Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

15 marzo 2012

Agenzie immobiliari e il regolamento per discriminare
l'Unità, 15-03-2012
Italia-razzismo
L’Ufficio nazionale andiscriminazioni razziali (Unar) ha illustrato, attraverso la Relazione al Parlamento, i risultati del monitoraggio svolto nel 2011. Moltissime le considerazioni interessanti che emergono, ma qui ci soffermiamo su una situazione in particolare. Quella descritta nel capitolo intitolato “Istruzioni a discriminare”.
Si tratta delle linee guida che le agenzie immobiliari tracciano per istruire i propri dipendenti al rapporto con le persone straniere. Per l’Unar si tratta di un «comportamento discriminatorio» che avviene «su sollecitazione o di una terza persona gerarchicamente sovraordinata o di un documento organizzativo che impone di tenere condotte discriminanti». Infatti «alcune agenzie hanno emanato regolamenti per escludere gli stranieri dalle transazioni relative a una certa tipologia di alloggi nel timore che la presenza di immigrati potesse far calare il valore degli stessi. In altri casi, sono stati direttamente i responsabili delle agenzie a intimare ai propri collaboratori di applicare questo genere di criteri».
Quanto descritto illustra in maniera assai concreta che cosa significhino, nell’esistenza quotidiana, le pratiche di discriminazione e quali e quanti ostacoli incontrino gli stranieri anche quelli regolari e maggiormente interessati a integrarsi nella vita sociale. Si tratta di un problema tutt’altro che banale e che interpella ciascuno di noi: messi di fronte alla scelta tra due possibili inquilini o acquirenti, l’uno italiano e l’altro straniero, siamo sicuri, ma proprio sicuri, che non sceglieremmo sempre e comunque (o quasi) il nostro connazionale?



Fornero: “Nella riforma del lavoro anche nuove norme per gli immigrati”
Il ministro del lavoro: "Misura piccola ma significativa per i più svantaggiati". Si attende l'allungamento del permesso di soggiorno per attesa occupazione
Asca, 15-03 2012
Elvio Pasca
Roma – 15 marzo 2012 - Nella riforma del lavoro che il governo sta preparando in un tesissimo confronto con le parti sociali ci saranno anche misure dedicate specificatamente agli immigrati.
''Siamo relativamente pronti. Non tutte le cose sono blindate, stiamo ancora discutendo, dialogando con le parti ma siamo relativamente pronti a presentare delle proposte'' ha detto ieri il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, nel corso di un’ audizione in Senato, spiegando che la riforma sarà ''un blocco complessivo su 5 aspetti fondamentali: l'ordinamento dei contratti; il sistema degli ammortizzatori sociali; la flessibilita' in uscita; le politiche attive; servizi per il lavoro''.
A questi puntti principali, ha aggiunto Fornero, si aggiungeranno elementi sul lavoro femminile, su quello dei disabili e “una piccola misura ma non senza significato che può riguardare il lavoro degli immigrati". Il tutto, ha spiegato il ministro, "per dare un senso compiuto a quelli che sono più svantaggiati".
Probabile che la riforma del lavoro intervenga sulla situazione dei lavoratori immigrati disoccupati. La scorsa settimana, durante un question time alla Camera, il ministro aveva infatti ribadito l’intenzione di portare la durata dei permessi di soggiorno per attesa occupazione ad almeno un anno (rispetto ai sei mesi attuali) o comunque per tutta la durata dell’assegno di disoccupazione.
Meno scontato che entrino nel “pacchetto Fornero” anche le altre novità messe in cantiere dal governo, in particolare l’innalzamento a due anni della durata dei permessi di chi ha un contratto di lavoro a tempo determinato e il rinnovo a tre anni dei permessi per lavoro o famiglia. L’esecutivo ha detto più volte di volerle presentare come emendamento a un provvedimento già all’esame del Parlamento, ma a parte la bozza che abbiamo pubblicato, finora non se n’è vista traccia.



