Intervento della Santa Sede a Ginevra
Più accoglienza verso i richiedenti asilo
L'Osservatore Romano, 08-10-14
Pubblichiamo la traduzione italiana dell`intervento pronunciato il 1° ottobre dall`arcivescovo Silvano M. Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l`Ufficio delle Nazioni Unite ed Istituzioni specializzate a Ginevra, durante il dibattito generale della 65` sessione del Comitato esecutivo dell`Unhcr
Signor Presidente,
Oggi abbiamo raggiunto il più alto numero di persone forzatamente dislocate dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Non è soltanto un aumento di quantità ma c`è anche un concomitante aumento di complessità, dovuto al coinvolgimento di attori non statali nei conflitti attuali e all`imprevedibile dislocamento di massa che ne è la conseguenza. L`obiettivo comune della protezione è una sfida sempre crescente. Ciò è dovuto in gran parte al numero senza precedenti di migranti; alla mancanza di risorse finanziarie come risultato della difficoltà dei benefattori; alle misure sempre più restrittive che limitano l`accesso dei richiedenti asilo; alla realtà delle tensioni che tendono a nascere tra le popolazioni locali e i nuovi arrivati; e inoltre al fenomeno dei minori non accompagnati, che è sempre più evidente nelle Americhe e anche in Europa.
La disponibilità pratica degli Stati ad ospitare questo crescente numero di richiedenti asilo e rifugiati sembra stia diminuendo. Ma la generosità mostrata finora dalla Comunità Internazionale è un segno di speranza, ed essa dovrebbe continuare a esprimere solidarietà alle vittime dei conflitti armati e di situazioni di costante violazione dei diritti umani fondamentali.
Lo stato delle cose dovrebbe aiutare tutti noi che formiamo la Comunità Internazionale a riflettere e a elaborare urgentemente misure preventive per far sì che le persone non siano obbligate a lasciare le proprie case per sopravvivere. Onesto fenomeno crea un terribile fardello sugli Stati ospitanti, che devono investire una parte enorme delle loro risorse e perciò esige un obbligo di solidarietà da parte della comunità più vasta.
Il necessario cambiamento di politica dal concentrarsi su una prospettiva di assistenza a una di prevenzione implica un importante mutamento culturale, nel quale la persona umana, con la sua inviolabile dignità e i suoi inalienabili diritti umani, è al centro dell`attenzione, piuttosto che essere un mero strumento per decisioni economiche e politiche. Una simile prospettiva richiede dalla Comunità Internazionale una riformulazione dei metodi e delle strutture di prevenzione, assistenza umanitaria, e sviluppo a lungo termine.
La Delegazione della Santa Sede incoraggia la costante e straordinaria generosità di molti paesi donatori e di quelle società ospitanti che hanno accolto, spesso con grandi sacrifici, milioni di persone forzatamente dislocate. Sosteniamo anche lo sviluppo di una maggiore collaborazione globale, basata più sulla solidarietà umana e meno su interessi egoistici, per rispondere alla piaga del massiccio numero attuale di richiedenti asilo e di rifugiati. Certo, questa solidarietà non è semplicemente un`idea astratta, ma un imperativo morale concreto che deriva dal fatto che insieme formiamo un`unica famiglia umana. E questo il primo passo per ottenere la riconciliazione e riavviare una vita produttiva.
Come sottolinea Papa Francesco: «Alla globalizzazione del fenomeno migratorio occorre rispondere con la globalizzazione della carità e della cooperazione, in modo da umanizzare le condizioni dei migranti. Alla solidarietà verso i migranti ed i rifugiati occorre unire il coraggio e la creatività necessarie a sviluppare, a livello mondiale, un ordine economico-finanziario più giusto ed equo, insieme ad un accresciuto impegno in favore della pace, condizione indispensabile di ogni autentico progresso» (Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifuggiato, 3 settembre 2014).
