Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

08 aprile 2015

COSA SERVE DAVVERO PER INTEGRARE I ROM
la Repubblica, 08-04-2015
NILS MULZNIEKS
Pochi argomenti scatenano reazioni più viscerali delle discussioni sui rom, di cui oggi ricorre la giornata internazionale. Stereotipi, sensazionalismo e luoghi comuni spesso hanno la meglio sui fatti. Molte persone sembrano credere che i rom scelgano di vivere ai margini della società in accampamenti di baracche in condizioni abominevoli, e che rientri nella loro cultura far crescere i bambini nella melma, togliendoli dalla scuola per mandarli a chiedere l`elemosina. Eppure, nella maggior parte dei casi, coloro che nutrono questi pregiudizi nei confronti dei rom e alimentano queste voci non hanno mai rivolto loro la parola. Ho fatto visita ad alcuni campi rom in Italia e in molti altri paesi europei, e le persone con le quali ho parlato non volevano vivere lì. Non vogliono vivere in luoghi demoralizzanti nei quali sono segregati contro la loro stessa volontà. Non ci si dovrebbe dimenticare che molti rom che vivono in accampamenti ghetto sono stati scacciati a forza dai loro alloggi precedenti, e nessuno degli abitanti di quei campi che ho conosciuto durante il mio sopralluogo del 2012 ha dichiarato di  essersi trasferito li di sua volontà. Anzi: mi sono stati riferiti molti esempi che spiegano in che modo - rispetto alla loro situazione abitativa precedente - vivere in quei campi limita il contatto, e quello dei loro figli, con la popolazione in generale, e in che modo vivere li contribuisce quindi alla loro emarginazione.
Già nel mio rapporto del 2012 sull`Italia e in una lettera spedita al sindaco di Roma nel 2013 raccomandavo alcune misure atte a facilitare l`integrazione dei rom nella società tradizionale e facevo presente la necessità di porre fine alle politiche che portano alla creazione di campi isolati ed emarginati e agli sfratti coatti. Malgrado ciò, sono stati fatti pochi passi avanti: queste pratiche proseguono e così pure continuano a esserci ostacoli che precludono ai rom che vivono in accampamenti fatiscenti di accedere all`edilizia popolare. In alcuni comuni, tra i quali Roma, Torino e Milano, sono stati costruiti o ristrutturati campi ghetto.
Questa strada è chiaramente sbagliata. I campi ghetto portano a gravi violazioni dei diritti umani. Violano sia i parametri internazionali e nazionali sia la politica delle stesse autorità italiane in materia: la Strategia nazionale per l`inclusione dei rom del 2012 non lascia spazio alcuno agli accampamenti che emarginano. Si devono dunque trovare valide alternative abitative.
Per agevolare l`inclusione dei rom nella società, si rende necessario un cambiamento di politica. Gli sfratti coatti e i campi ghetto devono finire nel dimenticatoio. Nuovi sforzi devono essere fatti per andare incontro alle necessità abitative deirom. Tutto ciò è importante perché l`accesso a un`abitazione decorosa è un requisito fondamentale per usufruire di molti altri diritti umani, in particolare l`istruzione. Come possono i bambini che vivono in baraccopoli di località remote, circondate da fango e prive di accesso all'acqua potabile, a sistemi fognari, alla rete elettrica e ai trasporti pubblici, frequentare la scuola con regolarità e apprendere, restando alla pari con gli altri bambini?
Per cercare alternative migliori, l`Italia non ha bisogno di guardare tanto lontano. Alcune esperienze incoraggianti portate avanti alivelIo locale potrebbero essere prese a esempio. A Messina alcuni edifici comunali abbandonati sono stati ristrutturati direttamente dai rom del campo di San Ranieri che in seguito vi sì sono trasferiti. Ad Alghero i1 15 gennaio è stato chiuso il campo di Arenosu e 51 rom hanno ricevuto un aiuto quadriennale dalla Regione, dal Comune e dalle associazioni per pagare l`affitto di normali appartamenti.
Queste iniziative dimostrano che, con un adeguato impegno politico, alcuni progetti ben strutturati possono effettivamente migliorare l`integrazione dei rom e una reciproca comprensione con la popolazione maggioritaria. È di fondamentale importanza finanziare e attuare la strategia nazionale di inclusione di rom e sinti. Alcune risorse, comprese quelle provenienti da finanziamenti Ue, potrebbero essere convenientemente mobilitate per promuovere iniziative adeguate di edilizia e integrazione. È giunto il momento di smettere di trattare i rom come cittadini di serie B. Emarginarli non può che portare a maggiore alienazione, emarginazione, pregiudizi. L`Italia deve mostrare molta più determinazione nel risolvere i problemi di abitazione che i rom si trovano ad affrontare, anche facilitando il loro accesso all`edilizia popolare. Le vígenti leggi anti-discriminatorie dovrebbero renderlo possibile: le si deve quindi applicare. Questo è il prerequisito di base per garantire che i diritti umani dei rom, siano essi italiani o originari di altri paesi europei, siano interamente rispettati.
L`autore è il Commissario ai Diritti Umani del Consiglio d`Europa (Traduzione di Anna Bissanti)