DAI ROM AI RESPINGIMENTI se il Paese cede al razzismo
Famiglia Cristiana, 15-03-2012  
DI CAROLA CARAZZONE
Spesso nei Paesi a democrazia consolidata, Italia compresa, si da per scontato che il rispetto e il pieno godimento di tutti i diritti umani siano fuori discussione e che le violazioni siano un qualcosa che non ci appartiene.
Per il nostra Paese, invece, la discriminazione razziale e le forme contemporanee di razzismo rappresentano problemi di grande attualita. Esiste una Convenzione internazionale contro le discriminazioni razziali che I'ltalia, con una ratifica che risale al 1976, s'e impegnata ad attuare su tutto il territorio nazionale. II Comitato delle Nazioni Unite per l'eliminazione della discriminazione razziale (Cerd) ha esaminato il nostro Paese per valutare lo stato di applicazione di tali obblighi.
Come nel 2008, ai lavori di Ginevra ha partecipato il Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani, la rete di 86 Organizzazioni non governative (Ong) e associazioni italiane creata nel 2002 per promuovere anche in Italia la costituzione, ancora mai attuata, di un'istituzione nazionale indipendente per i diritti umani, in occasione dell'esame del rapporto del Governo al Cerd, la delegazione delle Ong italiane ha presentato a Ginevra un proprio rapporto.
Dal confronto è emersa un'Italia affaticata che cerca di darsi una nuova dimensione politico-giuridica dopo anni in cui pessime leggi hanno contribuito a sclerotizzare forme di discriminazione e razzismo, creando situazioni ingiuste e in- giustificabili. Pensiamo al trattamento riservato ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, ai migranti respinti nei Paesi di provenienza, ai richiedenti asilo, ai Rom, alle condizioni in cui versa chi entra nei Centri di identificazione e di espulsione, ai discorsi di incitamento all'odio razziale. Pensiamo all'educazione ai diritti umani e alla rittadinanza mondiale, che nel nostro Paese non è ancora cultura diffusa. ?



«San Vittore è disumano Scarcerate 4 immigrati»
Corriere della sera, 15-03-2012
«Scarcerazione immediata» per quattro tunisini arrestati dopo alcuni disordini avvenuti a gennaio all' interno del Cie di via Corelli. La richiesta - presentata al gip Laura Marchiondelli - arriva direttamente dai legali degli immigrati nordafricani, Eugenio Losco e Mauro Straini, causa le condizioni di detenzione «illegali e non umane», dovute al sovraffollamento carcerario, endemico problema del carcere di San Vittore. La prigione, infatti, ha una capacità di 900 persone, nonostante oggi ne ospiti circa 1.700, di cui 100 donne. Nell' istanza presentata, i due avvocati segnalano la mancanza di spazio nelle celle. In 12 metri quadri, infatti, le sei persone che la occupano insieme, in piedi, non ci potrebbero stare, e così i detenuti sono costretti a stare sdraiati a letto, chiusi senza ricambio d' aria perché la finestra è ostruita dai letti a castello a tre piani. I legali segnalano inoltre celle «infestate di scarafaggi» e «prive di acqua calda», con la pulizia affidata ai detenuti stessi, tuttavia privi degli strumenti necessari. Condizioni che per gli avvocati sono «in insanabile contrasto» conl' articolo 27 della Costituzione e l' articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell' uomo.



