Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

30 gennaio 2013

Non riesce a leggere il giuramento Il sindaco leghista nega la cittadinanza
Operaio marocchino, in Italia da 21 anni, non è stato in grado di pronunciare la formula di rito: «Non sono mai andato a scuola». Cerimonia rinviata di sei mesi
Corriere della sera, 30-01-2013
VENEZIA - Vive in Italia da 21 anni ma non sarebbe ancora in grado di leggere in italiano e il sindaco gli rimanda di sei mesi il giuramento per la cittadinanza. È successo ad un operaio marocchino di 47 anni che si era presentato davanti al primo cittadino di Vigonovo (Venezia) per la cerimonia di ottenimento della cittadinanza italiana. L'uomo però quando si è trovato tra le mani il foglio con le poche righe predisposte dall'ufficiale d'anagrafe non avrebbe saputo leggerle provocando la decisone del sindaco leghista Damiano Zecchinato di sospendere l'atto.
Il primo cittadino, come indica il Gazzettino, dopo essersi consultato con il responsabile prefettizio per l'immigrazione ha concesso sei mesi di tempo al marocchino per imparare a leggere l'italiano rinviandolo ad una nuova cerimonia in estate. L'operaio, che da 13 anni risiede a Vigonovo con moglie e due figli di 9 e 6 anni, si sarebbe giustificato ammettendo di non essere mai andato a scuola e di non aver potuto imparare la lingua (Ansa).


    
La carica dei cinesi milanesi tra vecchi pregiudizi e la voglia di fare impresa
la Repubblica Milano, 30-01-2013
ZITA DAZZI
INTRAPRENDENTI e innovatori, duttili e sgobboni, più legati all'Italia dove sono nati e cresciuti, che alla Cina da dove vengono i loro genitori. Sono le seconde generazioni dei giovani cinesi, figli e nipoti di quei cinesi arrivati a ondate prima di tutte le altre migrazioni. Sono i ragazzi che gestiscono edicole e bar, lavanderie e tabaccai, calzolai e negozi di estetica. A loro, alla loro grande capacità di fare impresa, anche in un periodo di crisi, è dedicata una giornata di studi promossa da Caritas Ambrosiana e dalla Pastorale migranti della Curia, sabato, al centro San Fedele di via Hoepli 3/b (dalle 9.30 alle 17). "La lanterna e il dragone" è il titolo del convegno che racconterà il cambiamento della Cina, prima potenza economica mondiale, e della comunità cinese a Milano. A descrivere come i giovani cinesi fanno da motore per l'integrazione delle famiglie nella società saranno sociologi ed esponenti della comunità, come l'imprenditore Angelo Ou e uno dei fondatori del portale internet Associna, dedicato alle seconde generazioni, Francesco Wu. «Ho aperto un ristorante italiano - spiega Wu, 32 anni - Perché io mi devo sentire diverso dai compagni di scuola che ho avuto qui a Milano? Sono cresciuto a pizza e arrosticini, sento di appartenere a questo Paese.
Noi siamo come gli italiani del dopoguerra, con questa grande voglia di migliorare, di fare, di sacrificarci, che forse dà fastidio e spaventa. Per questo girano ancora tante leggende metropolitane su di noi - come quella che mangiamo i cani e le formiche o che non muoriamo mai». I dati della Camera di commercio dicono che Milano, con le sue 2800 piccole imprese gestite da cinesi (il 7 per cento delle imprese cinesi in Italia, il 5,3 per cento delle imprese cittadine)è la "capitale economica" dei cinesi che vivono qui. Il 17,5 delle insegne sono bar, il 9,6 per cento ristoranti, il 15 per cento parrucchieri o centri massaggio. «C'è una generazione che è cresciuta e che sta prendendo le redini delle attività economiche: è una transizione normale, io non mi devo integrare, io sono già qua», conclude Francesco Wu.
Sono dati che conferma anche il ricercatore e fondatore dell'Agenzia Codici Daniele Cologna, che sabato parlerà al San Fedele.
«I cinesi non fanno altro che rendersi disponibili dove gli italiani non reggono più margini di profitto decrescenti. Il dato sociale interessante è che una minoranza immigrata vende beni e servizi a tutti, senza distinzioni di nazionalità, età, livello e istruzione sociale. Questo fa sì che si alteri la visione che si aveva del cinese come persona autoreferenziale, chiusa, che vive prigioniero della sua comunità». Cologna aggiunge che sono proprio i giovani imprenditori a fare da traino: «Sono incentivati ad imparare l'italiano, a guadagnare competenza minima in una lingua che serve per lavorare, quindi i corsi di italiano per cinesi stanno esplodendo, dal 2005 continuano ad aumentare gli iscritti, tanto che stanno nascendo molti corsi concepiti apposta per loro, che non parlano una lingua neolatina e che quindi hanno esigenze diverse da altri migranti».



Immigrati fermati al confine
Il Friuli.it, 30-01-2013    
Sette afghani sono stati trovati privi di documenti a San Dorligo della Valle
Sette immigrati illegali afghani, tra i 16 e i 21 anni, tutti senza documenti, sono stati fermati nel comune di San Dorligo della Valle dalla Polizia di Frontiera di Trieste.
I minorenni sono stati affidati a una struttura di accoglienza e altri tre hanno chiesto la protezione internazionale.
Gli stranieri sono stati rintracciati da una pattuglia durante i controlli di retrovalico, mentre camminavano lungo il bordo della strada, in due piccoli gruppi.



