Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

29 novembre 2011

C’è crisi economica regolarizziamo gli stranieri presenti
l'Unità, 29-11-2011    
Italia-razzismo   
Ci sono alcuni dati, oltre ai più diffusi, utili a descrivere gli effetti prodotti dalla crisi economica in corso. Si tratta sia di quello riferito al tasso di disoccupazione degli stranieri sia di quello che indica il numero di permessi di soggiorno per motivi di lavoro non rinnovati nel 2010. Rispettivamente: 280mila e 684.413. E sono proprio questi i dati per cui, molto probabilmente, non avverrà la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto flussi 2012, come ha dichiarato Natale Forlani, direttore generale dell’Immigrazione al ministero del Lavoro. Sembra, a questo punto, una scelta saggia e lo sarebbe ancor più se, nel contempo, si trovasse il modo di regolarizzare le persone straniere già presenti. Non bisogna dimenticare che, per loro, la regolarità giuridica è strettamente legata a quella lavorativa e viceversa. È perciò molto frequente che le due irregolarità coincidano, e che un lavoratore senza contratto sia una persona senza documenti. Si pensi così all’entità economica dell’economia sommersa. Una perdita per lo Stato ben dimostrata dai 300mila rapporti di lavoro in nero emersi nella sanatoria del 2009 - nonostante questa fosse rivolta a colf e badanti già presenti in Italia (poi, in quell’occasione anche a un muratore è capitato di diventare domestico). Una sanatoria che, oltre a far emergere quella cifra così rilevante, ha prodotto numerose truffe ed estorsioni. Per non parlare degli altrettanto numerosi ostacoli burocratici e giuridici che hanno bloccato l’iter di molte pratiche (tutt’ora non tutte quelle presentate si possono considerare chiuse). Qual è la soluzione? Certamente un provvedimento di regolarizzazione ma da approvare solo se si avvia, contemporaneamente, la realizzazione di una macchina organizzativa veloce e precisa.



PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE DIVENTARE CITTADINO ITALIANO
Corriere della sera, 29-11-2011
Sergio Romano (Risponde)
Sulla concessione della cittadinanza italiana ai figli degli immigrati nati in Italia è necessario fare un po' di chiarezza. Non ci dovrebbero essere troppi dubbi, infatti, sulla opportunità, anche dal punto di vista umano, di concedere la cittadinanza, di diritto o per semplice opzione, al compimento della maggiore età a quelli che in Italia sono nati,
hanno fatto i loro studi e vi si trovano ancora a quella data. Ben diverse conseguenze avrebbe invece introdurre lo «ius soli», concedendo la nazionalità indiscriminatamente fin dal momento della nascita o comunque a bambini minori, il cui destino è naturalmente legato a quello dei loro genitori. Non tutti gli immigrati intendono restare in permanenza in Italia. Per quanti tornano stabilmente al loro Paese d'origine che senso avrebbe avere con sé in famiglia bambini di un'altra nazionalità? Per converso, con lo «ius soli» basterebbe a qualsiasi donna immigrata, anche clandestina, venire a partorire in Italia per conquistare il diritto alla residenza permanente, come succede in Francia, in quanto non sarebbe possibile né umano rimpatriare genitori staccandoli dal proprio figlio italiano, almeno fino alla maggior età. Forse se si esaminassero più da vicino questi e altri problemi si potrebbero trovare soluzioni meno controverse.
Giacomo Ivancich, Venezia
Caro Ivancich,
Nel corso di una buona trasmissione radiofonica della Rai («Tutta la città ne parla», a cura di Giorgio Zanchini), una sociologa, Giovanna Zinconi, ha ricordato recentemente che lo «ius soli» esiste anche da noi ma è, per così dire, dimezzato. Chi nasce in Italia ha il diritto di chiedere la cittadinanza, ma soltanto alla maggiore età, vale a dire, secondo le leggi vigenti, a diciotto anni. È giusto che un giovane sia privato della cittadinanza sino alla maturità quando frequenta le scuole del Paese, ne conosce la lingua, ha qui la rete delle proprie amicizie? Lei ha ragione, caro Ivancich, quando osserva che esistono, accanto ai matrimoni di comodo, le nascite di comodo, programmate da genitori che non hanno con il Paese alcun legame e verrebbero in Italia, se la cittadinanza fosse concessa sin dalla nascita, soltanto per portare con sé, al ritorno in patria, un passaporto utile per il futuro. Ma credo che occorrerebbe anticipare la concessione della cittadinanza al completamento della scuola dell'obbligo e forse, se i genitori hanno qui la residenza da alcuni anni, alla fine della scuola elementare.
Il vero problema è che l'Italia, non soltanto per colpa della Lega, concede la cittadinanza con avarizia e con procedure in cui i tempi burocratici sono particolarmente lunghi. Ho appreso recentemente il caso di un rifugiato palestinese giunto dalla Striscia di Gaza nel dicembre del 2004. Mi ha scritto di avere studiato, di essersi laureato, di essersi mantenuto agli studi lavorando come custode notturno e di essere oggi candidato a un master d'ingegneria nel Politecnico di Torino. Ha ottenuto lo status di rifugiato politico nel 2008 e allo scadere del quinto anno dal giorno del suo arrivo ha chiesto la cittadinanza italiana. Gli è stato risposto che i cinque anni necessari per l'inizio della pratica non decorrono dal giorno dell'arrivo, ma da quello (per lui tre anni fa) in cui è stata riconosciuta la condizione di rifugiato politico. So che le regole sono necessarie e che la pubblica amministrazione ha il dovere di esaminare ogni richiesta con grande attenzione. Ma per coloro che hanno completato gli studi in Italia dovrebbe esservi, a mio avviso, un percorso preferenziale. Una laurea italiana conferisce allo studente straniero una sorta di cittadinanza culturale. Quella formale, in mancanza di ragioni contrarie, non dovrebbe tardare.



