Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

16 marzo 2011

Più di 1600 sbarchi in 48 ore Lampedusa a rischio esplosione
EMERGENZA. Più di venti imbarcazioni sono arrivate nell'isola. Oltre 2.700 persone nel Cpt, ma la struttura ne può ospitare solo 850.400 i trasferimenti in giornata, 200 a Crotone, Bari e Catania.
Il Riformista, 16-03-2011  
Chiara Privitera
«Li abbiamo tirati su a bordo, siamo riusciti a prenderli con una cima ma molti non sapevano nuotare e sono stati inghiottiti dalle onde». L'ultima tragedia del Mediterrâneo la raccontano i cinque ragazzi sopravvissuti al naufragio di un barcone su cui viaggiavano in trentacinque, tutti provenienti dal Nord Africa, tutti diretti verso 1'isola che è già Europa, Lampedusa.
Stando alie testimonianze, il natante si sarebbe capovolto al largo delle acque tunisine, forse poco dopo la partenza, e i supersisti avrebbero resistito in mare aperto fino a ieri mattina quando sono stati aiutati da un altro barcone che giungeva nella stessa direzione, con a bordo circa un centinaio di immigrati. Giunti sull'isola, la Capitaneria di porto si è confrontata con le autorità tunisine che hanno ufficilizzato il naufragio.
Dopo la trégua del maltempo, e solo nelle ultime quarantotto ore, sono state piú di venti le "carette" del mare giunte in acque italiane, per un totale di 1.623 persone, tra cui sei donne e sei bambini. Sulla banchina del piccolo porto di Favarolo, dall'alba di lunedi è un flusso costante di giovani, per lo piú uomini tunisini tra i venti e i trent'anni, proseguito fino al tardo pomeriggio di ieri, con l'ultimo barcone su cui viaggiavano 106 persone che, intercettato dalla Capitaneria, è stato scortato sino al porto.
Una situazione d'emergenza per l'isola che rischia il collasso dei suoi centri di accoglienza. Sono infatti 2.700 le persone che stamane si trovavano nel Cpt di Lampedusa, struttura che invece potrebbe ospitarne solo 850. Il Centro è stato quindi chiuso per sovraffollamento e ad aggravare la situazione si è aggiunto il mancato arrivo del traghetto delia Siremar sull'isola per un possibile dislocamento degli immigrati via mare verso altri Centri italiani.La decisione pertanto è stata quella di alloggiare gli stranieri in altri edifici.
Quattrocento persone sono State trasferite in mattinata: duecento in locali dell'Area marina protetta, messi a dispo- sizione da "Legambiente" che gestisce la riserva, e altri duecento ospiti delia "Casa delia fraternità" della parrocchia di Lampedusa. I ponti aerei disposti durante la giornata, invece, sono stati quattro, riuscendo a trasferire 240 immigrati nei Cie di Crotone, Bari e Catania. Altri sette Cittadini extracomunitari sono stati rintracciati dai Carabinieri a Caporizzuto, in Calabria e condotti presso il Cda di S. Anna a Crotone, dove sono stati assistiti dal personale delia Misericórdia.
Allertati dalla Capitaneria di porto e dalla Guardia costiera, i volontari delia Croce Rossa hanno allestito anche un piccolo ospedale da campo per soccorrere i più stremati dalla traversata. Stamattina, tra gli altri, anche una bambina di dodici anni, arrivata sola con la madre, è stata ricoverata nel reparto di rianimazione. Tra i nuovi arrivi, infatti, circa settanta persone, conferma un volontario delia Croce Rossa, avevano un'età compresa tra i sedici e i diciasetti anni.
Intanto nelle acque tra Mata e Siracusa, dall'altra parte delia Sicilia, di fronte al porto di Augusta, una nave battente bandiera marocchina e di armatore marocchino, la "Mistral Express", partita nel primo pomeriggio di lunedi da Tripoli con a bordo 1.836 extracomunitari, di cui 83 sono parte dell'equipaggio, sta pedalando lentamente fuori dalle acque italiane. La nave libica aveva chiesto alie autorità italiane di fare scalo nel porto siciliano per rifornirsi prima di ripartire verso il Marocco, ma dalla corvetta della Marina militare Sfinge è arrivato lo «stop» dei Viminale.
Per il Ministero dell'interno «non possiamo sapere se ci sono terroristi a bordo», ma il timore è anche legato alla possibilité che questi extracomunitari decidano di non ripartire proprio nel giorno in cui a Lampedusa gestire il numero degli immigrati diventa emergenza.



