Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

19 giugno 2014

I Comuni: "Riforma della cittadinanza e voto agli immigrati"
Audizione di Fassino (Anci) davanti al Comitato Schengen. Gli Enti locali chiedono anche semplificazioni e "un maggior protagonismo" nei rinnovi dei permessi di soggiorno
stranieriinitalia, 19-06-14
Roma - 19 giugno 2014 - La riforma della cittadinanza, l'estensione del diritto di voto amministrativo agli immigrati con permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo,  insieme alle misure di semplificazione delle procedure burocratico-amministrative per il rilascio dei visti e dei permessi di soggiorno, ''in previsione di un maggiore protagonismo dei Comuni nella gestione delle pratiche di rinnovo'', costituiscono per l'Anci ''passaggi fondamentali per la costruzione di rapporti di comunicazione e partecipazione proficui tra territorio e cittadini stranieri''.
La posizione dei Comuni è stata illustrata questa sera dal presidente dell'Anci e sindaco di Torino, Piero Fassino, nel corso di un'audizione al Comitato parlamentare 'Schengen' nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui ''Flussi migratori in Europa attraverso l'Italia, nella prospettiva della riforma del sistema europeo comune d'asilo e d'accoglienza e della revisione dei modelli di accoglienza''
Per attuare il modello di integrazione locale, i Comuni ritengono ''fondamentale la definizione di una strategia nazionale, fondata sulla rilevazione dei fabbisogni, sulla programmazione e sulla condivisione di responsabilita' e oneri tra amministrazione centrale e autonomie locali, valorizzando le reti locali di coordinamento degli attori coinvolti''. La definizione di una strategia nazionale consentirebbe ''di valorizzare le esperienze gia' in atto a livello locale, mettendole a sistema e inserendole in una cornice che tutela i Comuni dalle emergenze del momento, alleggerendo i servizi sociali gia' pesantemente gravati dalla crisi economica in atto e dai tagli alle spese sociali degli enti locali''.
Secondo l'Anci, una strategia nazionale ''garantirebbe inoltre un assetto piu' omogeneo alle politiche territoriali, che attualmente presentano una condizione di forte frammentazione, con servizi e prassi amministrative molto diverse da un territorio all'altro''.



Immigrati, Unhcr: 58.000 arrivi in Italia via mare da gennaio
Internazionale, 19-06-14
Roma, 19 giu. (TMNews) – “Sono 58.000 le persone arrivate in Italia via mare da gennaio”: lo ha detto Carlotta Sami, portavoce italiana dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr), ai microfoni di “Prima di tutto”.
Sono “numeri importanti”, ha ammesso Sami, “ma pensiamo all’Iraq: in tre giorni, sono fuggite 300mila persone”. Ma “noi, come Italia e come Europa, abbiamo tutti i mezzi idonei per attrezzarci e risolvere il problema, appunto, con l’organizzazione. Dobbiamo iniziare a ritenere strutturale e non occasionale questo fenomeno, che verrà acuito dal proliferare di conflitti nel mondo; c’è un deficit di pace, e quello che noi possiamo fare come agenzia umanitaria è sicuramente portare un contributo, un supporto, ma poi si deve approntare tutta una serie di iniziative atte ad affrontare il problema dei conflitti dal punto di vista strategico e della prevenzione”.
Questa è una notizia dell’agenzia TMNews.



Pozzallo, i migranti riconoscono lo scafista. Arrestato un tunisino
L'uomo ha guidato l'ultima imbarcazione soccorsa dalla Marina nel Canale di Sicilia
La Repubblica, 18-06-14    
Un tunisino ritenuto lo scafista di un gruppo di 276 immigrati soccorsi dalla Marina militare nel Canale di Sicilia e sbarcati ieri mattina a Pozzallo (Ragusa) è stato arrestato dalla polizia. E' stato individuato grazie alle testimonianze dei profughi, tra i quali
vi sono numerosi bambini e anche disabili in sedia a rotelle. L'indagato deve rispondere anche di sequestro di persona, perchè secondo gli inquirenti durante la traversata ha costretto i passeggeri a restare nella stiva del barcone senza farli mai uscire e prendendo a calci chi ci provava.



