Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

Menù

 

"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

31 maggio 2011

Regolarizzazione del lavoro «nero» Ministero in confusione
L'Unità 31 maggio 2011
Osservatorio Italia Razzismo
Molte domande di emersione dal lavoro irregolare, presentate con la sanatoria del 2009, sono state rigettate a seguito della cosiddetta “circolare Manganelli”, secondo cui il reato di mancato ottemperamento all’ordine di lasciare il territorio dello Stato non consente la regolarizzazione. Il Consiglio di Stato, con due sentenze del 2 e del 10 maggio 2011, recepisce la giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, basata sulla Direttiva 2008/115/CE, riammettendo le domande respinte per colpa dell’interpretazione ostativa di cui sopra. Il 24 maggio, il ministero dell’Interno emana una circolare in cui, per evitare ulteriori condanne a pagare i risarcimenti e le spese processuali, raccomanda agli Sportelli Unici di adeguarsi alle nuove disposizioni che di fatto rimuovono l’ostacolo alla regolarizzazione. Queste sagge indicazioni del ministero dell’Interno, purtroppo, durano solo due giorni e rischiano di sparire del tutto: una seconda circolare del 26 maggio dispone, infatti, di sospendere temporaneamente le precedenti indicazioni. L’incredibile comportamento è stato denunciato dalla segretaria confederale della CGIL Vera Lamonica secondo la quale «la sospensione di un atto, peraltro dovuto, la dice lunga sullo stato di confusione e di pressapochismo in cui ormai versa il ministero dell’Interno in materia di immigrazione. Viene spontaneo pensare anche alla consueta e propagandistica strumentalità, orientata più alla campagna elettorale in atto che alla soluzione dei problemi delle persone. Chiediamo al ministro di risolvere questo stato di gestione confusionale e di ripristinare da subito diritto e buon senso». E sarebbe ora.

 

 

Barcone in difficoltà, sbarcano 900 libici nel Ragusano
Corriere della Sera 31 maggio 2011
MILANO - Sbarco di migranti a Pozzallo, nel ragusano. Un barcone, con a bordo circa 900 cittadini di nazionalità libica, è stato soccorso al largo delle coste siciliane e viene scortato in porto dalla Guardia costiera. Personale della capitaneria ha già condotto a terra alcuni degli immigrati. Sei di loro, tra cui una donna in gravidanza, sono stati trasportati presso l'ospedale Maggiore di Modica dove i medici hanno disposto il ricovero.
SALVI I BAMBINI - Sono in tutto 12 gli immigrati che sono stati ricoverati presso l'ospedale Maggiore di Modica, la maggior parte di loro presentano sintomi di disidratazione. Due le donne in cinte che erano sul barcone. Tra i migranti anche alcuni bambini che stanno bene. La prefettura di Ragusa sta vagliando l'ipotesi di trasferire gli immigrati nel centro di accoglienza di Mineo, visto che quello di Pozzallo risulta già saturo.






Immigrati, la Ue: «Grazie Italia»
Avvenire 31 maggio 2011
Alessandra Turrisi
I marinai italiani continuano a salvare vite umane in balia delle onde dei Canale di Sicilia e l'Europa li ringrazia. L'Ue parla in maniera ufficiale, dopo l'ennesima polemica tra Italia e Malta per il mancato intervento di quest'ultima nel soccorso a 209 migranti alia deriva nella notte tra sabato e domenica. L'Unione europea è «grata» all'ltalia per l'impegno che sta dimostrando nell'emergenza immigrazione e in particolare negli sforzi per scongiurare i pericoli ene mettono a rischio le vite dei migranti e «incoraggia» Malta a collaborare. II portavoce delia Commissaria agli Affàri interni Cecilia Malmstrõm, Marcin Grabiec, è chiara: «Grazie all'ltalia per aver salvato quelle 200 vite. Sappiamo che ci sono italiani che rischiano ogni giorno la loro vita per aiutare queste persone, e anche la Commissaria Malmstrõm ha espresso la sua gratitudine in occasione dell'episodio dell'inizio di maggio».A Malta, Bruxelles chiede di «continuare a collaborare» con I'ltalia per aiutare i profughi, come previsto dal diritto dei mare. Un punto a fàvore del ministro dell'lnterno, Roberto Maroni, che domenica aveva formalmente accusato Malta e si era rivolto alia Malstrom, chiedendole di «fer rispettare la competenza e il dovere d'intervento nelle rispettive zone Sar da parte di tutti i Paesi membri, assicurando il corretto svolgimento delle operazioni di ricerca e salvataggio in mare». L'imbarcazione con i 209 profughi, tra cui 16 donne e nove bambini, era a 50 miglia da Lampedusa e in una zona di competenza maltese, ma le autorità de La Valletta, come spesso è awenuto in questi casi, hanno girato la richiesta di aiuto ai colleghi italiani, che dalTisola hanno inviato due motovedette delia Guardia costiera e un pattugliatore delia Guardia di finanza. Dopo Tarrivo di oltre duemila migranti nello scorso fine settimana, il flusso di migranti sul Canale di Sicilia sembra avere avuto una trégua. I trasferimenti degli extracomunitari presenti nel centro di accoglienza di Lampedusa sono in corso. E sono al lavoro i "rottamatori" dei Comap di Augusta, per liberare il porto di Lampedusa dalle 42 imbarcazioni semidistrutte utilizzate dagli immigrati per raggiungere le coste europee negli ultimi mesi.