Lampedusa al collasso I migranti a quota tremila
Ipotesi tendopoli Sessanta tunisini inghiottiti dal mare
Corriere della Sera, 16-03-2011
Felice Cavallaro  
LAMPEDUSA — Un'isola al collasso, soffocata da 3 mila migranti, in ansia per 60 tunisini mai arrivati a Lampedusa, affogati nello stesso Mediterrâneo dove, a 16 miglia dal porto di Augusta, galleggia una nave marocchina con 1.800 personé a bordo, tante donne e 200 bambini, tutti in attesa del permesso di rifornirsi in rada. Un quadro drammatico sul quale campeggia pure la grana delia Mistral Express che il Viminale tiene alla larga, temendo di ritrovarsi a terra centinaia di rifugiati.
Da una punta all'altra délia Sicilia meridionale scattano cosi polemiche furiose, alimentate dalla richiesta di chiarimenti da parte délia Commissione europea e, per Lampedusa, dalle durissime parole del governatore Raffaele Lombardo che rimprovera Berlusconi e Maroni: «Perché non mandano 10 navi da crociera per soccorrere questa marea umana che non può soffermarsi nell'isola?».
Manca la risposta. Ed è mancato pure uno dei quattro voli previsti ieri per alleggerire il peso. Erano già poche le 300 partenze preventivate con piccoli aerei, ma ne sono state annullate 160. E intanto prende piede una vecchia ipotesi di ristrutturare la ex base Nato Loran allestendo una tensostrattura.
Sembra un vulcano pronto all'esplosione il centro accoglienza con baracche dove c'è posto solo per 850 brande. E gli ultimi duemila arrivati in un giorno stanno rannicchiati sulle scarpate attorno alla vecchia caserma, a gruppi separati dal nastro bianco e rosso dei lavori in corso, in attesa di identificazione, cibo, maglie asciutte, controlli medici. Ci vuole tempo, manca la pazienza, monta la rabbia.
Proprio come nell'altro vulcano di Lampedusa, il paesino con albergatori, pescatori, semplici casalinghe, giovani e anziani, ieri mattina a decine e decine sul moio commerciale in vana attesa della motonave rimasta a Porto Empedocle per il mare cattivo, mentre con lo stesso mare hanno visto arrivare barchette da sette metri zeppe di tunisini. Accolti dagli applausi di 129 migranti sbarcati in mattinata da un pattugliatore delia Marina con un cannone a prua e un elicottero a poppa, lo «Spica», intervenuto in alto mare per soccorrere l'ennesima carretta alia deriva.
«Ma come, non arriva la motonave che dovrebbe portar via gli immigrati e approda una nave da guerra che sforna altri tunisini?». Il quesito è un grido disperato echeggiato nel molto davanti alie telecamere di tv francesi, tedesche, olandesi. Un urlo di richiamo per i lampedusani piü infuriati che si siano mai visti in questi due mesi di sbarchi spesso segnati da grandi gesti di comprensione e solidarietà. Ma è come se il tempo delia pietas fosse scaduto. E lievita una rabbia che fa traballare una minuta cronista cinese, spaventata dalla furia di un albergatore: «Qua scorrerà sangue fino all'Oceano Indiano...». E a squarciagola ecco il titolare di un residence invocare «l'indipendenza di Lampedusa dall'Italia e dall'Europa»: «Vogliamo amministrarci da soli visto che tutti ci lasciano soli».
Niente nomi, intima. Duro con i cronisti, come ormai è consuetudine, considerati «colpevoli» di veicolare un'immagine distorta dell'isola, di moltiplicare le disdette non solo per Pasqua, ma anche per la compromessa stagione estiva. «Niente nomi perché l'anno scorso mi intervistò Santoro per Annozero e venti giorni dopo arrive) la Finanza per un mese in azienda», grida trovando man forte in altre voci del cortocircuito Lampedusa. «Se soli ci lasciano, meglio l'indipendenza, come Malta. Ma dovete uscire fuori tutti dai c...». Volano parole grosse. Ed è tempo di scelte im-mediate, come invoca anche Stefania Craxi, oggi in arrivo nell'isola, primo sottosegretario di un governo accusato in casa pd da Beppe Lumia di essere «imbambolato».



Migliaia di sbarchi e 35 dispersi Solo l'Onu non vede l'emergenza
A Lampedusa ieri altri 1623 arrivi. Barcone affonda, ricerche in mare La portavoce del Commissariato rifugiati imperturbabile: tutto gestibile
il Giornale, 16-03-2011  
Gian Micalessin
Non fosse una tragedia sarebbe una cómica. Da un mese ormai una marea umana fuori controllo tracima dai confini libici. Da quasi tre settiinane le acque tra Lampedusa e le coste meridionali della Tunisia sono teatro di una diaspora disperata. A diffondere le cifre di quest'esodo dévastante ci pensano gli stessi uffici dell'Alto Commissariato per i Rifugiati. Stando all'agenzia dell'Onu gli sfollati transitati dalla frontiera tunisina superano ormai quota 150mila, mentre quelli diretti in Egitto sono oltre 110mila. Con il propagarsi di questo tsunami della disperazione si moltiplicano gli sbarchi a Lampedusa. Dall'mizio della crisi libica il centro di accoglienza dell'isola, strutturato per allestire non più di 800 ospiti, gestisce oltre 2700 immigrati, tanto che si comincia a ipotizzare di allestire una tendopoli. Solo ieri sono approdati sull'isola altri 23 barconi, per un totale di 1.623 persone, tra le quali sei donne e sei bambini. Solo ieri nel Canale di Sicilia sono affogati 35 migranti travolti dai flutti dopo il naufragio di una carretta con 40 persone a bordo. E davanti alporto di Augusta sosta affiancata dalle nostre motovedette una nave con 1800 maghrebini partita dal porto libico di Misurata.
Eppure questi dati, forniti dall'Onu e dalle nostre autorità, non scalfiscono le granitiche certezze di Laura Boldrini, portavoce nostrana dell'Alto Commissariato per Rifugiati. Da un mese la signora Boldrini redarguisce infastidita chiun- que tiri un parallelo tra l'esodo libico e l'intensificazione degli approdi a Lampedusa. A dar retta alia signora tra quei due fenomeni non vi è nessuna relazione, nessun rapporto di causa ed effetto. La moltiplicazione degli arrivi a Lampedusa, sostiene la Boldrini, non ha nulla a che spartire con la crisi umanitaria al confine libico documentata dalla sua stessa organizzazione. E chiunque osi pensarlo è semplicemente irresponsabile. «Basta allarmismi», tuona indignata davanti alia Commissione Diritti Umani del Senato. «Il numero degli arrivi a Lampedusa è - ripete ad ogni pié sospinto - una situazione assolutamente gestibile». Non paga invita tutti ad «abbassare i toni» perché 6.500 persone - ammonisce - «non sono un'emergenza».
Il concetto è chiaro. Ci stiamo tutti sbagliando. Stiamo tutti impazzendo. Stiamo tutti prendendo lucciole per lanterne. Primo fra tutti chi scrive. Fantasticavo qualche settimana fa quando cercavo di non calpestare i poveracci accampati per chilometri sull'asfalto del confine libico-tunisino. Vaneggiavo qualche giorno fa quando al confine libico-egiziano mi destreggiavo tra distese diumani accampati tra coperte ed escrementi. Sbagliavo quando pensavo che potessero arrivare al nostro confine. Sbagliavo quando scommettevo che presto sarebbero caduti nelle mani dei trafficanti di uomini. Sbagliavo quando ipotizzavo che perso il lavoro in Libia sarebbero venuti a cercarlo da noi. Tutte fiabe, tutte fole, tutte allucinazioni frutto di allarmate fantasie. La verità la conosce solo Laura Boldrini. Date retta a lei, queipoveracci, fuggiti da Tripoli, sognano solo di tornarsene a casa propria. Sognano solo di rimetter piede in quelle lande desolate da cui sono già scappati per cercare fortuna in Libia. E insinuare che possano sognare l'Italia e l'Europa è solo un'infondata supposizione. Una fola frutto della nostra fantasia malata. Come lo sono i 23 barconi approdati a Lampedusa. Come lo sono i 35 cadaveri divorati dai pesei. Come lo sono i 1800 maghrebini parcheggiati sulla bagnarola al largo di Augusta. Sono solo illusioni, fastidiose fantasie, irreali preoccupazioni. Cosi irreali che forse potremmo persino far a meno di Laura Boldrini. Tanto in Italia gli immigrati mica vengono. E se arrivano è solo perché han sbagliato Strada.



