Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

14 marzo 2013

 

Candidato incandidabile
Rubrica Italia-razzismo.l'Unità 14 marzo 2013
Luigi Manconi, Valentina Brinis, Valentina Calderone
L’unico nome già definito tra i candidati a sindaco di Roma è quello di una persona incandidabile: ovvero Josef Yemane Tewelde, un trentatreenne nato e cresciuto in Italia da genitori eritrei. Non sarà possibile votarlo perché non è cittadino italiano, anche se vive a Roma sin dalla nascita e dice  di non essere mai uscito dall’Italia. La cittadinanza, “Jojo” l’aveva chiesta subito dopo il compimento del diciottesimo anno e prima di arrivare al diciannovesimo, come prevede la normativa italiana (legge 91/92) in materia. Ma, nonostante il percorso fosse burocraticamente più snello e veloce rispetto a quello di chi chiede di diventare cittadino a seguito dei dieci anni di residenza, gli ostacoli non sono mancati. E nel suo caso si sono rivelati addirittura insormontabili.  Al momento della richiesta il reddito da dimostrare non era sufficiente e la residenza, nei suoi primi undici mesi di vita, non era stata regolare. Sono bastati questi due elementi per rendere vano il tentativo di una persona, nata e cresciuta in Italia, di poter diventare a tutti gli effetti cittadina italiana. Le difficoltà di Jojo non sono solo sue ma riguardano la maggior parte dei nati in Italia da persone di origine straniera. E queste stesse problematiche sono quelle di cui, il candidato incandidabile, vuole farsi porta voce: “la campagna è un gioco, ma vuole testimoniare l’assurdità della nostra legge”. L’idea della candidatura era nell’aria da tempo ma è stata ufficializzata solo il primo marzo, giorno in cui dal 2010 si tiene una iniziativa nazionale per ricordare l’importanza della presenza straniera nel nostro Paese. Una presenza non più ignorabile, e ormai da molti anni. Gli stranieri sono quasi 5 milioni e la maggior parte di essi vive qui con la famiglia. Per alcune nazionalità si parla già di terza generazione in Italia. Ecco perché l’attuale legge sulla cittadinanza si dimostra sempre più inappropriata e tendente a ignorare i grandi mutamenti sociali avvenuti dal momento della sua entrata in vigore (1992). Non considera possibile, per esempio, l’acquisizione della cittadinanza al momento della nascita per i figli di genitori stranieri. Questo è l’aspetto su cui più si concentrano i progetti di legge in materia presentati negli ultimi anni e quello su cui, molto probabilmente, si focalizzeranno quelli che verranno proposti nella legislatura che sta per aprirsi. In Europa ci sono sistemi che, rispetto al nostro, sono già molto avanzati e che prevedono, per chi nasce in quello Stato, l’acquisizione della cittadinanza molto prima del raggiungimento dei diciotto anni. Il modello a cui rifarsi, però, potrebbe essere quello americano per cui chi nasce sul territorio è cittadino.
 
