Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

16 ottobre 2013

Mare monstrum
il manifesto, 16-10-2013
Giulio Marcon
SBARCHI - L'iniziativa militare-umanitaria Mare Nostrum ha finalità ambigue e tutte da verificare. Lo spiegamento di navi da guerra e velivoli di vario genere nel Mediterraneo sembra avere un duplice e contraddittorio scopo: soccorrere - come dice Letta - i profughi e gli immigrati delle carrette del mare e - come dice Alfano - il controllo delle frontiere. Tanto è vero che il vicepremier ha dichiarato: non è detto che se interviene una nave italiana porti i migranti in un porto italiano.
Il messaggio è chiaro. Il soccorso italiano potrebbe essere finalizzato solamente a riportare a "casa loro" i migranti. E quali saranno le "regole di ingaggio" delle navi, delle fregate e dei pattugliatori nell'esercitare, come dice Alfano, un «effetto deterrente con la possibilità di intercettare i mercanti di morte»? Ancora non è dato di sapere. E la questione delle regole di ingaggio non è di poco conto, visto come andarono le cose nel marzo 1997 quando la corvetta Sibilia (impegnata in analoga opera di pattugliamento nel Canale di Otranto) speronò la Kater I Rades, provocando oltre 100 vittime tra i migranti albanesi. Cosa significa avere un «effetto deterrente» e «intercettare i mercanti di morte»? Il rischio di nuovi incidenti è all'ordine del giorno. Che poi il governo pensi di portare avanti questa iniziativa raccordandosi con le autorità dei paesi di provenienza delle navi ci mostra tutto il carattere velleitario dell'operazione: si pensi a cosa voglia dire raccordarsi con il governo libico colluso con i trafficanti di migranti.
La miscela di comportamenti militari e afflato umanitario (a loro copertura) produce sempre effetti nefasti e ambigui e l'esperienza del passato, tra guerre umanitarie e imperialismo democratico, ci dimostra tutta l'ipocrisia di politiche belliciste e in questo caso securitarie che camuffano da buoni sentimenti interventi ispirati a pure logiche di potenza, di chiusura e egoismo nazionale. Colpisce poi come l'impostazione di un'iniziativa come questa riproponga il solito approccio: la riduzione di un dramma sociale e umano a problema di sicurezza. Lo stesso meccanismo che porta alla criminalizzazione del disagio sociale e al sovraffollamento delle nostre carceri di immigrati e di tossicodipendenti per piccoli reati che dovrebbero essere depenalizzati o affrontati in altro modo.
Invece di questa esibizione militar-umanitaria, il governo avrebbe fatto meglio ad affrontare i nodi veri del dramma dei migranti del mediterraneo: creare un corridoio umanitario per le navi, cancellare il reato di clandestinità e quello di favoreggiamento per chi - come i pescherecci siciliani - si è trovato spesso nel dilemma se aiutare o meno le barche dei migranti in difficoltà. Ma quello che, al fondo, sarebbe necessario è un cambio di rotta nelle politiche sulle migrazioni: accanto all'abrogazione della Bossi Fini, una politica positiva fondata sull'accoglienza, l'integrazione, la cooperazione internazionale.
Questa iniziativa, se prevarrà l'impostazione umanitaria, potrebbe portare aiuto e sollievo a tanti migranti. Se invece sarà l'approccio securitario e militarista a avere la meglio, allora il Mediterraneo rischia di trasformarsi in un Mare Monstrum per chi lo deve attraversare, con il terrore di essere speronato dalla corvetta di turno o di essere riportato indietro, magari negli stessi paesi in cui si rischia di tornare nelle mani dei "signori della guerra" o dei dittatori di turno. È una prospettiva da evitare: bisogna riportare nei porti le navi da guerra e le corvette e mettere in campo politiche di accoglienza e di rispetto dei diritti umani.