Tutto esaurito a Lampedusa E affonda un altro barcone
Per l'accoglienza si pensa a una tendopoli o al trasferimento in nuovi Cpt Si rovescia una carretta del mare: 35 dispersi. Marine Le Pen: fermarle prima
Libero, 16-03-2011  
ANDREA MORIGI    
??? Lampedusa scoppia. Sono 2.700 le persone presenti stamattina nel centro di accoglienza dell'isola, le cui strutture non possono ospitare più di 800 persone. Si rimedia come si può, progettando un trasferimento di 150 extracomunitari nella sede della Riserva marina ma non si esclude nemmeno la realizzazione di una tendopoli nell'area della ex base Loran dell'isola. È un'ipotesi, avanzata dagli uffici dei commissario straordinario per l'emergenza immigrazione e condivisa dal sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, secondo il quale la tendopoli «è considerata il piano B in caso di emergenza». Attualmente, è un limite raggiunto, nonostante i tentativi di alleggerire la pressione con lo smistamento di 250 migranti con un ponte aereo verso altri Cpt dei territorio nazionale.
ILTRAGHETTO AL LARGO
Fino a ieri mattina, invece, il mercantile Mistral Espress battente bandiera marocchina, navigava ancora fuori dalle acque territoriali itaüane. La nave, partita dalla Libia e direita al porto di Augusta, aveva rispettato le di- sposizioni délia corvetta Sfinge della Marina militare, owero di non entrare nelle acque territoiriali italiane prima che fosse stata fatta chiarezza sulle persone a bordo. Tra i 1.836 passeggeri, 1.715 sono marocchini, 39 libici, 35 algerini, 26 egiziani, 7 tunisini, 6 del Mali, 4 del Sudan, 2 della Síria e 2 della Mauritania, mentre i membri dell'equipaggio sono 83.
Anche se attualmente non sono segnalati altri avvistamenti nel Canale di Sicilia si prevede un peggioramento delle condizioni meteo-marine fino a giovedï, dalla sponda méridionale del Mediterrâneo in migliaia attendono di salpare per l'Italia.
Se n'è resa conto, lunedï, anche la presidente del Front National francese Marine Le Pen, in visita con il collega europarla- mentare delia Lega Nord Mario Borghezio. Ieri, durante una conferenza stampa presso la sede del Parlamento Ue a Roma, ha indicato alcune soluzioni, peraltro già anticipate domenica in un'intervista al nostro quotidia¬no. «Respingere le navi in condizioni di sicurezza prima che tocchino le acque territoriali», pro¬pone come primo mezzo per contrastare i Aussi dal Nord Africa.
ACCORDI BILATERALI
A suo parere, «il respingimento di navi lo si potrebbe anche fare con l'ausilio delia Marina italiana e francese». Perciò auspica «accordibilaterali», che «potrebbero fare meglio delle politiche di Barroso». Altrimenti, per far fronte all'emergenza Aussi si potrebbe anche «permettere il controllo delle frontiere tra Italia e Francia e tra Spagna e Francia per fronteggiare l'immigrazione illegale». Del resto, ha ricordato, «è una misura che è già stata messa in atto durante l'organiz- zazione dei campionati mondiali».
«PUNIREI NEGRIERI»
Senza dimenticare che andrebbero applicate «pene esemplari per i negrieri che trafficano carne umana» e non sono certo operatoriumanitari,ricordalaLe Pen. Anche se la traita di uomini sembra un aspetto dimenticato délia realtà, c'è chi si arricchisce sfruttando i disperati disposti a pagare mille euro pur di trovare un passaggio rischiando la vita come le decine di naufraghi presumibilmente annegati nella notte fra lunedï e martedï al largo délia Tunisia. Secondo la rico- struzione dei superstiti, soccorsi dalla Guardia costiera, il barcone si sarebbe rovesciato in acque tunisine, senza peraltro ricevere assistenza dal Paese d'origine.
Tutta l'opéra di salvataggio grava sulle spalle italiane, nell'indifferenza europea. Se non ci fosse la leader dei Fronte Nazionale, in testa ai sondaggi per la presi- denza délia Repubblica francese, a richiamare l'attenzione sull'emergenza, pochi se ne accorgerebbero. Lei, abituata aile accuse di razzismo e di xenofobia, precisa: «Non voglio sopprimere il diritto di asilo ma ciö che accade oggi è che ci sono rifugiati economici, non politici». Lo ha capito perAno Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr, l'Alto commissariato Onu per i rifugiati. Anche l'accoglienza ha un limite insomma e, rivolta agli italiani, la Le Pen avverte: «Se il vostro Paese si appresta ad accogliere tutti i riffugiati per motivi economici, allora si troverà a dover ospitare metà della popolazione mondiale».
LA MINACCIA LIBICA
Accanto a lei, Borghezio non può che «constatare che l'allarme lanciato da Maroni è ben fondato» ed è reale «un rischio di invasione, un rischio di terrorismo». Da ieri c'è una minaccia diretta all'Italia da parte del colonnello libico, intenzionato a mettere in atto misure ritorsive contro gli ex alleati. Perciò, «quanto affermato da Gheddafi conferma questi rischi». Sul ruolo di Bruxelles, l'eurodeputato ha invece osservato che «occorre dare una sveglia all'Ue che è una bella addormentata» e «che ci propina solo frasi generiche sull'aiuto umanitario».
Sono, più o meno, le lagnanze degli esponenti del Pd siciliano, che fanno da sfondo alla tragedia, invocando «l'utilizzo di navi della Marina militare». Non si sono informati bene. I militari italiani svolgono anche l'opéra di misericórdia negata dai Paesi vicini.