Zaia: "La Boldrini non conosce i numeri"
"In Veneto ci sono già 500 mila immigrati"
La Stampa, 19-06-14
MICHELE BRAMBILLA
Comincia con una battuta: «Che lei sia la tour operator degli immigrati lo sapevamo...». Ma poi Luca Zaia prosegue con tono istituzionale, da presidente della Regione Veneto, il suo commento all`intervista rilasciata ieri a La Stampa da Laura Boldrini. Porta numeri, cita fatti. E vuol far capire soprattutto una cosa di cui è convinto: ad avere davvero a cuore la sorte degli ultimi della Terra non sono quelli del «facciamoli entrare tutti». Osserva infatti a un certo punto: «L`ha detto anche il Dalai Lama che non sì può, e che è meglio aiutarli nei loro Paesi».
Presidente Zaia, Laura Boldrini accusa le Regioni di non collaborare all`emergenza e di lasciare sola la Sicilia, che ospita il 33 per cento dei migranti contro il 3 per cento del suo Veneto.
«Il presidente della Camera non sa di che cosa sta parlando. Non conosce i numeri. Guardi, i miei, di numeri, sono incontestabili: in Veneto, su 4.800.000 residenti, 500.000 sono immigrati. Altro che 3 per cento. Quando dico che abbiamo già dato, mi riferisco soprattutto a questo. La Boldrini guarda i dati degli ultimi sbarchi e dice: il Veneto ne prende pochi. Ma non guarda a quanti sono già qui».
Il presidente della Camera però dice che se ne possono accogliere ancora.
«E così illude persone che, invece, andrebbero aiutate a casa loro. Le do un altro dato: in Veneto ci sono oggi 35.000 stranieri disoccupati. Persone perbene, che hanno tutti i permessi regolari, che si sono integrate, che avevano un lavoro e che non ce l`hanno più. Dire a tanti disperati di venire pure qui in Italia significa aiutarli o illuderli?».
Lei vuol dire anche che gli stranieri tolgono posti di lavoro agli italiani?
«No no, io so benissimo che gli immigrati contribuiscono al 5 per cento del prodotto interno lordo del Veneto. Quindi so quanto dobbiamo essere grati nei loro confronti. Ma la retorica dell`ospitalità sfrenata è contro la realtà. E poi la Boldrini mette tutti sullo stesso piano, quando invece ci sono due categorie di migranti».
E cioè?
«Una è quella di chi scappa dalla guerra, dalla fame, insomma da morte sicura. L`altra è quella di coloro che arrivano, principalmente dal Maghreb, con i jeans e gli occhialoni scuri. Gente che poi d`estate va a casa a fare le vacanze. E che quindi vanno considerati come emigrati che lavorano all`estero, non come rifugiati. Accettare tutti indistintamente è un errore enorme. E la comunicazione che arriva in Africa da parte delle nostre istituzioni nazionali è devastante».
Perché?
«Si fa passare l`Italia come il Paese di Bengodi. Invece la vera pubblicità progresso sarebbe quella di dire a chi scappa dalle coste africane che, se viene qui, non trova lavoro. L`operazione Mare nostrum fa parte di questa comunicazione irresponsabile. E poi la Boldrini, invece di tirare in ballo le regioni, ci dica piuttosto che cosa intende fare verso un`Europa che lascia l`Italia da sola di fronte a un esodo biblico. Invece di creare una guerra tra poveri, la Boldrini vada a Bruxelles a battere i pugni sul tavolo, come facevo io quando ero ministro».
Antieuropeismo leghista?
«Non c`entra niente. Sull`immigrazione l`Europa si comporta in modo sciagurato. Bisognerebbe ritirarle il Nobel per la Pace e consegnarlo ai lampedusani».
Lei è offeso per l`intervista del presidente Boldrini?