Roghi ai rom il tradimento dell'accoglienza
Il Mattino 31 maggio 2011
Angelo Petrella
Mai come in queste ultime settimane Napoli è di- ventata terra dei fuochi in sen¬so letterale: gli incendi appicca- ti ai cumuli di rifiuti in periferia come nel centro città hanno comportato un lavoro este- nuante e pressoché permanen¬te da parte dei vigili del fiioco. Mal'altroierilefiamme - di na¬tura dolosa - non hanno rispar- miato nemmeno un accampa- mentorominviaMarina, situa- to a pochi passi dall'ospedale Loreto Mare. Préoccupa l'ina- sprirsi delle aggressioni a sfon- dorazziale, moltiplicatesinote- volmente negli ultimi anni: del settembre dell'anno scorso è il rogo del campo nomadi di Scampia, mentre del maggio 2009 è la vera e propria solleva- zione che comporto ladistruão - ne e lo sgombero dell'accampa- mento di Ponticelli.
C'è chi, dietro questi atti, ha individuato la mano e gli interessi délia camorra, c'è chi invece ha parlato di politiche sociali assenti o sbagliate: quali che siano le cause, vi è indubbiamen- te da constatare la crescita esponenziale anche nel no- stro sud di problemi legati all'integrazione e aU'immi- grazione. Problemi spesso delegati dalla politica e dal¬le amministrazioni albuon cuore o all'umore dei Citta¬dini, come evidenziabile dagli opposti ed eloquenti esempi délia generosità
délia popolazione di Lam- pedusa e delia terribile cac¬eia agli immigrati nella cit¬tà di Rosarno.
Eppure, l'elemento più rilevante nell'incendio di via Marina è sicuramente quello relativo all'esisten- za di una vera e propria ba- raccopoli di legnó e lamie- re a poche centinaia di me- tri dal centro Cittadino, abi- tatata prevalentemente da bambini, come dichiarava ieri al Mattino il rèferente delia Comunità di Sant'Egi- dio. La realtà dei campi no¬madi in Campania è in ef- fetti profondamente com- plessa e contraddittoria, e proprio per questo immu- tabile se aggredita con in- terventi emergenziali o det- tati dall'emotività. Spesso dalla risoluzione diun pro¬blema se ne genera imme- diatamente un altro, come accaduto appena un mese fa a Giugliano. II campo a ridosso delia zona industriale è infatti stato sgom- berato a causa delle preca- rie condizioni igieniche dei terreni: il Comune è riu- scito a realizzare altrove un piccolo villaggio dove ospi- tare quasi meta delle cin- quecento persone, obbli- gando però il resto a disper- dersi o sistemársi prowiso- riamente in spiãzzi Iimitro- fi privi di acqua e luce, in condizioni suscettibili di scatenare súbito ulteriori allarmi sanitari. Senza con- tare che buona parte delia popolazione rom sgombe- rata, in specie quella giova- nile, risulta nata e cresciu- ta a Giugliano, dunque dif- ficilmente "separable" dal-la città in cui si sente inte- grata.
Ultimamente si è spesso sfruttato il paragone con le periferie francesi per indi- care i rischi connessi all'esclusione e alTemargi- nazione sociale. Di certo Napoli non è Parigi e le no-
stre periferie hanno tutt1 al¬tro genere di problemi ri- spetto alie banlieues in ri- volta. Resta però il fatto che anche da noi i diversi gruppi etnici immigrati da due o piü decenni iniziano a mettere radiei e a "napole- tanizzarsi", conservando le loro tradizioni ma condi- videndo i nostri medesimi territori, le scuole, gli ospe- dali e le abitazioni. Sta a noi accettarne e anzi facili- tarne l'integrazione, risco- prendo lo spirito parteno- peo di accoglienza che for- se da tempo abbiamo di- menticato. Sta però alia po¬litica delia tutela e dell'in- clusione sociale dare una risposta concreta áquestio- ni quali quelle abitative, delia dispersione scolasti- ca e dell'abbandono mino- rile, che rischiano di incen- diare i campi rom di Napo¬li. E, con essi, il futuro di tutta la città.




Ankara sostiene la Flottilla, navi pronte a salpare
Il Manifesto 31 maggio 2011
Michele Giorgio
I governi democratici non possono fermare i loro cittadini che intendono far partire un'altra flottiglia di aiuti per la Striscia di Gaza e sfidare un blocco (israeliano) illega¬le». Ad un anno esatto dall'ucci- sione di nove cittadini turchi sul- la nave Mavi Marmara compiuta da un com¬mando israeliano, alio scopo di fermare la Freedom Flotilla, è questala replica del ministro de- gli esteri turco Ahmet Davutoglu all'appello ai governi ad impedi- re la partenza della nuova flotti¬glia umanitaria per Gaza, lancia- to dal Segretario generale del- l'Onu Ban Ki-moon. «Nessun pa- ese democrático può pensare di avere il pieno controllo di queste Ong», ha detto Davutoglu al- l'agenzia Reuters riferendosi alle organizzazioni non governative, non solo turche, che si prepara- no a far salpare entro la seconda metà di giugno una quindicina di navi per Gaza tra le quali l'ita- liana «Stefano Chiarini», in ricor- do del giornalista del manifesto scomparso prematuramente nel 2007. Öavutoglu ha ammonito Israele dal ritentare una azione di forza. «Nessuno può aspettar- si che la Turchia o altri paesi membri dell'Onu possano di- menticare i nove civili uccisi lo scorso anno. Inviamo un mes- saggio chiaro alle parti interessa- te (Israele): quella tragedia non deve ripetersi», ha awertito il mi-nistro degli esteri turco.
È massiccia la mobilitazione intorno alia Flotilla 2, denomina- ta «Stay Human» (Restiamo Umani), ossia l'esortazione con la quale l'attivista Vittorio Arrigo- ni, ucciso il mese scorso a Gaza, chiudeva tutti i suoi interventi e articoli. I promotori, in buona parte europei, sono decisi a viola- re il blocco navale che la Marina militare israeliana attua davanti aile coste di Gaza, ufficialmente per «impedire il traffico di armi». La missione di solidarietà con i palestinesi vuole rispondere al raid, awenuto il 31 maggio 2010 in acque internazionali, e che ol- tre a provocare nove morti cau¬so il ferimento di numerosi attivi- sti, paciflsti e giornalisti di diver- si paesi. Tra le centinaia di BBS mrgil fermati con la forza in mare e rinchiusi per alcuni giorni in prigioni israeliane (prima di esse- re espulsi) c'erano anche alcuni cittadini israeliani. La strage, av- venuta in acque internazionali, provoco un forte sdegno e le rela- zioni tra Turchia e Israele arriva- rono al punto di rottura. Nelle settimane successive tuttavia il veto degli Stati uniti e le posizio- ni assunte da alcuni governi occi- dentali, incluso quello italiano, impedirono l'approvazione di ri- soluzioni di condanna di Israele che pure, per l'assalto alia Free¬dom Flotilla, è stato duramente criticato dal Consiglio per i Dirit- ti umani dell'Onu. II governo israeliano da parte sua ha sem¬pre parlato di «legittima difesa» e di «aggressione» súbita dai Sol¬dati (alcuni rimasti feriti sulla Mavi Marmara). Ha inoltre inca- ricato due commissioni «inter¬ne» - civile e militare - di svolge- re inchieste che si sono concluse con l'assoluzione dell'operato dei militari e con qualche critica rivolta solo alia pianificazione del raid contre la Flotilla. Il pre¬mier Netanyahu ha anche dispo¬sto un leggero allentamento del blocco terrestre di Gaza.
 



