Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

07 marzo 2011

Maroni esulti: c’è una Bossi-Fini anche in Vaticano
l'Unità, 05-03-2011
E così, da qualche giorno, anche il Vaticano ha la sua Bossi-Fini. Lo scorso 22 febbraio, infatti, papa Benedetto XVI ha promulgato la nuova legge sulla cittadinanza, entrata in vigore il 1 marzo. E si tratta di una legge restrittiva rispetto alla normativa precedente. Il titolo completo è «Legge sulla cittadinanza, la residenza e l’accesso» e va a modificare la norma in materia emanata nel 1929 (che conteneva, nel titolo, la parola soggiorno e non residenza e accesso). Un commissione incaricata di elaborare il testo ha iniziato i lavori nell’aprile del 2009; la bozza è stata sottoposta all’esame dei giuristi vaticani, finché il testo finale è stato trasmesso al segretario di Stato e, dunque, approvato in via definitiva dal pontefice. Le innovazioni riguardano essenzialmente la figura del «residente» all’interno della realtà vaticana. Secondo quanto previsto dalla legge n. III del 7 giugno del 1929, chi viveva nella Città del Vaticano assumeva direttamente e automaticamente la qualifica di cittadino. Oggi non più: la cittadinanza può essere ottenuta su richiesta. Chi era residente era anche cittadino, dunque. E ricordiamoci che stiamo parlando di uno Stato di soli 44 ettari e di meno di mille abitanti. Ma, si sa, milioni di pellegrini e di fedeli visitano i musei vaticani e partecipano alle udienze papali e oltrepassano il colonnato di piazza S. Pietro.
C’era davvero bisogno, dunque, di una legge in qualche modo restrittiva? Farà soltanto felice, probabilmente, il ministro Maroni, che potrà divertirsi a contestare i prossimi esponenti vaticani che, in nome dell’accoglienza e della solidarietà, vorranno contrastare le politiche governative in materia di immigrazione e clandestinità.



Immigrazione: cominciati trasferimenti da Cpt Lampedusa
Nel centro di accoglienza si trovano adesso mille migranti
(ANSA) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 7 MAR - Sono cominciati stamattina i trasferimenti degli immigrati sbarcati nelle ultime ore a Lampedusa. I primi cento sono partiti con un aereo verso il Cpt di Crotone, altri 64 sono stati imbarcati su un traghetto di linea, diretto a Porto Empedocle. Nel Centro di Lampedusa si trovano ancora un migliaio di profughi, quasi tutti tunisini. Il ponte aereo predisposto dal Viminale dovrebbe proseguire per tutta la giornata, per consentire lo svuotamento della struttura, come ha assicurato ieri il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, al sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis.



Lampedusa, nuovo allarme per 10 barconi
Corriere della Sera, 07-03-2011
Alfio Sciacca
LAMPEDUSA — Prima sei, poi otto e quindi dieci. È il numero dei barconi in navigazione verso Lampedusa avvistati da un Atr della Guardia di finanza in perlustrazione nel Canale di Sicilia. Un'improvvisa impennata nel flusso di immigrati dopo giorni di relativa calma. Su Lampedusa ci si prepara all'impatto anche se non ci sono notizie certe sul numero dei migranti in arrivo. «Sappiamo solo che attendiamo i primi duecento», spiegano dal comando della Capitaneria di porto. Sono quelli intercettati ad una quindicina di miglia dall'isola e trasbordati su una motovedetta della Guardia di finanza.
Erano tutti su uno solo dei barconi avvistati al largo dell'isola. «Secondo stime fatte dalla stessa Finanza — spiega il sindaco Bernardino De Rubeis — complessivamente dovrebbero arrivare non meno di 8oo persone». Una situazione che era ampiamente attesa ma che crea comunque allarme. In serata De Rubeis si è sentito telefonicamente col ministro dell'Interno Roberto Maroni al quale ha chiesto di potenziare il ponte aereo. «Il ministro — spiega il sindaco — mi ha assicurato che già domani (oggi, ndr) gli aeri intensificheranno la spola per trasferire gli immigrati. Lampedusa potrà reggere l'impatto di questi barconi e di altri che arriveranno solo se non si fermerà per un solo minuto il ponte aereo». Prima che scattasse il nuovo allarme sull'isola c'erano stati due sbarchi di 8o e 15 persone che si aggiungono ai circa 400 immigrati già ospiti del centro di accoglienza. I barconi in arrivo a Lampedusa ieri a tarda sera erano segnalati a 30-40 miglia e due pattugliatori della Finanza sono usciti in mare per intercettarli in modo da poter eventualmente prestare soccorso oppure per scortarli fino al porto. Tutti i barconi pare che abbiano preso il mare dal porto di Zarzis, in Tunisia, dove gli scalasti si sarebbero organizzati approfittando di un allentamento nei controlli.



