Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

04 novembre 2010

U.E. - Immigrazione. Consiglio d'Europa: la sfida e' l'integrazione
Immigrazione.aduc.it, 3-11-2010
Alla luce delle nuove sfide che le nostre societa' devono affrontare, occorre rafforzare la proibizione della discriminazione nel godimento dei diritti garantiti dalla legge'. E' questo l'invito che il presidente dell'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa Mevlut Cavusoglu ha rivolto oggi agli Stati europei intervenendo alle celebrazioni del 60/o anniversario della Convenzione per la Salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle liberta' fondamentali, firmata a Roma, il 4 novembre del 1950.
Parlando a Palazzo Barberini, proprio nella sala dove 60 anni fa fu firmato il trattato, Cavusoglu ha posto l'accento sul problema dell'integrazione di Rom e immigrati. E' il momento che 'i parlamenti nazionali promuovano misure a favore dell' integrazione e contro la discriminazione', ha spiegato, ricordando la 'Dichiarazione di Strasburgo' approvata lo scorso 20 ottobre dal Consiglio d'Europa per condannare le condizioni di emarginazione dei Rom in Europa. Cavusoglu ha quindi ricordato il ruolo della Corte Europea dei diritti delle uomo, 'capace di adeguare, nel tempo, i principi della Convenzione all'evoluzione della realta''.
La Corte, tuttavia, secondo il sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, dovrebbe perfezionare i suoi meccanismi: 'la sua crisi, oggi, dipende da un enorme abuso dei ricorsi, ogni anno sono circa 42 mila ma il 93% e' ritenuto inammissibile'.
La Corte 'dovrebbe ora applicare con piu' severita' il meccanismo di selezione dei ricorsi', ha concluso Caliendo.
L'anno scorso, il tribunale di Strasburgo ha emanato 1625 sentenze, di cui 68 nei confronti dell'Italia, al settimo posto, tra gli Stati membri, per numero di violazioni



Brescia, gli immigrati non scendono  La Lega attacca: "Tagliategli i viveri"

La Repubblica di Milano 4.11.2010
Prosegue la protesta su un cantiere della metropolitana. Fallito il tentativo di mediazione
"Siamo intenzionati a restare qui fino a quando non ci daranno il permesso di soggiorno"
"Se salgono per venirci a prendere, ci buttiamo". Così fa uno degli immigrati, che si trovano per protesta sulla gru in un cantiere della metropolitana, a Brescia, ha urlato con il microfono. "Loro sono i responsabili di quello che ci succede se vengono a prenderci per portarci giù. Non scendiamo fino a quando non avremo il permesso di soggiorno", ha spiegato ancora l'uomo, applaudito dal gruppo di persone che si trova sotto la gru, all'esterno del cantiere, a sostegno degli immigrati.
Gli operai sulla gru
Gli immigrati protestano sulla gru da sabato scorso e non hanno accolto la proposta formulata dal Comitato provinciale per la sicurezza e l'ordine pubblico. Era stato loro proposto di scendere in cambio di consentire un nuovo presidio in un altro luogo, da individuare, e la garanzia di un tavolo di lavoro coordinato dalla prefettura per affrontare il problema della regolarizzazione. Pochi minuti dopo la mezzanotte padre Claudio Toffari, accompagnato dai vigili del fuoco e da un egiziano, la cui presenza era stata chiesta dagli immigrati, era salito sulla gru per tentare di convincerli. Il colloquio si è protratto per circa tre quarti d'ora, ma con esito negativo.
Cruda presa di posizione della Lega Nord di Brescia. "Quello che sta accadendo è inaccettabile, vergognoso e offensivo nei confronti della città", hanno fatto sapere con una nota congiunta il vicesindaco di Brescia, Fabio Rolfi, il segretario cittadino Matteo Rinaldi e il capogruppo in consiglio comunale Nicola Gallizioli, "Oggi purtroppo raccogliamo i frutti delle dissennate politiche buoniste e permissiviste di Paolo Corsini (Ds), unico sindaco d'Italia che di fronte a una piazza invasa da pakistani clandestini è volato a Roma per chiedere in regalo permessi di soggiorno, facendo diventare Brescia il ventre molle dell'immigrazione in Italia. Oggi questo non deve assolutamente ripetersi e bene fa l'amministrazione comunale a mantenere questa posizione di fermezza". Conclusione: "Non possiamo più tollerare questi atteggiamenti da parte di ospiti che come tali dovrebbero comportarsi. Vogliono stare sulla gru ? Ci restino senza acqua e cibo".