Gli immigrati: «A Caserta una Moschea»
Corriere del Mezzogiorno 31 maggio 2011
Franco Tontoli
CASERTA - Due zone per ospitare i mercatini degli extracomunitari nel territorio cittadino, lungo via Borsellino (nelle piazzole dove a Natale si vendono i fuochi artificiali) e a ridosso delle piazze Cattaneo e Pitesti, l’ipotesi lanciata dal sindaco Pio del Gaudio. In queste due piazze, da piazza Gramsci e via Battisti, le controproposte avanzate dai rappresentanti dei commercianti ambulanti extracomunitari. E poi, l’istituzione di un assessorato specifico e il ruolo di consigliere comunale aggiunto a un immigrato che rappresenti la comunità, anche per costruzione di una Moschea. E il tavolo delle trattative si fa impegnativo. Partiamo dal commercio ambulante, il problema ha le sue complicanze, su un percorso per arrivare a una soluzione ci si è avviati ed è questo il primo aspetto confortante della questione. Ieri il sindaco Pio Del Gaudio ha ricevuto la delegazione della comunità di «vu’ cumprà».

IL CONFRONTO - Uno scambio di idee, l’abbozzo delle intenzioni che il sindaco sottoporrà alla giunta e al consiglio quando i due organismi saranno formati e insediati, la consegna di un documento da Mamadou Sy, presidente della comunità senegalese, più articolato. Prossimo appuntamento venerdì 3 giugno, interlocutore degli extracomunitari sarà il capo di gabinetto Emilio Di Maio. Questo fino a quando l’intera amministrazione civica non sarà operante. «E’ mia volontà - dice il sindaco Del Gaudio - risolvere il problema della presenza irregolare di venditori ambulanti. E’ necessario trovare un’area adeguata, che possa ospitare un mercatino multietnico, in modo da riservare ai senegalesi e a quanti ne faranno richiesta, una location per vendere prodotti delle loro terre. Tutto questo, ovviamente, sarà possibile solo se condiviso in pieno dalle associazioni di categoria». All’incontro hanno partecipato con la delegazione senegalese, il presidente dell’Amci - associazione multietnica internazionale, Miliak Diaw, il rappresentante della Caritas Diocesana, Pasquale Campana, e Imma D’Amico del centro sociale Ex Canapificio.

L'ASSOCIAZIONE MULTIETNICA - «Una soluzione si impone - ha detto Mamadou Sy - i venditori ambulanti devono lavorare per mantenere onestamente le proprie famiglie, non possono vivere con l’eterno pericolo di essere cacciati da vigili e poliziotti. Noi desideriamo di essere regolamentati, di pagare le tasse, di essere trattati come operatori perfettamente legalizzati». Commenta Imma D’Amico: «Questo commercio non è solo di tipo etnico, è sotto gli occhi di tutti che si tratta di smercio di articoli prodotti da aziende italiane, campane soprattutto. Gli extracomunitari, pertanto, sono per queste aziende una risorsa. E, invece, finiscono con l’essere spesso penalizzati». Mamadou Sy, che la questione conosce bene, dice: «A Caserta è in vigore un regolamento per gli ambulanti adottato quando non ce n’erano tanti. Una sola strada è indicata per questo commercio, via Roma, che è oggi di grande traffico automobilistico. Ed è impensabile».

MERCATO MULTIETNICO E ASSESSORATO - Quali, quindi, le richieste nel dettaglio. Il presidente Sy: «L’assegnazione di 150 posti con relativo pagamento delle tasse per il mercato multietnico di piazza Pitesti; la crezione di un percorso di bazar che parta dalla Reggia fino ai porticati di via Battisti; l’utilizzo di espositori mobili in legno, con il logo del Comune in modo da essere sempre riconoscibili». Non è finita. Dice ancora Mamadou: «Chiediamo al sindaco l’istituzione di un assessorato sull’immigrazione, riflesso di un impegno concreto che questa amministrazione intende assumersi quella di un immigrato quale consigliere comunale aggiunto che vada a rappresentare le nostre istanze in prima persona». La Moschea, infine. «In un percorso di integrazione e di rispetto delle altre culture, non può permanere l’assenza di un luogo dove praticare la religione musulmana».



