Clandestini in carcere, la beffa dell’irregolarità che è diventata reato

Osservatorio Italia-razzismo 26 luglio 2011
Sono molti i temi che sono stati affrontati dal convegno organizzato dai radicali italiani dal titolo “Giustizia! In nome della legge e del popolo sovrano”, fra i quali la richiesta di indulto e amnistia avanzata con forza da Marco Pannella.

La preoccupante condizione delle nostre carceri ci offre lo spunto per ricordare i tanti stranieri (oltre un terzo dell’intera popolazione detenuta) che lì si trovano rinchiusi, tenendo conto di un dato: tra i reati più frequenti, quelli riguardanti violazioni delle regole d’ingresso e di soggiorno nel nostro paese sono ai primi posti. È evidente, quindi, che le nostre carceri sono affollate di immigrati detenuti per un reato che, fino a due anni fa, era solo un illecito amministrativo. Ornella Favero, direttore di Ristretti Orizzonti, ha ricordato quella che sembra essere una vera e propria beffa: gli stranieri condannati in Italia avrebbero la possibilità, a due anni dal fine pena, di ottenere l’espulsione. Ma, e appunto qui sta la beffa, le pratiche per il riconoscimento iniziano con tale ritardo che spesso si concludono a pochi mesi dal fine pena e, in questo caso, c’è da ritenersi fortunati. Infatti per molti altri, dopo il carcere, c’è il centro di identificazione ed espulsione, anche per mesi, in attesa dell’identificazione. Un governo che ha introdotto il reato e l’aggravante di immigrazione clandestina, che ha annunciato la tolleranza zero e ha sbandierato la pratica delle espulsioni, come spiega questa lentezza nel rimandare a casa propria chi, nel nostro paese, non ci vuole più stare? Sarebbe difficile spiegare, a quegli elettori che li hanno votati, perché tanto denaro pubblico viene speso per il mantenimento volontario di questa enorme schiera di “indesiderati”.

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