Lampedusa. Nessuna invasione, «chi arriva non vuole restare per sempre»
Terra, 16-03-2011
Susan Dabbous
MIGRANTI. «L’Europa potrebbe stipulare più contratti di lavoro stagionale, in Nord Africa invece investire maggiormente in commercio e agricoltura». Le proposte di José Angel Oropeza dell’Oim Organizzazione internazionale per la migrazione
José Angel Oropeza è il responsabile per il Mediterraneo dell’Oim, Organizzazione internazionale per la migrazione. Con lui discutiamo del piano di evacuazione dei migranti dalla Libia e degli effetti delle rivoluzioni in Nord Africa sull’Europa.
Oropeza, quanti migranti hanno lasciato la Libia?
Le ultime stime aggiornate all’11 marzo scorso parlano di poco meno di 260mila persone. Tra questi circa 19mila sono tunisini e 68mila egiziani. Va specificato infatti che hanno oltrepassato il confine tunisino oltre 121mila cittadini non tunisini di cui stiamo facilitando i rimpatri. Una priorità assoluta al momento è lo spostamento dei bengalesi: solo 7.000 dei 60mila che si stima lavorassero in Libia prima della crisi sono tornati in Bangladesh. Da Djerba in questi giorni contiamo di organizzare voli charter per farne partire altri 10.500.



Anche Marine Le Pen stronca Fini: "Le malattie prima o poi finiscono..."
il Giornale, 16-03-2011
Gian Maria De Francesco
Roma - Gianfranco Fini? «È stato ricompensato». L’eurodeputata e candidata all’Eliseo, Marine Le Pen, che da genna­io ha preso il posto del padre Jean Marie alla guida del Front National, non ha rimpianti del vecchio compagno di viaggio. Ieri a Roma ha fatto il punto assieme al leghista Mario Borghezio e al «sarkozologo » Fabio Torriero sulla recente visita a Lampedusa. Il Giornale l’ha intervistata.
Presidente Le Pen, che cosa ha visto a Lampedusa?
«Ho visto l’inizio di un’onda. O l’Europa riesce a costituire una diga oppure la bomba demografica dei Paesi norda­fricani le esploderà in faccia».
In alcuni casi si tratta di persone che fuggono da conflitti. «La maggior parte è costituita da coloro che io chiamo “ rifugiato economici”, ossia persone che cercano di fuggire a condizioni di vita molto difficili. La maggioranza delle persone che arrivano a Lampedusa sono tunisini, il regime di Ben Ali è caduto e quindi rifugiati politici possono essere soltan­to i parenti di Ben Ali».
Che cosa significa la riproposizione del concetto di «Europa delle Nazioni»?
«Vuol dire affrontare seriamente il problema. Significa mettere in campo una volontà veritiera di fermare i flussi migratori. Se l’Italia dovesse ospitare tutti i rifugiati economici che si presentano ai suoi confini, dovrebbe ospitare metà della popolazione mondiale. L’organizzazione europea che si occupa della materia, Frontex, ha sede in Polonia e per polacchi, lituani e lettoni la questione di Lampedu­sa non è una priorità».
Che cosa si dovrebbe fare?
«Gli accordi bilaterali Italia-Francia, Francia-Spagna e Italia- Spagna per i respingimenti sarebbero molto più efficaci per combattere l’immigrazione clandestina, fermo restando il diritto d’asilo che va verificato sulle barche al largo. Tutto ciò consentirebbe di affrontare il problema molto meglio di quanto faccia il pre­sidente della Commissione Ue, Barroso».
La accuseranno, come in passato, di xenofobia.
«È un errore. La xenofobia è odio verso gli altri. Il patriottismo amore verso se stessi».
Andare a Lampedusa assieme a Borghezio ha fatto storcere il naso ai benpensanti anche in Italia.
«Con la Lega Nord e con il Partito della Libertà olandese condividiamo l’analisi del problema, le inquietudine e, pur tra le differenze, si può costruire un percorso verso le soluzioni per costruire l’Europa delle Nazioni».
La sua proposta politica prevede l’uscita della Francia­e degli altri Paesi Ue dall’euro. Può spiegarla?
«L’euro ha finito col rendere più deboli Paesi in difficoltà come Grecia e Irlanda che, pur accettando le condizioni poste dal Fondo Monetario Internazionale, hanno visto i tassi di interesse aumentare e di conseguenza il costo del proprio debito. Gli altri Paesi hanno dovuto rinunciare alla sovranità sulla moneta e sulle politiche economiche, salariali e pensionistiche. Conveniva pagare questo prezzo?».
Tra i maggiori detentori di titoli pubblici italiani e francesi ci sono Paesi emergenti come la Cina. Un’uscita dall’euro non creerebbe problemi?
«Più i popoli europei perdono la loro sovranità più Stati come la Cina diventano potenti e in grado di condizionare le nostre economie».
Non vede rischi, quindi?
«Quel che ci interessa è uscire da un’Unione Europea che assomiglia sempre più all’Unione Sovietica. I popoli stanno meglio se possono difendere la loro sovranità».
Alcuni analisti hanno individuato molte somiglianze tra la sua linea politica e quella di una certa sinistra. Secondo lei, esistono ancora destra e sinistra?
«Tra destra e sinistra vi sono differenze di gradazione non di natura. Per questo motivo preferisco parlare di nazionalisti e mondialisti. Intendendo con quest’ultimo termine coloro che affermano la supremazia del libero scambio e la repressione delle identità».
I sondaggi la danno in van­aggio di due punti su Nicolas Sarkozy alle presidenziali 2012. In che cosa ha fallito il suo avversario?
«Bastano due parole: ha tradito e ha mentito. Gli ultimi sondaggi ci infondono molta fiducia. È un risultato spetta­colare».
Che cosa pensa del presidente della Camera, Gianfranco Fini, e del suo cambiamento di rotta?
«È stato ben ricompensato per le sue attuali posizioni politiche. Ma come si dice in Francia: “Tutte le malattie fini­scono”».
E del presidente del Consiglio Berlusconi?
«Non condivido le sue posizioni europeiste e la vicinanza a Sarkozy. Apprezzo l’avvicinamento alla Russia per ac­quisire indipendenza energetica e credo che questo gli abbia causato alcuni problemi».



