Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

E se gli altri foste voi?

Laura Balbo


Scrittori migranti, storie migranti; anche letteratura nascente, scrittura interculturale. Sono prospettive ed elaborazioni che possono far bene al nostro eurocentrismo (non detto, quasi invisibile: pochissimo viene messo in discussione, o in qualche modo ridefinito, soprattutto quando sono in gioco  i patrimoni culturali “nazionali”: ciascun paese il suo!). Forse  gli sguardi dei “creativi” - non solo scrittori, poeti, musicisti, pittori - possono esserci utili.
Ci osservono, ci descrivono. Anche con senso dell’umorismo: così Pap Kouma, il cui libro Io venditore di elefanti- scritto con Oreste Pivetta e uscito nel 1990, ha aperto la strada.
E ci parlano di esperienze – “essere altrove”, “anime in viaggio”, “destini sospesi”, “tradurre”, “imbarazzismi”- che nel mondo di oggi (“globalizzato”, “transnazionale”) ci riguardano in qualche modo tutti.
Da parecchi anni ci sono iniziative che - anche in Italia, in altri paesi è una tradizione consolidata - ci hanno portato a rivolgere  attenzione appunto a questi temi e a questi autori. Via via tante voci sono riuscite a farsi ascoltare (anche se non è che le case editrici “tradizionali” siano molto aperte).  Ecco alcune delle tante iniziative. Dal 1995 in avanti, prima a Rimini e poi a Mantova, l’associazione Eks&Tra ha organizzato concorsi e incontri e pubblicato più di venti libri. E nel 1999 i vincitori del premio sono stati ricevuto al Quirinale dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. All’Università di Bologna il 5 giugno scorso c’ è stata la presentazione del libro Scarpe Sciolte, con gli scritti di alcuni partecipanti al “laboratorio di scrittura creativa intercuturale” da due anni attivato presso il dipartimento di italianistica. C’è il premio “Lingua Madre. Racconti di donne straniere in Italia” (arrivato al IV anno, è stato ospitato lo scorso maggio alla Fiera del Libro di Torino). E molti altri incontri e  iniziative e concorsi; e siti, blog. Un volume  recente, Letteratura nascente, di Raffale Taddeo, è molto utile per “saperne di più”.
Davvero moltissimi e moltissime sono quelli che, nella loro esperienza di migranti, sentono il  bisogno, meglio,  hanno voglia, passione, di elaborare  e “narrare”  le loro esperienze. Si sono trovati a vivere “tra di noi”: su questo  riflettono, cercano di comunicare. Soprattutto, come in molti scritti emerge con chiarezza, ci guardano. “E se gli altri foste voi?”: questo il sottotitolo, e la domanda che ci viene posta, in un libro di Geneviève Makaping, Traiettorie di sguardi, Rubbettino, 2001.
Leggere questi testi può davvero esserci utile.
Uno dei tutor del “laboratorio di scrittura interculturale”. di Bologna, Miguel Angel Garcìa, suggerisce: “Leggeteli… ne vale la pena. Il loro mondo è anche il vostro mondo, anche se ancora non ne siete consapevoli”.
Chiediamoci anche -istituzioni, università, qualcuno nel mondo dell’editoria, e noi che leggiamo- se ha senso continuare a “restare dentro confini” e anzi a “costruire confini”.
Occasioni e premi ed un’editoria “specializzati”, certo va bene. Ma fare un passo oltre.
Non  scrittori migranti: scrittori. Non letteratura migrante: letteratura.

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