200 clandestini sbarcati nel leccese
Avvenire, 29-11-2011
Un nuovo sbarco di immigrati clandestini è avvenuto nella notte in provincia di Lecce nella zona tra Porto Badisco e Santa Cesarea Terme. La barca a motore, lunga una ventina di metri, è stata intercettata da militari della Guardia di Finanza quando si trovava ancora in mare. A bordo c'erano circa 200 migranti. Subito dopo lo sbarco sono accorse anche le altre forze dell'ordine.
Quando lo yacht è stato intercettato dalle motovedette dei finanzieri in prossimità della costa, questi ultimi
hanno cercato di abbordare il mezzo navale per condurlo ad un approdo sicuro ma il conducente della barca, secondo quanto si apprende, ha continuato tentando l'approdo in una zona rocciosa, molto rischiosa.
Fortunatamente la barca si è spiaggiata e gli immigrati sono riusciti a scendere in tempo, altrimenti si sarebbe trattato di un'altra tragedia. Poco dopo, infatti, è stata risucchiata da una risacca e si è capovolta su un lato. Ora è semi affondata. Una manovra determinata probabilmente dalla volontà degli scafisti di farsi individuare e di mimetizzarsi tra gli altri migranti.
I finanzieri sono riusciti a fermare 145 migranti, quattro dei quali sono stati portati in ospedale a Scorrano, tra di loro una donna incinta. Sono in corso le operazioni di fotosegnalazione e identificazione da parte dei Baschi Verdi. Gli altri, poco meno di 40, sono stati riacciuffati poco fa da carabinieri e polizia sulla
terraferma.