Immigrazione: polizia ferma due scafisti dopo sbarco di 481 migranti a Catania
Il provvedimento, che ipotizza il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è stato emesso dalla Procura distrettuale etnea
stranieriinitalia.it, 08-04-2015
Catania, 8 aprile 2015 - La polizia di Catania ha fermato due senegalesi di 31 e 22 anni perche' ritenuti gli scafisti di un gommone con a bordo 82 migranti intercettati nel Canale di Sicilia da nave 'Fiorillo' della guardia costiera e arrivati ieri nel capoluogo etneo nella giornata di Pasquetta, assieme ad altre 349 persone, su nave 'Bettica ' della marina militare.
Il provvedimento, che ipotizza il reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è stato emesso dalla Procura distrettuale etnea ed eseguito da agenti della squadra mobile della Questura.



Migranti rifiutano di essere alloggiati a Corleone: "Troppo isolati"
I migranti si sarebbero rifiutati di scendere dal pullman perchè ritenevano la sistemazione troppo isolata e così hanno preteso di essere trasportati a Palermo
Giornale di Sicilia, 08-04-2015
CORLEONE. Un gruppo di migranti rifiuta di essere alloggiato nel comune di Corleone, perchè troppo isolato, e dopo un braccio di ferro con la Prefettura chiede e ottiene il trasferimento a Palermo. Lo rende noto il sindacato di polizia Consap, manifestando il proprio disappunto e chiedendo che venga fatta luce su quanto accaduto.  I fatti risalgono a sabato scorso, quando alcuni nigeriani, una decina circa, tutti richiedenti asilo politico, sono stati trasportati a Corleone perchè la struttura alla quale erano stati assegnati, a Geraci Siculo, non li poteva più ospitare. Giunti nella nuova sede, secondo quanto rende noto il sindacato di polizia, i migranti si sarebbero rifiutati di scendere dal pullman perchè ritenevano la sistemazione troppo isolata e così hanno preteso di essere trasportati a Palermo.
Ciò, sottolinea il Consap, «nonostante la sistemazione fosse più che buona, si tratta infatti dell'ex hotel Belvedere già 3 stelle, panoramico, immerso nel verde e a soli 600 metri dal Paese». «È cominciato - spiega Igor Gelarda, dirigente nazionale e segretario provinciale palermitano del sindacato di polizia Consap - un braccio di ferro tra i nigeriani e la Prefettura, braccio di ferro risoltosi a favore dei migranti che sono stati alla fine trasferiti a Palermo, come volevano loro, sembrerebbe grazie anche alla mediazione della Caritas diocesana. Osservatori silenziosi di tutto - aggiunge - poliziotti e carabinieri che hanno mantenuto la calma e garantito, come sempre, la sicurezza di tutti. Operatori di polizia che sono stati costretti a restare fino a stamattina, dato che i migranti hanno deciso di passare la notte nel pullman».
«Quello che è successo ha dell'incredibile - commenta Igor Gelarda -. Mentre lo Stato risparmia per ogni cosa che riguarda la sanità, l'istruzione e la sicurezza in particolare, mi pare che per i migranti non ci sia crisi. Senza contare che poliziotti e carabinieri, piuttosto che essere impegnati nelle normali attività di controllo del territorio, hanno dovuto vigilare questo gruppo di migranti, come se fossero dei ragazzi discoli che hanno deciso di fare le bizze. E che alla fine l'hanno avuto vinta. E nel frattempo ci sono palermitani senza casa che vivono per strada, in auto, o in alloggi di fortuna! Il mio sindacato ha subito contattato alcuni parlamentari perché vogliamo che venga fatta chiarezza in parlamento su questa vicenda, per stabilire se ci sono stati dei costi in più che abbiamo dovuto affrontare, a cominciare proprio dall'impiego dei poliziotti e stabilire eventuali responsabilità su questa gestione dei migranti».