«Non credo che abbia offeso me, credo che abbia offeso gli immigrati, parlando di cose che non sa. La Boldrini li frequenta, gli immigrati? Io sì. Mi chiamano Luca. E sa che cosa mi dicono? Che se avessero saputo come stanno le cose, non sarebbero venuti in Italia».
C`è anche un problema di sicurezza?
«Anche. Glielo dice un veneto: siamo una regione che ha mandato emigrati in tutto il mondo. Ma noi non siamo andati a riempire le galere. Oggi in Veneto il 65 per cento dei detenuti sono immigrati, e guardi che in stragrande maggioranza non sono rifugiati. Da un presidente della Camera mi sarei aspettato anche di sentire che i delinquenti devono tornare a casa loro. E che un Paese che si vanta tanto della sua identità nazionale dovrebbe anche avere un minimo di controllo dei propri confini».
Non teme di essere accusato di razzismo?
«Senta. Se lei va ad Accra, la capitale del Ghana, vedrà girare per tutta la città i pullman donati dalla Regione Veneto. Quindi la Boldrini non venga a dare lezioni a noi. Ho fatto l`obiettore di coscienza quando farlo era piuttosto scomodo: so che cos`è l`assistenza alla povera gente. E so anche un`altra cosa: la d` orla insegna che non si aiutano le popolazioni con gli esodi di massa».



45 milioni nel mondo, 65mila in Italia
Avvenire, 19-06-14
Un esercito silenzioso, in fuga dall'orrore della guerra e dallo spettro della povertà. Si avvicina il 20 giugno, giorno che da tredici anni viene dedicata ai rifugiati di tutto il mondo. La ricorrenza è stata istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite in occasione delle celebrazioni dei 50 anni dalla Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati del 1951. Secondo le stime dell'Unhcr (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati), analizzando 44 paesi industrializzati, nel mondo sono oltre 45 milioni le persone che nel 2013 sono state costrette a mettersi in fuga dai loro paesi per guerre e persecuzioni. Nel 2012 erano 42,5 milioni, mentre nel 2010 se ne contavano 43,7 milioni. Dal dato complessivo risulta che l'80 per cento delle persone in fuga si trova in "paesi in via di sviluppo", il 49 per cento sono donne e il 46 per cento sono minori di 18 anni. Gli sfollati interni- persone cioè costrette ad abbandonare le proprie abitazioni ma che sono rimaste all'interno del proprio paese -raggiungono quota 29 milioni (il numero più alto da oltre vent'anni) nel 2013.
In mano i documenti, in un sacco di plastica le poche cose sopravvissute alla vita "di prima". In marcia tra le macerie, il volto contratto in una smorfia di paura, questa donna fugge da Mosul (Iraq) assediata dai jihadisti. (La Presse)
Ammontano a 612.700 le persone che hanno chiesto asilo nel 2013, la cifra annuale più alta rilevata dal 2001. Coerentemente con il cambiamento delle dinamiche internazionali, l'Afghanistan, che negli ultimi due anni era stato il principale paese di origine dei richiedenti asilo a livello mondiale, si assesta ora al terzo posto in termini di nuove richieste, alle spalle della Siria e della Federazione russa. Tra i primi dieci paesi di origine sei sono attualmente teatro di violenze o conflitti: Siria, Afghanistan, Eritrea, Somalia, Iraq e Pakistan. L'Europa è la regione che ha visto il più elevato aumento di richiedenti asilo, i cui 38 paesi hanno complessivamente ricevuto 484.600 richieste, segnando un aumento di un terzo rispetto al 2012.
Un bimbo in braccio ad un giovane papà, la speranza di un domani migliore, e sullo sfondo una lunga coda di persone che attende di poter entrare nel campo profughi di Irbil, 350 chilometri a nord di Baghdad. (La Presse)
I rifugiati in Italia risultano - dati Unhcr - oltre 65 mila (dato aggiornato ai primi mesi del 2013), erano 58 mila nel 2011 e 56 mila nel 2010, con un'incidenza sul totale della popolazione (60,8 milioni di abitanti) pari allo 0,1 per cento. Le domande d'asilo presentate nel 2013 sono state 27.800, erano oltre 17 mila nel 2012 e 37 mila nel 2011. Un calo significativo, determinato prevalentemente dalla fine della fase più drammatica delle violenze in Nord Africa. Il numero di rifugiati, colloca l'Italia al sesto posto tra i paesi europei.