 
Tragedia degli immigrati Ricerche fino al tramonto
La Gazzetta del Mezzogiorno, 29-1-2011
Vincenzo Sparviero
CAROVIGNO - Trattati alla stregua di vere e proprie bestie, con tanto di braccialetto ai polsi di ogni singolo passeggero, quasi a voler «marchiare» tutti (nessuno escluso, sinanche con un numero identificativo) con rudimentali «carte d’imbarco» in vista di un lungo viaggio che, purtroppo, a meta ormai raggiunta, si è trasformato in tragedia (almeno per alcuni di loro).
È uno degli aspetti di una vicenda dai tanti lati oscuri che gli investigatori stanno cercando di chiarire. Le foto del nostro Mario Gioia che pubblichiamo in questa pagina dimostrano che il braccialetto bianco non era solo al polso die profughi vivi ma anche di quelli morti. Cade così l’ipotesi che fossero stati gli operatori del 118 ad applicarli ai superstiti e resta in piedi l’angosciante dubbio del «marchio». Numeri al posto di nomi per catalogare i passeggeri del lungo viaggio verso l’Italia.
Intanto, ieri è stata un’altra notte di ricerche ma - intorno alla scogliera di Santa Sabina - nessun altro cadavere è stato recuperato. Il bilancio del naufragio di sabato sera, quando una barca a vela si è schiantata per il mare «forza 5» contro gli scogli, resta di tre morti. Fin dai momenti immediatamente successivi all’incidente, qualcuno - tra gli stessi naufraghi - parlava di almeno dieci dispersi.
La speranza - diventata con il passare delle ore quasi una certezza - è che in realtà i profughi di cui non si hanno notizie siano in realtà approdati e terra e fuggiti con le proprie gambe per cercare di raggiungere l’originaria destinazione: la Germania.
La sostituto procuratore Myriam Iacoviello, ha aperto un fascicolo contro ignoti. «Ignoti», infatti, sono gli scafisti e gli «organizzatori» del viaggio verso l’Italia costato 3.300 euro ad ogni clandestino. Si pensa che una delle vittime sia proprio lo scafista: ma è solo un’ipotesi, avvalorata anche dal fatto che a differenza degli altri due cadaveri non aveva il braccialetto col numero.
Dopo oltre due giorni e due notti di ricerche fatte con elicotteri, sommozzatori e motovedette, vista la conformazione della scogliera e il gioco delle correnti che ha trattenuto sottocosta tutti i detriti usciti dalla barca e anche i corpi delle tre vittime, appare ormai improbabile che vi siano effettivamente altri dispersi, anche se le perlustrazioni proseguiranno ancora per oggi.
Il coordinamento delle ricerche è affidato alla capitaneria di Porto di Brindisi che ha chiesto per oggi l’intervento di un elicottero della polizia. A terra, invece, le ricerche sono affidate ai carabinieri. Tra le altre cose rinvenute durante i sopralluoghi, anche un paio di pantaloni bagnati e con forte odore di nafta che potrebbero appartenere ad un altro degli scafisti. In tasca, a quanto pare, alcune schede telefoniche greche che lascerebbero supporre un «passaggio» dalle coste elleniche prima della partenza per l’Italia.
Ieri pomeriggio sono state ultimate le operazioni di trasferimento della barca a vela «Gloria» portata a terra con due gru. L’imbarcazione, un «Bavaria» da 11 metri con bandiera americana, è stata trasferita in un deposito sotto sequestro per ordine della procura di Brindisi. Tra i 42 clandestini salvati ci sono 25 minorenni: tra loro anche ragazzini di appena 12 anni. I dati emergono dalle procedure di identificazione avviate dal personale della questura di Brindisi ed in particolare dell’ufficio stranieri, nell’ala del Centro di Restinco deputata all’accoglienza richiedenti asilo.
I 25 minori saranno trasferiti in diversi centri. E se le strutture non dovessero essere sufficienti saranno trasferiti nelle province limitrofe. Il dato certo al momento è che 5 andranno nel centro di San Pietro, 2 a Mesagne, 2 a San Michele, gli altri sono ancora in via di collocazione.