 
Sì alla cittadinanza del neo maggiorenne nato in Italia anche in mancanza della residenza legale ininterrotta.
Il Comune non può rifiutarsi di riconoscere la cittadinanza italiana per difetto del requisito della residenza ininterrotta per circa tre anni se è comprovata l’effettiva presenza in Italia.
ImmigrazioneOggi.it 14 marzo 2013
Il cittadino straniero nato in Italia se ha vissuto continuativamente nel nostro Paese sino al compimento della maggiore età ha diritto di acquistare la cittadinanza italiana. Così stabilisce la legge 91/1992, mentre l’articolo l del regolamento di attuazione prevede che “Ai fini dell’acquisto della cittadinanza italiana, si considera legalmente residente nel territorio dello Stato chi vi risiede avendo soddisfatto le condizioni e gli adempimenti previsti dalle norme in materia di ingresso e di soggiorno degli stranieri in Italia e da quelle in materia di iscrizione anagrafica”.
Nel caso risolto favorevolmente lo scorso mese dal Tribunale di Reggio Emilia, un minore straniero nato in Italia era stato iscritto fin dalla nascita all’anagrafe del Comune di Rubiera ma con un periodo di tre anni in cui non risultava alcuna iscrizione anagrafica sul territorio dello Stato. In ragione di ciò il Comune di Rubiera ha formulato un accertamento negativo ritenendo di non ravvisare i presupposti per l’interpretazione estensiva dei requisiti necessari ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana.
Secondo il Tribunale di Reggio Emilia, poiché in relazione a questo periodo lo straniero ha comunque prodotto una serie di attestazioni derivanti da pubblici ufficiali per dimostrare l’effettiva dimora in Italia, nonché una plausibile giustificazione della mancata iscrizione anagrafica per tre anni coincidente con l’occupazione precaria di un edifico da parte della famiglia, la sua effettiva presenza deve ritenersi ininterrotta e quindi coerente con la ratio del requisito della residenza legale.
Per il Tribunale “la considerazione di detta ratio appare chiaramente ispiratrice delle linee guida contenute nelle circolari ministeriali ed in particolare dell’ultima del 7.11.2007 specificamente riferita all’acquisizione della cittadinanza italiana per gli stranieri nati in Italia. Essa detta criteri ‘volti a garantire la positiva conclusione del percorso di inserimento per i bambini stranieri nati nel nostro territorio’, completando l’orientamento espresso con la circolare 69/89 del 18.2.1997 che già aveva indicato le modalità di superamento di alcune omissioni relative alla regolarizzazione del minore in Italia”.
 
 
"Sgomberi: principi e linee guida per la tutela dei diritti umani"
Il Dipartimento per le Pari Opportunità ha promosso da vari anni un impegno specifico per favorire l’inclusione sociale e la non discriminazione delle comunità rom e sinte. Dal novembre 2011, tramite l'UNAR, il Dipartimento opera quale Punto di Contatto Nazionale per l'attuazione della “Strategia nazionale per l'inclusione sociale dei rom, sinti e caminanti 2012-2020”, coordinando il dialogo interistituzionale e con il mondo dell’associazionismo, per mettere in rete e monitorare le azioni promosse a livello locale e nazionale.
L’attuale coinvolgimento delle amministrazioni regionali e locali, vede il Punto di Contatto Nazionale impegnato nel fornire supporto per la promozione di piani locali di inclusione sociale sui temi dell’educazione, del lavoro, della salute e della casa. Su questi ambiti, il Dipartimento sta svolgendo una intensa opera di sensibilizzazione delle amministrazioni delle regioni Obiettivo Convergenza, tramite il Fondo Sociale Europeo, nel quadro dell’Azione 6, "Promozione della governance delle politiche e degli strumenti di inclusione sociale e di contrasto alla discriminazione nei confronti delle comunità rom, sinte e caminanti" (PON Governance e Azioni di Sistema, Asse D, Ob. 4.2).
Proprio sul tema delle politiche abitative, se il superamento dei cosiddetti “campi nomadi” appare urgente per pervenire a proposte più idonee all’inclusione sociale, abbiamo riscontrato come alcune amministrazioni locali perseguano ancora sgomberi di insediamenti rom, che a volte non tengono nella dovuta considerazione gli obblighi internazionali e l’esigenza di tutelare i diritti fondamentali e di migliorare la condizione abitativa dei soggetti che subiscono le conseguenze dello sgombero.
Per questo motivo, riteniamo utile aprire il dibattito su questo difficile tema, e siamo lieti di ospitare in merito una proposta di principi e linee guida per le amministrazioni locali in caso di sgomberi, elaborata da Pietro Vulpiani, Project Leader dell’Azione 6. Si tratta di linee guida che, in caso di inderogabilità di uno sgombero, permettono comunque di garantire il diritto e la tutela di chi lo subisce, suggeriscono soluzioni abitative alternative e al contempo permettono alle amministrazioni coinvolte di rispettare gli standard internazionali di rispetto dei diritti umani.
Sgomberi: principi e linee guida per la tutela dei diritti umani
 http://www.pariopportunita.gov.it/images/stories/documenti_vari/UserFiles/Il_Dipartimento/Pubblicazioni/Articolo_Sgomberi_QuadernoLILn.3_4Gennaio2013.pdf
 