Immigrati/ Gabrielli:12mila profughi,tenore accoglienza preoccupa
Tmnews 31 maggio 2011
I richiedenti asilo arrivati in Italia dal nord Africa dall'inizio della crisi del Maghreb "sono circa 12 mila" e "circa 39 mila" il totale degli arrivi: "Siamo preoccupati per la qualità dello standard di accoglienza" e "per il numero crescente di immigrati che arriveranno in futuro, perchè questi numeri non sono destinati a fermarsi, ma avranno sicuramente una progressione numerica". Inoltre per gestire l'accoglienza "servono soldi: abbiamo già inviato al ministero dell'Economia una serie di indicazioni prospettiche valide almeno fino alla fine dell'anno, ma che potranno essere ripetute fino alla durata dell'emergenza". Lo ha detto il capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, intervenendo a una riunione sull'emergenza profughi con l'Associazione nazionale comuni italiani. Al centro della riunione il Piano di accoglienza nazionale e un coordinamento con le Anci regionali per la gestione dell'accoglienza.

Nel corso del vertice, riferisce l'Anci, Gabrielli ha fornito alcune cifre sugli arrivi in Italia: "Sono circa 39 mila i nuovi arrivi dall'inizio dell'anno, la parte da leone spetta alla cosiddetta migrazione economica tunisina, che rappresenta circa il 50-60% sul totale degli immigrati, una migrazione che oramai solo in piccolissima parte è rimasta sul territorio nazionale". Uno scenario che ultimamente sembra invece cambiato: "Da qualche settimana - ha detto il capo della Protezione civile - stiamo registrando in maniera significativa l'afflusso dei richiedenti asilo, che ad oggi sono circa 12 mila, di cui 9 mila sono già stati distribuiti nelle varie regioni italiane".

Sempre sul piano delle risorse, Gabrielli non si è detto comunque preoccupato e ha spiegato che "lo'accordo del 6 aprile scorso tra lo Stato, le Regioni, le Province e i Comuni prevede che le risorse siano reperite dallo Stato attraverso il Fondo nazionale di protezione civile, un fondo di per sè limitato, ma che può essere ampliato attraverso il sistema delle accise".

Secondo il vice presidente dell'Anci con delega alla Sicurezza e all'Immigrazione, il sindaco di Padova Flavio Zanonato, per affrontare l'emergenza è "necessario un pieno coinvolgimento delle Regioni nella gestione dell'accoglienza degli immigrati del Nord Africa, quelle che si sottraggono vengono meno innanzitutto ad uno spirito federalista. E' sbagliato appellarsi al federalismo e poi fuggire quando arriva il momento di risolvere un problema, il federalismo - ha concluso - consiste infatti nell'affrontare le questioni e risolverle, non nell'avere rivendicazioni".



Consiglio d’Europa: il commissario ai diritti umani Hammarberg chiede all’Italia maggiori fondi per l’integrazione dei rifugiati.
Immigrazioneoggi.it 31 maggio 2011
Incrementare le risorse per l’integrazione dei rifugiati e maggiori responsabilità della Nato per il soccorso delle barche dei profughi. È quanto ha richiesto il commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, durante la sua visita in Italia la settimana scorsa.
Il Commissario, che ha incontrato i sottosegretari alla Presidenza del Consiglio e all’Interno, Gianni Letta e Sonia Viale, ha discusso soprattutto i temi dell’immigrazione.
“Ho trovato molto positivo che i rappresentanti del Governo abbiano sottolineato che continueranno la collaborazione con l’Unhrc e che presteranno particolare attenzione alle persone in arrivo da Eritrea, Somalia e in generale il Corno d’Africa”, ha dichiarato Hammarberg.
Il Commissario ha evidenziato quelli che sono i problemi maggiori. “In particolare sono preoccupato per il fatto che le persone a cui l’Italia consente di restare vengono poi abbandonate a loro stesse. Ritengo – ha detto il Commissario – che sia necessario mettere in atto un piano per assicurarne l’integrazione”. Hammarberg, che ha incontrato durante la sua visita i rappresentanti dell’Anci (associazione dei comuni), ha fatto riferimento al sistema di accoglienza dello Sprar. “L’Anci ha un buon piano ma gli mancano le risorse per attuarle. L’ho fatto presente ai rappresentanti del Governo che mi hanno detto che penseranno alla sua implementazione e a dare le risorse all’Anci”.
Durante i colloqui, inoltre, il Commissario ha sottolineato la necessità che la Nato si assuma la responsabilità delle imbarcazioni di immigrati che attraversano i mari a Nord della Libia al fine di evitare che vaghino per giorni.



Napoli: sei nuove aziende di imprenditori immigrati grazie al progetto “Amici”.
Immigrazioneoggi.it 31 maggio 2011
Nasceranno presto a Napoli sei nuove imprese di cittadini immigrati. È questo il primo risultato di “Amici” (Accesso al micro credito per immigrati), l’iniziativa promossa dalla cooperativa sociale Dedalus, con Camera di commercio, Assessorato al lavoro della Provincia, Banca Etica, Agenzia per lo sviluppo della cooperazione sociale Ape, associazione Caracoles, e finanziata dal Ministero delle politiche sociali.
Partito a gennaio, il progetto si dovrebbe concludere a fine giugno con l’avvio (o il potenziamento) di sei attività imprenditoriali da parte di stranieri presenti sul territorio. A loro in questi mesi si sono rivolti i mediatori culturali dei cinque sportelli informativi nati tra Napoli e provincia per rispondere a tutte le richieste degli aspiranti imprenditori. Gli immigrati sono stati accompagnati in tutte le fasi: dalla consulenza d’impresa all’assistenza tecnica e, infine, alla valutazione del progetto da parte della banca. Gli operatori hanno offerto informazioni, orientamento su programmi di microcredito attivi sul territorio, modulistica (il materiale informativo è stato tradotto in cinque lingue: inglese, spagnolo, francese, ucraino, cinese), accesso ad altri servizi utili, consulenza per la definizione e valutazione del piano di impresa e tutoraggio all’accesso a programmi di microcredito.
Complessivamente sono stati 34 i progetti valutati, presentati soprattutto da senegalesi e da donne dell’est europeo.
Tra i progetti selezionati, tutti situati al centro tra piazza Garibaldi e il cosiddetto “Cavone”, dove è molto forte la presenza della comunità srilankese) una società di comunicazione, una lavanderia, un’agenzia import-export, un centro culturale, un ristorante e un phone center.




