Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

18 febbraio 2015

«Ci invadono»: ecco i luoghi comuni sui migranti
Avvenire, 18-02-2015
Paolo Lambruschi
L’Italia è prima nell’indice di ignoranza Ipsos-Mori sull’immigrazione. Nell’Ocse siamo insomma i peggio informati sul tema. Molti italiani credono che nel Belpaese un terzo della popolazione sia composta da immigrati (in realtà sono il 7%) e che il 20% dei residenti sia musulmano, mentre gli islamici sono il 4%. Colpa di una narrazione giornalistica che drammatizza. Sappiamo che la maggioranza degli italiani, quando conosce personalmente un migrante, non si tira indietro se deve dare una mano. Tuttavia ci sono pericolose falsità messe in circolazione da politici senza scrupoli cui ribattere con l’evidenza dei fatti.?
L’invasione
FALSO Le coste italiane sono invase dagli immigrati "clandestini", non possiamo ospitarli tutti. I richiedenti asilo presentano domande false e i “migranti economici”, che scappano dalla povertà e non dalla guerra, imbrogliano il sistema di asilo.
VERO Nel 2014 sono sbarcate, secondo il Viminale, 170.081 persone contro le 56.192 dei due anni precedenti. Eppure non c’è stata nessuna invasione di richiedenti asilo, anzi. Lo conferma la Fondazione Migrantes della Cei. Al primo gennaio 2015, infatti, le persone rimaste nelle strutture di prima e seconda accoglienza erano poco meno di 66.000. Due rifugiati su tre hanno dunque usato l’Italia come ponte verso l’Europa usufruendo pochi giorni dei centri dopo essere stati salvati dalle navi italiane di Mare Nostrum. Quanto alle domande, secondo le statistiche la maggioranza di richieste per lo status di rifugiato viene accettata. La mancanza di canali di ingresso da zone lontane, come il Corno d’Africa, impedisce invece di presentare domanda a tanti che ne avrebbero diritto.
Sono troppi
FALSO L’Italia e l’Europa, che stanno attraversando una lunga crisi, non hanno bisogno di immigrati che rubano lavoro soprattutto ai giovani e ai lavoratori italiani meno qualificati.
VERO Diverse ricerche demografiche hanno ipotizzato uno scenario Ue senza affluenza di stranieri tra il 2010 e il 2030. Risultato, una perdita di 33 milioni di persone in età lavorativa (-11%) fra i 28 Stati membri, una riduzione del 25% dei giovani tra i 20-30 anni e un incremento del 29% per le persone comprese fra i 60-70. Pesanti le ricadute anche sul sistema di welfare. L’Italia ha toccato nel 2014 il record di denatalità dal 1861 ed è quella che rischia di più sulle pensioni. Disoccupazione e immigrazione viaggiano in direzioni opposte. Da un lato perché gli immigrati scelgono zone che possano garantirgli lavoro: infatti secondo l’Istat stanno lasciando il Belpaese. Dall’altro perché dove c’è piena occupazione il mercato offre possibilità di impiego a immigrati e nativi.
Sono un peso
FALSO I migranti minano i nostri sistemi di welfare perché hanno famiglie più numerose, sono più poveri e sono più a rischio di perdita dell’occupazione
VERO Secondo la Fondazione Moressa gli immigrati danno all’economia italiana un contributo di 3,9 miliardi di euro. Compensano con i loro impieghi quegli italiani che hanno scelto di dedicarsi a mansioni che richiedono maggiore specializzazione. E sono un vantaggio per l’erario. Ad esempio, per gli oltre 750mila – in prevalenza donne – impegnati in attività di assistenza familiare le famiglie italiane spendono ogni anno 9 miliardi di euro. Se gli stessi servizi fossero garantiti dallo Stato, l’onere per le casse pubbliche sarebbe di 45 miliardi l’anno. Nel 2012 i contribuenti stranieri hanno inciso per il 5,6% sul pil. E ci pagano le pensioni. L’Inps incassa dai contributi degli immigrati 7 miliardi, ma solo 26 mila lavoratori stranieri non comunitari usufruiscono di una pensione previdenziale in Italia e 38 mila ricevono una pensione di tipo assistenziale.