Traghetto respinto, Maroni cede (a metà)
Rifornimento nelle acque territoriali italiane ma niente attracco per la nave marocchina
Corriere della Sera, 16-03-2011
Virginia Piccolillo
ROMA — «Quella nave resta dov'è». Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, non voleva cedere alle obiezioni umanitarie della Commissione europea, né ai suggerimenti préoccupati della Marina militare ma, alla fine, ha accettato un compromesso.
Alla Mistral Express, quel traghetto partito dal porto libico, con 1.836 persone a bordo, incluse donne e bambini, Maroni non voleva concedere di attraccare nel porto di Augusta. Il sospetto che la richiesta di fare rifornimento fosse solo una scusa, per potere poi chiedere asilo all'Italia e ingrossare le fila dell'esercito di clandestini arrivati in queste ultime ore, per il ministro era troppo forte. Da li la decisione, che aveva preso di comune accordo con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, anche considerando il rischio che un assenso alla richiesta avrebbe potuto generare emulazione. «Sarebbe un segnale», una sorta di via libera per tutti gli extracomunitari che vogliono arrivare, ha spiegato ieri Maroni nella riunione operativa, convocata al Viminale con il commissario straordinario per l'immigrazione, il prefetto di Palermo, Giuseppe Caruso e il capo della polizia, Antonio Manganelli. Una riunione che prelude a quella di oggi del comitate interministeriale sull'emergenza Libia, convocato a Palazzo Chigi, al termine della quale il ministro Maroni annuncerà la soluzione temporanea per la prima accoglienza degli immigrati: una tendopoli da tremila posti nell'ex base Loran a Lampedusa.
Ma se la nave resta a secco? Era questa l'obiezione avanzata dalla Marina militare. Consapevole che un'imbarcazione appena termina il carburante «va alla deriva». Una eventualità che poi avrebbe raddoppiato il problema: si sarebbe anche dovuto evitare che il traghetto colasse a picco. E una nave di quelle dimensioni non si può trainare come un barcone.
La soluzione cercata dal ministro era diplomatica. La Farnesina era stata incaricata di far sapere al governo marocchino che esisteva la possibilità di far carburante in mare aperto. O cosi, o nulla. Troppo sospetta, faceva notare il Viminale, l'intera operazione: non si trattava di un barcone, ma di un traghetto che qualcuno aveva noleggiato, fornendo anche 83 persone di equipaggio. Non c'era certezza alcuna sull'identità dei passeggeri. E tra loro, si ribadiva, potevano anche essere nascosti dei terroristi. Del resto, si faceva notare, nemmeno Malta aveva concesso il permesso di fare rifornimento.
«Si. Ma tra poco terminera il carburante. E a quel punto?», si continuavano a chiedere al comando generale della Marina militare ieri sera, preoc- cupati per una situazione mai ricordata in precedenza. Mentre la corvetta Sfinge continuava a scortare la Mistral Express per evitare che oltrepassasse il limite delle acque internazionali. Poi, in tarda serata, finalmente, la soluzione di compromesso. Alla Mistral Express è stato concesso di avvicinarsi in rada, senza attraccare, e di fare rifornimento con l'aiuto di una bettolina.
Intanto sale il numero degli sbarchi: 22 in 24 ore, fino all'alba di oggi, per un totale di 1.623 persone. Le con- dizioni del mare in peggioramento dovrebbero rallentare altri arrivi. Ma Lampedusa scoppia. «Si è arrivati a 2.800 presenze contro una capacita di 850» ha evidenziato il portavoce dell'Unhcr, Laura Boldrini auspicando trasferimenti. Ma verso dove? I 31 centri del Viminale hanno una capienza complessiva di circa 8.500 posti, praticamente pieni. Il Villaggio della solidarietà a Mineo (Catania) non è ancora operativo. Non resta che la soluzione tendopoli.



DIETROFRONT DELLA NAVE CON 1.800 CLANDESTINIA BORDO
LAMPEDUSA, SBARCHI SENZA SOSTA
La Padania, 16-03-2011
Sbarchi senza sosta: Lampedusa è di fronte a un'emergenza che va ben oltre le sue capacità di accoglienza. I profughi arrlvano Incessantemente dalle coste africane. Gli ultiml sono un'ottantina dl immlgratl, approdati sulla spiaggla dell'Isola del Conlgll. Tra loro anche due bambini.
Altri tre barconi sono giunti nel porto e un altro è in arrivo. Mentre al largo vengono segnalate altre imbarcazioni. La situazione è sempre più difficile.
Il numero degli stranieri sflora quota 2.800 (il Cen¬tro di accoglienza può contenere un massimo di 900 persone). Cosi è stato deciso di sospendere gli ingressi nella struttura e di alloggiare gli stranieri in altri edifici. Il sindaco di Lampedusa non nasconde che la situazione sia grave: «Sono preoccupato - ha detto Dino De Rubeis - perché la soluzione non è certo quella che l'isola diventi un
centro di accoglienza a cielo aperto. Ho parlato con il ministro Maroni e mi ha assicurato che saranno potenziati i voli per i trasferimenti degli immigrati».
Intanto in questo esodo di massa si è registrata anche la tragedia: un'imbarcazione con a bordo 40 immigrati tunisini è naufragata al largo dell'isola. Delle persone che si trovavano a bordo, solo cinque sarebbero riuscite a salvarsi, grazie ai soccorsi prestati
da un'altra barca di migranti, transitata nello stesso punto a distanza di alcune ore, che stava a sua volta cercando di raggiungere le coste siciliane. Trentacinque degli occupante quasi tutti giovani, sono invece dispersi in mare. Anche il secondo barcone si è trovato in notevoli difficoltà e solo l'intervento di un unità militare italia¬na, che lo ha scortato fino al porto, ha permesso di evitare conseguenze peggiori. Gli immigrati hanno raccontato, appena giunti in banchina, di essersi trovati prima su un natante con 40 persone che si è capovolto al largo delle acque tunisine. Solo loro si sono salvati, aiutati dall'altro barcone che stava giungendo è sempre diretto a Lampedusa. Per un pò la notizia non ha trovato un riscontro ufficiale, se non nelle parole degli immigrati appena arrivati. Successive verifiche compiute dalla capitaneria di porto con le autorità tunisine hanno permesso però di accertare la veridicità del loro racconto.
Continuano intanto le attività di assistenza e soccorso ai barconi provenienti dalle coste nordafricane. Unità delia
Guardia costiera e delia Guardia di finanzà si alternano in maire aperto alla ricerca delle imbarcazioni segnalate al largo, operando diversi soccorsi in situazioni estreme. Soltanto nelle ultime ore Guardia costiera e Guardia di Finanza hanno assistito e soccorso dodici barconi, con 816 persone a bordo, tutte di sesso maschile, nessun minore, e
gli sbarchi non accennano a fermarsi.
Avrebbe invece fatto nuovamente rotta verso il nord Africa la nave salpata dal porto libico di Misurata, e diretta in Sicilia, a Lampedusa, con a bordo circa 1800 immigrati maghrebini di cui lunedi si attendeva l'arrivo sulle coste siciliane. Lo riferisce la sala operativa delia Capitaneria di porto di Palermo. Il traghetto, preso a nolo dal Marocco, sarebbe di nazionalità italiana e non sarebbe stato respinto dalle autorità maltesi, come emerso in un primo momento. Il Viminale aveva chiesto di verificare prima delTattracco l'idendità dei migranti e la loro effettiva nazionalità.



