Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

07 maggio 2012

Ius soli
«Chi è nato qui fa parte della società»
Corriere della sera, 07-05-2012
MILANO — Nel giorno del botta e risposta Riccardi-Gasparri sullo ius soli, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato una lettera al sindaco torinese di Nichelino che ha conferito la cittadinanza onoraria a 450 ragazzi nati nel comune negli ultimi dieci anni da genitori stranieri. «Le seconde generazioni degli immigrati», ha scritto il Capo dello Stato, «sono parte integrante della nostra società». E all'iniziativa ha attribuito proprio il merito di aver saputo riconoscere questo dato di fatto. Perché «è evidente», ha continuato Napolitano, «il disagio di tutti quei giovani che, nati o cresciuti nel nostro Paese, rimangono troppo a lungo "stranieri" nonostante siano e si sentano italiani nella loro vita quotidiana». Il presidente ha poi aggiunto: «L'attribuzione della cittadinanza onoraria può rappresentare un prezioso contributo per un'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema, anche se tale provvedimento non ha ovviamente un valore giuridico ma solo simbolico». E ancora: «È auspicabile che queste iniziative costituiscano uno stimolo a una seria e approfondita riflessione anche in sede parlamentare, per una possibile riforma delle modalità e dei tempi di riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori stranieri». Un auspicio che è stato anche dichiarato dal sindaco di Nichelino Giuseppe Catizone. Proprio nel giorno in cui pure il ministro della Cooperazione internazionale e dell'Integrazione Andrea Riccardi ha dato voce al suo desiderio. «Un sogno? La cittadinanza per i bambini stranieri nati in Italia e la ripresa della cooperazione italiane», ha detto. «È fallito il modello inglese come quello francese, perché non provare con uno italiano? Il nostro secolo è quello del vivere insieme». Di parere opposto il presidente dei senatori pdl Maurizio Gasparri: «Riccardi si ricordi di fare il ministro del suo ministero ed eviti sproloqui sulla cittadinanza a chi nasce in Italia, norma che non ci sarà mai». I 450 bambini di Nichelino, insieme all'attestato di cittadinanza onoraria, hanno ricevuto in dono una copia della Costituzione e due spillette dorate: una con la bandiera italiana e l'altra del Paese di provenienza dei genitori.



Cittadinanza onoraria a 450 figli d'immigrati Napolitano: "E' giusto"
«Simili iniziative siano di stimolo al Parlamento affinché riformi le norme»
La Stampa, 07-05-2012
g. leg.
Le seconde generazioni degli immigrati sono «parte integrante della nostra società»: lo ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera al Comune di Nichelino, che ha conferito ieri la cittadinanza onoraria a 450 ragazzi nati negli ultimi dieci anni sul territorio comunale da genitori stranieri. «L’attribuzione della cittadinanza onoraria - ha affermato Napolitano - può rappresentare un prezioso contributo per un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul tema».
«L’iniziativa - si legge ancora - ha, tuttavia, il merito di riconoscere le seconde generazioni come parte integrante della nostra società. È evidente, come ho più volte rilevato, il disagio di tutti quei giovani che, nati o cresciuti nel nostro Paese, rimangono troppo a lungo legalmente “stranieri”, nonostante siano, e si sentano, italiani nella loro vita quotidiana. È auspicabile che queste iniziative costituiscano uno stimolo a una seria e approfondita riflessione anche in sede parlamentare, per una possibile riforma delle modalità e dei tempi del riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori stranieri».
«Conferendo le 450 cittadinanze onorarie - ha detto il sindaco di Nichelino, Giuseppe Catizone - abbiamo voluto inviare un segnale al Parlamento affinché riveda la legge sulla cittadinanza sulla scia delle parole del capo dello Stato, che chiede di considerare italiano chi nasce in Italia ». Il sindaco ha annunciato anche che scriverà ai parlamentari piemontesi per chiedere la loro collaborazione.
Nel corso della cerimonia, i bambini hanno ricevuto una copia della Costituzione, l’attestato di cittadinanza onoraria e una pubblicazione su Nichelino. Il Comune ha donato loro anche una spilletta dorata con la bandiera italiana, insieme alla bandiera del paese di provenienza. Nichelino è uno dei primi Comuni («il primo in Piemonte», rivendicano a Palazzo Civico) a mettere in piedi un’iniziativa del genere, che in punta di diritto non ha alcun valore pratico, «ma ha un enorme significato - spiega Carmen Bonino, assessore con delega alle Pari Opportunità - di fronte alle disuguaglianze, alle leggi vetuste e ai codici superati».
In questo contesto, Nichelino ha deciso di dare il suo contributo. E non è forse nemmeno un caso che tutto questo avvenga in questa città simbolo dell’immigrazione. «Il paragone non suoni provocatorio, ma negli Anni 60 - racconta Catizone - la nostra città è passata da 4 mila a 40 mila abitanti».