Immigrazione, il naufragio sulle coste di Brindisi riapre la ferita
l'Occidentale, 28-11-2011
Michele Chicco
Cercavano un modo per fuggire dal profondo Oriente i 72 migranti che, sabato sera, hanno solcato il gelido mare d’inverno a bordo del veliero scagliatosi sulla costa brindisina. Afgani, bangladesi, iracheni e iraniani hanno affidato al "Gloria" i lori sogni di ricchezza e libertà, certi di poter affrontare qualsiasi difficoltà dopo un viaggio lungo giorni, alimentato per tutti loro dalla speranza, ma che alcuni hanno pagato  con la morte.
Partiti dalle coste turche cinque giorni prima del tragico sbarco, dopo una sosta in Grecia, i 72 si sono imbarcati sul "Gloria" per attraversare l’ultimo tratto di mare che separava i loro sogni dalla realtà: tutti i giovani uomini, gran parte minorenni e sprovvisti di documenti, hanno affrontato la tratta fino a quando il veliero battente bandiera americana non si è scontrato contro gli scogli pugliesi, diventando in pochi secondi l’ultimo dei relitti in mare. Sono circa trenta i dispersi, tre i corpi recuperati senza vita in mare e quaranta i sopravvissuti, accolti dalla Protezione Civile pugliese negli ospedali di Ostuni e Brindisi.
Le storie raccolte dai primi soccorritori raccontano di occhi persi nel vuoto, terrorizzati dalla forza del mare e dalla brutalità degli scafisti che non hanno mai esitato ad offendere, minacciare e spaventare chi aveva affidato proprio a loro i risparmi di una vita in cambio di un viaggio verso l’Europa per i loro figli. L’alta percentuale di minorenni – il più piccolo si pensa abbia appena undici anni – fa credere, infatti, che il viaggio più che la ricerca di un riscatto rappresenti il punto di partenza di una nuova vita: giovani ragazzi mandati in Italia per trovare quella libertà che i loro genitori non hanno potuto avere nei loro Paesi d’origine. "Abbiamo pregato, ci siamo tenuti per mano, i cattivi dicevano che non saremmo arrivati" ha raccontato il piccolo Norollah ai soccorritori che, nonostante l’aiuto di interpreti, hanno avuto non poche difficoltà a decifrare una lingua costellata da espressioni proprie di idiomi popolari. Problemi di comunicazione che, tuttavia, non hanno impedito di percepire le difficoltà e la stanchezza di tutti coloro che hanno intrapreso il viaggio, né hanno impedito che quelli che Norollah ha chiamato "i cattivi" – gli scafisti che hanno garantito il viaggio in cambio di 3 mila 300 dollari a persona – venissero descritti con cura: sono tre, occidentali – forse nord-europei – ed è probabile che uno di loro, "biondo con gli occhi chiari", sia tra le vittime del naufragio.
La tragedia di sabato sera riporta al centro della cronaca la Puglia, una meta relativamente facile per gli scafisti che possono attraversare con tranquillità il lembo di mare che separa la Grecia dall’Italia. Negli anni ’90 partivano dai Balcani, per fuggire dalla guerra e dalla povertà, oggi i viaggi sono molti più complessi: si parte dal remoto oriente per affidare all’Adriatico le speranze di una vita migliore.
Da gennaio 2010 al settembre 2011 più di duemila migranti sono sbarcati in Puglia, 16 imbarcazioni sono state sequestrate e trentaquattro sono state le persone arrestate: "In quell’area di mare i controlli sono meno consistenti che altrove" ha dichiarato l’assessore regionale alla Protezione Civile Amati, ma ha aggiunto che la Puglia rappresenta un approdo naturale per i natanti leggeri utilizzati dagli scafisti negli ultimi anni, sottolineando, inoltre, come sia “poi inutile cercare di controllare l’arrivo di chi fugge dalla fame e dalla guerra. Sinora abbiamo dimostrato che è possibile garantire l’accoglienza - ha continuato l’assessore - “e non temiamo rischi legati alla presenza dei migranti".
Eppure, le immagini della rivolta al CARA di Bari dell’agosto scorso o quelle della complessa vicenda di Manduria, in primavera, sono ancora vive negli occhi dei pugliesi, che di certo non smetteranno di dare il proprio contributo di solidarietà, ma al tempo stesso vorrebbero maggiori controlli in mare e una chiara politica sull’immigrazione.



IL PROGETTO "EMERGENZA UMANITARIA...DEL NORD AFRICA" DA' UN CALOROSO BENVENUTO AL PICCOLO AFOLABI ADESHOL
Ciociara oggi, 29-11-2011  
È di ieri notte il primo lieto evento del progetto "Emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all'eccezionale afflusso dei Cittadini appartenenti ai paesi del Nord Africa" che l'Unione di Comuni "Antica Terra di Lavo- ro" sta gestendo nella provincia di Frosinone per conto della Regione Lazio, soggetto attuatore.
Il bambino, che pesa 3,3 Kg, si chiamerà Afolabi Adeshola, è nato a Sora alle 2,50 ed è il primo bambino nato nell'ambito di questo progetto.
«È veramente una bella emozione - commenta il presidente dell'Unione di Comuni, Antonio Salvati - soprattutto se si pensa che queste persone, dopo tanto soffrire e tanti patimenti, vedono rinascere le loro speranze e si possono riappropriare del vero senso della vita e del loro futuro. In merito al progetto, voglio ringraziare i soggetti attuatori, e cioè l'ingegnere Francesco Mele, commissario delegato, e il dottor Giovanni Ferrara Mirenzi, dirigente della Protezione civile della Regione Lazio, per l'opportunità offerta. E, per la collaborazione, il lavoro svolto e l'impegno profuso, la Prefettura, la Questura, le Forze di Polizia, le stazioni dei Carabinieri e il loro Comando provinciale, tutti gli operatori dell'Unione di Comuni "Antica Terra di Lavoro", il dottor Arduino Fratarcangeli, la cooperativa "Noi", e tutti i sindaci dei Comuni coinvolti. E soprattutto, data l'occasione, raccolgo con pieno consenso e grande favore l'invito del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di dare, fin dalla nascita, la cittadinanza ai figli degli immigrati stranieri nati in Italia che invece, attualmente, devono aspettare fino a 18 anni per essere italiani a tutti gli effetti. Auspicando che tutto ciò sia dunque possibile per i prossimi nati, per il momento porgo tanti sentiti auguri e vive felicitazioni ai genitori dei piccolo Afolabi Adeshola».