La fuga è finita, adesso c'è un tetto sopra la testa e un posto dove ricominciare a vivere. Quelle tende tutte uguali sono la cosa più simile ad una casa per chi ha perso tutto. (La Presse)  
La Germania - con 109.600 istanze - è stato il paese con il maggior numero di nuove domande di asilo. Anche la Francia (60.100) e la Svezia (54.300) sono state tra i principali paesi di destinazione. Nel 2013 in Turchia, che è attualemente il paese europeo che ospita il maggior numero di rifugiati a causa della crisi in Siria (con una popolazione di rifugiati siriani registrati di 640.889 unità, al 18 marzo del 2014), sono state presentate 44.800 domande d'asilo, soprattutto da parte di cittadini iracheni e afghani.
Portare via più cose possibili. Sperando di ricominciare una vita nuova lontano dalla guerra.Questi tre ragazzi iracheni ci provano. Con una vecchia auto e un sorriso (La Presse).
In America (98mila domande) il principale paese di origine dei richiedenti asilo è stata la Cina. Il Canada, in cui sono avvenuti recenti cambiamenti nelle politiche in materia di asilo, ha ricevuto circa 10.400 domande di asilo, la metà del numero di richieste presentate nel 2012. Gli Stati Uniti (con 88.400 domande) è stato per molto tempo il principale paese di asilo tra quelli industrializzati e nel 2013 è stato secondo solo alla Germania per numero di domande ricevute. Sia il Giappone (3.300) che la Repubblica di Corea (1.600) hanno ricevuto un numero record di domande di asilo rispetto agli anni precedenti. Anche l'Australia (24.300) ha visto un aumento significativo rispetto al 2012 (15.800), al punto da raggiungere quasi i livelli toccati dall'Italia.



Immigrati, Campania prima regione del Sud. Crescono i progetti per l’integrazione
La presenza straniera è passata da 170.938 a 203.823 unità con 2.209 nuovi nati residenti in regione. Si mltiplicano gli interventi a loro favore per l'inserimento lavorativo, l'accesso agli alloggi, l'assistenza legale
stranieriinitalia, 18-06-14
ROMA - In Italia al 31 dicembre 2013 erano 60.782,668 milioni i residenti, di cui stranieri più di 4 milioni e 900 mila (8,1%). Lo dice il bilancio demografico nazionale dell’Istat, secondo cui la Campania è la prima regione del Sud Italia per presenza di stranieri, il 4,1% del totale italiano. A Napoli 1.063 nati nel 2013 sono figli di stranieri.
In Italia il saldo naturale, dato dalla differenza tra nati e morti, è il più basso da sempre ed è risultato negativo per 86.436 unità; continua il calo delle nascite, seguendo un andamento già registrato a partire dal 2009, che, rispetto al 2012, è diminuito di 19.878 unità, pari al -3,7%. Anche i nati stranieri diminuiscono per la prima volta (-2.189) rispetto all'anno precedente, pur rappresentando il 15% del totale dei nati. La popolazione degli stranieri in Italia è passata da 4.387.721 a 4.922.085 con 77.705 nati in Italia da stranieri, sebbene il numero di iscritti dall'estero è diminuito di circa 43 mila unità rispetto al 2012, proseguendo un trend già iniziato negli ultimi due anni (nel corso del 2013 sono state iscritte all'anagrafe 307.454 persone provenienti dall'estero, quasi tutte straniere).
Cresce l'emigrazione italiana: nel 2013 circa 82 mila italiani si sono trasferiti all'estero, 14 mila in più rispetto al 2012, il valore più alto registrato nel corso degli ultimi 10 anni.
Diminuisce invece il numero di decessi: pari a 600.744, è inferiore di 12.139 unità a quello del 2012. La diminuzione nel numero dei decessi è diffusa su tutto il territorio nazionale.