Immigrazione, monito di Napolitano "Seconde generazioni parte integrante"
Messaggio del presidente della Repubblica al sindaco di Nichelino che ha conferito la cittadinanza onoraria a 450 ragazzi nati negli ultimi dieci anni da genitori stranieri. "Auspicabile seria e approfondita riflessione anche in sede parlamentare"
la Repubblica, 07-05-2012
TORINO - Le seconde generazioni degli immigrati sono "parte integrante della nostra società". Lo sottolinea il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in una lettera al Comune di Nichelino (Torino), che ha conferito oggi la cittadinanza onoraria a 450 ragazzi nati negli ultimi dieci anni sul territorio comunale da genitori stranieri.
"L'attribuzione della cittadinanza onoraria - scrive Napolitano - può rappresentare un prezioso contributo per un'opera di sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul tema, anche se tale provvedimento non ha ovviamente un valore giuridico, ma solo simbolico". "L'iniziativa - prosegue il messaggio - ha, tuttavia, il merito di riconoscere le seconde generazioni come parte integrante della nostra società. E' evidente, come ho più volte rilevato, il disagio di tutti quei giovani che, nati o cresciuti nel nostro Paese, rimangono troppo a lungo legalmente "stranieri", nonostante siano, e si sentano, italiani nella loro vita quotidiana".
"E' auspicabile che queste iniziative - conclude Napolitano nella lettera inviata al sindaco  Giuseppe Catizone - costituiscano uno stimolo a una seria e approfondita riflessione anche in sede parlamentare, per una possibile riforma delle modalità e dei tempi del riconoscimento della cittadinanza italiana ai minori stranieri".
"Conferendo le 450 cittadinanze onorarie - ha detto il primo cittadino di Nichelino - abbiamo voluto inviare un segnale al Parlamento affinché
riveda la legge sulla cittadinanza sulla scia delle parole del capo dello Stato, che chiede di considerare italiano chi nasce in Italia". Catizone ha annunciato anche che scriverà ai parlamentari piemontesi per chiedere la loro collaborazione. Nel corso della cerimonia, i bambini hanno ricevuto una copia della Costituzione, l'attestato di cittadinanza onoraria e una pubblicazione su Nichelino. Il Comune ha donato loro anche una spilletta dorata con la bandiera italiana, insieme alla bandiera del Paese di provenienza della loro famiglia.



Pescara, migliaia in piazza Insulti e urla contro i Rom
l'Unità, 06-05-2012
Clima da rivolta popolare a Pescara. Oltre duemila persone sono scese in piazza, davanti al palazzo del Comune, scandendo violenti slogan contro la comunità Rom locale, ormai stanziale da diversi decenni. La folla ha intonato cori come «Non li vogliamo più» e «Vi cacciamo da Pescara», oltre a una serie di insulti irripetibili. Al termine della manifestazione un gruppo di ultrà si è diretto con fare minaccioso, tra grida e scoppi di petardi, nel quartiere dove risiedono le famiglie rom. Il corteo è stato disperso e non si sono registrati incidenti. La tensione è salita alle stelle dopo l'omicidio del giovane ultrà pescarese Domenico Rigante, ucciso la notte del primo maggio da un suo concittadino di origini Rom, Massimo Ciarelli, che ieri è stato assicurato alla giustizia. Il delitto ha fatto emergere tensioni che covano in quartieri come Rancitelli, Fontanelle e San Donato, abitati da molte famiglie di origine Rom, alcune delle quali dedite ad attività illecite. In piazza, oltre ai tifosi, sono scesi semplici cittadini, esasperati da una convivenza sempre più difficile. «Non ne possiamo più e non mi sento di condannare questa piazza - ha detto Domenico Pettinari, segretario dell'associazione civica Codici - a Pescara è emergenza vera, subiamo continuamente minacce e prepotenze, ci bruciano le auto, i citofoni e le porte delle abitazioni». Secondo Pettinari «i criminali sono noti, appartengono a una trentina di famiglie Rom, ma nessuno fa nulla per assicurarli alla giustizia».
Bersagliati da fischi e insulti anche gli amministratori locali, come l'assessore comunale Armando Foschi, giudicati troppo concilianti e compiacenti nei confronti dei Rom. In difficoltà il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, che ha assicurato «il massimo impegno a rafforzare il controllo sul territorio», venendo continuamente interrotto dalle grida di rabbia della folla.
Gli ultrà pescaresi hanno avuto un faccia a faccia con il primo cittadino e con il presidente della Provincia, Guerino Testa. «Non li vogliamo più, ma non possiamo comprometterci noi, dovete pensarci voi - hanno gridato i rappresentanti dei Rangers, lo zoccolo duro della tifoseria locale - e pretendiamo pene esemplari per l'assassino e per i suoi complici ancora a piede libero». Blindati della polizia e auto dei carabinieri presidiano la città in un clima da coprifuoco.
«L'attenzione rimane massima», ha rimarcato il questore di Pescara, Paolo Passamonti. Al termine della manifestazione ha preso la parola anche il padre di Domenico Rigante: «Vi voglio ringraziare, però quello che dovevate fare l'avete fatto». Come a dire: il messaggio è stato lanciato, ma no ad altre violenze.