 
 
Stop al Tavolo immigrazione di Parma 
parmadaily.it 14 marzo 2013
Nostro malgrado ci vediamo costretti a porre termine ad un'esperienza che aveva dato spazio a culture, incontri, confronti con le istituzioni sul tema dell'immigrazione nella città di Parma. Vi aspettiamo nella conferenza stampa, il giorno sabato 16 marzo 2013, alle ore 10, davanti alla sede del Tavolo Immigrazione via Melloni, per fare il bilancio di questa esperienza, e per fare il punto su quale è stato l'atteggiamento dell'amministrazione Pizzarotti su questi temi. 
Di seguito la lettera di chiusura dell'esperienza del Tavolo Immigrazione e cittadinanza inviata al Comune di Parma (clicca qui per scaricare la lettera inviata al vicesindaco Nicoletta Paci):
In qualità di membri del Tavolo Immigrazione e Cittadinanza, abbiamo deciso di scrivere una lettera che sottoponiamo all'attenzione del Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, dell' Assessore ai servizi sociali la sig.ra Rossi, della Giunta comunale e della cittadinanza tutta. 
Dopo aver atteso invano un invito da parte dell' Amministrazione Comunale per parlare dell'esperienza del Tavolo Immigrazione crediamo sia giunto il momento di scriverVi. Nella Giunta Ubaldi, l'Assessore Maria Teresa Guarnieri aveva già cercato, con tanta difficoltà, di creare una consulta degli immigrati attraverso l'organizzazione di elezioni tra le comunità di stranieri della città di Parma per scegliere i membri della consulta che avrebbe rappresentato le istanze dei migranti presso la Giunta stessa. Malgrado la sua buona volontà e l'impegno di tutti non è stato possibile arrivare a quelle elezioni. Sarebbe stata una cosa molto complessa, impegnativa, costosa e soprattutto le comunità non erano non erano abbastanza organizzate da portare avanti tale progetto. 
Con la Giunta Vignali e, in particolar modo, con l'Assessore Lasagna si era passati ad una soluzione più pratica ed immediata: il Tavolo Immigrazione. Il Tavolo Immigrazione era un tentativo di portare gli immigrati a partecipare alla vita politica, sociale e culturale della città. Doveva essere una cosa progressiva. Prima la creazione di un Tavolo Immigrazione e poi i membri dello stesso dovevano impegnarsi a incontrare e a discutere con le associazioni e comunità di stranieri per poi arrivare alla creazione di un forum delle associazioni e comunità di immigrati. 
I membri scelti sarebbero stati quasi come dei consulenti (non pagati) dell'Amministrazione Comunale, una sorta di interfaccia tra il mondo politico e il mondo degli immigrati. Dopo consultazione si è arrivati alla formula di scegliere persone che avevano maturato una certa esperienza, non solo con le associazioni ma anche con le Istituzioni e con la città. Dovevano essere persone capaci di conoscere e saper "leggere" la realtà della città di Parma. 
Il Tavolo Immigrazione è dunque nato il 22 aprile 2010 e risultava composto da un gruppo di persone, ovviamente residenti a Parma, che provenivano da diverse parti del mondo: Africa, America, Europa, Asia. 
Dopo la nascita del Tavolo abbiamo pensato di presentarci alla città, andando incontro alle diverse Autorità e Istituzioni di Parma. 
Abbiamo incontrato il Prefetto, la Provincia e in particolar modo l'Assessore Marcella Saccani, l'Ufficio Immigrazione della Questura, i sindacati. E pian piano abbiamo iniziato una serie di incontri con i rappresentanti delle comunità. Uno degli obbiettivi principali del gruppo era anche arrivare ad avere una sede dove incontrare le persone, parlare, discutere ed immaginare delle proposte da presentare alla politica. 
Come in ogni nuova impresa non sono mancate alcune difficoltà di percorso: difficoltà a capire come funziona la politica, difficoltà nell'entrare veramente nelle problematiche dell'immigrazione, difficoltà nell'organizzazione interna del gruppo. 
Poi, avendo tutti altri obblighi personali e lavorativi, l'impegno dentro il Tavolo era limitato. Nonostante tutto, abbiamo sempre cercato di dare il massimo per portare a buon termine questo progetto perché eravamo convinti della giustezza della nostra scelta ad entrare nel gruppo. 
Nessuno di noi era pagato per questo lavoro. Il Tavolo Immigrazione non era una cosa perfetta ma per una volta qui a Parma una Giunta Comunale aveva provato a dare una certa legittimità ad un gruppo organizzato d'immigrati dando loro il mandato di lavorare per trovare risposte e soluzioni alle problematiche che portava la presenza di persone straniere nella città. 