Nei 12 grandi comuni con popolazione superiore ai 250 mila abitanti risiedono poco più di 9 milioni e 200 mila abitanti, pari al 15% della popolazione totale. La presenza straniera è particolarmente marcata, 1milione 52mila cittadini stranieri residenti (21,4% degli stranieri), con un'incidenza sulla popolazione totale molto varia. Le percentuali più alte di stranieri residenti nelle regioni italiane sono: Lombardia 22,9%, Lazio 12,5%, Emilia Romagna 10,9%, Veneto 10,5%, Piemonte 8,6%, Toscana 7,9%, Campania 4,1%, Sicilia 3,3 %, Marche 3%. Mentre le città con una maggiore presenza straniera sono: Roma 10,3%, Milano 8,5% Torino 4,5%, Brescia 3,4%, Bergamo 2,6%, Verona 2,2%, Treviso 2,1%, Napoli 2,1%, Perugia 1,6%. Alte percentuali di stranieri anche a Salerno (0,9%) e Caserta (0,8%).
In Campania la popolazione regionale è passata da 5.769.750 a 5.869.965 con 52.785 nati ed il saldo naturale, al contrario della media nazionale,  è positivo. In Campania 274.808 sono i nuovi iscritti all’anagrafe per motivi migratori, i cancellati sono 175.144, a Napoli gli iscritti sono 56.077 e i cancellati 24.476. La Campania è la prima regione del Meridione per presenza di stranieri: il 4,1% degli stranieri ci vive, i migranti sono passati da 170.938 a 203.823 con 2.209 nuovi nati residenti in Campania. In provincia di Napoli da 82.756 si è passati a 10.2460 stranieri con 1.063 nuovi nati. A Napoli la popolazione straniera è passata da 36.709 a 47.030 rappresentando il 2,1 % della popolazione italiana con 1.063 nuove nascite avvenute nel 2013.
Tra i progetti del Piano Immigrazione regionale varato recentemente: “1X900”rivolto all’occupabilità di cittadini provenienti da Paesi terzi che appartengono a fasce vulnerabili o che si trovano in condizione di disagio occupazionale, attraverso: servizi di informazione, orientamento al lavoro, servizi individuali personalizzati per la promozione dell’occupazione. Dal prossimo ottobre, attraverso 16 Centri distribuiti su tutto il territorio regionale la regione Campania fornirà agli immigrati assistenza legale, tecnica e di orientamento e accompagnamento per l'inserimento nel mondo del lavoro. Il progetto prevede anche percorsi per accelerare l’inserimento dei giovani immigrati (15-29 anni).  La regione Campania è capofila, dal 30 maggio scorso, di questo progetto che prevede la  realizzazione, in partenariato con le regioni Puglia, Calabria e Sicilia, di iniziative interregionali per l'accoglienza degli immigrati e l’attuazione di progetti comuni per la programmazione nazionale e regionale dei fondi strutturali 2014-2020.
Bilancio positivo per il progetto Loa (Lavoro Occasionale Accessorio) che riguarda l'acquisto, da parte delle aziende e dei datori di lavoro, di buoni per corrispondere al pagamento dei lavoratori occasionali, per la maggior parte immigrati. Il progetto è realizzato in collaborazione con Italia lavoro. Al 3 aprile 2014 l'utilizzo dei buoni ha confermato un notevole aumento anche nell'Italia meridionale. Nello specifico, la Campania ha fatto registrare un incremento del 24% solo nei primi 4 mesi dell'anno, con 456mila nuovi buoni. Il totale dei buoni utilizzati, da quando è stata avviata la misura, è di: 2milioni 292mila 532.