Ancora richieste d'aiuto in mare altri 200 nei barconi a sud di Lampedusa
Repubblica.it, 15-10-2013
Un centinaio di migranti in difficoltà a sud di Lampedusa, in acque libiche. A poca distanza allarme per un gommone stipato con una novantina di persone. Il presidente Crocetta: "Stato di emergenza"
Ancora richieste d'aiuto in mare altri 200 nei barconi a sud di Lampedusa (ansa)
Ancora chiamate di soccorso nel cuore del Mediterraneo. Due natanti in difficoltà con a bordo circa 200 migranti hanno avuto bisogno di assistenza nelle ultime ore. Il primo Sos è partito da un telefono satellitare e la centrale operativa della Guardia costiera italiana ha dirottato il mercantile 'Aegean Pride', battente bandiera liberiana, in soccorso di un centinaio di migranti in difficoltà a 110 miglia a sud di Lampedusa, in acque libiche.
'Eurocargo Bari' ha invece assistito un gommone stipato con 90 persone a 85 miglia a sud Lampedusa, in acque maltesi.
Nel pomeriggio, la giunta della Regione, presieduta da Rosario Crocetta, ha approvato la dichiarazione dello stato di emergenza per gli sbarchi in Sicilia. Spiega il governatore: "Cerchiamo da un lato di fornire maggiori strumenti alla Protezione civile siciliana, dall'altro di far approvare al governo nazionale norme che permettano di essere più efficaci e tempestivi nell'accoglienza".
E intanto a Samperi si sono svolti
i funerali dei tredici eritrei morti il 30 settembre. Commozione durante l'omelia: "In Libia migliaia e migliaia di cittadini africani aspettano ogni giorno di partire, di mettersi in mare alla ricerca di un Eden che non c'è, perché in Libia vengono trattati come animali. Sono solo carcasse"



Il Viminale ammette: il 73% ha diritto all'asilo
il manifesto, 16-10-2013
luca fazio
Profughi/IL CIR: IN 33 MILA DALLE ZONE DI GUERRA
A proposito di navi militari spedite al largo di Lampedusa per rendere più sicuro e blindato il «mare nostrum», è sempre più evidente che le persone salvate sui barconi non dovranno essere rispedite nei paesi di provenienza. Non è un accorato appello di qualche associazione umanitaria, è l'evidenza di un dato fornito dal ministero dell'Interno: il 73% dei migranti sbarcati quest'anno sulle coste italiane proviene da paesi flagellati dalla guerra e da regimi totalitari. Quasi tutti necessitano di protezione internazionale.
Una fuga che è storia di queste ore. «Vogliamo solamente sperare - spiega il direttore del Cir Christopher Hein durante la presentazione del rapporto Access to protection: a human right - che l'operazione Mare Nostrum, così come l'auspicato rafforzamento di Frontex, abbia regole di ingaggio chiare, che rispettino l'obiettivo annunciato da Letta, configurandosi esclusivamente come operazioni di soccorso e salvataggio». Hein ha una brutta sensazione: «Tutti i migranti intercettati dovranno essere portati in un luogo sicuro e deve essere chiaro che la Libia non può essere considerata tale. Le condizioni di vita per migranti e rifugiati sono inaccettabili, vengono sottoposti a sistematiche violazioni dei loro diritti fondamentali e detenuti per periodi di tempo indefiniti in condizioni inumane».
Dal primo gennaio a ieri mattina sono sbarcati in Italia 35.085 migranti: 9.805 siriani (erano 582 nel 2012), 8.443 eritrei, 3.140 somali, 1.058 maliani, 879 afghani. Per quanto riguarda i porti di provenienza, 21.027 sono partiti dalla Libia, 8.159 dall'Egitto, 1.825 dalla Turchia, 1.650 dalla Grecia e 1.480 dalla Siria (25 mila sono stati salvati dalle autorità italiane, precisa il prefetto Riccardo Compagnucci, vice capo dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale). Anche Hein è convinto che sia necessario una sorta di corridoio umanitario per scongiurare altri naufragi: «Dobbiamo prevedere modalità di ingresso protetto, come la possibilità di richiedere asilo presso ambasciate e consolati, il rilascio di visti umanitari temporanei e il reinserimento per rifugiati. Dobbiamo assolutamente cercare vie alternative per permettere di arrivare in maniera sicura in un posto sicuro».