Tesseramenti, mission impossible: l’odissea dei migranti prosegue nel calcio
L’Atletico Brigante, squadra antirazzista, vorrebbe far giocare un 16enne del Gambia e un 17enne somalo. Ma la partita con la burocrazia per i minori di Figc e Fifa è impari
Corriere del mezzogiorno, 08-04-2015
Alessandro Chetta
Quanto servirebbe all’Atletico Brigante il talento di Aamir e Rabah, uno gambiano l’altro somalo, 16 e 17 anni. A poche giornate dal termine la squadra sannita antirazzista è fanalino di coda della classifica, tutte sconfitte, 2 pareggi e una vittoria. Ma i due ragazzi (i nomi sono di fantasia) restano fuori dalla rosa e dai campi eroici della terza categoria dilettanti perché il tesseramento non arriva mai. Sulla loro sorte (sportiva) dovrà infatti decidere non la Figc regionale bensì addirittura la Fifa, massimo organo calcistico mondiale. Per fare un esempio extra-pallone è come se per stilare un regolamento di condominio fosse necessaria una riunione di commissione a Montecitorio. Ma succede anche questo nelle serie cadette del calcio tricolore quando si tratta di minori stranieri non accompagnati, ovvero orfani oppure con genitori irrintracciabili perché scappati da zone di guerra (la parola Somalia vi dice nulla? Un paese senza Stato da vent’anni). La vicenda, per sommi capi, è la seguente: Aamir e Rabah giunti in Italia l’anno scorso dopo lo sbarco a Pozzallo, nel Ragusano, sono attualmente ospiti della comunità l’Arca di Noè a Benevento, entrambi in possesso di permesso di soggiorno. Il modo più immediato per avvicinare i due ragazzi alla società italiana è anche, s’immaginava, il più facile da mettere in atto: giocare a calcio.
Documenti, fax, traduzioni in lingua...
Per partecipare al campionato federale la Figc, Federazione italiana gioco calcio, indica sul portale web la produzione di una lunga serie di documenti. Si tratta di minori stranieri ed è giusto chiedere tutte le garanzie. Quindi, tra le altre cose, va presentato certificato di frequenza scolastica, firma del tutor in assenza di genitori, atto di affidamento rilasciato dal Tribunale, permesso di soggiorno. L’eventuale tesseramento è valido comunque solo per l’anno in corso. «A gennaio – ricorda Francesco Cavalluzzo, presidente dell’Atletico Brigante - abbiamo spedito la documentazione completa a Napoli presso il Comitato Regionale Campania-Lega nazionale dilettanti. Ben presto però la speranza di vederli in campo si è spenta ostacolata da un regolamento assurdo». Dopo circa un mese (un mese per aprire una lettera raccomandata con ricevuta di ritorno) l’ufficio del responsabile tesseramenti del Comitato regionale chiama il presidente dell’Atletico Brigante sostenendo che trattandosi di minori non accompagnati la pratica deve passare a Roma. Trascorrono altri 14 giorni.
«I nostri nuovi interlocutori romani – spiega ancora Cavalluzzo - ci avvisano: ‘bisogna aspettare un po’, ci sono altre pratiche prima della vostra’. Passa il tempo, arriva marzo: chiamiamo per l’ennesima volta Roma e il responsabile dell’ufficio tesseramento minori della Figc fa presente che essendo minori non accompagnati occorre un altro documento, l’ennesimo, che spieghi il motivo per cui i ragazzi sono senza genitori e perché alloggiano in una casa famiglia. La richiesta di questa ulteriore ‘carta’ ci coglie impreparati, perché sul sito della Lega nazionale dilettanti, sulla pagina riservata alle squadre, di questo documento non si fa menzione». Così, trovati i documenti necessari parte un fax per Roma – «nonostante la disavventura grottesca del numero di fax prima inesistente e poi abilitato» – e una mail.
Normativa Fifa