Sarà presentato a breve un progetto per un valore di 1milione e 400mila euro volto a favorire l'accesso agli alloggi da parte dei cittadini extracomunitari. Il progetto prevede azioni congiunte pubblico/privato per l'acquisizione e/o il recupero e la gestione degli alloggi e il  riutilizzo  dei beni immobili confiscati. In questa sede, particolare importanza si attribuisce al riutilizzo dei beni immobili confiscati i quali, adeguatamente riadattati, potrebbero rappresentare non solo una soluzione concreta alla residenza degli immigrati ma un  segnale di rilevante forza simbolica sulla strada della affermazione progressiva della legalità attraverso la lotta alle mafie. (AdG, Napoli Città Sociale)  

    

Palazzo Selam, "la città invisibile" dei richiedenti asilo apre le porte per raccontare ciò che succede
L'Associazione Cittadini del Mondo lavora tra le persone che occupano l'edificio in via Arrigo Cavaglieri, a Roma, con interventi di orientamento sociale e sanitario. Giovedì mattina verrà presentato un report sugli interventi di assistenza che si sono svolti durante l'ultimo anno di attività e verranno illustrati i principali problemi che producono l'emarginazione degli abitanti dello stabile
la Repubblica, 16-06-14
ROMA - Nel Palazzo Selam, in via Arrigo Cavaglieri 8 a Roma, c'è il più grande insediamento di persone richiedenti asilo o già titolari di protezione internazionale della capitale. Sono circa 2000 uomini, donne e bambini, provenienti dalle nazioni del Corno d'Africa - Etiopia, Somalia, Eritrea -  che dal 2006 vivono in condizioni igienico-sanitarie a dir poco precarie. Oltre al continuo via vai di altre persone, tutte richiedenti asilo, che man mano arrivano nel nostro Paese via mare, o chissà in quanti altri modi.
Il report sulla situazione. Dall'inizio dell'occupazione, l'Associazione Cittadini del Mondo lavora tra quelle persone con interventi di orientamento sociale e sanitario. Nel report Selam Città invisibile  - sulle attività dello sportello socio-sanitario allestito dall'Associazione - giovedì 19 giugno, alle 10.30, verranno presentati i dati raccolti durante l'ultimo anno di attività e descritti i  principali problemi che producono l'emarginazione degli abitanti del palazzo e dimostrano una volta di più l'inefficacia  -  se non l'inesistenza -  di veri sistemi di tutela dei diritti dei rifugiati.
Condizioni di salute precarie. Quali servizi sociali e sanitari risultano essere inaccessibili per i rifugiati politici della Capitale? Quali sono le ripercussioni dell'emarginazione sulla salute delle persone? Che ruolo hanno le istituzioni e come potrebbe essere affrontata diversamente la situazione? Verranno inoltre presentati i dati raccolti nel corso della gestione dell'"Emergenza Selam Palace", che ha visto il palazzo al collasso nell'accogliere centinaia e centinaia di giovanissimi nuovi arrivati: potenziali titolari di protezione internazionale, che non vengono identificati alla frontiera e si trovano nell'edificio in attesa di proseguire il loro viaggio verso un altro paese europeo. Nel frattempo sono soli, spaventati, in condizioni di salute precarie.
Un'emergenza da affrontare. Da due mesi l'associazione Cittadini del Mondo fronteggia un'emergenza sanitaria nel palazzo Selam dove il numero degli abitanti è raddoppiato arrivando a circa 2000 presenze. Da gennaio 2014 alla fine di maggio, sulle coste della Sicilia, della Calabria e della Puglia secondo i dati del Frontex sono sbarcati in totale 26.310 migrati provenienti dall'Africa. I numeri più grandi però sono sbarcati tutti insieme in coincidenza dell'inizio della primavera, quando le condizioni del mare hanno permesso traversate più sicure. Sono numeri destinati a salire, così come il livello di emergenza umanitaria che le associazioni impegnate nel lavoro con i migranti devono affrontare.