Cittadinanza negata ai down per incapacità di intendere il giuramento. Appello al ministro Cancellieri da parte dei Radicali.
“L’Italia ha ratificato la convenzione delle Nazioni unite per i diritti delle persone disabili secondo la quale il diritto alla cittadinanza non è negabile”.
Immigrazioneoggi, 30-01-2013
“Faccio appello al ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, alla sua veste istituzionale, ma anche alla persona, che so essere particolarmente sensibile al tema. Segnalo il caso di Cristian, un ragazzo affetto dalla sindrome di Down cui viene negata la cittadinanza perché considerato – in base a un mero pregiudizio – incapace di prestare il previsto giuramento, passaggio fondamentale per diventare cittadino italiano”.
È quanto ha chiesto ieri la deputata radicale Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente onoraria dell’Associazione Luca Coscioni.
Cristian è nato a Roma, da madre colombiana e da un padre italiano che non ha voluto riconoscerlo. Secondo la legge italiana, come è stato riferito dalla madre all’anagrafe – si legge in una nota – Cristian non ha diritto a essere riconosciuto neanche dal nostro Stato. “Tuttavia – spiega Coscioni – l’Italia ha ratificato la convenzione delle Nazioni unite per i diritti delle persone disabili secondo la quale il diritto alla cittadinanza non è negabile”. Per la deputata si tratta di “una mera e miope questione di burocrazia che mi auguro sia celermente superata”.



Cittadinanza onoraria ai figli di immigrati, perchè ho votato contro
Corriere della sera, 29-01-2013
Matteo Forte, consigliere comunale Pdl
 La cittadinanza onoraria ai nati a Milano da genitori stranieri è pura propaganda elettorale. Di per sé si tratta di una misura che introduce una discriminazione: perché un bimbo nato a Milano ha la cittadinanza ed uno nato nell’hinterland no?
D’altronde l’art. 14 della legge 91 parla chiaro: «I figli minori di chi acquista o riacquista la cittadinanza italiana, se convivono con esso, acquistano la cittadinanza italiana, ma, divenuti maggiorenni, possono rinunciarvi, se in possesso di altra cittadinanza».
E non si può nemmeno dire che chi ha votato contro quella mozione in Consiglio comunale, come il sottoscritto, lo abbia fatto per la “paura del diverso”, come con pena ho sentito dire in aula. Nel mio intervento sono stato molto chiaro: non sono culturalmente figlio della Rivoluzione francese, che vede nella cittadinanza l’unica forma espressiva della dignità di ciascuno.
Ciò si traduce, specie nella lettura tipica della sinistra, nella possibilità di voto come modalità unica di incidere nella vita civile. Tra l’altro non senza un immediato interesse elettorale da parte di chi propaganda la concessione della cittadinanza ad ogni costo.
La forma espressiva delle comunità di stranieri che vivono nella nostra città e nella nostra regione, così come la capacità di incidere nella vita della società, è ben fotografata dai numeri elaborati dalla Camera di Commercio lo scorso aprile. Questi dicono che nel milanese le piccole aziende con un titolare straniero sono il 20,6% e danno lavoro a 36mila lavoratori. Mentre l’Osservatorio Regionale sull’Immigrazione ha contato più di 368 associazioni di stranieri, di cui oltre il 40% si trova proprio nella nostra provincia. Innanzitutto questa sterminata realtà chiede una interlocuzione con le istituzioni, perché la loro esistenza non può essere derubricata a goliardia.
Gli imprenditori stranieri creano occupazione e ricchezza; le associazioni si occupano della prima accoglienza, dell’assistenza medica e legale, piuttosto che della mediazione culturale nelle scuole e negli ospedali. Si tratta di stranieri già integrati, che non aspettano un gesto compassionevole dall’amministrazione, ma il riconoscimento di un ruolo pubblico di fatto già da essi svolto.
Il voto è l’ultimo dei problemi e, semmai, è l’approdo di un percorso di inclusione sociale che, per parte loro, c’è tutta l’intenzione di intraprendere. La mozione discussa in Consiglio comunale in questo momento è, invece, paragonabile solo all’affissione di un manifesto elettorale. Strumentalizza gli stranieri e riduce ale sole urne il tema della partecipazione alla vita di un Paese.



“Vol spécial”, presentato a Roma il documentario choc sul centro di espulsione svizzero.
Per la prima volta le telecamere entrano in un Cie d’oltralpe, dove i migranti sono rinchiusi senza processo né condanna.
Immigrazioneoggi, 30-01-2013
Una serata contro la politica dei respingimenti di migranti in Europa. Questo è stato ieri a Roma il doppio appuntamento presso il FilmStudio con la presentazione ufficiale del cofanetto (libro+dvd) di Mare chiuso di Andrea Segre e il lancio della distribuzione del documentario Vol spécial, opera del filmmaker svizzero Fernand Melgar, il primo girato all’interno di un centro di espulsione.
Il documentario di Melgar ha ricevuto il premio della giuria giovani al 64° Locarno Film Festival; il primo premio al Watch Docs di Varsavia e ha vinto il riconoscimento come miglior documentario al Festival del cinema svizzero. Il film racconta la situazione dei migranti in Svizzera, dove ogni anno, migliaia di uomini e donne vengono incarcerati senza processo né condanna. Per la sola ragione di risiedere illegalmente sul territorio, possono essere privati della libertà per un periodo di due anni in attesa della loro espulsione su un “vol spécial”. Per la prima volta in Europa, la troupe di Fernand Melgar è potuta entrare a Frambois, un centro di detenzione per irregolari, uno dei 28 centri di espulsione per sans-papiers in Svizzera.
“Quando la polizia veniva a prenderli per imbarcarli su un volo speciale, eravamo presenti ma non potevamo mai salutarli. La disperazione dei loro ultimi sguardi mi ossessiona ancora oggi”, racconta il regista. Vol Spécial sarà in programmazione al FilmStudio a partire da oggi.

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