IMMIGRATI SU GRU: LEGA, "NON SCENDONO? TAGLIATE I VIVERI"

AGI, 4-11-2010
Brescia, - Cruda presa di posizione della Lega Nord di Brescia, che ha preso la parola in merito all'occupazione da sabato della gru del cantiere del metro' in via San Faustino in citta' da parte di sei immigrati che protestano contro quella che definiscono "la sanatoria truffa del 2009", che non ha permesso loro di regolarizzarsi. "Quello che sta accadendo e' inaccettabile, vergognoso e offensivo nei confronti della citta'", hanno fatto sapere con una nota congiunta il vicesindaco di Brescia Fabio Rolfi, il segretario cittadino matteo Rinaldi e il capogruppo in consiglio comunale Nicola Gallizioli, "Oggi purtroppo raccogliamo i frutti delle dissennate politiche buoniste e permissiviste di Paolo Corsini (Ds, ndr), unico sindaco d'Italia che di fronte a una piazza invasa da pakistani clandestini, e' volato a Roma per chiedere in regalo permessi di soggiorno, facendo diventare Brescia il ventre molle dell'immigrazione in Italia. Oggi questo non deve assolutamente ripetersi e bene fa l'Amministrazione comunale a mantenere questa posizione di fermezza. Non possiamo accettare che un gruppuscolo di clandestini insulti i passanti, i commercianti e i residenti, impedendo inoltre che dei lavoratori possano svolgere la propria mansione nel cantiere del metrobus. Tali soggetti, evidentemente malconsigliati dai loro agitatori, hanno perfino rifiutato una saggia proposta avanzata da Comune e Diocesi (che avevano offerto un presidio di due settimane in un'area da individuare di pertinenza della Diocesi e un tavolo a tema, ndr) mostrando ancora una volta prepotenza e arroganza. Non possiamo piu' tollerare questi atteggiamenti da parte di ospiti che come tali dovrebbero comportarsi. Vogliono stare sulla gru ? Ci restino senza acqua e cibo pero'". E concludono: "La Lega esprime solidarieta' nei confronti dei lavoratori che a causa di questa situazione sono rimasti a casa, e nei confronti di residenti e commercianti di via S. Faustino. Annunciamo che e' pronta la mobilitazione di piazza: siamo disposti a portare nelle vie del centro storico bresciani onesti, immigrati regolari e tutti coloro che non intendono farsi prendere in giro da quattro prepotenti che pensano di essere i padroni della citta'. L'accoglienza non puo' e non deve assolutamente essere disgiunta della legalita'". (AGI) Cli/Mi/Ral