Ne arrivano in continuazione. La quasi totalità dei nuovi arrivati riesce ad evitare il controllo alla frontiera e a mettersi subito in cammino per le grandi città italiane (Roma o Milano) da dove riprendere poi il viaggio verso altre destinazioni europee. Nessuno vuole rimanere in Italia. Ed è così  che le associazioni impegnate con i rifugiati si sono trovate ad affrontare una emergenza umanitaria che tende ad aumentare di giorno in giorno. Dall'inizio dei nuovi sbarchi, il palazzo ha aperto le porte ai nuovi arrivati. Ma i nuovi arrivi hanno fatto peggiorare le già pessime condizioni di vita nello stabile di via Arrigo Cavaglieri. E' di pochi giorni fa l'arrivo di circa 500 ospiti in più. E molti continuano ad arrivare, mentre pochi riescono a ripartire. Il viaggio per arrivare al Palazzo Selam li ha già "prosciugati" di tutte le loro risorse, per cui sono costretti ad aspettare più del previsto, prima di rimettersi in cammino. Senza contare il fatto che spesso sono così debilitati fisicamente, che non riescono neanche ad immaginare di intraprendere un nuovo viaggio.
Assicurata l'assistenza sanitaria.  Durante gli ultimi due mesi l'associazione ha assistito 330 persone arrivate a Selam, la quasi totalità provenienti dall'Eritrea e arrivate in Italia dopo un lungo viaggio che li ha portati prima in Libia, dove hanno aspettato anche mesi prima di riuscire ad imbarcarsi per l'Italia. Il 100% di queste persone ha dichiarato di voler andare via dall'Italia e di volersi recare in Germania, Danimarca, Svezia, Regno Unito. A nessuno di loro sono state prese le impronte digitali all'arrivo in Italia. Le condizioni sanitarie dei nuovi arrivati sono disperate - racconda la dottoressa Donatella D'Angelo, tra le principali animatrici del'Associazione Cittadini del Mondo - tutti riportano malattie cutanee anche a stadi avanzati, quindi infette, dovute alla scarsa igiene. Il 75% è fisicamente debilitato, il 40% riporta lesioni dovute al viaggio (fratture, lesioni ulcerate, esiti traumatici).
Gli ultimi arrivati dormono nei garage. I nuovi ospiti dormono nel garage dell'edificio assieme a cumuli di spazzatura ammucchiata lì negli anni e alle macchine, tra i nuovi arrivati, non ci sono solo giovani uomini ma anche donne e bambini. Cittadini del Mondo ha visitato 17 bambini con meno di 4 anni e le loro mamme. L'associazione oltre a prestare assistenza sanitaria ha predisposto dei kit di emergenza con saponi, mutande, magliette pulite, ma per fronteggiare questa situazione servirebbero forze maggiori. Tutto il palazzo risente di questa emergenza e gli abitanti fissi, che sembrano essere invisibili agli occhi delle istituzioni, continuano ad esserlo anche se negli ultimi due mesi sono diventati 2000, da 1200 che erano.
"Mare Nostrum" non basta più. I giornali parlano di quanti sono sbarcati sulle coste italiane, per fortuna vivi, tramite Mare Nostrum, ma se nessuno li sta accogliendo, se i centri non li stanno vedendo, dove pensano l'Italia e l'Europa che queste persone stiano andando? L'Europa è lontana, ma non può non sapere. È più vicina all'Italia dell'Africa e non c'è neanche un mare pericoloso da affrontare. Cittadini del Mondo ritiene che l'Europa debba rappresentare un porto sicuro per tutti coloro che non possono vivere in pace e in sicurezza a casa loro. Ritiene inoltre che coloro che vogliono andare in altri Paesi dell'Europa devono essere messi in condizioni di salute tali da poterlo fare.



Badanti, nove ore al giorno sei giorni alla settimana, a 800 euro al mese, spesso con una laurea in tasca
"Viaggio nel lavoro di cura" è un'indagine promossa da Acli Colf e Patronato Acli per comprendere le trasformazioni del lavoro domestico in Italia negli anni della crisi economica
la Repubblica, 16-06-14
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Lavorano sempre di più, guadagnano sempre di meno. Sono le badanti d'Italia: l'esercito di donne attivo nel mondo opaco dell'assistenza alle persone. Chi sono? Cosa fanno? Quanto guadagnano?