Immigrati, orrore in mare "Ho visto i miei compagnimangiati dai pesci"
la Repubblica, 16-03-2011
FRANCESCO VIVIANO
LAMPEDUSA — «I pesci ci aggredivano da tutte le parti. Erano piccoli ma ci mordevano e ci strappavano pelle e carne. Non solo a noi cinque che eravamo ancora vivi, ma mordevano anche i cadaveri, i corpi degli otto bambini annegati con tutti gli altri. Una scena da incubo, terribile. Quei pesei giravano intorno ai morti ed ai vivi...». È il racconto di Murath, 24 anni, uno dei cinque soprawissuti alia strage del mare (quaranta morti annegati a poche miglia dall'isola di Kerkena di fronte a Djerba in Tunisia). Adesso Murath è nel centro di accoglienza di Lampedusa insieme agli altri quattro sopravvissuti, salvati da un altro barcone di disperati che li ha incrociati sulla sua rotta. E' circondato dacentinaiadi profughi: il centro sta letteralmente esplodendo, piü di2.800 stipati in una struttura che potrebbe ospitarne un massimo di ottocento. Tanto che gli uffici del commissario straordinario per 1'emergenza stanno valutando l' ipotesi di allestire una tendopoli.
Murath mostra le mani,il collo, i polpacci, tutte piene di piccole ferite che gli sono state medicati nel piccolo ambulatorio dei Centro di accoglienza. I medici confermano. «Si, sono morsi di pesce». Murath ricostruisce ancora sotto shock la sua odissea. Il sopravvissuto racconta che la barca si era capovolta dopo alcune ore di navigazione e quando gli immigrati sono finiti in mare, durante la notte, tutti hanno cercato un appiglio per tentare un salvataggio disperato.
Dice: «Io mi sono aggrappato ad un bidone di plastica, altri su pezzi di legno, intanto vedevo gli altri che annegavano uno dopo 1'altro. Cera tanto freddo e non so come siamo soprissuti. Ci facevamo coraggio a vicenda, gridavamo i nostri no- mi.mamoltinonrispondevano piü. Con quel buio non ci vedevamo e nell'oscurità sentivamo il dolore per i morsi dei pesei». Murath e gli altri sono rimasti in acqua dalle 23 di domenica sera fino alia mattina di lunedi.
«Quando è spuntata la luce —continua Murath— ci siamo guardati, ma non avevamo la forzadi parlarei. Per un miracolo non ci siamo persi, la corrente ci teneva uniti in un solo punto. Era terribile, e'erano tanti cadaveri che galleggiavano e sparivano». Poi, l'arrivo del barcone di altri cento disperati che lihanno incrociati. «Per fortuna ci hanno visti e lentamente ci hanno fatto salire a bordo. Cosi, abbiamo raggiunto insieme
Lampedusa». Murath ripensa anche agli otto bambini annegati insieme agli altri: «Quella è stata la scena piü terribile, non la dimenticherò mai piü finché avrò vita».
Vicino a Murath c'èun altro giovane tunisino che si trova nel centro di accoglienza da cinque giorni. È triste, disperato. «Mio fratello era su un'altra barca partita prima di quella di Murath — dice — mi aveva telefonato dicendomi che stava partendo anche lui. L'ho scongiurato, ho insistito perché non partisse, volevo che rimanesse in Tunisia con mia madre, ma non miha ascoltato. La sua barca è affondata e lui è morto insieme ad altre sessanta persone. Soltanto in cinque sono stati salvati e sono stati riportati in Tunisia. È toccata a loro avvisare me e mia madre che mio fra¬tello e tutti gli altri erano morti annegati».