Noi in quel breve tempo abbiamo cercato di portare avanti questo compito organizzando eventi, incontrando persone, confrontandoci con quelli che avevano voglia di confrontarsi con noi. Cercando il modo migliore di fare rete, gruppo e lavorare per il benessere di tutti quelli che vivono nella città. Il nostro compito non era solo legato all'immigrazione ma dovevamo anche essere in grado di dare il nostro punto di vista sui progetti che portava avanti l'Amministrazione Comunale. 
Elenchiamo di seguente alcuni degli eventi e seminari che abbiamo organizzato: 
- Sabato 12 giugno 2010 ore 10 Camera di Commercio di Parma - convegno "Immigrati e Politica: punti di vista, visioni, proposte" 
- Sabato 1 ottobre 2011 Auditorium dell'Istituto Professionale Ipsia Primo Levi dalle 8.30 convegno "Genitori immigrati e figli di seconda generazione" 
- e co-organizzazione della settimana della cultura Indiana; co-organizzazione della settimana della cultura Argentina, co-organizzazione della settimana della cultura Albanese, co-organizzazione della settimana della cultura Russa. 
Insieme ai tecnici del Comune abbiamo lavorato alla realizzazione di un periodico di informazione di nuovi cittadini di Parma. Questo giornale aveva come nome "Parma Culture" e ogni mese parlava di una comunità migrante presente nella città. Vogliamo sottolineare che all'inizio non abbiamo condiviso la formula ma eravamo all'inizio del mandato e non ce la siamo sentiti di andare contro le decisioni della nostra amministrazione. 
Dopo aver avuto la sede in via Melloni 1/b, l'abbiamo tenuta aperta con una programmazione settimanale al mattino e al pomeriggio compatibilmente ai nostri impegni lavorativi e personali. La sede diventava quasi uno sportello dove gli immigrati si potevano rivolgere, gli italiani potevano venire a chiedere informazioni. Le comunità potevano incontrarsi. 
Che cosa è andato storto? 
E' chiaro che il Tavolo Immigrazione era un "prodotto" della scorsa giunta comunale. Siamo entrati essendo consapevoli che potevamo essere strumentalizzati. Avevamo chiaro in testa i rischi che comportava aver fatto una scelta del genere. Ma era giusto per noi provare. Iniziare un percorso diverso. 
Malgrado, anche qui, la buona volontà dell'Assessore Lasagna, ci siamo trovati comunque a vivere delle difficoltà legate alla gestione dei rapporti tra noi e i tecnici comunali da una parte, dall'altra parte la diffidenza di una fetta del mondo delle associazioni aventi come tematica l'immigrazione verso una struttura nata sotto la proposta della Giunta Comunale. 
Una delle critiche era il fatto che i membri del Tavolo non erano stati scelti democraticamente. Una scelta chiaramente discutibile, ma conoscendo molto bene il mondo delle associazioni degli immigrati sapevamo che quasi tutte le associazioni di migranti avevano problemi interni di leadership, di organizzazione, di rappresentanza. Il nostro sogno era invece vedere se si poteva arrivare insieme a trovare soluzione a questi problemi prima di arrivare alla seconda fase: elezioni dei membri dei forum delle associazioni delle comunità straniere. Non ci siamo riusciti. 
Possiamo dire che il breve tempo ma forse anche la nostra inesperienza a lavorare con la politica non ci ha aiutato. Il Tavolo è durato poco più di due anni e con la caduta e le dimissioni della Giunta Vignali ci siamo trovati quasi fuori. 
Anche se l'esperienza del Tavolo Immigrazione era imperfetta e ha avuto un finale infelice, crediamo comunque che sia stato un bel tentativo di portare le persone straniere a partecipare alla vita politica, sociale e culturale della città. Noi crediamo che non si può parlare di immigrazione e di integrazione senza gli immigrati. Noi eravamo immigrati e abbiamo vissuto tutti, o quasi, l'esperienza dell'immigrazione. Le nostre esperienze personali potevano aiutare la politica ad avere un approccio diverso verso le problematiche dell'immigrazione. Abbiamo volontariamente dato le nostre competenze e conoscenze, il nostro tempo alla nostra città impegnandoci in questa impresa. 
Non avendo la bacchetta magica abbiamo cercato di fare quello che è stato possibile fare. 
Oggi abbiamo deciso di chiudere ufficialmente questa nostra esperienza e ridare le chiavi alla nostra città. All'Amministrazione Comunale. 
 