Immigrati. Boom di minori stranieri non accompagnati +69%
Vita.it, 07-05-2012
Il report dell'Anci e la denuncia: «la convenzione con il ministero scaduta da dicembre»
Più 69%. Di tanto sono aumentati nel 2011 rispetto all’anno prima i minori stranieri non accompagnati presenti in Italia, passando dai 4.588 minori presi in carico nel 2010 ai 7.750 censiti al 31 dicembre 2011 dal Comitato minori stranieri. Erano 5.879 quelli presi in carico nel 2009. Lo dice il IV Rapporto Anci-Cittalia sui minori stranieri non accompagnati in Italia, presentato sabato a Padova durante il ‘Festival della Cittadinanza’.
Il programma scaduto
«L’Italia non espelle i minorenni anche se sono entrati in modo irregolare nel nostro Paese e, quindi - ha detto il sindaco di Padova e delegato Anci all’immigrazione, Flavio Zanonato - c’è l’obbligo di ospitarli e di inserirli all’interno di un percorso che, una volta concluso, consenta loro di avere un rapporto positivo con il Paese che li ha ospitati».
L’onere finanziario di questo percorso «viene scaricato soprattutto sui Comuni», ha detto ancora Zanonato. «In questi anni i Comuni e l’Anci hanno svolto un ruolo importante per l’accoglienza e la tutela dei minori stranieri non accompagnati. È necessario che il governo dia continuità alle esperienze fin qui realizzate, assicurando le necessarie risposte finanziarie per garantire in ogni parte d’Italia un’accoglienza vicina ai bisogni dei minori e nel rispetto del loro supremo interesse».
Il programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati, nato nel 2008, finanziato dal Ministero del lavoro e realizzato dall’Anci ha giocato un ruolo importante, ha sottolineato Zanonato, attivandosi su una rete di 32 comuni che ha accolto più di 2750 minori, per un totale di più di 160mila giornate di accoglienza fruite in comunità o in famiglia. Eppure questo programma oggi è congelato’ per il mancato rinnovo della convenzione scaduta lo scorso dicembre. Rispetto a questo programma, «Esistono solo due alternative, entrambe non praticabili: o il Comune si sobbarca da solo il peso di accoglienza ed integrazione, oppure queste persone saranno lasciate allo sbando e questo è contrario alla legge ed agli obblighi assunti dal nostro Paese a livello internazionale».
Sandra Zampa, capogruppo del Pd alla Commissione parlamentare Infanzia e Adolescenza, che ha partecipato alla presentazione del Rapporto Anci-Cittalia, ha detto: «Spero che il governo sia solo in ritardo nel rifinanziamento del programma nazionale minori. Ho chiesto un incontro al ministro del lavoro Fornero per esporre i risultati dell’indagine conoscitiva della Commissione bicamerale (qui l'articolo di Vita.it sui risultati dell'indagine della bicamerale infanzia): il rinnovo della convenzione con l’Anci è uno dei punti qualificanti delle proposte che le porterò».
Il report
Il report di Anci-Cittalia in realtà va nel dettaglio dell’anno 2010, dando per il 2011 solo il dato complessivo. Sono 845 i comuni italiani che nel 2010 hanno accolto minori stranieri non accompagnati, soprattutto città con oltre i 100mila abitanti, che da sole accolgono il 67,8 per cento del totale dei minori. Diminuiscono invece i minori accolti nei centri di medie dimensioni (passano dal 37,5% al 25,6 nei comuni dai 15mila ai 100mila abitanti) e aumentano i minori stranieri non accompagnati presi in carico nei comuni con meno di 15mila abitanti.
Lazio (19%), Puglia (14%), Emilia Romagna (13%) e Lombardia (11%) sono le regioni i cui comuni fanno registrare il più alto numero di minori presi in carico. I minori stranieri presenti in Italia nel provengono invece soprattutto da Afghanistan (16,8%), Bangladesh (11%), Albania (10%), Egitto, Marocco e Kosovo: un dato destinato a modificarsi con i rilevamenti per il 2011, che evidenziano un aumento di arrivi dai paesi del Nordafrica.
C’è la conferma che il fenomeno dei minori stranieri non accompagnati riguarda soprattutto maschi (il 91,4%, in aumento di due punti percentuali rispetto al 2008), la maggior parte appena sotto la soglia della maggiore età (il 55% ha 17 anni, quattro punti in più per questa fascia d’età rispetto al 2008).
Tra le principali evidenze dell’indagine Anci-Cittalia figura anche il miglioramento della capacità di assicurare effettiva protezione ai minori accolti da parte dei comuni, con un aumento dal 42% del 2008 al 74% del 2010 del totale dei minori che dispongono di permesso di soggiorno tra quelli accolti in seconda accoglienza e dal 36% (2008) al 65% (2010) dei minori ai quali è stata attribuita la tutela.