I soldi ai rifugiati
FALSO I rifugiati ricevono ogni giorno 30 euro (anche 90 secondo alcuni) dallo Stato, insieme con vitto, alloggio, biancheria, abbigliamento e servizi vari.
VERO La somma di 30 euro per profugo viene data solo alle strutture di accoglienza per coprire le spese di vitto e alloggio e non assegnata direttamente agli immigrati. Chi viene ospitato nei centri ha diritto normalmente a una scheda telefonica per chiamare la famiglia e a una diaria di 2,5 euro, il più delle volte caricata sulle chiavette per distributori di bibite o bevande calde. Che spesso nei centri non sono funzionanti. Gli scandali di "mafia capitale" dimostrano come la gestione di questi centri possa diventare un business per le organizzazioni criminali italiane di cui i migranti sono in realtà le vittime. Quanto ai fondi – 80% in carico allo Stato e il 20% ai Comuni – spesso sono di origine europea, quindi pagati dai contribuenti continentali.
Terrorismo e paure
FALSO Sui barconi, assieme ai richiedenti asilo, arrivano anche i terroristi. E con la presenza degli immigrati sono aumentati i crimini mentre le carceri scoppiano per i troppi pregiudicati stranieri.
VERO Guardiamo alla breve storia del terrore jihadista in Europa. Gli attentatori di Madrid del 2004 e di Londra nel 2007 e quelli di Parigi e Copenhagen del 2015 non erano rifugiati. Neppure immigrati. Erano sì figli di immigrati, ma cittadini del Paese che hanno colpito e dove erano cresciuti senza evidentemente integrarsi. Non vi sono prove che sui barconi rischino la vita anche terroristi. Quanto al crimine, i dati del 31 gennaio 2015 rivelano che gli stranieri nelle carceri italiane sono 17.403, nemmeno un terzo del totale della popolazione carceraria. E sono in diminuzione. Quali reati hanno commesso? Furti e spaccio (25%), seguiti dai reati contro la persona (19%). Senza contare che se si attuassero gli accordi bilaterali con alcuni Stati africani, parecchi potrebbero scontare la pena nelle patrie galere.



Arrivi senza sosta, Lampedusa al collasso
Avvenire, 18-02-2015
Ilaria Sesana
Quattro giorni di sbarchi e il centro di prima accoglienza di Lampedusa è già al collasso: nella struttura di contrada Imbriacola, che potrebbe accogliere al massimo 381 persone, nella giornata di ieri erano stipati circa 900 migranti arrivati sull’isola. Nel pomeriggio, grazie a un ponte aereo, in 300 sono stati trasferiti sulla terraferma, permettendo così di alleggerire la pressione.
Ma le condizioni di vita a contrada Imbriacola restano molto difficili: impossibile assicurare spazi adeguati a donne e minori (circa 200 i bambini arrivati a Lampedusa), mentre alcuni profughi avrebbero dormito all’aperto e altri ancora all’interno della struttura ma senza coperte. A riconoscere le difficoltà, gli operatori delle Misericordie, l’ente gestore del centro: «Mancano i beni di prima necessità», è il loro allarme. Particolarmente delicata la situazione dei minori. «Ci sono una cinquantina di bambini che viaggiano con le loro famiglie. Mentre altri 150 sono minori non accompagnati – spiega Giovanna Di Benedetto portavoce di Save the children –. Chiediamo che vengano trasferiti al più presto tutti i migranti più vulnerabili, con particolare attenzione alle donne incinte e ai minori».
Lampedusa torna a essere in prima linea: «La fine di Mare Nostrum sovraespone moltissimo l’isola perché non c’è più un presidio a Sud in grado di poter raccogliere migliaia di persone», commenta il sindaco Giusi Nicolini, che ha definito «un errore» l’interruzione di Mare Nostrum. Lampedusa e i suoi abitanti, insomma, continueranno a fare la loro parte per accogliere i profughi in fuga: ma le persone devono defluire il più velocemente possibile. «Faccio appello ai sindaci e ai presidenti delle Regioni del Nord  Italia affinché ci aiutino, affinché accolgano i migranti salvati nel canale di Sicilia e, al momento, ospitati a Lampedusa», conclude il sindaco.