"Sugli immigrati una nuova tassa vergognosa"
I rappresentanti di Anolf Cisl bocciano l'introduzione degli "importi aggiuntivi" a carico degli stranieri che devono ottenere o rinnovare il permesso di soggiorno
Verese news, 14-03-2012
«È un balzello enorme, una tassa vergognosa che, oltre a rendere i poveri ancora più poveri, causa un aumento delle situazioni d’illegalità e incentiva la rottura delle famiglie dei migranti».
Così definisce Sergio Moia, della segreteria della Cisl di Varese, il provvedimento che introduce dei costi aggiuntivi sul rilascio o rinnovo dei permessi di soggiorno.
«La tassa è stata introdotta dal decreto Maroni del 2011 ed è dinventata effettiva da quest'anno» prosegue Moia. «Noi diciamo no ad una legge che costringe un immigrato, che spesso percepisce uno stipendio di appena mille euro al mese e ha una famiglia alle spalle, a versarne la metà in tasse» aggiunge Martine Illgen, presidente dell’ANOLF di Varese. «Se fino a qualche mese fa un immigrato in cerca di lavoro, per ottenere un permesso regolare di 6 mesi, spendeva circa 72 euro, ora il costo è lievitato a 152. E parliamo di un disoccupato. Nel caso in cui questi, poi, trovi lavoro, la sovrattassa si estende a 100 euro. È inaccettabile e, tra le altre cose, è una situazione tutta italiana».
Gli importi da pagare per ottenere o rinnovare i permessi vanno dagli 80 ai 200 euro, in base alla motivazione della richiesta. Il provvedimento si somma ai 30 euro di spese di spedizione da pagare all’ufficio postale, ai 27,50 euro necessari per avere il tesserino elettronico e ai 14,62 di marca da bollo già esistenti. «La logica di questo provvedimento - spiega Moia - era quella di trovare i fondi per creare un fondo di garanzia per pagare i rimpatri e i costi amministrativi correlati. In pratica è come se, chi vuole regolarizzarsi in Italia, sia soggetto fin da subito al pagamento del suo rimpatrio». I sindacati hanno accolto in modo positivo la dichiarazione dei ministri Cancellieri e Ricciardi di voler rivedere il provvedimento entro la fine di gennaio ma, sottolineano, per il momento la situazione è ancora invariata. «I ministri – ha concluso Moia – hanno preso un impegno pubblico che, dopo due mesi non hanno ancora mantenuto. Fino ad ora l’unico riordino, per altro marginale, è quello relativo alla richiesta o al rinnovo del permesso di soggiorno per chi è in cerca di lavoro, in queste situazioni è stato approvato un prolungamento della durata: da 6 mesi a un anno».



Visti di ingresso: 1,5 milioni quelli rilasciati nel corso del 2010, 218 mila per permanenze superiori ai 3 mesi.
In aumento gli ingressi per motivi familiari. Presentato il Rapporto EMN “Le politiche dei visti come canale migratorio”.
ImmigrazioneOggi, 15-03-2012
Sono un milione e mezzo i visti rilasciati nel 2010 per l’ingresso in Italia, di questi 218 mila sono per lungo periodo, superiori cioè a tre mesi, mentre il resto si configura per motivi di turismo e transito.
Sono i dati contenuti nel Quarto Rapporto European Migration Network Italia che comprende i risultati dei due studi monografici realizzati nel corso del 2011 dalla Cooperativa editoriale Idos per conto del Ministero dell’interno: Le politiche dei visti come canale migratorio e Risposte pratiche all’immigrazione irregolare.
Secondo gli autori, in media, ogni giorno, entrano in Italia circa 200.000 cittadini stranieri, per lo più turisti.
In questo mondo in movimento si inseriscono anche gli immigrati, che si spostano per motivi di lavoro e di famiglia nella forma più stabile, ma anche per studio, motivi religiosi, cura, residenza elettiva e altre ragioni.
Complessivamente, nel corso del 2010 sono stati rilasciati dall’Italia 1.543.408 visti di ingresso, circa il 10% in più rispetto all’anno precedente e oltre il 63% in più in confronto al 2001.
Per quel che concerne l’andamento dei visti nazionali (validi per soggiorni superiori ai 3 mesi), sono stati 218.318: il 42% è stato rilasciato per motivi di famiglia, il 32% per lavoro, il 17% per studio.
Le sedi consolari che hanno rilasciato il maggior numero di visti nel corso del 2010 sono state quelle di Casablanca (18mila), Chisinau in Moldavia (12mila), New Delhi (11mila), Dacca e Shangai.