MARINE LE PEN
"Nazionalista non xenófoba"
ELOISA COVELLI
La bionda Marine, ultima figlia di Jean-Marie Le Pen, storico leader dei Fronte Nazionale francese, è approdata in Italia, prima per un viaggio a Lampedusa, poi per la conferenza stampa di ieri a Roma. "Questo è il mio primo viaggio all'estero da quando sono stata eletta presidentessa di FN (a gennaio, ndr)", dice non appena prende la parola alla conferenza. "La bella Italia, la luminosa Italia... Sarebbe stato un piacere se non fosse stato per questi tristi eventi". Marine Le Pen, infatti, è venuta nel nostro Paese per visitare Lampedusa, per vedere gli sbarchi dei clandestini assieme a Mario Borghezio, l'eurodeputato leghista. A Lampedusa è stata accolta... ...da contestatori. "Saranno stati 16", minimizza lei dopo la conferenza. Tra meno di una settimana in Francia ci saranno le elezioni amministrative, ma lei ci tiene a precisare che la sua visita non è "un'operazione eletto- rale, ma una visita di lavoro. Sono venuta per rendermi conto di persona delia situazione".Per lei, la malattia che affligge tutti i capi europei è "quella di negare la realtà". E la realtà per lei è molto semplice: ci sono flotte di disperati che arrivano sulle nostre coste a cui non è giusto "promettere l'eldorado". Accogliendoli nei nostri Paesi si dà loro l'illu- sione di un benessere che non esiste. Per lei l'immigrazione è soprattutto un problema economico. La neo-lea- der smussa i toni xenofobi dei padre, mantenendo la linea patriottica e an- ti-europeista. Accompagnata da un'interesse per il sociale, come solo una "mére de famille» riesce a fare. Ripete spesso che lei ha tre figli, ma glissa sul fatto che ha anche due ex mariti. Finita la conferenza, prima di prendere l'aereo per tornare in Francia, fa un bagno di folia nel centro di Roma con la telecamera affittata dal suo partito, che la riprende mentre stringe le mani e getta la monetina dentro la fontana di Trevi. Poi si ferma per un aperitivo con Mario Borghezio, accende una sigaretta (ma vieta ai fotografi di immortalarla mentre fuma) e riusciamo a farle qualche domanda.
La Francia il prossimo anno dovrà scegliere il suo candidato all'Eliseo. I sondaggi per la prima volta la danno vincitrice su Sarkozy e il candidato dei Partito Socialista. Potrebbe ripetere il miracolo di suo padre che nel 2002 sorpassò al primo turno Lionel Jospin, andando al ballottaggio con Chirac. Ma potrebbe anche spingersi oltre... Quanto si fida di questi numeri? I sondaggi sono sondaggi. Manca ancora un anno aile elezioni. Quel che è certo è che il Fronte Nazionale sta prendendo piede.
Quanto incideranno le sue idee sull'immigrazione nelle prossime presidenziali?
Molto. Perché il problema dell'immigrazione è un problema econo¬mico e sociale. Più immigrati ci sono e più si abbassa la protezione sociale per i francesi.
Ci può sintetizzare la sua politica in materia?
Penso che gli Stati nazionali debbano prendersi le proprie responsabilità. L'Unione europea ha Frontex. Ma le pare che un'agenzia che si trova in Polonia si possa occupare dei problemi di Lampedusa? Molto meglio fare degli accordi bilaterali tra Paesi affinché i respingimenti vengano fatti in acque internazionali. Bisognerebbe riaccompagnare i barconi - con tutti gli aiuti umanitari e nel rispetto delle persone - nei paesi di origine. In secondo luogo, bisognerebbe applicare il punto 2.2 degli accordi di Schengen che prevede l'innalzamento delle frontiere tra Paesi europei in caso di eventi eccezionali. Questo punto è stato applicato quando c'è stata la Coppa del Mondo, perché non si dovrebbe farlo ora? La terza misura da prendere è quella di punire severamente chi agevola l'immigrazione clandesti-
Secondo lei, l'Unione Europea, oltre ad aver fatto male il suo lavoro, ha anche mentito riguardo ai numeri sull'immigrazione?
Per me l'Ue è l'Unione Sovietica Europea. Mi stupirei se non mentisse.
Che fine farà l'Euro?
Un bel crac, molto presto.
In questi discorsi ricorda molto suo padre. In che cosa si differenzia la sua politica rispetto a quella di Jean-Marie?
Io ho la sensibilità di una donna di 42 anni. Capisce bene che è molto diversa da quella di un uomo di 80... Sento molto da vicino i problemi delia globalizzazione.
Che cosa significa essere di destra per lei?
II concetto di destra e sinistra è Vecchio. Ora ci sono solo i nazionalisti, come noi, e quelli che pensano alia globalizzazione.
Che differenza c'è tra nazionalismo e xenofobia?
La xenofobia è l'odio verso il prossimo. Il nazionalismo è l'amore verso i propri cittadini.
E guardando all'Italia, cosa ne pensa di Fini? Il vostro congresso di Tours a gennaio è stato da molti paragonato alia svolta di Fiuggi...
Fini ha rinnegato le sue idee per occupare il posto di presidente della Camera. Ma quanto durerà? In Francia diciamo che anche le piú grandi malattie hanno una fine.



L'EMERGENZA bloccata al largo di Augusta la nave partita dalla Libia
mente l'isola siciliana scoppia: il Cie ormai non basta più
Tragedia in mare, oltre 40 annegati. A Lampedusa più di 2.600 migranti
Pronta una tendopoli. Ancora fermo il traghetto marocchino con 1.800 a bordo
Il Messaggero, 16-03-2011
LAMPEDUSA - Il Centro di accoglienza non ce la fa più, soffoca, sta collassando. I migrani sono stipati come sardine e si pensa di garantire loro spazio vitale rizzando in fretta una tendopoli. Ma questa è solo una delle opzioni esa- minate ieri sera al Viminale in un incontro tra il Commissario straordinario per l'immigrazione, prefetto Giuseppe Caruso e il mi-nistro dell'Intemo Roberto Maroni. Le organizzazioni internazionali dal canto loro continuano a monitorare la diaspora dalla Tunisia. Ieri a Ginevra l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) ha osservato che la maggior parte dei migranti «sembrano alla ricerca di un lavoro e di migliori opportunità economiche, piuttosto che di protezione internazionale».
Progettato per 800 persone, il Centro ne accoglieva ieri mattina 2.629. In giomata gji approdi, al traino delle motovedette italiane, sono stati 4, a bordo avevano in totale 332 migranti. Sempre ieri quattro voli charter hanno trasferito in continente 250 persone. II saldo, tra arrivi e partenze resta dunque negativo, a fronte delia saturazione dei Centro. Cosi si cerca di por¬re riparo attrezzando aree parrocchiali e militari. Alcune decine di tunisini sono stati cosi spostati nella "Casa fraternità" diretta dal parroco Stefano Nastasi, altri 150 stanno trovando sistemazione nei locali Riserva márina, mentre è in corso una ricognizione nell'area dell'ex base Usa "Loran" per verifîcare se sia possibile allestire al suo inter¬no in tempi stretti una grande tendopoli. II Pd siciliano, mentre critica il Governo per la lentezza dei trasferimenti, per «essersi fatto trovare impreparato ed imbambolato», chiede a Maroni sia di intensificare i voli sia di utilizzare na vi militari per trasferire i migranti. Non si sblocca ancora, intanto, la vi- cenda del traghetto "Mistral Express" che dalla mezzanoUe di lunedi è fermo in acque interna- zionali davanti al porto di Augusta (Siracusa), sotto il controllo di un pattugliatore délia Marina Italiana. La "Mistral" ha a bordo 1800 - extracomunitari, quasi tutti marocchini imbarcati in Libia. Il comandante ha chiesto di potere entrare nella rada di Augusta per rifomimenti. L'Italia sembra intenzionata ad accogliere la richiesta, dopo che il Governo di Rabat avrà confermato di avere noleggiato il traghetto e di attendere il rientro dei propri Cittadini.
Mentre Lampedusa cerca di far fronte comepuôallapiù alta
pressione di sempre dei clandestini (22 arrivi in meno di 24 ore hanno fatto registrare un record lunedi), notizie provenienti dalla sponda opposta indicano che la tragedia dell'altro ieri, quando un barcone si è capovolto a qualche miglio dalla sponda africana, davanti a Zarzis, provocando la morte di tutti i viaggiatori ad eccezione di 5 (salvati da altra carretta del mare) ha messo un freno, momentâneo, all'esodo. Dopo i 4 sbarchi di ieri, infatti, non si segnalano altri avvistamenti nel Canale di Sicilia e le condizioni meteo-marine sono previste in peggioramento fino a giovedi.
Intanto ci si interroga sulla portata della sciagura di ieri l'altro in acque tunisine. Fonti di Zarzis, captate a Lampedusa, sostengono che sarebbero perite non 36 persone, come appreso in un primo momento, ma almeno il doppio. Si tratta delia seconda grave disgrazia dell'esodo in corso: l'11 febbraio scorso alcune decine di migranti erano già affogati dopo che il loro barcone era stato speronato da
una nave militare tunisina. Sulla causa di questo speronamento circolano versioni diverse. Nell'immediatezza dela tragedia si disse che a causare la collisione era stata una manovra decisa dai militari per soccorrere la barca in avaria. Ma altra versione circola nel Centro dell'isola: la "carretta", con 120 persone a bordo, sarebbe stata colpita perché a bordo si trovavano alcune decine di esponenti dei regime di Ben Ali in fuga dal paese.