Degli arrivi si sa, ma il numero dei respinti rimane segreto, nonostante il Codice frontiere Schengen imponga ai paesi membri l'obbligo di raccogliere statistiche e indicare la cittadinanza delle persone rimpatriate e i motivi del respingimento. Del resto in Italia viene violato sistematicamente il diritto di accesso alla procedura di asilo. Le procedure di respingimento vengono svolte sommariamente, per esempio nei confronti dei migranti che arrivano dall'Egitto e dalla Tunisia. Di fatto vengono isolati, per evitare che entrino in contatto con le associazioni umanitarie, e poi respinti entro 48 ore. Naturalmente in Italia non si arriva solo sui barconi ma anche a bordo dei camion e nelle stive delle navi. Nel corso del 2012, negli scali di Ancora, Bari, Brindisi e Venezia, sono stati identificati 1.809 stranieri. Quelli che ce l'hanno fatta sono molti di più. Per tornare in mare, solo ieri altri 300 profughi sono sbarcati sulle coste di Lampedusa.



Le illusioni sul reato di clandestinità nel Paese dove la deroga vince sempre
Corriere della sera, 16-10-2013  
PIERO OSTELLINO
L'abborracciata cultura politica progressista nazionale — che pretende, demagogicamente, di essere sia antesignana di un «nuovo umanesimo» — si è rivelata quello che è: Musorio pensiero di mezze calzette incapaci di individuare culturalmente una spiegazione e di trovare politicamente una soluzione al problema dell'immigrazione dal Terzo Mondo che ci riguarda.
Crediamo, con l'idea di abolire il reato di clandestinità, di essere i più umanitari e i più democratici fra i Paesi europei—che dispongono tutti di una legislazione contro la clandestinità che li mette aí riparo dall'ingresso indesiderato e incontrollato di masse di diseredati — ma riusciamo ad essere solo i più irresponsabili. Incoraggiamo — restando i soli a non sanzionare il reato di clandestinità — i criminali che organizzano, «a pagamento», i viaggi della disperazione e della speranza. Non è un caso che—invece di approdare a Gibilterra, dopo un breve tratto di mare sicuro, ma scoraggiati dalle misure spagnole contro gli ingressi clandestini—i migranti approdino, oggi, e non sara un caso se approderanno domani, a Lampedusa, dopo aver attraversato un tratto di mare più lungo e pericoloso. Facciamo danno a noi stessi, sobbarcandoci i costi economici dell'accoglienza, che non siamo in grado di soddisfare. Non agevoliamo chi rischia la vita per approdare sulle nostre coste nella prospettiva di un lavoro e di una casa, che, poi, non possiamo dare loro; cosi, gli immigrati finiscono nelle mani della criminalità organizzata —che li usa come mendicanti lavavetri ai semafori delle strade — e/o delle lobby economiche, che li sfruttano come manodopera a basso costo. Si tratterebbe di una sorta di permesso di transito sul nostro territorio verso i Paesi del Nord Europa, che provvederanno, per parte loro, a rispedirli alla destinazione da cui sono partiti. Quello nostrano è un caso esemplare di demagogica
stupidità, sul fronte interno, e di irresponsabilità verso i nostri partner nell'Unione europea, alla quale, oltre tutto, chiediamo di aiutarci.