Signor Presidente,
Per concludere, la permanenza continua e a lungo termine di popolazioni in campi profughi e il crescente numero di persone in aree urbane sovrappopolate sono di per sé una chiara manifestazione che la violenza può solo distruggere e frammentare la società. L`attuale situazione nel mondo ricorda alla Comunità Internazionale che l`unica strada da percorrere è quella del dialogo verso una «coesistenza pacifica».
Migranti, «decine di corpi su spiaggia libica»
Avvenire.it, 08-10-14
Ancora una spiaggia dell'orrore in Libia: decine di cadaveri di migranti sono arrivati sulla terraferma in una zona a ovest di Tripoli. Lo riferisce Rami Abdo, dell'osservatorio euro mediterraneo per i diritti umani citato dalla stampa libica. Si tratterebbe, si spiega, dei morti nel naufragio del 3 ottobre scorso. Secondo altre fonti i corpi sulla spiaggia sarebbero addirittura 150.
Il 3 ottobre, giusto alla vigilia dell'anniversario della strage di Lampedusa, la Mezzaluna rossa libica aveva annunciato di aver salvato un'ottantina di migranti, naufragati in mare aperto su un battello dove erano assiepati in oltre 200. Dieci i cadaveri recuperati in mare, di fronte alla spiaggia di Qarabouli, a ovest di Tripoli, divenuta anch'essa tragicamente nota lo scorso settembre quando decine di cadaveri di un altro naufragio arrivarono sulla spiaggia.
Il Consiglio Italiano per i Rifugiati (Cir), ha successivamente precisato che il naufragio del 3 ottobre aveva coinvolto due imbarcazioni. Nel complesso erano 250 le persone a bordo: solo 120 sono state salvate dalla guardia costiera e 10 i corpi trovati finora, 130 i morti.
Striscione di Casa Pound: “Basta immigrati”
gonews.it, 08-10-14
“Basta immigrazione”, questa la scritta su uno striscione affisso dai militanti di Casa Pound Italia proprio davanti l’Hotel Bellavista a Le Piastre, sulle colline pistoiesi, indicato nei giorni scorsi come probabile nuovo sito di accoglienza in provincia di Pistoia per oltre quaranta profughi. “L’arrivo dei cosiddetti ‘profughi’ in provincia – spiega in una nota di Casa Pound Pistoia – continua senza soste ed ora ad essere preso d’assalto, dopo la Valdinievole, è il territorio della Montagna Pistoiese”.
Moschee, ecco le tre aree: Marignano, Sant’Elia e Esterle
L’assessore all’Urbanistica De Cesaris ha comunicato i luoghi che saranno inseriti nel bando comunale. Uno è usato già ora per la
preghiera islamica, accanto al Palasharp
Corriere.it, Milano, 08-10-14
Le aree destinate al bando per nuovi luoghi di culto in città sono state individuate in via Marignano e in via Sant’Elia, mentre in via Esterle è localizzato l’edificio dismesso, terzo luogo che sarà inserito a bando. A riferirlo, nella seduta della commissione Urbanistica a palazzo Marino, è stata il vicesindaco Lucia De Cesaris. «Abbiamo chiuso l’istruttoria per individuare le aree che possono ricevere servizi, in base a quanto previsto dal Pgt, con la possibilità di localizzare luoghi di culto. Abbiamo fatto una serie di valutazioni circa le caratteristiche delle aree, il luogo, l’accessibilità, le criticità pregresse, l’utilizzabilità». La prima area si trova in zona 4, in via Marignano, vicino alla stazione di San Donato, ed è ampia 3400 metri quadri. La seconda è accanto al Palasharp, di 5mila metri quadri: si tratta dell’area occupata dalla tensostruttura usata già ora per la preghiera islamica. L’edificio di via Esterle ha una superficie di 1490 metri quadri.