Comunicato stampa: Aggressione razzista a Sassari. Dura protesta del deputato Pd Guido Melis
04-11-2010
“E un gravissimo episodio di violenza a sfondo razzista al quale bisogna reagire subito con la massima determinazione”. E’ questo il primo commento a caldo del deputato Pd Guido Melis, membro dela commissione Giustizia della Camera, di fronte al pestaggio del quale ieri sera è stato vittima, in un bar del centro di Sassari, il giovane senegalese Mor Ndiaye, ambulante, aggredito a freddo, senza alcun motivo, da quattro bulli che si sono poi dati alla fuga. Il ragazzo ha riportato trauma cranico e lesioni al viso.
“Sassari – prosegue il deputato PD - è sinora rimasta estranea a simili episodi di violenza e anzi la comunità senegalese, la prima tra quelle straniere per numero di componenti e per insediamento, si è bene integrata in città ormai da molti anni, intrecciando rapporti cordiali coi sassaresi. Ciò che è accaduto ieri sera è perciò, se possibile, ancora più allarmante. Temo che si inquadri, per imitazione, in quel clima di escalation razzista che sta investendo da qualche tempo tutta l’Italia, provocando ovunque episodi simili. Quasi nelle stesse ore, in un’abitazione del centro storico, tre individui mascherati hanno pestato un transessuale colombiano; un analogo pestaggio era avvenuto il 14 ottobre. Per quanto di matrice diversa, si tratta anche in questi casi di fatti da non trascurare, che richiedono una reazione da parte delle autorità e della stessa opinione pubblica cittadina ferma e incisiva”.
“Aspettiamo di vedere prontamente assicurati alla giustizia gli aggressori di Mor Ndiaye – ha concluso Melis – ma al tempo stesso chiedo personalmente, nella mia qualità di deputato di Sassari, al prefetto, al questore, al comandante dei Carabinieri, al sindaco di Sassari, ognuno secondo le sue responsabilità, il massimo della vigilanza e della prevenzione. Occorre impedire che altri episodi simili possano verificarsi in futuro”.



Fortezza Europa la frontiera che uccide
Immigrati in cerca di lavoro ma anche molti in fuga dalle persecuzioni: 16 mila vittime in dieci anni
La Stampa, 03-11-2010
FRANCESCA PACI
Ci sono guerre a bassa intensità che si combattono alla periferia dei Paesi in cui la guerra, come sognava Moravia, è stata da tempo trasformata in un tabù. Come definire altrimenti il conflitto quotidiano tra le orde di disperati all'arrembaggio del sogno occidentale e l'Europa blindatissima per difendere la sua sostenibilità? Se lo chiede il giornalista Luca Rastello che nel saggio La frontiera addosso, appena pubblicato da Laterza, calcola il numero delle vittime certe cadute nell'estremo assedio al Vecchio Continente, almeno 16 mila negli ultimi dieci anni, oltre quattro al giorno: un bilancio da trincea.
«Si tratta di persone che non hanno mai raggiunto terra e di cui non sappiamo nulla, immigrati in cerca di lavoro ma anche potenziali richiedenti asilo» spiega Rastello. Pur ricostruendo storia e storiografia degli ultimi sbarchi sulla sponda più fortunata del Mediterraneo, dalle Canarie alla Grecia, il libro si concentra sui rifugiati, coloro che in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 necessiterebbero più di altri della protezione internazionale perché fuggono da persecuzioni o carneficine vere e proprie. Sono loro, sostiene l'autore, «a mettere in evidenza le contraddizioni giuridiche di una legge che blocca alla frontiera europea un diritto fondamentale».