Prato: studenti italiani a lezione di cinese per favorire l’integrazione.
Tre incontri formativi per gli alunni delle terze medie per “creare integrazione tra i giovani pratesi e cinesi”.
ImmigrazioneOggi, 15-03-2012
A lezione di cinese per imparare l’integrazione. È l’iniziativa promossa dalla Scuola media Mazzoni per gli alunni delle terze che seguiranno un breve corso di tre lezioni per apprendere le nozioni base della lingua cinese.
La formazione si svolgerà durante l’orario scolastico con l’insegnante Anthony Tang, medico, specializzato in agopuntura con la passione per l’arte e per la cultura.
“Questo progetto – dicono le professoresse responsabili dell’originale iniziativa – è nata con l’idea di creare la maggior integrazione possibile tra studenti italiani e studenti stranieri, soprattutto cinesi. Spesso i ragazzi asiatici fanno molta fatica a comprendere nel dettaglio l’italiano, pertanto, se noi dimostriamo affetto nei loro confronti sforzandoci di imparare qualche parola cinese, è un bel gesto di affetto nei loro confronti, un importante atto di delicatezza”.
Come prima lezione, il professor Tang ha illustrato agli alunni i luoghi e le regioni della nascita della scrittura cinese. Al termine della didattica, gli elaborati saranno protagonisti di una esposizione in collaborazione con il museo d’arte contemporanea Pecci.



Cagliari: corsi di albanese e lingua rom.
Proposta dell’associazione Alfabeto del Mondo in forma gratuita per le persone socialmente svantaggiate segnalate dai servizi sociali.
ImmigrazioneOggi, 15-03-2012
Tutte le minoranze presenti in Italia hanno qualcosa da comunicarci e da insegnarci  ed imparare la loro lingua significa costruire un “ponte” per capire più a fondo la loro cultura nell’ottica di un arricchimento reciproco per tutti. Con questa idea l’associazione culturale Alfabeto del Mondo di Cagliari propone corsi di albanese e lingua rom ai quali sarà possibile partecipare a partire dal 23 marzo presso il Centro culturale S. Eulalia, in vico del Collegio 2 al secondo piano. I docenti, entrambi madrelingua, oltre ad insegnare la lingua forniranno anche preziose informazioni sulla cultura e le tradizioni dei loro Paesi d’origine.
Per il corso di albanese le lezioni si svolgeranno il venerdì dalle 19.45 alle 21.15, per quello di lingua rom il venerdì dalle 15.00 alle 16.30. Entrambi i corsi sono gratuiti per le persone socialmente svantaggiate segnalate dai servizi sociali.
Per maggiori informazioni www.alfabetodelmondo.it
(Maria Rita Porceddu)



Mondo arabo. La neutralità impossibile
Le favole islamofobe
il Fatto e the Independent, 15-03-2012
Robert Fisk