La Lega affila i coltelli
«Per la Lega non c’è spazio per nessuna moschea a Milano. Chi le finanzia? Cosa si predica? In che lingua? Da sabato la Lega raccoglierà le firme per un referendum». Il leader del Carroccio, Matteo Salvini, si affida a Facebook per bocciare le intenzioni del Comune di Milano di costruire tre luoghi di culto in città, in tre aree individuate e comunicate oggi. Ma ingenerale, contro i progetti dell’amministrazione Pisapia, è tutto il centrodestra a ribellarsi. «Allestiremo i gazebo proprio nelle aree individuate per sentire i cittadini al riguardo - assicura il capogruppo `lumbard´ Alessandro Morelli nella commissione consiliare durante la quale sono state annunciate le aree -. E guarda caso sono tutte aree nelle periferie. Chiediamo inoltre di convocare questore, prefetto e presidente del Copasir», la commissione parlamentare di controllo dei servizi di sicurezza.
Dalla crisi dell'Italia alla povertà del Burkina Faso: emigrati in cerca di felicità
Emigrare in Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri dell'Africa, può sembrare una mossa azzardata. Le testimonianze di molti italiani trasferitisi a vivere lì, che raccontano le proprie scelte e il modo in cui sono riusciti a costruire una nuova vita
Radattore sociale, 07-10-14
ROMA – La crisi porta molti italiani ad emigrare, ma in questo caso la meta d’elezione non è un qualche ricco Paese occidentale, bensì il Burkina Faso.
Non ci sono spiagge dorate né palme da cocco, ma chi ha scelto di trasferirsi in quello che è uno dei Paesi più poveri dell’Africa spesso ha deciso di farlo per fuggire da un posto che non sente più proprio e per rifarsi una vita.
Diverse le testimonianze raccolte dal mensile Africa, missione e cultura, che spiegano la scelta di tanti giovani ed anziani trasferitisi qui. C’è Giuliana Dacasto, una donna di 71 anni di origini piemontesi che ha deciso, una volta raggiunta la pensione, di trasferirsi a Ouagadougou. Cinque anni fa ha aperto un bed&breakfast, la “Maison d’hôtes chez Giuliana” e racconta “Per una vita ho prodotto pellicce nella mia pellicceria di Cuneo. Poi è subentrata la crisi, la stanchezza e la vecchiaia. In Europa quando compi 65 anni sei considerato una persona da rottamare, nessuno apprezza ciò che sai dare e che potresti insegnare. Dopo una vita di sacrifici ho chiuso l’attività. (…) Nel 2004 ho preso casa in Burkina Faso, un Paese che avevo già visitato anni prima per un progetto di cooperazione promosso dalla Confartigianato. Ho pensato di aprire un bed&breakfast. I miei due figli mi danno una mano. L’idea funziona. Ho ritrovato il sorriso, la tranquillità, la voglia di vivere. Qui la persona anziana viene apprezzata e valorizzata. Dell’Italia mi mancano il fresco, la neve, la carne cruda. Poco altro. Non voglio più andarmene”.
Cristina Daniele, che è arrivata nella capitale del Paese nel 2005 grazie al servizio civile internazionale con l’ong Lvia, e che una volta terminato il progetto ha deciso di fermarsi. “La gente del Burkina mi ha stregato. Ho lavorato assieme a una ventina di donne per un progetto di riciclaggio di rifiuti plastici. In breve sono diventate la mia famiglia. Oggi ho una vera famiglia italo-africana: un compagno burkinabé e due bambini, il più piccolo dei quali ha pochi mesi. Mi occupo ancora di progetti di cooperazione, cercando di conciliare il lavoro con il ruolo di mamma”.
Luca Fusi, un toscano di 41 anni, che ha studiato teatro a Milano e Parigi e che ha trovato in questo Paese la possibilità di realizzare il suo sogno: adesso è direttore dell’Ecole de théâtre du Cfrav. “Il Burkina Faso ha una grande tradizione e vocazione teatrale” spiega. “Ci sono attori e registi di altissimo livello e circa 200 compagnie attive, alcune delle quali tengono coi loro spettacoli tourneé internazionali”. “Non mi manca nulla di davvero importante. Sono felice di ciò che faccio. Ho ritrovato i valori semplici e genuini vissuti nella mia infanzia in un paese della Toscana”.