Danimarca, immigrati: aiuti economici per chi è disposto a tornare nel proprio paese
direttanews.it 31 maggio 2011
Antonio Scafati
IMMIGRATI IN DANIMARCA – Fino a 14mila euro agli immigrati per tornare nel loro paese se non sono in grado di integrarsi nella società: è la proposta del governo danese. Si tratta di un altro tassello a quella stretta sulle politiche sull’immigrazione che il ministro Pind ha promesso subito dopo il suo insediamento, un paio di mesi fa. “Abbiamo pensato che fosse importante fornire questo aiuto a tutti gli immigrati che vogliono tornare nel loro paese perché non riescono ad adattarsi alla società danese” ha spiegato Søren Espersen, portavoce del Partito Popolare Danese. La cifra è quasi dieci volte superiore a quella che era stata programmata nel 1997 e fa parte dell’accordo sul bilancio statale raggiunto tra il governo di centro-destra e il Partito Popolare danese, che all’esecutivo fornisce un appoggio esterno fondamentale.
La proposta però non raccoglie molti consensi: si tratta di una mossa controversa, dicono i critici, che contribuisce a dare un messaggio sbagliato a tutti gli immigrati che vivono in Danimarca. Da quando il programma di aiuti è stato avviato, sono più di 2500 gli immigrati che hanno deciso di tornare nel loro paese: si tratta principalmente di cittadini provenienti dalla Turchia, dal Libano, dalla Somalia, dall’Iraq e dall’ex Jugoslavia.




Amnesty: la pena italiana
Altrenotizie.org 30 maggio 2011
Michele Paris
Il rapporto annuale di Amnesty International sulla situazione dei diritti umani nel mondo contiene una corposa sezione dedicata al nostro paese. Il quadro che ne emerge appare a tratti inquietante. Le preoccupazioni della autorevole ONG per l’Italia riguardano in particolare le continue discriminazioni nei confronti dei migranti, dei rom e degli omosessuali, ma anche i maltrattamenti e i decessi di detenuti. Il tutto in un clima di crescente intolleranza alimentata dagli esponenti del mondo politico.
Il cinquantesimo rapporto di Amnesty è stato pubblicato di recente ed è basato sull’analisi delle restrizioni poste alla libertà di espressione in 90 paesi, di casi di tortura in cento paesi e di processi considerati iniqui in 54 paesi.
La prima parte del capitolo riguardante l’Italia riassume i giudizi espressi da vari organismi internazionali sulla condizione dei diritti umani nel nostro paese. La visita da parte dell’alto commissario dell’ONU per i diritti umani ha così sollevato preoccupazioni per il fatto che le autorità italiane considerano i rom e i migranti come “problemi legati alla sicurezza”, tralasciando invece la ricerca di metodi che favoriscano il loro inserimento nella società.
Di seguito vengono citati i rapporti della Commissione per la Prevenzione della Tortura presso il Consiglio d’Europa e del Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU. In essi viene evidenziato il rifiuto da parte delle autorità italiane di introdurre il reato di “tortura” nel nostro codice penale e di abolire invece quello di “immigrazione clandestina”.
Oltre al sovraffollamento delle carceri, si ricorda poi la condanna da parte dello stesso Consiglio d’Europa delle intercettazioni dei migranti in mare e il loro forzato respingimento verso la Libia o altri paesi extra-UE. Una pratica questa che viola apertamente la proibizione, come riconosce il diritto internazionale, di rimandare qualsiasi individuo in un paese dove esistono seri rischi di violazione dei diritti umani.
Nel capitolo riguardante le pratiche discriminatorie, viene evidenziato come siano i rom a subire il trattamento peggiore. I loro diritti all’educazione, all’alloggio, alle cure sanitarie e al lavoro risultano sistematicamente calpestati. A ciò vanno aggiunte, secondo i ricercatori di Amnesty, le dichiarazioni provocatorie da parte di “alcuni politici e rappresentanti di varie autorità” che contribuiscono ad alimentare un clima d’intolleranza non solo verso i rom, ma anche gli immigrati, gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. Per contrastare questo clima, lo scorso mese di agosto è diventato operativo l’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori (OSCAD), un organo della polizia che dovrebbe incoraggiare e semplificare le denunce da parte delle vittime di atti discriminatori.
Sempre per quanto riguarda i rom, vengono ricordati i numerosi sfratti che hanno luogo in tutto il paese e che provocano la disgregazione di intere comunità e rendono impossibile l’accesso al mondo del lavoro e alla scuola. In particolare, Amnesty ricorda il “piano nomadi” del comune di Roma, iniziato nel gennaio 2010 e la cui implementazione ha “perpetuato una politica di segregazione ed ha causato un peggioramento delle condizioni di vita” per molti rom.
Sul fronte delle discriminazioni LGBT, continuano gli “attacchi omofobici”. Inoltre, a causa del vuoto legale esistente in Italia, alle vittime di crimini motivati da discriminazioni circa l’orientamento e l’identità sessuale non viene garantita la stessa protezione di cui godono gli altri cittadini.
Estremamente preoccupanti sono anche le carenze che riguardano i diritti degli immigrati. Per cominciare, le procedure per l’ottenimento dell’asilo non sono facilmente accessibili. Le autorità, inoltre, non proteggono adeguatamente i migranti, così che questi ultimi sono esposti a violenze razziste. Anche in questo caso è evidente lo scadimento di una classe politica, che in maniera ingiustificata associa automaticamente l’immigrazione al crimine, contribuendo alla xenofobia e all’intolleranza diffusa.
L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e le ONG avevano poi espresso tutte le loro preoccupazioni per i trattati tra Italia, Libia e altri paesi nordafricani per il controllo dell’immigrazione. Una situazione che ha negato a centinaia di richiedenti asilo - inclusi bambini - l’accesso alle procedure di protezione previste dal diritto internazionale.
Oltre ai noti fatti di Rosarno del gennaio 2010, viene citato un episodio dello scorso ottobre, quando un’imbarcazione con a bordo 68 persone venne respinta e fatta tornare in Egitto senza aver concesso ai migranti la possibilità di chiedere eventualmente asilo.
Come altri paesi africani, asiatici e dell’Est Europa, anche l’Italia è stata inoltre teatro delle cosiddette “extraordinary renditions” della CIA. Il riferimento è quello del caso Abu Omar, il cittadino egiziano rapito illegalmente in una strada di Milano nel febbraio del 2003 da agenti statunitensi e italiani e quindi trasferito nel suo paese d’origine per essere interrogato sotto tortura. Se gli agenti americani sono stati condannati in absentia, per quelli italiani la giustizia si è fermata di fronte al segreto di stato posto dal nostro governo.
Numerosi sono anche gli episodi di maltrattamenti ad opera delle forze di sicurezza dello stato. Per Amnesty International persistono le preoccupazioni per la mancanza di indipendenza e imparzialità degli organi preposti alle indagini. Per i decessi in carcere sono emersi dubbi sulla raccolta delle prove circa le responsabilità dei funzionari implicati, tanto questi ultimi rimangono spesso impuniti. I casi più eclatanti citati da Amnesty sono quelli di Federico Aldovrandi, Aldo Bianzino, Stefano Cucchi e Giuseppe Uva.
Il rapporto sull’Italia si chiude con le vicende legali seguite ai fatti del G8 di Genova del 2001. Nonostante le condanne emesse dal processo di secondo grado, molti degli imputati hanno potuto beneficiare della prescrizione. “Se l’Italia avesse introdotto il reato di tortura nel suo codice penale”, fa notare Amnesty, “la prescrizione non avrebbe potuto essere applicata”.