La prospettiva della cancellazione del reato di clandestinità rappresenta l'abdicazione al principio di sovranità e, al tempo stesso, l'esito scontato, concettualmente e politicamente scandaloso, di una legislazione che muta essa stessa e sforna leggi secondo l'alternanza di governo, vanificando la certezza nel tempo dei Diritto. Per sovranità si intende, infatti, il potere di legiferare e di governare che gli uomini conferiscono allo Stato. A tale potere, nel Seicento, ha fornito una giustificazione teoretica Thomas Hobbes col Leviatan o, metafora dello Stato moderno. John Locke, l'altro padre dello Stato moderno, ha posto, a fondamento e a legittimazione della sovranità statuale, l'idea di «consenso»; l'atto col quale i Cittadini si spogliano volontariamente di tutti i loro diritti, delegiandone l'esercizio ad una autorità sovrana, dalla quale accettano di essere governati, ma alla quale sono, però, anche legittimati a togliere il proprio consenso se, e quando, essa viene meno agli impegni presi e, invece di tutelare, viola i diritti individuali dei quali si è fatta carico. D Trattato di Westfalia (1648), che poneva fine alle guerre di religione in Europa, ha innalzato la sovranità —come autonomia di ogni Ordinamento giuridico statuale e liberta di professione religiosa dei suoi Cittadini (cuius regio eius religio) — a fattore delle moderne relazioni internazionali. Ogni interferenza esterna negli affari interni di un Paese sarebbe stata considerata, da quel momento, una violazione del nascente diritto internazionale. Con la dissoluzione degli imperi coloniali, la sovranità nazionale avrebbe costituito, nel Ventesimo secolo, la premessa concettuale e ideale del principio di autodeterminazione dei popoli. Le nazioni legittime hanno il diritto di essere sovrane. Che cosa sia una nazione legitttima è, d'altra parte, una cosa ancora tutta da definire.
La produzione legislativa riflette l'alternanza di governo. A garantire la certezza dei Diritto è, secondo il pensiero politico, la continuità dello Stato», indipendentemente dai contingenti mutamenti di governo prodotti dalla democrazia. È un principio che consente al Cittadino di sapere, in ogni momento, che, ad ogni proprio comportamento, corrisponde sempre una legge che lo regola, o lo sanziona; tale consapevolezza impone di regolarsi di conseguenza. Lo Stato di democrazia liberale è quello dove tutto è consentito tranne ciò che è espressamente vietato. Lo Stato autoritario, o totalitario, è quello dove tutto è vietato tranne ciò che è espressamente consentito. L'Italia è uno Stato che, a volte, troppo consente; altre, che tutto vieta, rendendo variabile, e illusoria, la certezza dei Diritto.
All'aurea regola della continuità dello Stato, a fronte della mutevolezza dei governi, le forze politiche avevano, in passato, sempre ubbidito anche se mai rigorosamente. A sovvertirla, ancorché indirettamente, è stata la malintesa convinzione dei leader populista del centrodestra —quanto diverso dalla Destra storica e liberale cavourriana di Minghetti e di Sella! — e di una sinistra intimamente ostile al capitalismo e al mercato, che al governo, e alla sua maggioranza parlamentare, siano consentite deroghe purché legittimate dalTultimo voto popolare. La mutevole «sovranità dei popolo» ha preso, cosi, il posto della «costanza della sovranità statuale». La certezza dei Diritto è stata esposta alla volatilità degli esiti elettorali con risultati catastrofici.
C'è una grande confusione sotto il cielo del mondo globalizzato e la situazione non è affatto eccellente. A teorizzare i principi fondanti della Contemporaneità non c'è, neppure all'orizzonte, ciò che erano stati, per la Modernità, i «lumi» francesi; gli illuministi empirici e scettici scozzesi, padri dei liberalismo; il razionalismo e il moralismo critici di Immanuel Kant. L'Italia naviga avista, rischiando costantemente di naufragare.



Lampedusa, la sindaca contro il governo: «Evidentemente sono un po’ confusi»
«Funerali di Stato? Non ci sono stati neanche di paese»
l'Unità, 16-10-2013
Franca Stella
ROMA «Ho casualmente appreso che si sta procedendo alla sepoltura delle salme partite da Lampedusa. Senza funerali, né di Stato né di paese». È duro la sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini, in riferimento all'impegno del premier Enrico Letta, pronunciato durante la sua visita nell'isola, sui funerali di Stato. «Oggi a esempio aggiunge sono state mandate otto salme a Caltanissetta e 25 a Mazzarino. Ieri Kyenge i funerali li aveva confermati. Ma le salme sono di competenza del ministero dell'Interno. Forse un po’ di confusione...».