E così come loro, molti altri hanno scelto di ricominciare in posto così lontano dall’Italia che ha saputo dimostrarsi accogliente e ricco di possibilità, non solo dal punto di vista lavorativo. (hélène d’angelo)
Razzismo, baby talento del Milan squalificato per cinque giornate
la Repubblica.it, 07-10-14
TAG spy calcio"Questo è per te, negro di merda": una frase terribile che è costata a Cosimo Marco La Ferrara, baby talento di 16 anni, milanista, 5 giornate di squalifica (e 5.000 euro di ammenda al Milan): è il più giovane calciatore squalificato in base alle nuove, più severe, norme contro il razzismo volute dalla Uefa e recepite dalla Figc. Un primato di cui essere poco fieri. Il tribunale nazionale federale della Figc, ex Disciplinare (presidente Artico, componenti Andriani, Cerami, Tobia, Vasques, Giuliano), ha accolto solo in parte (erano stati chiesti 10 turni di stop e 10 mila euro di ammenda al club) le richieste di condanna della procura generale. Il Milan, con l'avvocato Lorenzo Cantamessa, figlio dello storico legale rossonero Leandro, ha limitato i danni.
Il fattaccio è successo il 24 marzo scorso. Derby regionale allievi: Cosimo, appena segnato il gol del 5-0, si rivolge al nerazzurro Opoku, gli fa il gesto della manita (il cinque con le dita) e gli sibila: "Questo è per te, negro di merda" (non si sa esattamente se abbia detto "negro o nero di...", ma per i giudici la cosa è stata ritenuta irrilevante). Opoku reagisce e molla uno schiaffo al milanista: interviene anche Cristian Brocchi, tecnico dei rossoneri, che toglie dal campo Cosimo e lo obbliga a chiedere scusa. Ma non basta: l'allenatore, in accordo con la società, tiene fuori La Ferrara per altri quattro turni. Una punizione che non tutti i club avrebbero preso (purtroppo). Ma non si scherza su questo tema (gaffe a parte).
Cosimo è un talento: il Milan quest'anno gli ha fatto firmare il primo contratto da professionista, sino al 2017, e Mino Raiola, agente di Balotelli e Ibrahimovic, ha già messo gli occhi su di lui. Ci era cascato nello stesso peccato lo scorso anno anche l'atalantino Alberto Grassi, azzurrino, 19 anni: aveva insultato un giocatore del Verona. Per lui 10 turni di stop poi ridotti perché si era pentito e impegnato a fare il volontario. Artico e c. hanno scritto, tra l'altro, nella loro motivazione: "valutato altresì che il soggetto deferito è di giovanissima età e compito delle istituzioni è soprattutto quello di favorire una crescita dei ragazzi basata sul pienoo recepimento dei principi di lealtà, probità e correttezza con rifiuto di ogni forma di condotta discriminatoria...".
Forse La Ferrara, pure lui pentito, atteggiamento che è stato apprezzato dai giudici Figc, farà lo stesso e andrà a tenere compagnia ai vecchietti. Come fa il suo presidente Berlusconi...
Record per il processo di Varriale: un picco di oltre 500.000 spettatori
Festeggia Enrico Varriale grazie a Juve-Roma: il suo Processo del Lunedì, in onda su Rai Sport 1, spicca il volo e batte i record. Nella puntata di ieri, ricca di temi e di ospiti come il dg Juventus Beppe Marotta e il presidente del Cip Luca Pancalli, il programma ha realizzato nella prima parte l'1,24% di share con 335 mila spettatori e nella seconda il 2% con 332mila spettatori e un picco alle 23,26 del 3% con oltre 527mila telespettatori. Da segnalare come il programma, dalle 21 e fino alle 24,11, ha tenuto incollati a RaiSport 1 oltre 350mila spettatori medi. Ottimo risultato anche per quando riguarda l'interesse da parte del pubblico che utilizza i social network: l'hashtag del Processo è stato il trend topic di twitter durante tutta la durata della trasmissione.