Il Viminale ha già iniziato i trasferimenti dei migranti dalla Sicilia verso altre regioni. E non sono mancate le polemiche. In Lombardia, dove sono attese circa 500 persone, l’assessore regionale alla Sicurezza, Simona Bordonali (Lega Nord) ha ribadito un secco “no” all’accoglienza: «La Regione ha difficoltà strutturale ad accogliere nuovi migranti», taglia corto. Duro anche il commento dell’assessore alle Politiche sociali di Milano Pierfrancesco Majorino (Pd): «La città, spesso da sola, in questo anno e mezzo ha già dato.
L’accoglienza non è un lusso. È una responsabilità che deve riguardare tutti». Il Comune di Treviso, invece, ha letteralmente chiuso le porte in faccia a un gruppo di 35 profughi (tra cui 10 minorenni) di origine africana che hanno dovuto trascorrere la notte a bordo del pullman con cui erano arrivati in città. Il sindaco già lunedì aveva chiarito di non poterli accogliere e la Prefettura non è riuscita a trovare soluzioni alternative. Stop anche da Padova: «I criminali non si accolgono, si spediscono a casa», tuona il primo cittadino Massimo Bitonci.
Sempre nella giornata di ieri, 642 persone sono sbarcate a Porto Empedocle (Agrigento), portando così ad almeno 3.800 il totale dei migranti tratti in salvo nel Mediterraneo tra venerdì e martedì, secondo quanto riferito dall’Organizzazione mondiale per le migrazioni. Difficile fare previsioni: sono circa 37mila i potenziali richiedenti asilo che si trovano bloccati in Libia. «E i trafficanti stanno continuando ad ammassare i profughi sulle coste», spiega don Mosé Zerai, costantemente in contatto con i profughi eritrei in partenza dalle coste africane. Inoltre, malgrado le tensioni e gli scontri, la Libia continua a essere una meta ambita per i profughi in fuga dal Corno d’Africa: «Queste persone sono cresciute nei campi profughi in Sudan e in Etiopia – spiega don Zerai –. Luoghi che non offrono una prospettiva per il futuro. E la mancanza di un’alternativa legale all’asilo le spinge ad affidarsi ai trafficanti». Quanto all’attacco di domenica alla Guardia Costiera italiana «siamo alle prese con un fenomeno nuovo e pericoloso», commenta il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, che ha chiesto una consultazione con gli Stati membri sui rischi che i partecipanti a "Triton" devono affrontare.



Nord in rivolta contro il patto d`accoglienza il prefetto di Treviso: "Invitati a disperdersi"
la Repubblica, 18-02-2015
FABIO TONACCI
Roma- Nel Nord Italia stanno invitando i clandestini arrivati da Lampedusa «a disperdersi». Dove vogliono, come vogliono, come possono. Basta che se ne vadano, perché li-sostengono alcuni sindaci e governatori non c`è più posto per nessuno. La misura della distanza tra il Viminale e gli enti locali su come affrontarel`emergenza accoglienza è contenuta in un dispaccio, bollato "urgentissimo", inviato ieri mattina dalla prefettura di Treviso al ministero dell`Interno. Come oggetto, la sorte di 39 migranti (tra cui 10 minorenni) trasferiti due giorni fa da Agrigento fino in Veneto e per i quali non si trovava sistemazione. Scrive il prefetto Augusta Manosu: «Sono stati fotografati dalla Questura, gli è stato fornito un
pasto dalla Caritas, sono stati sottoposti alle visite mediche e poi sono stati invitati a disperdersi. A tal fine, sono stati fatti salire su un pullman diretto alla stazione ferroviaria». Invitati a disperdersi. Abbandonati, Dunque. Esattamente quello che l'Unione Europea ci chiede di non fare.
Il paradosso è che l`urgenza della comunicazione non era dovuta a questo, ma al fatto che i 39 africani, tutti dell`area subsahariana, non volevano lasciare l`autobus. Del resto non avevano dove andare. «Saremo costretti a farli scendere forzatamente dal mezzo - sono le parole del prefetto Marrosu - per esigenze igienico-sanitarie e perché bisogna restituire il pullman alla ditta proprietaria». La storia è finita che lunedì notte il gruppo di migranti ha dormito tra i sedili e solo ieri, in serata, il sindaco di Treviso Giovanni Manildo ( Partito Democratico) ha trovato loro un alloggio provvisorio grazie all`appoggio di una associazione culturale italo-marocchina. «Mi vergogno a pensare che li abbiamo fatti dormire su un pullman - dice a Repubblica- ma siamo stati avvertiti del loro arrivo con poche ore di preavviso. Il mio comune non ha più strutture libere, sarebbe più semplice se avessimo a disposizione locali del demanio militare, anche dismessi vanno bene. Più di così non riusciamo a fare». Eppure, secondo i conteggi del Viminale, il Veneto è una delle regioni "in saldo negativo", cioè risulta accogliere meno di quello che potrebbe o, comunque, meno di quanto si è impegnato a fare.
