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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

L'imprenditoria straniera che resiste alla crisi

 

Osservatorio Italia-razzismo 6 settembre 2012
Si dice spesso che le persone straniere siano più vulnerabili nei periodi di crisi. L’affermazione è così vera che sono stati oltre 600mila i permessi di soggiorno per lavoro subordinato non rinnovati nel corso 2011. Ciò non vale, tuttavia, per i lavoratori autonomi e per le imprese il cui titolare è immigrato.
 Questo segmento del sistema produttivo italiano, costituito da decine di migliaia di imprese individuali (7,4% del totale) è quello che sembra resistere meglio alla crisi economico-finanziaria. La tendenza alla crescita di questo settore è costante da almeno un decennio, ma ciò che più conta è che esso ha resistito alla tempesta finanziaria degli ultimi anni. E infatti alla fine del 2011 sono state le uniche, su un totale di 6 milioni di imprese esistenti ed operanti, a registrare un saldo positivo di 26 mila unità. Ciò significa che, mentre le imprese italiane risultano 28mila in meno dell’anno precedente, le ditte con a capo una persona straniera sono 26mila in più del 2010. I dati appena riportati sono stati resi noti dalla Fondazione Leone Moressa che ha anticipato la presentazione del Secondo rapporto sull’economia dell’immigrazione che verrà presentato nel mese di ottobre a Venezia. E ancora. Il settore dove questo fenomeno è più diffuso è quello quello dell’edilizia: su 100  aziende 14 hanno un titolare straniero. A seguire le imprese commerciali (10,1%) e quelle di servizi (7,7%). La gran parte di queste aziende si trova in Lombardia, nel Lazio e in Toscana dove incidono per oltre l’11% del totale. Ma non sono da meno regioni come il Friuli Venezia Giulia e la Liguria dove gli imprenditori stranieri sono quasi il 10%. 
E qualche giorno fa anche la camera di commercio di Roma ha diffuso alcuni dati analoghi, in cui si evidenzia la crescita dell’imprenditoria straniera addirittura tra il primo e il secondo trimestre 2012.
Ma qual è il motivo di tale inarrestabile sviluppo? Di sicuro la crisi economica e la conseguente difficoltà di mantenere il posto di lavoro subordinato e il corrispondente permesso di soggiorno, stimolano la creatività e incentivano il passaggio al lavoro autonomo (apertura di una partita iva). Ma il punto è un altro e consiste, come ben spiega Indra Perera presidente di Cna World Roma, nel fatto che ”gli imprenditori immigrati sono più propensi a rischiare, provengono da situazioni di disagio e quindi si adattano meglio alle difficoltà, hanno una consolidata professionalità (emergente soprattutto dal contesto nord-africano) e sono per lo più orientati verso una forma di impresa agile, come la ditta individuale''.
In ogni caso c’è un aspetto da evidenziare e che sembra prevalere sugli altri. Ovvero il fatto che il fenomeno delle imprese straniere rende giustizia di tanti stereotipi che vedono gli immigrati occupati prevalentemente nelle attività più marginali o in quelle direttamente illegali; o, nella migliore delle ipotesi, in attività che la manodopera italiana tende a trascurare. Nulla di più falso.
 
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