Ambulanti in spiaggia, stop all'ordinanza. Caso braccialetti, ricorso anche al Tar
La Repubblica Roma 28 maggio 2011
Maria Elena Vincenzi
Revocato. Dell'articolo 9 dell'ordinanza balneare che autorizzava gli ambulanti itineranti a vendere in spiaggia non c'è più traccia. "Dopo una riunione tra il sindaco, l'assessore al Commercio, Davide Bordoni, e quello alle Attività Produttive, Marco Corsini, si è deciso che l'articolo è revocato", ha comunicato in serata il Campidoglio.
Si chiude così, con un dietrofront, un caso durato 24 ore. L'articolo 9 dell'ordinanza balneare firmata da Alemanno autorizzava, infatti, gli itineranti con licenza a vendere sulla spiaggia. Un via libera che stonava con i divieti che, invece, l'amministrazione prevede per il cuore della città. Dove le regole sono ferree. E così, ieri pomeriggio, è stata convocata una riunione tra Alemanno, Bordoni e Corsini (competente per il demanio marittimo) e si è deciso di cancellare quell'articolo. In pratica, gli itineranti sono stati "legalizzati" solo per un giorno. Ora sono fuori legge. Un primo passo in previsione di un tavolo di lavoro tra gli assessori a Commercio e Attività Produttive, municipio e demanio marittimo che possa regolare queste attività. "In Centro storico, a Prati e ai Parioli abbiamo fatto molto per arginare queste attività - ha detto Bordoni - Era già mia intenzione prevedere, con l'arrivo dell'estate, un'ordinanza che allargasse le misure anche al litorale". Ma, la precisazione è d'obbligo, si parla di itineranti, non di abusivi: quelli sono fuori legge da tempo. In città come sulla spiaggia.
Non si placano, intanto, le polemiche sui braccialetti identificativi messi al polso degli ambulanti. Ieri il portavoce dell'associazione di immigrati Dhuumcatu Bachu ha lanciato una provocazione: dare il braccialetto ai "politici italiani razzisti. Primo tra tutti il sindaco Alemanno. Li distribuiremo in alcuni punti strategici della città e davanti al Campidoglio. Un atto simbolico per svegliare l'opinione pubblica su chi sono i politici che in questi anni hanno aumentato il livello di discriminazione razziale e abbassato la qualità di vita e di lavoro degli immigrati".
Non solo. Bachu spiega che, dopo l'esposto in procura, l'"operazione braccialetto" finirà anche al Tar. E anche se il comandante dei vigili Angelo Giuliani continua a sostenere che l'operazione braccialetto è a vantaggio degli immigrati, gli avvocati Giacinto Canzona e Marco Angelozzi promettono battaglia. "L'articolo 1 della legge Mancini vieta qualsiasi atto di discriminazione per motivi ideologici e razziali. La questione braccialetto rappresenta una violazione di questa libertà".





Cercano un albergo per la Festa dei popoli stanze vietate a due immigrati: "Puzzano"
La Repubblica Bari 27 maggio 2011
Sono arrivati per la "Festa dei Popoli", ma sono stati cacciati per il colore della loro pelle. La brutta storia è capitata a Gioia del Colle e l´hanno denunciata a Repubblica dei ragazzi del paese, che si sono ribellati al razzismo di un paio di albergatori.
«Puzzano, qui non possono entrare». Così si sono sentiti rispondere due senegalesi che, dopo quattro ore di treno, cercavano una stanza dove poter dormire. I due ragazzi ieri sera erano appena arrivati a Gioia del Colle per la festa patronale e per quella dei "Popoli" di Bari: «Rubano, distruggono le stanza, qui non li vogliamo», hanno detto alla reception degli hotel ai quali si erano rivolti.