Al di là delle dichiarazioni di fuoco rilasciate in queste ore dai vari Salvini, Zaia, Bitonci (sindaco di Padova), Beccalossi ( assessore al territorio della Lombardia), tutte improntate al «non possiamo più ospitare nessuno», «noi abbiamo già dato» e agli inviti alla «disobbedienza civile» contro le prefetture, non bisogna perdere d`occhio i numeri. Le cifre parlano, e chiaro. Attualmente, nella rete nazionale di strutture temporanee, Cara e Sprar, sono ospitati circa 80mila extracomunitari (67.034 adulti più 13.100 minorenni ), distribuiti nelle varie Regioni. Dati alla mano, chi si sta sobbarcando maggiormente l`onere non è il Nord, come sostengono certi politici, ma il Centro-Sud: la Sicilia in primis ( 14.545 immigrati, i122 percento del totale), poi il Lazio (8.488), la Puglia (5.976), la Campania (4.824), la Calabria ( 4.619) , l`Emilia Romagna (3.467). Il Veneto se ne prende appena il 3 per cento, 2.311 persone. La Lombardia un po` di più, 5.628. «Cifre che se rapportate alla dimensione del territorio veneto e lombardo e al numero degli abitanti-ragionano al ministero - sono del tutto insufficienti».Ancheperchéc`èstatala conferenza unificata Stato-Regioni del 10 luglio scorso. Quel giorno fu firmato tra il ministero, i governatori e i rappresentanti dei comuni, il patto per l`accoglienza di profughi e clandestini. Vennero fissate delle quote (individuate seguendo criteri della popolazione e della disponibilità alloggiativa) che ogni Regione si è impegnata ad soddisfare di fronte alle emergenze. Ma come siano andate veramente le cose lo raccontala tabella che pubblichiamo. Il 17 dicembre scorso il Viminale ha inviato a tutti i prefetti una circolare: bisognava reperire 12.676 posti per altrettanti migranti da trasferire dalla Sicilia, dove erano sbarcati. Alla verifica svolta il 16 febbraio si è scoperto che in Lombardia erano arrivati solo 1.310 migranti dei 2.916 che gli spettavano in base alla sua quota, in Veneto solo 841 rispetto ai 1.917 previsti, in Toscana 592 su 1.669, in Piemonte 735 su 1.474. E tutti gli altri, dove sono finiti? Forse "invitati a disperdersi", come i 39 di Treviso.



Diecimila sbarchi in un mese e mezzo Boom per il business degli scafisti
Per le milizie è uno strumento di finanziamento
La Stampa, 18-02-2015
GUIDO RUOTOLO
ROMA - Arrivano, il flusso sembra imponente, come se fosse primavera. Siamo già a 7686 stranieri sbarcati dal primo gennaio. Di questo passo, a fine febbraio supereranno i diecimila. Duecentomila, quattrocentomila. Con il passare delle ore e il precipitare della crisi, sembra che la Libia si stia prosciugando di anime e disperati. Insomma, che un flusso inarrestabile di migranti si stia per riversare sulle nostre coste. Con l`ambasciata italiana formalmente chiusa, ormai la Libia da un certo punto di vista è una «perfetta sconosciuta» (si fa per dire). «All`ultimo incontro ufficiale, era il maggio scorso, che avemmo a Tripoli - racconta chi partecipò a quell`incontro - i funzionari libici ci dissero che c`erano settecentomila, ottocentomila stranieri pronti a partire».
Naturalmente, vai a fidarti dei numeri libici. Se fossero solo la metà di quanto rappresentato sarebbero comunque un bel numero. In ogni caso, stiamo parlando del maggio scorso, dieci mesi fa. E tante cose sono cambiate (in peggio) da allora.
