigi aveva negato il carattere "etnico" delle espulsioni portate negli ultimi due mesi. Evitare l'equazione tra rom e criminalità, avverte il Consiglio d'Europa. Domani, dopo le critiche del Vaticano, il presidente Sarkozy andrà in visita dal Papa.



La cacciata dei rom e l'Europa del diritto

la Repubblica 8 ottobre 2010 lettere
Nel diritto europeo le restrizioni alla libertà di circolazione e di soggiorno dei cittadini comunitari sono del tutto eccezionali. E sono assolutamente vietate le discriminazioni basate sull'origine, la razza o l'appartenenza etnica. Per questi motivi, il parlamento europeo con la risoluzione del 9 settembre scorso ha condannato esplicitamente la Francia, mentre la Commissione europea ha annunciato mercoledì scorso l'avvio di una procedura di infrazione nei riguardi delle misure francesi di espulsione dei Rom.
Il governo francese continua a minimizzare questi eventi e ad attaccare le istituzioni europee. E in Italia, Roberto Maroni ha detto che la Francia sta seguendo l' "esempio italiano"? È in corso un lento avvelenamento dei valori fondamentali della nostra convivenza civile, assolutamente da non sottovalutare.
Gli attacchi sistematici alla legittimità delle istituzioni europee rimettono in discussione il principio di legalità. La trasposizione e l'applicazione corretta di una direttiva - come quella sulla libertà di circolazione degli europei - è un obbligo per tutti gli stati membri. Si sta delineando un asse Sarkozy Berlusconi privo di una visione per l'Europa e che mira a restringere le libertà civili e i diritti delle minoranze per nascondere, dopo tante promesse, la propria incapacità di garantire libertà e sicurezza per tutti i cittadini.



Immigrati stipati, come bestie in case alveare

Cinque quotidiano 8 ottobre 2010
Elena Amadori
Sessanta posti letto in 200 metri quadrati. Questa la situazione rilevata ieri dal polizia durante i controlli contro l'immigrazione clandestina e il fenomeno del sovraffollamento nelle abitazioni della Capitale in tre appartamenti del quartiere Appio-Latino.
Persone straniere che vivevano stipati come sardi¬ne in stanze ammobiliate di soli letti a castello, in condizioni igienico sanitarie pessime. Gli alloggiati non avevano nemmeno uno spazio per riporre i propri effetti personali, trovati dagli agenti sparpagliati ovunque sul pavimento. I bagni malandati, piccoli e spesso senza finestre erano condivisi allo stesso tempo da decine di persone.
All'interno dì un appartamento di via Ercolano, di circa 70 mq, erano state ricavate tre stanze ed un bagno. In ogni stanza 5 po¬sti letto, per un totale di quindici "giacigli". In un bilocale di via Tuscolana dì 65 mq, erano stati rica-vati addirittura 20 posti letto.
Più fortunati gli alloggiati nell'appartamento di via Ceneda. Qui infatti gli agen¬ti in un appartamento di 80 mq, hanno contato 25 posti letto.
Nel corso dei controlli, all'interno degli immobili i poliziotti hanno identificato quarantotto stranieri del Bangladesh, quasi tutti dediti al commercio ambulante abusivo e diciannove stranieri risultati irregolari che sono stati accompagnati presso il Gabinetto Interregionale di polizìa Scientifica e successiva-mente all'Ufficio I.
Dieci di loro, privi dei documenti d'identità, sono stati denunciati in stato di libertà.
L'appartamento dì via Ceneda è stato posto sotto sequestro ed il proprietario è stato denunciato in stato dì libertà per favoreggiamento clandestina.