Allarme immigrati a Lampedusa, in arrivo otto barconi dalla Tunisia
A bordo almeno 800 persone, in azione i mezzi di soccorso
Il Messaggero, 07-03-2011
LUCIO GALLUZZO
LAMPEDUSA - Attesa nella notte per una nuova e forte raffica di sbarchi su Lampedusa. La ricognizione aerea della Guardia di Finanza ha segnalato 8 barconi, presumibilmente salpati da Zarzis in Tunisia, che puntano sull'isoletta. La loro navigazione è lenta, le condizioni meteo marine non sono buone e le previsioni le indicano come suscettibili di peggioramento. Nella notte la temperatura scende al centro del Canale di Sicicilia a 2-3 gradi sopra lo zero. La ripresa in massa delle partenze da Zarzis sta ad indicare che Tunisi mentre sollecita ed incassa ( soprattutto dall' Italia) aiuti umanitari non fa nulla per frenare l'esodo verso l'Europa. E proprio «in questi giorni- ha detto ieri a Palermo il presidente del Senato Renato Schifane per risolvere l'emergenza-immigrazione, è al lavoro la missione umanitaria, al fine di ridurre i flussi di migranti verso Lampedusa e la Sicilia».
I barconi in navigazione sono, secondo quanto riferito dagli osservatori della ricognizione che pattuglia il Canale con un Atr 42, tutti stracolmi, dunque trasportano complessi-vamente alcune centinaia di migranti. Due degli 8 natanti, alle ore 22, erano ad 11 miglia dal porto, procedevano lentamente ed in loro soccorso si sono dirette due motovedette delle Fiamme Gialle. Gli altri 6 barconi, che viaggiano in gruppo, si trovavano nello stesso momento in acque internazionali, 50 miglia a Sud dell'isola. Il sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, prevedeva ieri sera che la prima delle 8 nuove carrette del mare sarebbe arrivata «un po' prima della mezzanotte», e «bisogna prevedere - ha aggiunto -che nel giro di poche ore, comunque entro la mattina di domani (oggi, ndr) il Centro dovrà dare assistenza ad almeno 8-900 persone. Nella struttura ci sono già, per altro, 400 immigrati. L'ultimo sbarco, di 81 persone, tra le quali una sola donna. Era avvenuto solo poche ore prima, nel pomeriggio di domenica. In questo gruppo c'erano quattro persone stremate dal viaggio per le quali è stato necessario apprestare immediate cure mediche». «Mi sono messo in contatto con il ministro dell'Interno chiedendogli - ha concluso il sindaco - di intensificare il ponte aereo per alleggerire la pressione dell' immigrazione clandestina su Lampedusa».
I tunisini che sbarcano in forze, ormai da 3 settimane, a Lampedusa hanno comunque un solo desiderio: proseguire al più presto per il Centro e Nord Europa. Lo sostiene, tra l'altro, Laura Boldrini, portavoce dell'Unhcr (l'agenzia Gnu per i rifugiati) sulla base delle valutazioni acquisite durante sette giorni di permanenza a Lampedusa durante i quali ha potuto intervistare decine di clandestini. Da canto suo l'Unhcr sta organizzando missioni umanitarie con l'invio di migliaia di tende e kit di emergenza sia in Tunisia sia nell'area di confine con la Libia. Se la crisi del Nord Africa dovesse aggravarsi «è lecito attendersi - ha poi sottolineato la Boldrini - che molte decine di migliaia le persone potrebbero trovarsi nella necessità di
Alla necesità di portare aiuti sulla sponda africana l'Italia crede molto. Nella notte giunge infatti davanti alla costa libica di Bengasi il pattugliatore 'Libra' della Marina militare che trasporta generi alimentari di prima necessità, generatori elettrici, potabilizzatori, kit sanitari e medicinali. La Libra ha imbarcato anche un'aliquota dei fucilieri del reggimento San Marco con il compito di assicurare la cornice di sicurezza alle operazioni di sbarco e distribuzione degli aiuti, una volta ottenuto il permesso di scaricare a Bengasi. Durante la navigazione verso la Libia il Libra è stata affiancata e scortata dalla nave Mittica che già si trova in zona nell'ambito delle operazioni di sorveglianza marittima del Mediterraneo. Ed al fine di intensificare proprio questi attività di controllo, oggi salpa da Taranto il cacciatorpediniere della Marina Militare 'Andrea Doria' con rotta verso le acque intemazionali tra l'Italia e la Libia: la nave, grazie ai radar e alle sofisticate apparecchiature di cui è dotata, farà da piattaforma per il controllo aereo del Mediterraneo meridionale. La Doria, al comando del capitano di vascello Fabrizio Cerrai, è una unità multiruolo di 6.700 tonnellate, con 195 uomini di equipaggio.