E in effetti di funerali di Stato non ne sono visti. Ieri ad esempio 13 migranti morti nello sbarco di Sampieri del 30 settembre hanno ricevuto le esequie a Scicli. Tredici bare ricoperte di un drappo rosso deposte ai piedi dell'altare improvvisato all'interno dello spiazzo grande del cimitero di Scicli per un momento di dolore «rotto» solo dalle lacrime dei familiari delle vittime arrivati da ogni parte d'Europa per rendere omaggio per l'ultima volta ai parenti morti nella tragica traversata del Mediterraneo, ma anche per chiedere alle autorità italiane di tumulare ad Asmara le salme perché i genitori sono da giorni in patria in attesa delle bare. I funerali, alla presenza del sottosegretario all'Interno Domenico Manzione, in un’atmosfera surreale sono stati officiati dal vicario foraneo di Scicli, don Ignazio La China, e dal prete cattolico eritreo, Keflemariam Asghedem, che durante l'orazione funebre ha implorato le autorità italiane ad intervenire nei campi libici dove migliaia e migliaia di cittadini africani aspettano di mettersi in mare alla ricerca di un Eden che non c’è.
Intanto ieri è cominciata l'operazione Mare Nostrum: navi anfibie, droni, elicotteri con visori notturni. Si tratta di una operazione «umanitaria» per «salvare vite umane», ha ribadito il ministro della Difesa Mario Mauro, ma anche di un intervento per la «sicurezza». «Le navi hanno una doppia ragione di presenza ha detto il ministro navi militari col compito di identificare anche le navi madri, utilizzate dagli scafisti. Quando vengono individuate le navi procediamo a scortarle, vengono condotte al porto sicuro più vicino, secondo le regole del diritto internazionale. Se non ci sono migranti che hanno bisogno di assistenza sanitaria e se il battello è in condizioni di navigare aggiunge la nave viene scortata verso il porto più sicuro e più vicino, non necessariamente italiano».
E il sindaco di Catania Enzo Bianco ha proposto al governo italiano e alla Commissione Ue di ospitare nella stessa città «un avamposto nel Mediterraneo» dello stesso Frontex, che ha sede a Varsavia. Catania infatti è servita da un aeroporto ben collegato con tutt'Europa segnala il sindaco e da un porto che fa sistema con altri porti (Augusta e Pozzallo) e aeroporti (Sigonella e Comiso) vicini.



Mare nostrum di dubbi
il manifesto, 16-10-2013
Carlo Lania
La missione sarà operativa dal 18 ottobre. Mauro: «Il compito è salvare vite umane». Regole poco chiare sulla possibilità di accettare le domande di asilo politico nel corso della missione umanitaria. E ufficialmente non è esclusa la possibilità che i barconi vengano riportati in Libia
ROMA. Salvare le centinaia di disperati che provano ad attraversare il Mediterraneo a bordo delle carrette del mare, senza che questo però significhi automaticamente portarli in Italia. E anche nel caso in cui ai militari che soccorrono i profughi venga fatta una esplicita richiesta di asilo politico, la decisione finale se accettare o meno la domanda spetterà al Viminale, che darà ordine se portare a terra i richiedenti asilo oppure no.
Genera ancora troppi dubbi «Mare nostrum», la missione umanitaria varata lunedì dal governo con l'obiettivo di mettere fine ai naufragi di uomini, donne e bambini in fuga da fame e guerre. Ieri il ministro della Difesa Mario Mauro è tornato a parlare degli obiettivi della missione che sarà operativa dal prossimo 18 ottobre. «Il compito è umanitario, ovvero salvare vite umane» ha spiegato, aggiungendo che se a bordo dei barconi raggiunti in mare dalle navi della marina militare non verranno segnalate particolari esigenze sanitarie e l'imbarcazione è in grado di navigare, il battello verrà scortato «verso il porto sicuro più vicino non necessariamente italiano». Ribadendo così un concetto giù espresso lunedì dal ministro degli Interni Alfano.