Tutto a posto? Macché, è in agguato la doccia gelata. Il responsabile della commissione della protezione minori stranieri Figc Marco Figoli comunica ai «briganti» che la normativa è cambiata. Sul tesseramento deve decidere un organismo ad hoc della Fifa, Fédération internationale de football association. È lo stesso Figoli a confermare al Corriere che dopo un controllo preliminare della Figc i documenti secondo le nuove regole devono effettivamente passare al vaglio della Fifa e, come se non bastasse, essere tradotti in una della quattro lingue ufficiali dell’Unione Europea, e cioè inglese, francese, tedesco, spagnolo. La norma ha una ratio: il numero di minori stranieri non accompagnati è in aumento e s’intende porre freno e deterrente alla «tratta» dei giovanissimi africani prelevati dai club di calcio europei medi e grandi e portati nei vivai senza procedure regolari. Però nel caso beneventano, e in tanti casi simili, manca evidentemente un salvacondotto per agevolare i profughi accolti nella case famiglia italiane, provenienti da zone di guerra, e desiderosi di giocare in piccoli campionati di dimensione provinciale. Dunque, finalità sociale più che strettamente sportiva. Ma il salvacondotto per ora non c’è.
Il calcio popolare in Campania
L’Atletico Brigante, squadra nata l’anno scorso, colori sociali giallo e nero si allena due volte a settimana sul campo di Pago Veiano, piccolo comune del Beneventano che ha accolto i calciatori antirazzisti mettendo il campo a disposizione, senza esigere fitto mensile. Per le altre spese, completini, sciarpe dei tifosi e trasferte incluse, c’è autofinanziamento oltre al piccolo fundrising locale di chi mette un gettone di supporto al progetto. Si allinea ad altre esperienze di calcio popolare (in Campania si va consolidando una discreta rete composta da Quartograd, Lokomotiv Flegrea, Stella Rossa Napoli, Afronapoli, Rfc Lions Ska football club Caserta, Partizan Matese). Si parte dal pallone per veicolare i principi dell’antirazzismo e dell’antifascismo, con tanti migranti in campo, opponendo un modello di impegno collettivo alle logiche di business del mondo del calcio. Al termine di tutte le partite in casa a Pago Veiano è anche previsto il terzo tempo come nel rugby. «Siamo una realtà in crescita , alimentata da grande entusiasmo. Ma dopo l’ultima notizia sulla Fifa – conclude amareggiato il presidente dell’Atletico Brigante - sul fronte dei tesseramenti di minori abbiamo gettato la spugna, o quasi. Da gennaio abbiamo prodotto tutti i documenti possibili per Aamir e Rabah; ce l’abbiamo messa davvero tutta. Ma siamo giunti ad aprile e non s’è risolto ancora nulla». Tra parentesi, il campionato finisce nella prima settimana di maggio.
L’appello delle squadre di calcio popolare
L’odissea burocratica dei gialloneri sanniti ha ispirato un appello agli organi federali firmato dal coordinamento delle squadre di calcio popolare campane. Chiedono di agevolare il tesseramento Figc a tutti i ragazzi immigrati, di qualsiasi età, proprio per favorirne l’integrazione attraverso lo sport. Vengono elencate una serie di proposte: «Validità del tesseramento ed eliminazione della richiesta di permesso di soggiorno per tutte le attività dilettantistiche. E poi: elezione di domicilio ai fini del tesseramento presso la sede della squadra, in quanto i migranti hanno difficoltà ad ottenere certificati di residenza vivendo spesso in alloggi di fortuna o senza contratto; richiesta che il tesseramento non scada alla fine di ogni stagione». E per i migranti minori, si legge ancora nell’appello del coordinamento, il tesseramento deve essere ancora più facile. «Deve poter bastare la firma di un solo genitore o di chi ne fa le veci, niente più obbligo di presentare permessi di soggiorno dei genitori, documentazione scolastica e codice fiscale». Infine, la cittadinanza sportiva. «Equiparazione totale dei figli di migranti nati in italia ai loro coetanei italiani».

 

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