Immigrati in fuga dalla crisi
Città NUova, 07-05-2012
Roberto Mazzarella
In dieci anni sono aumentati gli immigrati presenti in Italia, ma rispetto all'anno scorso sono diminuiti di oltre un milione di unità. Le cause? Nel loro Paese di origine si sta meglio che nel Belpaese
Un momento della manifestazione a Milano Iniziano a filtrare i primi dati del censimento della popolazione del 2011 e sembrano riservare più di una sorpresa. Intanto nella presenza in Italia di 3 milioni e 800 mila residenti di origine straniera: in aumento rispetto al censimento del 2001, quando erano 1 milione e 300 mila persone. Una presenza triplicata ma che, rispetto al totale della popolazione, sfiora i 60 milioni di abitanti e aiuterebbe a pensare ad un fenomeno “governabile”.
I “nuovi arrivati”, inoltre, non si sono concentrati nelle grandi città, come invece è accaduto negli altri Paesi europei, ma hanno preso residenza nei mille comuni di cui è composto il nostro tessuto nazionale. Infatti gli immigrati che vivono in città con oltre 100 mila abitanti sono un milione, mentre un milione e duecentomila stranieri vivono in centri la cui popolazione è compresa tra i 5 e i 20 mila abitanti. Anche questo è un elemento tipicamente italiano di un possibile  “modello di integrazione”.  
Eppure i primi dati che giungono dal censimento 2011, mi convincono che il fenomeno immigrazione – anche a causa dei morsi della crisi economica – inizia ad avere un impatto diverso nelle agende della politica. Non è stato un bel segnale, ad esempio, nell’appassionato dibattito che si é sviluppando sui temi della riforma del lavoro, non trovare alcun riferimento agli extracomunitari e alle normative che ne regolano il lavoro in Italia. Ancora più incomprensibile è l’assenza di interesse nei confronti di una nascente “borghesia straniera” che ha avviato iniziative imprenditoriali perfettamente legali e che ha tutto l’interesse alla piena integrazione. Ancora: le seconde generazioni, sempre più numerose, che pongono questioni assolutamente diverse da quelle che hanno interessato i loro genitori. Penso, ad esempio, alle seconde generazioni della comunità cinese, oggi davvero impegnate nel dialogo e nell’integrazione.
Ma i dati ci offrono ancora un’altra lettura. La crisi ha prodotto una perdita netta di circa un milione di stranieri. In un'altra ricerca dell'Istat intitolata "La popolazione straniera residente in Italia" erano stati rilevati 4 milioni e 570 mila stranieri iscritti all’anagrafe dei Comuni. A questi vanno aggiunti circa 397 mila regolari, ma non residenti cioè quelli muniti di un visto per motivi di lavoro, famiglia o studio. Insomma mancano all’appello del censimento di fine anno un milione di extracomunitari. Cosa è successo?
Tanti, semplicemente, se ne sono andati via. Hanno scelto, seppur sperando di tornare, di andare via dall’Italia, la cui economia (ahimé!) non garantisce crescita e speranza. Ed è un fenomeno assolutamente inedito in Italia, che però conviene approfondire, perché viene da lontano e come tutti i “tsunami” non chiede permesso o lancia preavvisi. Già nel 2008, ad esempio, qualcosa del genera iniziò negli Stati Uniti con mancanza di lavoro, aziende sempre più in affanno e che falliscono.
Oggi si replica da noi: non c’è  lavoro, molti migranti che nel precedente censimento del 2001 erano regolari, oggi sono in clandestinità. Nel 2011, per la prima volta in assoluto,  il flusso delle rimesse è calato perché gli stranieri non riescono più a risparmiare e mandare i soldi a casa. E c’è anche il fatto che tanti rientrano in Patria, seppur temporaneamente. Sopratutto romeni, polacchi e albanesi che vedono i propri Paesi in notevole crescita economica. Ma avviene anche per i maghrebini che utilizzano l’Italia come terra di transito verso la Francia. Il Marocco, ad esempio, mostra una poderosa crescita economica e ci sta nella capacità di attrarre gli investimenti stranieri.
E c’è un ultimo dato: oggi, anche nella immigrazione, chi detta le regole non è la politica bensì l’economia. Nell’ultimo mezzo secolo il saldo migratorio netto Messico-Stati Uniti aveva conosciuto solo il segno positivo con milioni di messicani che hanno travolto barriere, muri e fili spinati sfidando anche l’esercito pur di emigrare negli Stati Uniti. Ebbene, nel 2011 il numero degli illegali provenienti dal Messico è sceso sensibilmente ed è aumentato il numero di chi, pur avendo residenza negli Stati Uniti, ha deciso di far ritorno in patria.
Il New York Times, in un dettagliato reportage sull’argomento, ha segnalato che il fenomeno interessa non solo gli immigrati regolari negli Stati Uniti ma gli immigrati altamente qualificati – come gli indiani di seconda generazione – che sempre di più sono pronti a fare le valigie per rientrare nella loro terra di origine.
 Non  ci aspettano anni facili. E la crisi economica, è solo un aspetto al quale dovremo far fronte. Bisogna, infatti, ripensare il motivo della nostra convivenza, i valori che ci rendono nazione ed anche riprenderci la voglia di futuro. L’allarme mi sembra chiaro e forte: la nostra economia, ma anche il nostro modello di sviluppo e di convivenza, non produce più futuro e speranza e quindi non è più attraente. La fuga degli stranieri (capitali e persone!) ne è una prova evidente. Il futuro? Lo dovremo cercare insieme, perché questa volta la convivenza tra popoli (in una città come nel mondo intero) è la condizione per uscire da questa notte oscura.