Parole che rassicurano solo in parte sulla sorte riservata ai migranti che verranno soccorsi. Tanto che ieri la capogruppo di Sel in commissione Difesa della Camera, Donatella Duranti, ha chiesto a Mauro di riferire in parlamento «sulle modalità operative e sulle regole della missione».
In realtà quella messa a punto da palazzo Chigi è una missione che se da una parte punta senza alcun dubbio a evitare altri naufragi come quelli costati la vita negli ultimi giorni a più di 400 persone nelle acque davanti Lampedusa, dall'altra mira però anche a evitare, o comunque a limitare, nuovi sbarchi sulle nostre coste. Ufficialmente non esistono regole di ingaggio per le sei navi militari impiegate insieme a elicotteri e aerei, tra i quali anche alcuni droni. «Non si tratta di un'attività militare come in Afghanistan o in Libano, quindi non servono», spiegano al ministero della Difesa. Tecnicamente, le operazioni di soccorso dovrebbero svolgersi in questo modo: una volta avvicinato il barcone, l'unità navale in servizio dovrà accertarsi che non sussista un pericolo di vita per le persone che si trovano a bordo e limitarsi a seguirlo da lontano segnalandone la posizione al ministero degli Interni perché - nel caso si trovi in acque italiane - provveda a inviare una motovedetta che scorti l'imbarcazione fino al porto più vicino. In caso di pericolo, perché l'imbarcazione imbarca acqua oppure perché è alla deriva dopo aver finito la benzina, i militari hanno invece l'ordine di intervenire subito mettendo in salvo gli occupanti.
Ma cosa succede quando l'intervento avviene in acque internazionali o comunque non italiane? Qui la faccenda si complica. Sia Mauro che Alfano hanno infatti ripetuto che il barcone - o i profughi soccorsi - va scortato fino al porto sicuro più vicino. Le destinazioni possibili sono solo tre: l'Italia, Malta o la Libia i cui porti in passato sono stati considerati sicuri grazie anche al trattato di amicizia che legava - e lega tutt'ora - Roma con Tripoli. La possibilità che le imbarcazioni vengano rispedite al loro punto di partenza è quindi reale, e comunque non è stata ancora esclusa ufficialmente, e questo non può che generare preoccupazione sia per l'instabilità politica che regna nel Paese nordafricano, sia per l'assoluta mancanza di rispetto dei diritti umani dei libici verso gli immigrati. «Deve essere chiaro che la Libia, paese di partenza per molti dei migranti che arrivano in Italia, non può essere assolutamente considerata come un luogo sicuro», ha ricordato non a caso ieri il direttore del Cir, Consiglio italiano per i rifugiati, Christopher Hein.
E problemi ci sono anche con Malta, da sempre restia ad accogliere i barconi con gli immigrati. Valga per tutti il caso della motonave Pinar, che alcuni anni fa rimase bloccata per giorni dopo aver salvato dei migranti in acque maltesi perché La Valletta non permetteva l'ingresso nel paese. Che succede se Malta continua a opporsi?
Ma il capitolo che preoccupa di più è quello che riguarda i richiedenti asilo. Le navi militari non hanno la possibilità di verificare se una domanda può essere accolta oppure no e in teoria dovrebbero accompagnare a terra quanti ne fanno richiesta. La decisione spetta però al Viminale che, a quanto pare di capire, potrebbe anche rifiutarsi di accogliere quanti hanno presentato la domanda. Se così fosse, potremmo trovarci di fronte a un nuovo caso di respingimento in mare per il quale l'Italia è già stata condannata in passato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.



Milano: profughi siriani bloccati alla Stazione Centrale, vogliono raggiungere il Nord Europa.