Otto barconi verso l'Italia. Boniver a Tunisi
L'invasione non si ferma.
Il Tempo, 07-03-2011
Otto barconi con almeno 500 immigrati a brodo sono sttai avvistati da un aereo da ricognizione a largo di Lampedusa. Le motovedette italiane stanno dirigendo verso di loro. Ieri sera è partita per Tunisi Margherita Boniver, inviato Speciale del Ministro degli Affari Esteri per le emergenze Umanitarie, su incarico del nostro Ministro Franco Frattini. La Boniver, mentre continua l'attività di rimpatrio dei fuoriusciti dalla Libia coordinata dalla Cooperazione della Farnesina in raccordo con le altre istituzioni italiane, svolgerà una serie di incontri con le autorità tunisine e con i rappresentanti delle Organizzazioni internazionali. L'obiettivo della missione – secondo quanto ha comunicato la Farnesina – è quello di verificare, con le autorità tunisine e con i rappresentanti internazionali presenti in loco, la situazione umanitaria al confine fra Tunisia e Libia dove il flusso di profughi sta evolvendo in un quadro ancora fluido, anche al fine di modulare la predisposizione di eventuali ulteriori, mirate azioni di intervento italiane. Dopo gli incontri previsti oggi a Tunisi, Boniver – conclude la nota – si recherà domani nel campo profughi di Ras Jedir.



Lampedusa, è emergenza  Dieci sbarchi nella notte
Avvenire, 7-03-2011
Circa mille immigrati sono arrivati a Lampedusa dalla Tunisia nella notte, in 11 diversi sbarchi, come riferisce la Guardia costiera. "Abbiamo avuto 11 sbarchi dalle 21,50 di ieri sera", riferisce un funzionario della sala operativa della Guardia costiera a Roma. "Gli sbarchi si sono susseguiti tutta la notte, fino a questa mattina presto. Sono arrivate circa mille persone, tutti presunti tunisini, quasi tutti giovani uomini", ha proseguito il funzionario, aggiungendo che intanto è stato segnalato un altro barcone diretto a Lampedusa.
Tutti gli immigrati vengono trasferiti nel Centro di prima accoglienza di contrada Imbriacola dove in questo momento si trovano oltre un migliaio di migranti.



Immigrati: domani commissario straordinario Caruso in visita a Lampedusa
Libero, 7-03-2011
Palermo, 7 mar. (Adnkronos) - Il commissario straordinario per l'emergenza immigrati Giuseppe Caruso, prefetto di Palermo, sara' domani in visita a Lampedusa. Il prefetto visitera' il Centro di accoglienza di contrada Imbriacola, dove al momento ci sono circa 1.400 tunisini sbarcati tra sabato e ieri notte. Caruso incontrera' anche il sindaco di Lampedusa Bernardino De Rubeis e i rappresentanti delle forze dell'ordine per fare il punto della situazione.
Il commissario straordinario per l'emergenza immigrazione, da quando e' stato nominato dal ministro dell'Interno Robero Maroni ha visitato piu' volte il 'villaggio della solidarieta'' di Mineo (Catania) che dovrebbe ospitare circa 2.000 dei rifugiati politici tra i migranti sbarcati dalla Tunisia. Sempre Caruso ha organizzato, da quando e' iniziata la nuova ondata di sbarchi, i ponti aerei che quasi quotidianamente permettono al Centro di accoglienza di essere svuotato. Fino ad oggi sono stati oltre 6.000 i tunisini trasferiti, o via mare o via aereo, in altri centri di accoglienza italiani.