 
Uno studio parla di 10 milioni in 30 anni
Francia, servono piu immigrati
Italia Oggi, 16-03-2011
DI MASSIMO GALLI
Entro il 2040 alla Francia serviranno 10 milioni di immigrati. A sostenerlo sono le économiste Karine Berger e Valérie Rabault, che hanno dedicato uno studio all'argomento. E vero che il paese è campione europeo di fecondità con poco più di due bambini per donna, ma è altrettanto vero che questo andamento permette soltanto di ritardare l'invecchiamento délia popolazione. Secondo i calcoli delle due ricercatrici, il 26% dei francesi nel 2040 avrà più di 65 anni se non si modificherà la politica deirimmigrazione.
Ora arrivano ufficialmente in Francia, ogni anno, 100 mila persone dall'estero, senza però contare i clandestini. Invece occorrerebbe arrivare a regolare i flussi a quota 300 mila: cosi si potrebbe ringiovanire il popolo francese, permettere all'economia di conservare la sua capacità di innovazione e far soprawivere il sistema di protezione sociale, altrimenti destinato a entrare in crisi.
Ci si domanda, tuttavia, come integrare 10 milioni di stranieri. Un compito indubbiamente non facile, ammettono Berger e Rabault. Uno dei metodi è eliminare i ghetti. E rendere la Francia piú attraente e meno discriminatoria per chi ha un diverso colore della pelle.
    

 
Gli stranieri leggono i Promessi Sposi per l'Unità d'Italia
Affaritaliani.it, 16-03-2011
Un’iniziativa dal grande valore simbolico, volta a valorizzare la presenza di tanti ragazzi di 2° generazione in Italia quale patrimonio per il futuro del nostro Paese: “Promessi Sposi d’Italia, questa cittadinanza s’ha da fare!” è il titolo dell’evento che Save the Children e la Rete G2 – Seconde Generazioni realizzeranno mercoledì 16 marzo, alle 17, presso il Tempio di Adriano a Roma, e che rientra nel programma delle Celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, presieduto da Giuliano Amato.
stranieri seconda generazione
L’evento ha inoltre ottenuto il patrocinio della Camera di Commercio di Roma. Un’occasione importante per riflettere sulle radici del nostro Paese e guardare al futuro, che significa misurarsi con la presenza, oggi, di oltre 900.000 minori figli di immigrati di cui oltre mezzo milione sono nati in Italia, più di 100.000 nel solo 2010. Minori che si sentono a tutti gli effetti “cittadini” italiani, padroneggiano la lingua, condividono le passioni, gli impegni e le aspettative dei loro coetanei.
Voci di ragazzi e ragazze di diversa origine e provenienza, nati e/o cresciuti in Italia, si passeranno il testimone tra inserti musicali e testimonianze personali e accompagneranno il pubblico presente in sala in un suggestivo viaggio nel passato del nostro Paese, per meglio comprenderne e guidarne il futuro: una no-stop di 3 ore durante la quale i ragazzi, di diverse origini ed età provenienti da tutta Italia, leggeranno brevi frammenti dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, il romanzo che più d’ogni altro ha contribuito a formare la nostra identità nazionale e che proprio oggi rappresenta un testo di grandissima attualità.
Importanti rappresentanti della cultura e dello spettacolo si alterneranno in rapida successione ai ragazzi della Rete G2 nella maratona oratoria, che darà anche spazio ad alcune testimonianze personali delle seconde generazioni su cosa significhi crescere in Italia, sentirsi italiani per poi scoprire di non esserlo formalmente. Tra gli artisti coinvolti: Claudia Gerini, Valerio Mastrandrea, Niccolò Fabi, Jasmine Trinca, Neri Marcorè, Remo Girone, Paola Pitagora, Pietro Sermonti, Giuliano Amato, Claudio Santamaria, Enrico Silvestrin, Andrea Osvart ed Emanuele Propizio.
Durante l’evento, inoltre, verranno affrontati dai ragazzi della Rete G2 e dagli ospiti in sala i principali temi che attraversano quotidianamente la vita delle seconde generazioni, dalla cittadinanza al diritto allo studio e al voto. Gli interventi musicali richiameranno i brani più significativi della storia della musica italiana.
L’iniziativa di Save the Children e la Rete G2 nasce per dar voce all’impellente sentimento d’unità che attraversa il nostro Paese e che chiede di prendere corpo. L’Italia sta vivendo infatti un momento storico di grande importanza, con una forte domanda di integrazione sociale - cui la nazione deve necessariamente dare risposta - derivante dalla trasformazione dell’Italia, compiuta in questi ultimi decenni, da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione.
Questa cittadinanza, dunque, s’ha da fare: i ragazzi di origine straniera presenti all’evento saranno i portavoce dei molti ragazzi di seconda generazione d’Italia, che rappresentano una componente fondamentale per costruire il futuro della Nazione, ed è quindi indispensabile garantire la loro piena partecipazione alla crescita civile e culturale dell’Italia.

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