Neppure l´intervento dei ragazzi di Gioia ai quali avevano chiesto aiuto è servito. Il pellegrinaggio fra hotel e Bed&breakfast si è scontrato con "siamo al completo" e con due no. Eppure un paio di strutture avevano detto di avere stanze libere ai giovani entrati a chiedere, ma appena saputo chi sarebbero stati gli ospiti l´atteggiamento è cambiato: «No, mi dispiace. Per loro non c´è posto». A tarda sera i senegalesi ormai stremati sbattono di fronte all´ennesimo rifiuto, con il solito preambolo. «Sì, abbiamo la stanza». «Non credo sia il caso, non possono entrare. Puzzano», appena vedono il colore della pelle dei due ambulanti con regolare permesso di soggiorno.

Di fronte alle richieste di spiegazioni, il titolare dell´albergo a due stelle cerca di giustificarsi: «Sono venuti prima. Mi volevano pagare la stanza solo 10 euro, non 40 come previsto». Gli accompagnatori hanno cercato una mediazione: «Questo allora non è un problema. Il resto lo mettiamo noi». «Non è proprio il caso - ha risposto l´albergatore - non insistete. Voi non sapete. Loro pagano per due e poi la notte dormono in quattro. Questi rubano i telecomandi, il phon, distruggono le stanze. In passato abbiamo già avuto qualche precedente». Sconsolati i due uomini dalla pelle scura e che vendendo bracciali e collane allestendo bancarelle di fortuna si sono sfogati con il gruppo di ragazzi che li aveva accompagnati: «Noi vogliamo solo un posto dove dormire. Ma in tutti gli alberghi d´Italia è così. Appena ci vedono ci mandano via». Hanno raccontato di guadagnare «100 euro in tre giorni. Noi vogliamo solo rifarci una vita in Italia».

Fanno fatica a parlare in italiano, si aiutano con i gesti e cercano qualcuno nel gruppo che conosca il francese: «Sembra impossibile far capire alla gente che noi siamo qui solo per lavorare». Passata la mezzanotte il gruppo di giovani si è incamminato verso il centro del paese dove il primo giorno di festa sta per finire. I senegalesi hanno trovato un posto per le bancarelle che allestiranno il giorno dopo: «Dormiremo qui a terra, vicino alle nostre cose». Uno di loro si è tolto un bracciale dal polso e lo ha dato al ragazzo del gruppo che continuava a mostrare preoccupazione per la loro situazione. «Fratello - lo ha rassicurato - non ti preoccupare, noi siamo abituati a vivere così».




Revocati 15 permessi di soggiorno. Il Questore: "Socialmente pericolosi"
La Repubblica Bologna 31 maggio 2011
Quindici permessi di soggiorno per motivi umanitari nei confronti di altrettanti tunisini sono stati revocati dal Questore di Bologna, Vincenzo Stingone, "in quanto pur avendo beneficiato della misura umanitaria di protezione temporanea, hanno dimostrato con la loro condotta di essere persone socialmente pericolose e di non aver colto l' opportunità di integrazione concessa loro dal rilascio di un valido titolo".

Gli stranieri sono stati denunciati per vari reati, come detenzione a fini di spaccio di stupefacenti, rapina aggravata, ricettazione, porto abusivo di armi e oggetti atti a offendere, furto aggravato, e uno di questi per violenza sessuale. Poichè è sufficiente - sottolinea una nota della Questura - "la sussistenza di una soltanto di queste condizioni ai fini del diniego del permesso di soggiorno, questi stranieri dunque non possono beneficiare di tale misura di protezione".

I tunisini erano tutti entrati in Italia fra l'1 gennaio e il 5 aprile scorsi e avevano beneficiato della misura umanitaria di protezione temporanea, ovvero un permesso di soggiorno per motivi umanitari, della durata di sei mesi, dopo l'eccezionale afflusso di nordafricani. "Secondo il decreto del Presidente del Consiglio - rileva la Questura - gli stranieri nei confronti dei quali è stato revocato il permesso di soggiorno, in caso di rintraccio, dovranno essere sottoposti a respingimento o espulsione".




"Aggredito da un gruppo di teste rasate" La denuncia di un cuoco marocchino
La Repubblica Firenze 29 maggio 2011
Aggredito da un gruppo di giovani, almeno cinque, tutti "italiani e con le teste rasate", venerdì sera a Lucca. E' quanto ha denunciato un marocchino di 23 anni, dal 2001 in Italia, un lavoro come cuoco in un ristorante di Lucca, come riporta oggi il quotidiano Il Tirreno.
 
Al giornale il giovane nordafricano ha riferito che la sera del 27 maggio, uscito dal lavoro verso le 23, mentre stava tornando a casa, passando davanti a un bar in pieno centro a Lucca alcuni ragazzi che erano seduti si sono alzati e gli sono andati incontro, iniziando poi a colpirlo.

"Non li avevo mai visti - ha raccontato il ventitreenne -. E non erano per niente ubriachi. Si sono avvicinati e hanno iniziato a colpirmi. Mi sferravano addosso calci, ovunque, violentemente".

A salvare il marocchino è stato poi un gruppo di suoi amici che si trovavano non lontano: "I ragazzi che mi picchiavano li hanno visti e si sono dileguati in un attimo. Ma uno dei miei amici, anche lui non italiano, ne ha riconosciuti alcuni come suoi assalitori anni fa". E' stata chiamata la polizia e il marocchino è poi andato in ospedale: otto giorni la prognosi. Poi il giovane nordafricano ha formalizzato la denuncia in questura.