 
 
Ravenna, agli immigrati la possibilità del rimpatrio volontario assistito
ravenna24ore.it 14 marzo 2013
Il rimpatrio volontario assistito è la possibilità per lo straniero di fare rientro nel paese di origine, supportato da un progetto individualizzato di sostegno logistico e finanziario che ha lo scopo di facilitarne il reinserimento. A Ravenna il servizio è gestito dal Centro Immigrati, in via Alberoni 16. 
"Questa iniziativa - spiega il Centro -  è complementare a tutte le altre misure volte a garantire, laddove sia possibile, il mantenimento del soggiorno legale per i cittadini stranieri ed evitare situazioni di possibile irregolarità. Il rientro in patria, volontario e spontaneo, avviene nel rispetto della dignità e della sicurezza del migrante  e possibilmente in funzione dello sviluppo del paese di origine. Esso rappresenta un’opportunità per ripartire con nuovi strumenti (formativi, finanziari, etc.) e una nuova progettualità, evitando che il ritorno in patria venga vissuto come un fallimento del proprio progetto migratorio.
In questa fase storica si registra una crescente richiesta di assistenza da parte di cittadini che ritengono esaurito il proprio percorso migratorio in Italia, soprattutto a causa della crisi economica, della precarietà dei permessi di soggiorno o per valutazioni di tipo personale.
E’ molto importante intervenire prima che si manifesti una situazione di crisi, ad esempio con perdita del permesso di soggiorno o con l’esplosione di gravi situazioni di disagio.
Per un buon funzionamento di questo servizio è indispensabile, pertanto, la partecipazione attiva dei soggetti pubblici e privati a contatto con l’utenza straniera, affinché informino il cittadino dell’esistenza di questo servizio e segnalino tempestivamente le persone interessate ai percorsi di rimpatrio volontario e assistito".
E’ una misura finanziata dall’ Unione Europea e dal Ministero degli Interni.
Per maggiori informazioni è possibile contattare gli operatori del Centro Immigrati del Comune di Ravenna:
Andrea Caruso  email: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  tel: 0544 485302
Cristina Cilia  email: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  tel: 0544 485316
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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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