L’assessore Majorino chiama a raccolta le associazioni e si appella al Governo per prendere misure urgenti.
immigrazioneoggi, 16-10-2013
Sono almeno 20 i profughi siriani, per lo più donne e bambini, che dalla Sicilia sono riusciti a raggiungere Milano, nella speranza di poter prendere un treno per il Nord Europa e ricominciare da capo, lasciandosi alle spalle il conflitto in patria, le violenze, e la pericolosissima traversata del Mediterraneo. L’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino si è recato alla Stazione Centrale per avere un quadro della situazione.
Per assistere e informare i profughi, il Comune sta chiamando a raccolta le associazioni che si occupano di emergenze sociali “per costituire un tavolo di coordinamento”. Alcune associazioni hanno già risposto all’appello, adoperandosi per trovare alloggi temporanei a queste famiglie e per raccogliere cibo, vestiti e beni di prima necessità. Si tratta però di piccoli interventi e per questo l’assessore ha sottolineato la necessità di un piano di coordinamento nazionale per affrontare il problema, perché si prevede che sempre più profughi giungeranno a nord nel tentativo di raggiungere le tanto agognate mete del Nord Europa.
A questo proposito, Majorino ha osservato che il Governo italiano potrebbe intraprendere delle iniziative con quello svedese, aprendo ad esempio un corridoio umanitario: “Dal momento che Stoccolma è disposta ad accogliere rifugiati, perché i due Governi non si mettono d’accordo e creano un corridoio umanitario europeo per lasciarli passare? […] Si potrebbe sospendere il regolamento Dublino II”, che obbliga i profughi a chiedere asilo nel primo Paese in cui giungono.
A complicare la situazione, vi è l’attività di approfittatori che avvicinano i profughi chiedendo centinaia di euro in cambio di biglietti, viaggi in macchina oltre i confini, promettendo di portarli a destinazione evitando i controlli alle frontiere. “È una cosa che non possiamo accettare”, denuncia l’assessore, che aggiunge: “Ci sono diverse modalità possibili per garantire una migrazione in condizioni trasparenti: l’importante è aprire gli occhi e non far finta di nulla […] Si possono fare scelte diverse, e vanno tutte bene. Innanzi tutto, non bisognerebbe abbandonare queste persone dopo lo sbarco, ma seguirle e informare le istituzioni del Nord del loro arrivo”.
(Samantha Falciatori)



Lanciano acido dalla finestra su bimbo rom
Napoli, il piccolo (un anno e mezzo) ustionato al viso e sul corpo. Colpita anche la madre  
la Repubblica, 16-10-2013
IRENE DE ARCANGELIS
NAPOLI — Claudio sgambetta verso la fontanella accanto al distributore di benzina. Il bimbo rom di un anno e mezzo allunga le manine sotto l’acqua fredda, sorvegliato a vista dalla mamma e dal suo amico benzinaio Renato. Come ogni giorno. Sorride, fino a quando un dolore insopportabile lo scuote: il getto arriva dall’alto, da quel palazzo di quattro piani che incombe sopra di lui. È acido muriatico. E lo investe in pieno: testa, spalle e petto, nuca. Brucia la maglietta, squarcia la carne del bimbo in più punti. Il benzinaio Renato accorre, gli strappa i vestiti di dosso per salvarlo mentre la giovane madre disperata corre ad avvertire il marito, fermo al semaforo poco distante dove — come ogni giorno — vende fazzoletti di carta agli automobilisti. Da una farmacia — dove conoscono mamma e figlio perché spesso regalano loro i pannolini — parte la chiamata al 118, ma i passanti si attivano e chiedono aiuto anche dalla vicina stazione della Circumflegrea, dal negozio di fiori, dal parcheggio dei taxi. Arriva l’ambulanza: Claudio è ustionato, lo ricoverano all’ospedale pediatrico Santobono.
In un primo momento sembra un tragico incidente: qualcuno che ha fatto cadere inavvertitamente l’acido mentre lavava il pavimento del balcone di uno di questi appartamenti al numero 22 di via Andrea Doria 22. Quartiere Fuorigrotta, Napoli. Ben presto si scopre però che non è andata così. È il benzinaio Renato, sconvolto, a spiegare alla polizia: «Macché incidente domestico. Sono due settimane che qualcuno ce l’ha con quel bimbo rom. Con lui e con la madre. Prima gli tiravano soltanto dell’acqua, che poi è diventata acqua sporca, poi ancora candeggina. E ora acido muriatico».