L'operaio al lavoro col cartello 'negro' imprenditore condannato per razzismo
La Repubblica 26 maggio 2011
Per aver maltrattato un dipendente, il titolare di una impresa di lavorazione delle lamiere è stato condannato a due anni e mezzo di carcere con l'aggravante dell' odio razziale. Lo ha deciso il gup milanese Andrea Salemme al termine di un processo con rito abbreviato nei confronti di P.M., 38 anni e proprietario di una lattoneria, il quale dovrà anche versare una provvisionale ad Anton R., 47 anni, originario dello Sri Lanka, che si è costituito parte civile in quanto vittima dei maltrattamenti.
Secondo le indagini, l'immigrato, assunto nel 2011 come lattoniere all'interno di una piccola ditta di Segrate, il 13 maggio 2009 è stato preso a calci e pugni per una semplice discussione su un giorno di ferie. Non solo. Dagli accertamenti è emerso che il dipendente avrebbe subito una serie di umiliazioni: sul proprio carrello di lavoro ha ritrovato un cartello con scritto in pennarello "Negro non capace di lavorare ma capace di prendere soldi". E poi, per l'accusa, sarebbe stato bersaglio da parte del datore di lavoro di frasi del tipo "sporco negro" o "vieni dal terzo mondo e non capisci niente", "tornatene al tuo paese", solo alcune delle espressioni che, secondo l'accusa, il datore di lavoro era solito rivolgergli.
Il gup, valutato il caso, non solo ha condannato il titolare per il reato di maltrattamenti in famiglia (applicabile visto le piccole dimensioni della ditta), ma ha anche contestato l' aggravante razziale prevista dalla legge 1993 all'articolo 3, con cui si stabilisce un aumento della pena fino alla metà. Il giudice nelle motivazioni contestuali al dispositivo ha parlato di "razzismo volgare", di "derive razziste per il solo motivo del diverso colore della pelle". "La deriva verso l'inciviltà - ha scritto ancora il gup - non deve trovare proseliti in un luogo di lavoro".

 

 

 

Murales e spazi per lo sport i migranti ridipingono Mazara
La Repubblica Palermo 25 maggio 2011
Eleonora Lombardo
Il quartiere loro lo vogliono così: colorato e pieno di spazi per giocare. Loro sono gli abitanti del quartiere Gorgorosso di Mazara del Vallo e gli immigrati maghrebini della casbah che, ogni giorno, per una settimana, hanno trasformato la periferia mazarese in centro. Grazie all'iniziativa Tralesponde promossa da Arcidonna, dall'associazione Cici e sostenuta dai Comuni di Mazara e di Salemi, si è conclusa ieri la settimana che ha visto  trasformare Gorgorosso in un laboratorio a cielo aperto. I bambini delle suole elementari e medie hanno lavorato sullo spazio antistante la Scuola Media Boscarino, un spazio lasciato al degrado assoluto pieno di erbacce e container vuoti, e lo hanno trasformato in un parco giochi. Sono stati tenuti due laboratori partecipati, uno di fotografia, tenuto a Atonia Giusino, e uno di arte urbana, tenuto dall'artista spagnolo Tono.
Grazie a questi due laboratori, quello che prima era uno spazio inutilizzabile, oggi può vantare un campo di calcio disegnato a terra, un labirinto colorato  e un campo per il gioco della campana. Su tutta la recinzione dello spazio ci sono le opere disegnate dai bimbi magrebini e campeggia a caratteri cubitali la scritta "speranza". Speranza che lo spazio pubblico diventi spazio condiviso, in cui i desideri e le aspettative degli immigrati, così come della popolazione autoctona vengano ascoltate. Speranza è anche il nome della comunità nella quale si lavora per l'integrazione degli immigrati. "I lavori e i dipinti dei bambini sono l'esempio che loro hanno un'idea precisa di come si può cambiare un quartiere, una città e, perché no, il mondo" sono le parole di Suor Paola che ogni giorno ha accompagnato i bimbi dalla casbah al Gorgorosso. Il laboratorio di arte urbana ha permesso anche la realizzazione di due murales che ritraggono i volti del quartiere sulle facciate laterali di due palazzine. "Abbiamo cominciato lunedì 16 maggio e siamo partiti con una minaccia di denuncia da parte degli abitanti di Gorgorosso che ci gridavano "dite al Comune di ripararci le case, anzicché fare ste cose" e siamo arrivati a giovedì sera con le mamme che accompagnavano i loro bimbi, i bimbi di Mazara a giocare con i bimbi tunisini" dice Simonetta Scaccia di Arcidonna.
E' stato realizzato anche un orto urbano nel quale sono stati piantati il basilico, le zucchine e il prezzemolo. Dall'orto la vera sfida: far sì che questi giorni a Mazara non siano un evento straordinario, ma possano diventare pratica di condivisione e di cura delle cose di tutti. Contestualmente ai lavori di riqualifica del Gorgorosso, sempre all'interno di Tralesponde, sette giovani videomaker hanno pedalato per Mazara per girare, sceneggiare e montare dei cortometraggi sul tema della migrazione. Alla fine della settimana una giuria popolare ha premiato il corto Cara Madre di Matteo Pianezzi, riconoscendo indispensabile la memoria come strumento di conoscenza del presente.
Per una settimana la periferia è diventata centro e gli immigrati hanno smesso di essere un'emergenza o una notizia di cronaca per diventare risoluzione creativa e innovazione. Alla fine della settimana al Gorgorosso c'è la paura che tutto torni come prima, perché qui se si chiede in una parola di che cosa ha bisogno il quartiere, c'è una sola risposta: attenzione. Non soluzioni preconfezionate, ma ascolto e proposte.



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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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