La sensazione è che l`industria del traffico di clandestini, gestito dalla nuova mafia, dai rappresentanti etnici (questa è l`analisi del vescovo di Tripoli, monsignor Martinelli, fatta a questo giornale) in questi giorni stia lavorando a pieno ritmo. Più cresce l`instabilità e la paura, più si crea la domanda di partenza. E gli interessi delle mafie si sposano con la necessità delle milizie di fare cassa, di creare moneta per pagare gli stipendi ai miliziani.
In questo scenario, andrebbero aggiornate fino a un certo punto le mappe sulle frontiere terrestri del sud della Libia, da dove entrano i migranti. E poi i porti da dove salpano per la traversata del Canale di Sicilia.
È sempre l`oasi di Kufra, laddove si incrociano i confini tra Libia, Egitto e Sudan, da dove passano le carovane di migranti del Corno d`Africa, di parte della fascia subsahariana. Essendo il confine del Ciad ancora interdetto perché minato dagli Anni Ottanta, quando Gheddafi occupò un pezzo di Ciad. Poi c`è il valico di Al Qatrum, che confina con il Niger, e infine l`area, che è terra di nessuno, tra l`Algeria e la città di Ghat. Ecco, queste sono le località simbolo da dove entrano i flussi migratori. Ma oggi, va aggiunto, le frontiere della Libia noni sono controllate da forze di polizia o militari e dunque potrebbero essere state aperte nuove rotte d`ingresso.
Da Kufra, il pellegrinaggio porta i disperati a raggiungere la costa, Al Beida, Bengasi e poi il viaggio per Sirte, Tripoli. E sono sei i porti da dove partono le imbarcazioni, i gommoni, i pescherecci. Iniziando dai confini con la Tunisia, è Zwarah il porto delle partenze. È il numero uno in tutto il Mediterraneo, sicuramente. Poi Sabratha, l`antica città dei mosaici e del teatro romano. Sorman, Janzour, e nei pressi di Tripoli, Tajoura e Garabulli. Anche ai tempi del regime di Gheddafi, a partire dal 2000, i numeri sui flussi migratori venivano branditi come clave dal regime. Gheddafi chiudeva un occhio, anzi due. Si parlava di un milione e più di stranieri pronti ad assaltare le coste italiane. Non è un caso che proprio per i grandi numeri dei flussi migratori, per i Paesi coinvolti (dalla Cina all`Europa, all`America centrale e gli Usa) la questione dell`immigrazione è diventata una questione di sicurezza nazionale.
 


Sbarchi, soccorsi 3 barconi nel Canale di Sicilia
Messe in salvo 265 persone in difficoltà
stranieriinitalia.it, 18-02-2015
Palermo, 18 febbraio 2015 - Continuano le operazioni di soccorso a migranti al largo delle coste libiche. Nella giornata di ieri il Centro Nazionale di Soccorso della Guardia Costiera a Roma ha coordinato 3 operazioni di salvataggio a favore di 265 persone in difficolta'.
Le richieste di aiuto sono giunte tramite telefono satellitare presso la Centrale Operativa di Roma della Guardia Costiera, che ha disposto l'invio del pattugliatore Cp 904 nave Fiorillo. Nel primo soccorso, il personale della Guardia Costiera ha tratto in salvo 94 migranti, tutti uomini, che navigavano a bordo di un gommone. Successivamente, a poche miglia di distanza dal primo soccorso, l'unita' della Guardia Costiera ha individuato il secondo gommone con 99 persone a bordo, tra cui 7 donne. Mentre sul terzo gommone, localizzato piu' a sud rispetto agli altri due, sono stati salvati 72 migranti.
Le persone, tutte di sedicente provenienza subsahariana e in buone condizioni di salute, sono state trasferite sull'isola di Lampedusa, dove nave Fiorillo e' giunta nella notte tra lunedi' e martedi'.
 


Immigrazione: il racconto di Ermies e Abdelrezak, mercanti di uomini a Tripoli
Ristretti Orrizonte, 16-02-2015
Ansa, 18 febbraio 2015
Ermies lo descrivono "basso e robusto": in tanti lo hanno visto impartire ordini nella "mezrea", la fattoria nelle campagne di Tripoli dove i migranti attendono di salire sui barconi diretti in Italia. John è invece considerato "affidabile", a differenza di Teferi e Shumay, che costringono le persone a partire contro la loro volontà.