Un crescendo finito con il tentativo di fare davvero del male, molto male, a madre e figlio in un quartiere dove mai nessuno aveva manifestato intolleranza verso i nomadi. Dunque scattano indagini mirate, concentrate su una delle due verticali del palazzo in via Andrea Doria. Quattro piani, quattro famiglie, residenti di media borghesia. La madre di un avvocato e la famiglia di un amministratore di condominio, i genitori di una farmacista e un professore di scuola media. Chi ha gettato l’acido — più o meno il contenuto di una bottiglia o mezzo secchio — vive in un uno di quei quattro appartamenti. Gli agenti sequestrano le bottiglie di acido muriatico che trovano, per confrontarlo con quello gettato sul bambino. Interrogano i residenti in un clima di sdegno generale. Infine, nel tardo pomeriggio e dopo aver ascoltato decine di persone, concentrano i loro sospetti su un giovane che vive con i genitori in un appartamento della verticale sotto accusa e che avrebbe problemi di stabilità psichica. Non abbastanza per denunciarlo. Così, in attesa di ulteriori indagini e altri interrogatori, gli agenti del commissariato San Paolo coordinati dal vice questore Luigi Peluso inviano in Procura l’informativa contro ignoti. Ipotesi di reato: lesioni gravissime.
Il piccolo Claudio viene intanto ricoverato in Chirurgia, ne avrà per venti giorni. Accanto a lui la madre Sonia, che non ha voluto lasciarlo per andare a farsi medicare. È stata colpita anche lei dall’acido, è rimasta ferita a un braccio. «Non ho capito cos’era quel liquido — dice Sonia stringendo tra le braccia il piccolo Claudio, immobile e con la testa completamente fasciata — ma anch’io ho sentito subito quel forte bruciore. Andiamo a Fuorigrotta ogni mattina dal campo della Doganella. Mio marito lavora ai semafori e io sto con il bambino. Ma la gente lì è buona con noi, ci danno da mangiare e dei vestiti quando possono. Perché ci hanno fatto questo? E perché odiano un bimbo così piccolo?».



Legge di stabilità. Social card anche agli immigrati
Finora era destinata solo ai residenti italiani. La manovra del governo apre anche ai cittadini comunitari ed extracomunitari con la carta di soggiorno
Stranieriinitalia.it, 16-10-2013
Roma – 15 ottobre 2013 – La social card potrà finire anche nelle tasche degli immigrati, purché abbiano già carta di soggiorno. Per l’ufficialità bisognerà attendere il testo definitivo, ma intanto è questo che si legge nelle ultime bozze della legge di Stabilità, attesa per oggi in Consiglio dei Ministri.
La social card (o carta acquisti) è una carta prepagata sulla quale lo Stato carica ottanta euro ogni due mesi. Questi soldi possono essere spesi per comprare generi alimentari, pagare medicinali e bollette della luce e del gas. È destinata a chi ha almeno 65 anni oppure a bambini minori di 3 anni, in questo caso il titolare è il genitore, che hanno un reddito familiare basso (l’Indicatore di Situazione Economica Equivalente deve essere inferiore ai 6mila700 euro l’anno).
Finora è stata riservata ai cittadini italiani residenti in Italia. La bozza del disegno di legge di stabilità, che è la manovra finanziaria del governo per il 2014, amplia però la platea dei beneficiari.
Dice infatti che la social card è concessa ai “residenti cittadini italiani o comunitari ovvero familiari di cittadini italiani o comunitari non aventi la cittadinanza di uno Stato membro che siano titolari del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente, ovvero cittadini stranieri in possesso di permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo”. Per il 2014, il Fondo che alimenta questo sussidio viene incrementato “di 250 milioni di euro”.

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