Secondo l'agenzia delle Nazioni Unite Unhcr alla fine del 2008 l'Italia ospitava circa 47 mila rifugiati, uno ogni 1300 abitanti. Tanti? Pochi? Ma soprattutto: come si quantifica il bisogno?
La ventitreenne nigeriana Happy pensava che fosse sufficiente raccontare la sua storia e mostrare la cicatrice sul volto triste. Nata a Kano da una famiglia cristiana, Happy arriva nel nostro Paese nel 2003 attraverso l'Algeria dopo essere scampata agli scontri con i musulmani in cui hanno perso la vita il padre, pastore della chiesa locale, e la madre. La Commissione territoriale italiana incaricata di esaminare il suo caso le domanda se in patria avrebbe modo di mantenersi e lei, contando di guadagnare punti, fa cenno di no con la testa. Risposta sbagliata: scivolando sul lavoro, Happy si qualifica come «migrante economico» e in una manciata di minuti la sua richiesta di protezione viene scartata. Eppure la discriminazione religiosa basterebbe eccome, tanto che la dichiarata conversione al cattolicesimo di Ruby, la cubista marocchina al centro del nuovo scandalo del premier Berlusconi, suona ai maligni come un'abile candidatura al permesso di soggiorno umanitario.
«La Convenzione di Ginevra parla di persecuzione individuale ma un uomo che scappa dal terremoto in cui ha perso tutto è un migrante economico o un potenziale rifugiato? Difficile spiegarlo  a  degli estranei in un colloquio lampo da cui dipende la tua vita» insiste Rastelli. Quando lo scorso luglio 250 eritrei finirono nella prigione di Braq, nel deserto libico, dopo essere stati respinti dalle nostre coste e consegnati a Gheddafi, in virtù degli accordi bilaterali per contrastare l'immigrazione clandestina, intervenne addirittura l'Onu: profughi da un Paese ignaro di pace, i 250 avrebbero avuto pieno diritto all'asilo se solo fossero sbarcati in Sicilia. Il trucco è non lasciare che mettano piede a terra.
A vigilare sulla fortezza Europa ci pensa la Frontex, l'agenzia di Bruxelles incaricata di presidiare le frontiere attraverso reparti speciali e Intelligence. Basta fare un giro sul confine di Ceuta, l'avamposto spagnolo in territorio marocchino, per capire che Gaza non è l'unica prigione occidentale a cielo aperto. Dal punto di vista militare la tattica è ineccepibile: nei primi tre mesi del 2010 gli sbarchi sono stati 150 contro i 5200 del 2009 e i tanti che ancora entrano regolarmente sfruttando il visto turistico devono comunque ingegnarsi a rimediare un invito. Ma la strategia?
Le  migrazioni non si fermeranno, ammoniscono   gli esperti. «La frontiera  addosso» sembra allora un duplice destino: quello di chi attraversandola per disperazione «non se la toglie più di dosso» e il nostro, quello degli assediati, condannati specularmente alla precarietà dei poveracci da cui ci difendiamo come i protagonisti del film No Man's Land.