"Stop agli immigrati" ma il governo frena
la Repubblica, 29-11-2011
MARCO ANSALDO CORRADO ZUNINO
ROMA— Stop agli immigrati nel 2012? Guardiamo al problema «con equilíbrio, con rigore, ma anche con umanità», dice il mi-nistro della Cooperazione internazionale e dell'Integrazione, Andrea Riccardi, rispondendo alla notizia dell'esistenza di un documento elaborato venti giorni fa dal precedente governo. Un testo tecnico interministeriale che invitava a fermare il decreto flussi per l'anno prossimo, a causa di dati che segnalano 280 mila stranieri disoccupati in Italia.
Riccardi, incontrato ieri all'uscita dal Consiglio dei ministri, invita a coniugare «il rigore e le richieste dell'economia, senza mai dimenticare quello spirito di profonda umanità che da sempre pervade la storia del popolo italiano». Lo storico della Chiesa e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, oggi ministro di un dicastero senza portafoglio, ma nuovo di zecca, e che può avere una centralità determinante nel governo Monti, considera che «l'esecutivo, collegialmente e attraverso i ministeri competenti, ha sicuramente gli strumenti adatti» per occuparsi in modo complessivo della questione. «La crisi economica c'è —riflette Riccardi ad alta voce — è molto forte ed esige risposte precise e non dettate dall'emotività». E tuttavia fornisce un dato interessante. «In Italia — spiega — la nuova disoccupazione riguarda in misura piü o meno pari gli italiani e gli immigrati. Di questo fatto bisogna tenere conto con responsabilità».
Il dato, poi, non è omogeneo per tutti i settori. Infatti, rileva il ministro della Cooperazione e dell'Integrazione, « a fronte di alcuni settori in cui la domanda cala», invece «per l'assistenza alle famiglie, a bambini, anziani e disabili c'è una richiesta Stabile o crescente di personale straniero». E anzi, oggi «cominciano a esserci nuovi imprenditori stranieri che assumono lavoratori italiani».
Al decreto flussi ha accennato ieri anche il ministro dell'lnterno, Anna Maria Cancellieri. «Ne parleremo prossimamente, ci stiamo lavorando», ha detto a margine di una conferenza stampa al Viminale. «Da una parte — ha sottolineato — si pone il problema di garantire gli ingressi con i flussi, dall'altra c'è quello di verificare quanti immigrati possono trovare lavoro sul territorio ».Il leader dell'Italia dei valori, Antonio Di Pietro, ha detto: «So perfettamente che il problema degli sbarchi clandestini è complesso e non lo si può risorvere con la demagogia, però so anche che Gesù Cristo ci ha insegnato che dobbiamo dare da mangiare agli affamati e da bere agli assetati». Il Pdl è favorevole allo stop ai flussi, ricordando come il provvedimento venne votato nella precedente commissione Affari costituzionali. La vicepresidente dei deputati Pdl, Isabella Bertolini, afferma che «con 280 mila stranieri attualmente disoccupati, quale nazione ne farebbe entrare degli altri? Nuovi arrivi di extracomunitari, che il mondo dei lavoro non può assorbire, vorrebbe dire innescare una pericolosa bomba a livello sociale». Per il portavoce della Comunità di Sant'Egidio, Mario Marazziti, «la chiusura dei flussi non è né realistica, né opportuna».



Accordo di integrazione: il Ministero dell’interno avvia una procedura per l’affidamento del servizio di traduzione.
19 le lingue in cui dovrà essere tradotto il documento. C’è tempo fino al 2 dicembre per presentare la richiesta di essere invitati alla procedura di selezione.
Immigrazione Oggi, 29-11-2011
Il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno, in qualità di Autorità responsabile del Fondo europeo per l’integrazione di cittadini di Paesi terzi, ha avviato una procedura in economia per l’affidamento del servizio di traduzione asseverata dell’Accordo di integrazione, del testo del relativo vademecum e degli allegati di contenuto tecnico-giuridico. Si tratta di 30 cartelle che dovranno essere tradotte in 19 lingue (albanese, arabo, bangla, cinese-mandarino, francese, hindi, urdu, inglese, cingalese, russo, rumeno, spagnolo, tagalog-filippino, wolof, yoruba, tigrino, portoghese, serbo-croato, afro pidgin) e consegnate entro le ore 12 del 10 febbraio 2012. Chi è interessato, entro il 2 dicembre 2011, deve inviare all’indirizzo Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. la richiesta di essere invitati alla procedura di selezione insieme alla fotocopia di un documento di identità in corso di validità. Il servizio verrà aggiudicato al prezzo più basso, a partire dall’importo massimo di 39.500,00 euro, iva esclusa.