Ci risiamo. Questa volta gli insulti razzisti arrivano da una certa ”Bernadette”, esponente della lobby filo-israeliana in Australia, e sono contenuti in una mail indirizzata al giornale. “In tutta la Gran Bretagna, forse in tutto il mondo, non c’è un antisemita fanatico e prevenuto quanto Robert Fisk. Non è un giornalista; è solo un maledetto idiota con un cervello piccolissimo e un Io smisurato. Non si ferma dinanzi a nulla pur di diffondere il suo credo antisemita che gli viene da dove? (sic) - non da approfondite conoscenze personali, ma dal Medio Oriente dove vive. Racconta un mucchio di menzogne a persone credulone e ignoranti disposte a prestargli fede. È una pedina dei musulmani – gli auguro di goderseli quando imporranno la legge della sharia in Gran Bretagna e in Europa. Allora al primo errore gli mozzeranno il capo o lo lapideranno. C’è fin troppa gente pronta a farsi ingannare a causa di persone come lui”.
Nulla mi importa degli insulti personali: mi colpiscono però la sciatteria dello stile e il modo in cui viene strapazzata la grammatica inglese. Ma ciò che mi manda su tutte le furie è l’insinuazione secondo cui la mia vita sarebbe in pericolo e che verrò “lapidato” o decapitato sulla pubblica piazza. L’ultima volta in cui ho dovuto fare i conti con questo genere di immondizia è stato per opera dell’attore John Malkovich che parlando a Cambridge disse che gli sarebbe piaciuto prendere a fucilate me e George Galloway. A parte il fatto di avermi associato a un rimbambito come Galloway, Malkovich fece anche incetta su Internet d’ogni genere di insulti minacciosi. Nel 2001 dopo che alcuni profughi afgani che avevano visto morire alcuni loro parenti nel corso dei bombardamenti dei B-52 su Kandahar mi avevano malmenato nei pressi del confine con il Pakistan, Mark Steyn scrisse un articolo sul mio conto sul Wall Street Journal dal titolo: “Un predicatore masochista del multiculturalismo ha avuto il fatto suo”. Steyn – senza nemmeno ricordare che io stesso avevo scritto che se fossi stato un afgano che aveva perso la famiglia, avrei preso a calci e pugni Robert Fisk – concludeva il suo pezzo dicendo che “bisogna avere il cuore di pietra per non mettersi a piangere dalle risate”. Ma Steyn è andato oltre. L’anno scorso ha scritto che gli attentati del 2007 a Londra e a Madrid erano “le prime avvisaglie di una guerra civile in Europa”.
SECONDO STEYN il continente europeo, invaso da una moltitudine di musulmani, nel giro di venti anni sarebbe tornato alla “preistoria”. In realtà in Europa vivono al momento 13 milioni di musulmani su una popolazione di 491 milioni di abitanti. Quindi le favole che si raccontano sull’islamizzazione dell’Europa sono, appunto, favole. Sarà pur vero che i musulmani fanno più figli, ma arrivare a credere che il loro numero possa decuplicarsi in pochi anni mi sembra francamente troppo. Credo sia per questo che tutti i crimini contro l’umanità vengono attribuiti ai musulmani. Ovviamente i musulmani – o, per lo meno, gente che s’è dichiarata musulmana – hanno fatto la loro parte in materia di crimini contro l’umanità e gli attentati dell’11 settembre 2001 rimangono l’esempio più atroce. Ma c’è da rimanere allibiti nel ricordare che all’indomani della strage compiuta a Oslo dal neo-nazista Anders Behring Breivik – che nel compilare il suo delirante “manifesto” proto nazista aveva attinto alle opere di Steyn – il The Sun titolò “Massacro di Al Qaeda: il 9 settembre della Norvegia”.
Inutile dire che gli “islamofobi”, dopo la rituale condanna del suo gesto, evitarono in larga misura di definirlo “terrorista” - espressione questa riservata ai musulmani – e preferirono bollarlo come “folle”. È lo stesso uso che fa Israele della parola “terrorista”. L’assassino di massa Baruch Goldstein, che nel 1994 massacrò 29 palestinesi a Hebron, fu sempre definito “disturbato” e mai “terrorista”. Il il suo gesto, come quello di Breivik, fu depoliticizzato e iscritto nella generica categoria della follia.
Nel 2006 a Bruxelles uno studente, Joe Van Holsbeeck, fu assassinato nella stazione centrale e derubato dell’MP3. Paul Belien, un giornalista cattolico di estrema destra (oggi consigliere del politico olandese Geert Wilders), pubblico’ un pezzo dal titolo “Dateci le armi”. I musulmani, scrisse Belien, sono “predatori che hanno imparato fin dall’infanzia a massacrare e uccidere”. Agli imam fu chiesto di consegnare l’autore dell’omicidio che, naturalmente, si riteneva fosse musulmano. Poi i giornali scrissero che gli autori del delitto erano polacchi. E poi – ancora peggio – Rom! Infine Ian Buruma scrisse che “l’aggressività è considerata un segno di autenticità e manifestare la propria rabbia una prova di integrità morale”. Quindi Belien, Goldstein, Breivik, Steyn e persino “Bernadette”, l’australiana che prevede la mia decapitazione, fanno bene a mostrarsi arrabbiati. Traduzione di Carlo Antonio Biscotto

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