La ricerca Acli. "Viaggio nel lavoro di cura" è un'indagine promossa da Acli Colf e Patronato Acli per comprendere le trasformazioni del lavoro domestico in Italia negli anni della crisi economica. Sono state contattate 837 lavoratrici, residenti in 177 comuni, attive nel settore dell'assistenza alle persone: le cosiddette "badanti". Un campione composto per la quasi totalità (94%) da donne. In generale, il profilo socio-demografico della badante è: donna matura, proveniente dall'Est-Europa, con un titolo di studio mediamente alto, spesso una laurea, che abita nella casa della persona che assiste.
"Ai limiti dello sfruttamento". Le badanti hanno ritmi di lavoro molto sostenuti: in media lavorano nove ore al giorno per sei giorni alla settimana. Ci sono anche lavoratrici che dichiarano di lavorare sette giorni su sette (11,8%). Le badanti che dichiarano di lavorare 60 ore o più a settimana sono il 34,4%. Il 64,6% fa un numero di ore superiore al massimo previsto dal contratto nazionale di lavoro (54 ore settimanali per una lavoratrice assunta full time): in pratica, due lavoratrici su tre lavorano più del massimo previsto dalla legge. Nel 76,5% dei casi il rapporto di lavoro è regolato da un contratto scritto, ma il 51,1% delle intervistate dichiara un qualche livello di irregolarità contributiva, con il 15% che afferma di non aver ricevuto nessun versamento contributivo. Orari di lavoro lunghi, difficoltà a contrattualizzare il rapporto, mancata contribuzione previdenziale sono le spie di una condizione lavorativa che, nei casi più estremi, può arrivare a connotarsi in termini di sfruttamento.
Quanto guadagnano? In media le badanti guadagnano 800 euro al mese, risultato di una retribuzione oraria di 4 euro: nel 2007, era di 6 euro l'ora. In pratica, per mantenere un livello retributivo minimamente soddisfacente le badanti lavorano di più, abbassando il proprio costo orario. La formula è: più lavoro, per lo stesso stipendio. A livello territoriale, ci sono differenze significative: se nel Centro-Nord la retribuzione media è di 4,20 euro, nel Meridione si scende a 2,70. Proiettando su un orario di 54 ore settimanali i due dati, si ottiene un gap salariale fortissimo: poco più di 900 euro per le lavoratrici del Centro-Nord, 540 euro per le meridionali. Scendendo lo stivale in pratica si perde circa il 40% del salario.
Il rebus assistenziale. Le badanti intervistate assistono per lo più persone non autosufficienti dal punto di vista fisico e mentale (42,4%): solo il 19,1% lavora per persone completamente autosufficienti. In altre parole, le intervistate si fanno carico di assistere quelle persone che, per le famiglie, rappresentano un vero "rebus assistenziale" poiché hanno bisogni di cura complessi e costanti. Un dato fondamentale per comprendere la situazione lavorativa delle badanti è il supporto di altre figure come assistenti domiciliari, infermieri, assistenti sociali. Ebbene, il 60% delle lavoratrici afferma di occuparsi completamente da sola dell'assistenza. Il dato restituisce uno scenario preoccupante: le badanti che assistono persone con gravi problemi psico-fisici, in un caso su due, sono sole.
Insonnia e depressione. Fare la badante è, dunque, un lavoro logorante che influisce sulla salute della lavoratrice, soprattutto quando è condotto con ritmi di lavoro così serrati. C'è anche un logoramento psicologico: il 39,4% soffre di insonnia, mentre il 33,9% delle donne intervistate afferma di soffrire di ansia o depressione. Bisogna aggiungere che una badante su tre, nell'ultimo anno, non è mai andata da un medico a controllare il proprio stato di salute, tra le under35 il dato sale al 44,2%.
La parola "badante". Sebbene, a causa della crisi, la redditività del lavoro si sia ridotta, l'auto-percezione della professione resta positiva: l'81,6% delle donne intervistate non ha remore nel dire a chiunque di fare la badante, mentre il 59,5% è dell'opinione che "badante" sia il termine migliore per descrivere il lavoro che fa. Un'espressione per anni considerata squalificante trova dunque l'approvazione della maggioranza delle lavoratrici.

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