«Integrazione soltanto per chi parla tedesco»

La Merkel insiste: multiculturalismo fallito Presto una legge sulle lezioni obbligatorie
Avvenire, 04-11-2010
VINCENZO SAVIGNANO
Integrationgipfel oder Irritationgipfel?Vertice dell'integrazione o dell'irritazione? Si chiedeva provocatoriamente ieri il quotidiano Die Welt, riferendosi alle infuocate polemiche che hanno preceduto la quarta edizione della tavola rotonda sull'integrazione degli immigrati, organizzata dal governo di Berlino e a cui partecipano i vertici del mondo politico, tra cui il cancelliere Angela Merkel e rappresentanti del vasto e complesso mondo degli stranieri della Germania.
Proprio la Merkel ha aperto la conferenza stampa conclusiva, svoltasi al cancellierato, ribadendo in parte la controversa dichiarazione di alcuni giorni prima con cui aveva dichiarato «fallita la società multiculturale della Germania». «Con quelle parole - ha spiegato ieri il cancelliere - ho voluto esprimere la mia opinione, attraverso la quale non intendevo chiudere bensì aprire una discussione, un confronto su un tema assai delicato. So che sono tanti gli immigrati che partecipano attivamente alla vita sociale ed economica del Paese, ma a mio modo di vedere l'inte-
grazione sinora non ha portato impegno ed energia per la società». Il principale ostacolo all'integrazione, indicato praticamente da tutti i 120 partecipanti alla tavola rotonda, è stato ed è l'apprendimento della lingua tedesca da parte dei cittadini stranieri. «Lingua, scuola ed istruzione, su questi tre capisaldi deve fondarsi l'integrazione futura degli immigrati nel nostro Paese», ha aggiunto la Merkel. In base ad alcuni rilevamenti, realizzati dal ministero dell'Istruzione e presentati al termine del vertice, il 13 per cento degli studenti stranieri non porta a termine la scuola dell'obbligo. Lina percentuale molto alta che ha una ricaduta inevitabile sul mercato del lavoro: più del 30 per cento dei disoccupati di lunga durata sono stranieri che, secondo parte del mondo politico e dell'opinione pubblica tedeschi, anche grazie ai vantaggiosi aiuti statali, si rifiutano di integrarsi nella società e nel mondo del lavoro della Germania.
A riguardo dal 2005 sono stati creati gli "Integrationkurse", i corsi d'integrazione rivolti a tutti gli stranieri extracomunitari in età post-scolare, nel corso dei quali si impara la lingua tedesca ma anche tradizioni e leggi della Germania. «Dal 2005 - ha sottolineato la funzionarla del governo per l'immigrazione, Maria Bohmer - più di 700mila immigrati hanno preso parte agli Integrationkurse», ma di questi più della metà non ha portato a termine il percorso di studi. Ecco perché il governo, attraverso una legge che passerà presto al vaglio dei due rami del Parlamento, intenderebbe rendere i corsi obbligatori e sanzionare anche con l'espulsione coloro che si rifiutano di parteciparvi.
Questo il tema che ha provocato i maggiori attriti e nervosismi nel corso dell'Integrationgipfel. «Una legge di questo genere sarebbe un grave errore, un ostacolo pericoloso per l'integrazione di milioni di stranieri», ha sottolineato il presidente della principale associazione turca di Germania, Renan Kolat. Critiche all'Integrationgipfel anche da parte dell'opposizione: «Non si può pensare di affrontare la questione integrazione solo introducendo corsi di lingua serali di 30 ore», ha detto la socialdemo-cratica Andrea Nahles. Insomma, il quarto Integrationgipfel lascia molti interrogativi ed una certezza: l'integrazione di milioni di stranieri sarà la principale sfida per la Germania nel XXI secolo.
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Gli "Integrationkurse" sono rivolti a tutti gli stranieri che non fanno parte dell'Unione Europea.Ancora non sono considerati obbligatori, ma una nuova proposta di legge vorrebbe renderli tali ed introdurre anche delle sanzioni, fino all'espulsione per coloro che si rifiutano di parteciparvi. I corsi serali si svolgono in normali istituti scolastici, circa 1.300 in tutto il Paese. Le lezioni, rivolte a tutte le persone in età post-scolare, riguardano soprattutto l'insegnamento della lingua tedesca e l'apprendimento di usi, costumi, tradizioni e leggi della Germania. I corsi d'integrazione sono in vigore dal gennaio del 2005, finanziati in gran parte dallo Stato federale ma anche dai singoli Lànder e Comuni. La somma investita dalla loro introduzione si aggira intorno al miliardo di euro, le lezioni sono gratuite per i richiedenti d'asilo e per chi percepisce il sussidio di disoccupazione.Tutti gli altri pagano un euro all'ora. Secondo l'ufficio federale per l'immigrazione in totale dal 2005 sono circa 700.000 gli immigrati che hanno partecipato ai corsi, ma solo il 54% ha concluso il percorso didattico. (V.S.)



"Noi musulmani convertiti che subiamo minacce anche nella cattolica Italia"