Poi c'è Abdelrezak, che negli ultimi tempi si è fatto vedere poco sulle spiagge libiche: due viaggi organizzati a maggio e giugno scorsi sono andati a finire male e 300 migranti sono morti annegati. "Si è un po' defilato ma è sempre attivo".
I mercanti di uomini che operano in Libia non arrivano alla dozzina e quasi nessuno è libico: sono etiopi, sudanesi, egiziani, che investigatori e 007 italiani conoscono al punto da sapere che, durante Mare Nostrum, applicavano ai prezzi dei viaggi uno sconto del 50%, visto che le navi italiane si avvicinavano fino a poche miglia dalla Libia. Ma prenderli e disarticolare le loro organizzazioni, che si avvalgono di decine di persone, è tutt'altra storia.
"Non si sa più con chi parlare, non c'è nessuno che comanda, un accordo preso può diventare carta straccia il giorno dopo", ti dicono. E così Ermies e gli altri continuano a fare i loro interessi indisturbati. "Il nostro lavoro è il contrabbando di migranti, quindi possono sorgere degli imprevisti" dice al telefono, intercettato, Ermies. E sono proprio le intercettazioni a rivelare i nomi e le storie di chi gestisce i traffici. John Maray, ad esempio, è un sudanese. Il suo quartier generale è a Khartoum ma spesso si sposta in Libia.
È "uno dei principali organizzatori dei trasferimenti dei migranti dal centro Africa alle coste della Libia" dicono le inchieste aperte dalle procure siciliane. Ha uomini nelle carceri locali e tutti lo conoscono come un personaggio affidabile.
"Per organizzare i viaggi - dice John al telefono ad un altro trafficante - vanno rispettati determinati fattori" e cioè che "le partenze non devono avvenire con il mare in tempesta e non bisogna dare adito alle lamentele dei migranti". John è in contatto con Ermies (o Ermias) Ghermay, un 40enne etiope da anni in Libia. Di lui gli investigatori sanno quasi tutto: abita nel quartiere di Abu Sa a Tripoli, si sposta spesso nei porti di Zuwara, Zawia, Garabulli e gestisce una fattoria dove nasconde fino a 600 migranti alla volta, ai quali chiede tra i 1.200 e i 1.600 dollari a testa per partire. Al telefono parla di contatti con la "polizia libica" e di un "capo" che viaggia spesso in Arabia Saudita.
"Quanto i viaggi li organizzo io, i viaggiatori partono tutti. Se non riesco ad imbarcarli in un viaggio ce ne sarà un altro pronto a partire l'indomani o tra qualche ora". Si troverebbe invece in Turchia, dopo la stretta delle autorità egiziane, Ahmed Mohamed Hanafi Farrag, considerato uno dei capi delle organizzazioni che operano in Egitto.
Aveva auto e camion per il trasporto di migranti, case, imbarcazioni di vario genere, tra cui due navi madre che gli sono state sequestrate in Italia. E lui al telefono chiedeva al capitano di fargli sapere dove doveva mandare l'avvocato. Dalle informazioni sul terreno sembrerebbe che siano ancora loro ad avere in mano la gestione della tratta di esseri umani, ma l'arrivo dei miliziani in nero potrebbe cambiare le cose.
Già il fatto che i migranti vengono buttati in mare con qualsiasi condizione meteo e con barche fatiscenti è il segnale che si vuole alzare la pressione. E chi ha davvero interesse a farlo? Secondo il presidente del Copasir Giacomo Stucchi è poi "concreto" il rischio che dei terroristi possano nascondersi tra i migranti.
E c'è un altro elemento che preoccupa gli esperti ed è quello evidenziato dalla Rivista italiana difesa: gli uomini dell'Isis potrebbero ripetere nel canale di Sicilia quel che da 10 anni accade nel tratto di mare tra la Somalia e Aden, attaccando pescherecci, piccoli mercantili e anche i mezzi di soccorso, con l'obiettivo di prendere ostaggi. Ma c'è un altro scenario ipotizzato, ancora più inquietante: i terroristi potrebbero trasformare i barconi in trappole esplosive da far saltare in aria contro le navi e le motovedette italiane o di Frontex impegnate nei soccorsi ai migranti.

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