Vita Activa/ Sugli immigrati De Corato sbaglia
Affaritaliani.it, 7-03-2011
Caterina Sarfatti,
coordinatrice Officina delle Idee
Quanto sta accadendo nella sponda sud del Mediterraneo sta (finalmente) portando alla nostra attenzione la condizione di chi scappa da un Paese nel quale è la sopravvivenza stessa a essere in pericolo.
Sui media e tra i responsabili del governo italiano e milanese, però, c’è parecchia confusione. Nei giorni scorsi De Corato, addirittura in polemica con il ministro Maroni, ha dichiarato che Milano non può assumersi l'onere di accogliere chi scappa da una guerra perché la nostra città sarebbe già molto impegnata ad affrontare l'immigrazione cosiddetta “clandestina”. Affermazione della quale, peraltro, è legittimo dubitare.
Secondo l’eterno vice sindaco sarebbe preferibile costruire altri Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) sul territorio milanese anziché predisporre luoghi per accogliere i profughi. Insomma, si pongono sullo stesso piano i migranti e i richiedenti protezione internazionale. Non comprendere la differenza tra queste due categorie, però, ci condanna a non governare le problematiche che comportano l'una e l'altra.
I rifugiati non sono “normali” immigrati ma, soprattutto, non sono “clandestini”. Il rifugiato non sceglie di partire per cercare lavoro e condizioni di vita migliori - sempre che il “semplice” migrante abbia davvero una scelta - ma è costretto a fuggire dal proprio Paese per un fondato timore di persecuzione a causa della razza, della religione, della nazionalità, per il gruppo sociale al quale appartiene, per le sue opinioni politiche. Il rifugiato non fugge necessariamente dalla guerra e dalla fame, ma è innanzitutto vittima di persecuzione individuale. Esistono, infatti, vari livelli di protezione internazionale. Vi è quella definita “sussidiaria” che  viene riconosciuta a chi subisce una minaccia grave e individuale alla vita derivante da violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale. Vi è quella “temporanea” concessa per rilevanti esigenze umanitarie, in occasione di conflitti, disastri naturali o altri eventi di particolare gravità in Paesi non appartenenti all’Unione Europea. Quest'ultima, in particolare, prevista dall'art. 20 della Bossi-FIni, dovrebbe essere applicata con urgenza dal Governo.
Riconoscere asilo non è un dovere morale, ma è un obbligo giuridico derivante da convenzioni internazionali che impegnano l'Italia. Ancor prima è un dovere imposto dalla nostra Costituzione (articolo 10) e disciplinato da leggi nazionali (D.Lgs 286/1998 e 25/2008).
Per contrastare quella confusione veicolata da (ir)responsabili politici, è utile ricordare che le persone che in Italia a vario titolo beneficiano della protezione internazionale sono 55mila. Un numero esiguo se rapportato alla popolazione italiana e se confrontato con i numeri di altri Paesi Europei. La Germania ne ospita 600.000, il Regno Unito circa 270 mila, la Francia e i Paesi Bassi rispettivamente 200 mila e 80 mila. Vuol dire che sia in termini relativi che assoluti l’accoglienza in Italia è decisamente inferiore a quella degli altri Paesi europei.
Così come è utile chiarire che nel 2010 sono state accolte il 54,6% delle richieste (circa 6.000). Ciò significa che la maggioranza delle persone che chiede asilo in Italia lo fa perché ne ha diritto e non per fini strumentali. Nel biennio 2008-2010, peraltro, c'è stata, secondo il Dipartimento per l'immigrazione e i diritti civili, una diminuzione delle domande del 42,2%. L'Italia è strutturalmente in grado di accogliere ben più di quanto effettivamente fa.
In questi giorni si evoca un “esodo biblico” dalle sponde libiche verso l'Italia. Ma proprio in quelle sponde da tempo, e ben prima dell'inizio della rivolta contro Gheddafi,  sono bloccate alcune migliaia di rifugiati, circa 8.000 e tra loro i 2.000 eritrei dei quali, solo marginalmente, si sono occupati nelle scorse settimane i media italiani. Giovani provenienti da altri Paesi africani che in Libia hanno incontrato una barriera invalicabile, anche per la scelta compiuta dal Governo Berlusconi di affidare a Gheddafi il destino di quelle persone.
Persone che scappano da un servizio di leva che dura una vita, ragazzi che dopo aver subito torture nei loro Paesi di origine, dopo aver compiuto un viaggio inenarrabile attraverso il deserto, sono rimasti intrappolati nelle prigioni libiche.  Non possono tornare a casa e non possono rimanere in Libia, pena la vita. Di queste persone il nostro Paese ha l'obbligo di occuparsi con urgenza, come chiedono con forza il vescovo di Tripoli monsignor Martinelli e il Consiglio Italiano per i Rifugiati.
Per questo la missione umanitaria sul confine tra Tunisia e Libia non può essere né un avamposto di gestione delle politiche migratorie né un’alternativa all’asilo. L'Italia deve riprendere, anche in questo modo, il suo ruolo nel mondo e Milano deve fare ben più di quanto ha fatto sino ad ora per i rifugiati. La voce di De Corato non può rappresentare quella città internazionale, capitale d’Europa, che Milano deve tornare ad essere.

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