La strada in salita di chi abbandona l'Islam per il Vangelo
La Stampa, 04-11-2010
FRANCESCA PACI
Da quando tredici anni fa ha sostituito il Corano con il Vangelo Hamid Laabidi cammina guardandosi alle spalle come i cristiani di Baghdad, Algeri, Islamabad. Solo che lui vive a Borgosesia, provincia di Vercelli, nel cuore di quell'operoso settentrione italiano verso cui nonostante la crisi migrano ancora pieni di speranza migliaia di suoi connazionali marocchini. L'islam estremo non perdona chi diserta e le parrocchie in fiamme dall'altro lato del Mediterraneo ricordano a Hamid che l'apostasia è un reato imprescrittibile. Ovunque: «In Medioriente i cristiani vengono accusati di proselitismo, i musulmani che si convertono sono messi al bando. Anche qui ho problemi, ricevo minacce anonime, dicono di volermi decapitare, per fortuna Borgosesia non è Kabul».
La seconda vita di Hamid comincia nell'89 quando, appena ventiduenne, segue la fidanzata in Italia con un visto turistico. Un viaggio senza ritorno partito però da lontano: «La mia famiglia è religiosa, abbiamo sempre osservato il digiuno di Ramadan, ma sin da adolescente ero infastidito da certe cose tipo la mamma che faceva da serva a tutti quanti. Non dimenticherò mai quando una mia compagna di classe fu data in sposa a un uomo che aveva l'età di suo padre».
La storia d'amore di Hamid finisce presto e lascia il posto a quella da straniero, il lavoro, la lingua, l'inserimento faticoso nella nuova realtà ma soprattutto nella propria comunità.
«Sin dal principio ho trovato maggiori difficoltà con i miei connazionali immigrati in Italia che in Marocco dove nessuno aveva nulla da ridire quando uscivo con una ragazza italiana, è come se all'estero la nostra cultura tornasse indietro» spiega rimpiangendo un po' le riforme di re Mohammed VI. Sono gli anni che precedono l'11 settembre 2001, l'espansione dell'islam fondamentalista, il disagio delle periferie europee che si trasforma in rivendicazione religiosa. Hamid si avvicina all'oratorio, conosce don Mario, s'iscrive al catechismo: «Nel 1997 mi sono battezzato, una gioia che la mia famiglia ha condiviso con me». Gli altri no. Almeno quelli che s'aspetterebbero d'incontrarlo in moschea e digrignano i denti, fanno la faccia dura, mostrano i pugni. Anche perché lui, a differenza della maggior parte dei musulmani convertiti che come racconta il libro di Giorgio Paolucci e Camille Aid «I cristiani venuti dall'islam» pregano con grande discrezione tra le pareti domestiche, non vuole nascondersi.
A seguire oggi in tv l'aggravarsi della situazione dei cristiani d'oriente ripensa alla strada percorsa: «Gli italiani che diventano musulmani non hanno alcun problema, addirittura spesso vengono nominati responsabili delle moschee e chiamati a rivestire ruoli internazionali. Il contrario è sempre una sfida e molto pericolosa che tanti affrontano in silenzio». Per questo alla notizia della conversione della sua connazionale Ruby, la cubista al centro dello scandalo in cui è coinvolto il premier Berlusconi, non ha potuto trattenere una risata: «Ha rivelato d'aver abbandonato l'islam a 12 anni ma non è mica così facile e poi non lo tirerebbe fuori con tanta leggerezza. Devono averle consigliato di dirlo». In cambio, si mormora, Ruby potrebbe chiedere un permesso di soggiorno tipo asilo politico per evitare i tre anni di prigione che il Marocco prevede per gli apostati.
Borgosesia dista anni luce da Baghdad, dove per altro i musulmani cadono come i cristiani sotto i colpi del terrorismo. Ogni mattina Hamid accompagna a scuola le due figlie di 12 e 7 anni avute dalla moglie italiana, incontra connazionali cui la lettura del Corano ha insegnato il rispetto delle altre fedi, timbra il cartellino al cancello dell'industria tessile in cui lavora da tempo. Ma si guarda alle spalle.



Immigrazione: in 5 anni da operaio sfruttato a sindacalista

Ragazzo Burkina Faso vive a Cassano Ionio e gioca a calcio
(ANSA) - CASSANO ALLO IONIO (COSENZA), 3 NOV - In cinque anni e' riuscito a stravolgere la sua vita passando da operaio sfruttato a delegato sindacale della Fillea Cgil.
E' la storia di Samy, un ragazzo di 27 anni del Burkina Faso che vive a Cassano allo Ionio. Dopo un breve periodo a Napoli il giovane e' giunto nella piana di Sibari dove, dopo qualche anno di sfruttamento, e' riuscito ad integrarsi diventando delegato sindacale. ''Ora - ha detto Samy - ho ripreso anche a coltivare la mia grande passione che e' il calcio. Gioco, come centrocampista, in una squadra di terza categoria''.
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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