No all’espulsione dello straniero convivente con il nipote italiano di 4 anni.
Per la Corte di cassazione la volontà di mantenere la convivenza può essere espressa dai genitori del minore.
Immigrazioneoggi, 07-05-2012
La VI sezione della Corte di cassazione, con sentenza depositata il 3 maggio, ha respinto il ricorso del Ministero dell’interno contro il decreto della Corte di appello di Milano che aveva confermato il diritto di un cittadino straniero ad avvalersi del divieto di espulsione in quanto convivente con il nipote di quattro anni cittadino italiano.
Premesso che la decisione della Corte si riferisce ad un episodio verificatosi prima dell’entrata in vigore della legge 15 luglio 2009, n. 94, (all’epoca, del divieto di espulsione poteva avvalersi lo straniero convivente con parente italiano entro il quarto grado; con la legge n. 94 l’ambito della parentela è stato ridotto al secondo grado) la sentenza è comunque importante in quanto conferma il principio, già espresso dalla stessa Sezione, secondo il quale anche se il cittadino italiano è un minore in tenerissima età, la volontà di mantenere la convivenza con il parente straniero può essere validamente espressa dai genitori del minore.
Per la Cassazione deve tenersi conto dell’art. 12 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989 che prevede l’obbligo di tener conto delle opinioni del minore in ogni procedura giudiziaria o amministrativa che lo riguardi solo se si tratti di “fanciullo capace di discernimento” e “tenendo conto della sua età e del suo grado di maturità” e che il minore possa essere ascoltato non solo direttamente, ma anche “tramite un rappresentante o un organo appropriato, in maniera compatibile con le regole di procedura della legislazione nazionale”.

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