Il kibbutz ha cent'anni. E si vede

il Sole 24Ore 8 ottobre 2010
UgoTramballi
Non ci sono più le vacche. Spariti anche i soldati volontari dei gar'in e quelli civili ebrei e non ebrei che venivano dà ogni parte del mondo. La grande baracca di legno, la mensa comune, è chiusa perché ormai ognuno mangia a casa: casa sua, non della collettività. Quel che spinge qui i pochi nuovi venuti è un desiderio di ritorno alla vita bucolica, non agli ideali del sionismo. Ancor meno del socialismo.
Sono cento anni da quando nacque il primo kibbutz di Palestina, allora parte dell'impero ottomano. E francamente pesano su un movimento collettivista lontano alcune migliaia di chilometri da ciò che oggi è Israele: economicamente, politicamente e riguardo alle sue prospettive. Così lontano da non esistere quasi più. Un tempo kibbutznik, era  il 6% della popo-lazione. Oggi il 2 ma più per scelta residenziale che ideologica. Quasi tutte le fattorie collettive sono diventate spa, hanno abbandonato l'agricoltura per l'industria, le tecnologie, il turismo. In questi ultimi anni il business principale è stato vendere terreni e villette ai pendolari delle città vicine.
«Dobbiamo ammettere di non aver avuto successo nel ten-tativo di cambiare la natura umana», diceva qualche tempo fa Ayala Gilad, regista nata a Ein Gedi sul Mar Morto, un kibbutz diventato impresa turistica. «Anche noi siamo esseri umani, con smanie e debolezze. Mortali regolari, preoccupati per le nostre famiglie, impegnati a far soldi con il desiderio di lasciare qualcosa ai figli». Come darle torto.
Ma la storia racconterà sempre che il primo kibbutz fu Degania Alef, i cui lavori iniziarono nel 1910 dove finisce la valle del Giordano, sulle rive del lago di Tiberiade. Della fattoria originale è rimasto un edifìcio che la Società per la preservazione dei siti storici sta ristrutturando. «È un edificio modesto dove incominciò qualcosa di grande», spiega Omri Shalmon della società. «Non è una casa notevole, non è un palazzo come il Taj Mahal: è un Taj Mahal ideologico».
Perché scegliere Nir Am al con-fine con la striscia di Gaza, nato solo nel 1943, per celebrare i 100 anni? Perché la storia di Nir Am, passato al capitalismo nel 2000 non senza qualche scazzottata fra bolscevichi e menscevichi, quel¬la di Degania e delle altre 265 ex fattorie collettive, è la stessa. Perché a Nir Amha vissuto chi scrive e per quanto diverse siano le strade che si prendono, il legame con il kibbutz resta per tutta la vita. E perché questo, con i pochi altri a ridosso del Libano, a un passato è tornato concretamente: da quando gli israeliani si sono ritirati da Gaza nel 2005 e Hamas la governa, Nir Am è di nuovo un kibbutz di frontiera, cioè di prima lìnea. È a 200 metri dalla Striscia, a mezza strada fra Sderot e, oltre i reticolati, Beit Hanoun e il campo di Jabalia. Qui sono caduti più Qassam che in ogni altro posto: di tanto in tanto cadono ancora.
Nir Am, fondato da polacchi, ucraini e rumeni di Bessarabia, non appartiene alla nobiltà sionista russo-tedesca di Degania dove è nato Moshe Dayan; dove è passato Joseph Trumpeldor, eroe nazionale caduto a Tel Hai mormorando: «È bello morire per la patria». Però Nir Am ha avuto Yanchic che dal 1943 finché ha vissuto non si è perso una scaramuccia 0 una guerra di Israele. «Qui visse, so¬gnò e lottò il vaccaro di Nir Am: Yakoov Yanchic, 1916-1986». Du¬rante la guerra di Gaza, due anni fa, come barbari all'assalto, centi¬naia di troupe televisive occuparono la collina di Nir Am dalla quale si apre una vista spettacolare sulla Striscia. Quasi sradicarono il piccolo monumento a Yanchic.
I dati demografici dicono poco del reale peso delle fattorie nella narrativa israeliana. Milioni di altri israeliani sono passati per i kibbutz: vivendovi per poco tempo, come soldati, come volontari. Ancora all'inizio degli anni 90, i nuovi immigrati venuti dall'Urss erano alloggiati in un kibbutz per imparare la lingua e assuefarsi alla nuova patria. Credettero di aver scoperto il vero socialismo dal volto umano e votarono per il laburista Rabin. Poi si adeguarono all'economia di mercato che stava esplodendo in Israele e ora sono la base rumorosa dei partiti di estrema destra.
Il livello medio di educazione nei kibbutz è sempre stato il più alto del paese. Come il patriottismo. Il 91% dei giovani serve nelle forze armate, l'83 chiede di entrare nelle unità di prima linea. Fino a poco tempo fa  il 13% degli ufficiali dal grado di tenente al maggiore erano kibbutznikim: sei volte e mezzo la loro incidenza demografica. Oggi il 40% sono "ufficiali con la kippa": giovani ortodossi e ultranazionalisti in gran parte cresciuti negli insediamenti dei territori occupati. Kibbutz e colonie hanno avuto in fondo la stessa funzione: occupare e edificare la terra d'Israele. La grande differenza è che i primi la loro funzione l'hanno compiuta. Secondo i sett-lers quel sionismo è invece un'impresa senza fine. Per questo i 100 anni della prima casa di Degania sono una ricorrenza importante ma triste d'Israele.



Uomini che uccidono le donne

Internazionale 8 ottobre 2010

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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