Padova. Gli immigrati hanno eletto i loro rappresentanti
In quattromila alle urne per scegliere i membri della “Commissione per la rappresentanza dei cittadini stranieri”. Il sindaco Zanonato: "Grande esercizio di democrazia". Ecco i voti presi da ogni candidato
Stranieri in Italia, 29-11-2011
Roma – 29 novembre 2011 – Gli immigrati di Padova hanno eletto la Commissione che darà loro voce in consiglio comunale e nei quartieri.
Domenica scorsa quasi quattromila persone si sono presentati alle urne per scegliere i lori rappresentanti. Una partecipazione non entusiasmante (gli aventi diritto erano 18 mila) ma che comunque ha permesso di superare il quorum del 15% fissato dal regolamento già nel pomeriggio. Il cinese Jing Weng Xia, il bangladese Jahangir Bhuyan e la filippina Kristine Bernadette Deligente Manalo sono stati i più votati dei quarantasei candidati alle elezioni, qui trovate i voti candidato per candidato.
La “Commissione per la rappresentanza dei cittadini stranieri” potrà presentare proposte proprie o esprimere pareri su quelle  all’esame dei vari organismi che governano il Comune. Il Presidente o il Vice Presidente della Commissione parteciperà infatti al Consiglio comunale, mentre suoi membri delegati prenderanno parte ai lavori delle Commissioni Consiliari e dei Consigli di Quartiere.
"Stiamo cercando di dare un senso alla parola integrazione - ha commentato il sindaco Flavio Zanonato - parola che usiamo sempre e che poi non è tradotta quasi mai in fatti pratici. In questo caso c'è un grande esercizio di democrazia. Qui ci sono cittadini stranieri che non hanno mai votato in vita loro perché nei loro paesi non si può: ci danno una rappresentanza che avrà una doppia funzione, rappresentare i loro interessi, le loro esigenze e i loro problemi ed anche la possibilità di consentire a noi di dire loro quali sono i problemi dei padovani, come chiediamo loro di comportarsi.



Venezia: oggi la presentazione della guida “Ecologia della casa” per stranieri.
La pubblicazione, in sette lingue, fornisce indicazione sulla cura, la contabilità, le pratiche amministrative e le regole di convivenza dell’abitazione.
Immigrazione Oggi, 29-11-2011
Comprar casa o andare in affitto. A chi rivolgersi, da chi guardarsi. Ma anche come curarla, come risparmiare energia, come dividere i rifiuti. A queste ed altre domande vuol rispondere la guida per stranieri Ecologia della casa, la pubblicazione realizzata a Venezia dalla Fondazione La Casa-Onlus assieme al Servizio immigrazione del Comune.
La pubblicazione, tradotta in 7 lingue, presenta anche una parte di orientamento tra le regole e i diritti della buona convivenza nei condomini.
Il lavoro ha visto la partecipazione di diversi soggetti, tra i quali anche i sindacati dei piccoli proprietari e degli inquilini, FIAIP Venezia, la Federazione degli agenti immobiliari professionali che ne ha curato la sezione relativa alle compravendite, alle locazioni e ai mutui.
L’opuscolo, che verrà presentato ufficialmente stamane con una conferenza stampa, è cofinanziato dall’Unione europea, e dal Ministero dell’interno e la Direzione alle politiche sociali, partecipative e dell’accoglienza.

 

