Sugli immigrati ha ragione Tettamanzi e la Lega scherza col fuoco
Oliviero Beha
Ha ragione l’Onu da Copenhagen: attenti alle nuove calamità naturali che porta con sé lo stravolgimento del clima.
Ha ragione il Cardinal Tettamanzi da Milano: attenti alle nuove calamità sociali che porta con sé lo stravolgimento della ragione sulla questione degli immigrati da parte della Lega. Non sto qui a riepilogare tutte le affermazioni di oggi, ieri e l’altro ieri della Lega - ma non solo di essa - sugli immigrati.
Ogni occasione è risultata buona per picchiare duro e senza equilibrio contro gli immigrati che vengono a “togliere il pane e il lavoro” agli italiani, dai minareti svizzeri al crocefisso via dalle scuole al primo omicidio o stupro o incidente che sui giornali fa titolo molto diversamente: ”Un giovane uccide rivale per amore” se connazionale diventa subito “Ucciso un giovane: l’assassino è un rumeno” se straniero, ecc. Ed è giornalisticamente comprensibile ma foriero del peggio socialmente e politicamente.

Giorni fa ero in un bell’albergo milanese e vicino a me due giovani parlottavano ma a voce alta, fino a farmi capire che si trattava di due russi. Benestanti, se non dall’abbigliamento, tendenzialmente poco raffinato ma costoso, certo dal fatto di soggiornare lì. Chi ci serviva era un cameriere dagli occhi allegri, sulle prime scambiabile per italiano, che parlava fitto fitto con i colleghi in altra lingua, ma a bassa voce. Gli ho chiesto di che nazionalità fosse e mi ha risposto con un sorriso contagioso “sono del Marocco, sì, del Marocco”.

Allora, vediamo di metterci d’accordo: di quale immigrazione abbiamo paura? Dei russi ricchi? Dei marocchini camerieri? Dei neri perché neri, o dei cinesi, o degli indiani, o di molucchesi, ”bangla” e pakistani richiestissimi come manovalanza per i nostri vivai? Di quelli che comunque lavorano e spessissimo sottopagati fanno i lavori che gli italiani non fanno più? Dei delinquenti che sarebbero delinquenti anche se fossero nati come noi in questo ex Bel Paese? Delinquenti stranieri spesso manovalanza ormai delle cosche criminali di livello multinazionale che però di solito partono da Sicilia, Calabria e Campania?
Un calabrese delinquente è meglio di un albanese delinquente che fa le stesse cose? E un - che so - pavese delinquente, dal momento che con buona pace del governatore di Bank Italia, Draghi, le infiltrazioni delle mafie sono ormai dappertutto, altro che Sud Italia, al centro, al nord, negli altri paesi, un pavese delinquente o un delinquente di Varese dicevo è meglio dei suoi “colleghi” immigrati? Calderoli e compagnia all’inizio, e sono passati più di vent’anni, facevano un discorso di “sangue e suolo” che aveva comunque un diritto/dovere di cittadinanza in un dibattito serio sulla nazionalità, l’identità, la cultura, le tradizioni popolari ecc..
In vent’anni la Lega è diventato un efficiente strumento di potere politico che cambia, esagera, arretra, spinge su questo tema principalmente (e non da sola) ma anche su altri secondo il vento della stagione e la convenienza politica del momento. Quindi usa l’immigrazione come mezzo speculativo elettorale e di governo sul territorio invece che affrontarne i vari aspetti dal suo discutibile ma legittimo punto di vista come faceva una volta. Non sto qui per troppa facilità a tirare il calcio di rigore contro Bossi che undici anni fa dava a Berlusconi del “mafioso” con varie declinazioni del concetto e dell’accusa, oggi che uno Spatuzza dice quello che dice (per carità ovviamente tutto da verificare per Berlusconi come per chiunque).
Fatto sta che la Lega è cambiata, cambiatissima, ed è diventata strumentale a se stessa per le stesse ragioni di potere di tutti gli altri. Solo che con l’immigrazione in particolare scherza con il fuoco. Di fronte a una questione certamente epocale come questa (il rapporto con l’altro ci muta dentro e fuori…), basterebbero intanto più prudenza e molta più memoria. In quante famiglie leghiste c’è una generazione emigrata dal Sud? In quante famiglie italiane, leghiste o no, c’è la memoria di qualche nonno o bisnonno finito negli Usa a cercar fortuna con l’oleografica ma sanguinante “valigia di cartone”? Per non parlare dell’immigrazione italiana in Svizzera, Austria, Germania…
Andatevi a rivedere lo stupendo “Pane e cioccolata”, il film di Brusati con Nino Manfredi. Naturalmente tenendo conto del fatto che per pudore molti nostri immigrati di cent’anni fa hanno poi raccontato solo la parte delle loro fortune, se ne hanno avute, e non delle loro sfortune. Ragionevolezza, solidarietà, rigore sul rispetto delle leggi ma da parte di tutti sono l’unica strada per un fenomeno che non pare proprio reversibile. Insomma, sono qui dar ragione a Tettamanzi, altro che “cardinale mafioso in Sicilia”.Tutta la ragione, anche da peccatore…

09 dicembre 2009
Tiscali.it
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