Denuncia lo stupro e finisce al Cie Storia di Adama, donna e clandestina
Una senegalese in Italia dal 2006 derubata, aggredita e ferita: "Senza documenti regolari non potrai cercare aiuto", le diceva il compagno che la picchiava. "Ridatele la propria vita, liberatela" chiede Migranda nella giornata contro la violenza
la Repubblica, 25-11-2011
ILARIA VENTURI
Quando ha chiamato i carabinieri per denunciare di essere stata derubata, stuprata e ferita alla gola dal suo ex compagno le hanno controllato i documenti. E poiché non aveva le carte in regola, l'hanno rinchiusa al Cie, il centro di identificazione ed espulsione, di Bologna. È la storia di Adama, donna migrante arrivata in Italia nel 2006, lasciando quattro figli in Senegal da mantenere. La storia che nella Giornata contro la violenza alle donne le associazioni Migranda e Trame di Terra denunciano a gran voce: "Una doppia violenza come donna e come migrante". Con un appello, che corre in rete (www. migranda. org), a tutte le donne e alle istituzioni cittadine: "Liberate subito Adama dal Cie, concedetele un permesso di soggiorno che le consenta di riprendere in mano la propria vita".
L'APPELLO PER ADAMA LIBERA
Adama è finita al Cie di via Mattei il 26 agosto scorso. Prima ha vissuto a Forlì, lavorando come operaia nell'attesa di ottenere il permesso di soggiorno. Un suo connazionale le ha trovato casa, è diventato il suo compagno, ma ben presto l'uomo, nel racconto drammatico della donna che parla la lingua wolof, si trasforma nel suo aguzzino. Che usa la legge Bossi-Fini come ricatto. "Mi picchiava con schiaffi, pugni e percosse quotidiane, e mi ripeteva fino all'ossessione che il mio essere clandestina mi avrebbe impedito
di cercare aiuto", le parole della donna raccolte nella denuncia, accompagnata dal ricorso contro la sua espulsione, che l'avvocato ha presentato dopo essere riuscito parlare con lei al Cie, insieme ai medici e a un interprete.
CIE, LA DIRETTRICE: "Se dice il vero la tuteleremo"
Una richiesta di incontro, presentata dopo che la storia della donna è arrivata al Coordinamento migranti, alla Prefettura il 16 settembre. E accordata solo il 25 ottobre. "Ogni giorno lì dentro per Adama è un giorno di troppo - protestano le associazioni - per quattro anni Adama è stata derubata del suo salario, ha subito violenze da un uomo che ha usato la sua clandestinità come arma in suo potere. Quando ha dovuto rivolgersi alle forze dell'ordine, l'unica risposta è stata la detenzione".
Gli stessi medici nella perizia scrivono: "La sua compromessa situazione psicologica non è compatibile con la sua permanenza al Cie". È il dramma dei clandestini. "La Bossi-Fini obbligando le questure ad eseguire le espulsioni fa sì che le persone vittime di reato non possano esercitare i loro diritti nel processo, garantendo impunità ai criminali", spiega l'avvocato. È il dramma di Adama. Di fronte al quale non si può tacere.



"Adama è malata Fatela uscire dal Cie"
La donna ha denunciato uno stupro: è finita al Centro di identificazione ed espulsione perché irregolare. Il legale ha chiesto al Questore un permesso straordinario per motivi umanitari. La visita medica domandata l'11 settembre è stata autorizzata solo il 26 ottobre
la Repubblica, 28-11-2011
CARLO GULOTTA
La richiesta di permesso di soggiorno straordinario per Adama, per motivi umanitari, è partita via mail dallo studio Ronchi ieri pomeriggio, e stamattina il legale andrà personalmente in questura per formalizzarla ufficialmente. Ma l'avvocato, oltre ad informare il questore Stingone sulla disponibilità dell'associazione di donne "Trama di terre" di Imola a prendersi cura della migrante senegalese, madre di quattro bambini, ha fatto di più: nel fascicolo ha inserito anche il parere del medico di parte che ha avuto modo di visitarla nell'ultima decade del mese di ottobre. Per il consulente, le condizioni di Adama sono incompatibili col Cie: il medico ha messo nero su bianco che la donna mostra un disagio psicologico evidente, è rassegnata, il tono dell'umore è marcatamente depresso e "manifesta incomprensione per ciò che le è accaduto".
La richiesta di concedere l'ingresso al Cie di un medico per la visita è stata formalizzata dall'avvocato Ronchi l'11 settembre. "Il fax con la risposta della Prefettura - rivela il legale - è del 26 ottobre". Un mese e mezzo dopo. Forse anche per questo la storia di Adama Kebe è diventata il simbolo dei diritti negati alle donne, in particolare a chi arriva da un paese lontano. "Allo stato - dice l'avvocato Ronchi - manca l'attualità delle ragioni che hanno comportato il trattenimento di Adama al Cie". Per il sindaco Merola, la vicenda di Adama "è una vergogna per un Paese che si definisce civile e
democratico, deve finire al più presto". Il ministro Cancellieri annuncia un'istruttoria rapidissima: "Ho chiesto un approfondimento all'ufficio immigrazione. È tempo di capire, perché la lunga permanenza in un luogo come il Cie non è in ogni caso un dettaglio trascurabile".



Raccolta firme per far uscire Adama dal Cie
L'Informazione.com, 28-11-2011
“Stiamo pensando a un percorso di protezione che porti Adama in un luogo sicuro e segreto: ora la priorità è la sua librazione”. Lo afferma Paola Rudan del collettivo Migranda, che insieme all’associazione Trama di Terre ha lanciato nei giorni scorsi un appello per la liberazione della donna senegalese rinchiusa nel Cie di Bologna dopo aver denunciato uno stupro. In pochi giorni, l’appello ha raccolto più di 600 firme “e le adesioni continuano ad arrivare – dice Rudan – si tratta di istituzioni, associazioni, collettivi e anche di singoli cittadini”. Sta invece “aspettando la decisione della Questura” l’avvocato di Adama, Andrea Ronchi, che ha depositato oggi una richiesta di permesso di soggiorno straordinario per motivi umanitari: non ci sono criteri di tempo per la risposta da parte delle istituzioni, ma l’avvocato lascia intendere che la decisione potrebbe arrivare gia’ nel giro di qualche ora. Nei giorni scorsi anche il neo ministro dell’Interno, l’ex commissario di Bologna Anna Maria Cancellieri, ha dichiarato di volere far luce sui fatti. Il sindaco Virginio Merola ha chiesto pubblicamente la scarcerazione di Adama, definendo “una vergogna” l’intera vicenda.
CHI E’ ADAMA – La storia di Adama è ormai nota: arrivata in Italia da irregolare, ha raccontato di essere stata tenuta sotto scacco e sottoposta a violenze e sopraffazioni dall’uomo che le aveva trovato una casa ed era divenuto poi il suo compagno. Lo stesso uomo che da ‘salvatore’ si era trasformato in aguzzino trattenendole una parte dello stipendio e picchiadola con il ricatto di denunciarla alla polizia se lei si fosse ribellata. Il 26 agosto Adama trova il coraggio di rivolgersi ai Carabinieri, a cui denuncia di essere stata stuprata e ferita al collo con un coltello dal compagno. Le forze dell’ordine però, poichè la donna è priva di documenti, decidono di potarla al Cie di Bologna. La richiesta di ricevere la visita di un medico, presentata l’11 di settembre, viene accordata dalla Prefettura solo il 26 ottobre. Il medico di parte, in quell’occasione, constata lo stato di debilitazione fisica e psicologica della donna. “Noi non siamo mai riusciti a incontrare Adama – spiega oggi Rudan – ma sappiamo che non parla bene nè l’italiano nè il francese e per questo si trova in una condizione di isolamento. Sappiamo che è provata dai mesi di permanenza all’interno del Cie, dove non deve più rimanere”

 

Spetta alla Procura di Forlì decidere se liberare Adama
La donna, che aveva denunciato uno stupro, è ancora al Cie. I legali: "Bizantinismi, la questura avrebbe la possibilità di rilasciarla". Per lei si moltiplicano appelli e raccolte firme
la Repubblica, 29-11-2011
ILARIA VENTURI
Sulla liberazione di Adama dal Cie di via Mattei deciderà la Procura di Forlì. La Questura di Bologna, che ieri aveva ricevuto la richiesta di un permesso di soggiorno per motivi umanitari, passa la decisione ai giudici della città dove la donna senegalese viveva dal suo arrivo in Italia, quattro anni fa. E dove ha denunciato alle forze dell'ordine le violenze subite, finendo poi al Cie di Bologna perché senza permesso di soggiorno. Così i tempi di detenzione per Adama, che è al centro dal 26 agosto e che solo il 26 ottobre ha potuto ricevere la prima visita dell'avvocato e dei medici, si allungano. Almeno di un altro giorno ancora. Ma per il legale Andrea Ronchi è anche troppo. E le sue parole sono pesanti: "Per le condizioni in cui si trova ora Adama anche un'ora in più al Cie è una tortura". Secondo la Questura deve essere la Procura a rilasciare, eventualmente, un permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Una scelta contestata dall'avvocato.
"Interesserò immediatamente la Procura di Forlì - continua Ronchi - devo constatare che la Questura, pur avendo la possibilità giuridica e amministrativa di liberare Adama, si arrocca dietro bizantinismi che non prendono minimamente in considerazione la sua condizione di sofferenza, certificata anche da una perizia medica". Sul caso era intervento lo stesso ministro degli interni Anna Maria Cancellieri annunciando un'istruttoria rapidissima. Per capire il caso, ma anche i tempi lunghi di permanenza al Cie della donna. L'appello per la liberazione di Adama, lanciato dall'associazione Migranda, è già arrivato a oltre 800 firme, anche di parlamentari europei.
Mentre le parlamentari del Pd Sandra Zampa, Donata Lenzi, Rita Ghedini sabato visiteranno il Cie. "Spero con tutte le mie forze di non incontrare Adama lì, anche se resta il problema di fare chiarezza su cosa è successo - dichiara Sandra Zampa - la visita ha senso comunque perché noi dobbiamo arrivare a far comprendere a questo nuovo governo che il prolungamento della reclusione nei Cie sino a 18 mesi è inumano. E che comunque le donne in questi centri non ci devono stare".

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