Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

09 dicembre 2013

Salvati 55 migranti tunisini al largo di Pantelleria
Internazionale, 09-12-2013
Palermo, 9 dic. (TMNews) – Nonostante le difficili condizioni meteo, continua nel Canale di Sicilia l’attività della Marina Militare e della Guardia Costiera in soccorso ai migranti.
Intorno alle 19,25 di ieri sono giunte alla Centrale Operativa del Comando Generale della Guardia Costiera diverse telefonate da telefoni GSM tunisini che indicavano la presenza di un gommone con a bordo migranti di origine magrebina a largo di Pantelleria. E’ stata quindi disposta l’uscita di quattro motovedette della Guardia Costiera di Pantelleria, e richiesto l’intervento sia di una una motovedetta dei Carabinieri che di un elicottero della Guardia di Finanza.
Alle 21,05, a 12 miglia Sud/Est dall’isola trapanese, il gommone è stato intercettato dalle motovedette che hanno proceduto al salvataggio di tutti e 55 i migranti che si trovavano sul gommone. Quindi le imbarcazioni hanno fatto rotta verso Pantelleria.
Questa è una notizia dell’agenzia TMNews.



Emergenza immigrazione, nuovi sbarchi in Sicilia
Tg La7, 09-12-2013
Soccorsa ieri sera un'imbarcazione con 150 extracomunitari, a largo di Lampedusa e altri 113 sono sbarcati la notte scorsa a Siracusa. Servizio di Rossella Matera
Un barcone e un gommone provenienti dalle coste nord-africane sono stati localizzati ieri sera a 100 miglia da Lampedusa. La prima imbarcazione è stata soccorsa dall'unità della marina militare.
A bordo circa 150 migranti. Tra di loro molte donne, alcune delle quali incinte, ed alcuni bambini anche piccolissimi.
La marina militare ha dichiarato la situazione di emergenza e ha imbarcato i migranti ma non senza difficoltà a causa del mare molto mosso e del vento forte.
Altri 113 migranti sono sbarcati  la notte scorsa nel porto di Siracusa. Sono stati soccorsi e fatti salire a a bordo di due imbarcazioni della Guardia costiera.
Si tratta di 80 egizian,i 55 uomini e 25 minorenni e 33 siriani, tra loro alcune donne e 7 bambini. Sono stati  accompagnati in centri di accoglienza di Messina.
Per evitare il ripetersi di tragedie come quella di Lampedusa è stato istituito il 2 dicembre Eurosur, il sistema europeo di sorveglianza delle frontiere, operativo in prima battuta nel Mediterraneo meridionale.
L'obiettivo è quello di tenere sotto controllo soprattutto i confini meridionali e poi anche quelli orientali dell' unione europea per cercare di ridurre la portata del flusso di migranti. In questa prima fase partecipano 18 stati membri dell'Unione Europea.



Apre la Casa dei diritti il salvagente dei Comune per chi è discriminato
Sportelli d'ascolto ed esperti in via De Amicis
la Repubblica, 09-12-2013
ILARIA CARRA
UN LUOGO contro tutte le discriminazioni. Aprirà venerdi la Casa dei diritti voluta dal Comune. Dove per ora si potrà partecipare a dibattiti, conferenze, eventi. Ma da gennaio la Casa diventerà anche la sede di uno sportello informativo contro la violenza alle donne e di un altro per le seconde generazioni, oltre a ospitare, in modo continuativo, esperti pronti ad ascoltare chiunque si senta discriminato per il proprio genere e orientamento sessuale.
Una specie di temporary shop dei diritti, anche. Almeno all'inizio. Da venerdi, con l'apertura ufficiale, nello Stabile comunale vuoto in via De Amicis 10 Palazzo Marino punta a organizzare incontri e dibattiti aperti a tutti. E per questo lancia un appello: «Chiunque abbia idee e proposte sul tema dei diritti si faccia avanti», chiede l'assessore al Welfare, Pierfrancesco Majorino. In una seconda fase, da gennaio, apriranno anche lo sportello che si occupera dei casi di discriminazio ne legati all'orientamento sessuale, all'identità e all'appartenenza di genere. Inoltre, via De Amicis 10 vuole essere un punto di informazione di tutti i centri che già lavorano contro la violenza sulle donne. A rotazione, verrà anche lasciato spazio alle associazioni che si occupano, in tutte le declinazioni possibili, di diritti. Come Save the children, che penserà alla consulenza legale per i minori stranieri non accompagnati. Un'operazione a costo zero, per il Comune. Sempre dal 2014 la Casa dei diritti diventerà poi la sede di riferimento per il biotestamento (fino alla fine dell'anno continuera a funzionare l'ufficio di largo Treves). Si tratta delle dichiarazioni anticipate di volontà sui trattamenti sanitari e di fine vita, oltre alle scelte in tema di donazione di organi e alla cremazione: è in via De Amicis che, su prenotazione, chiunque potrà comunicare ufficialmente il luogo dove si è depositato il testamento biologico e le persone che si sono nominate come fiduciari. Un documento da utilizzare sia in caso di morte, sia nell'eventualità che si cada in uno stato di coma irreversibile o di incoscienza. Una possibilità che esiste in città dal 18 novembre: finora, sono già 220 le pratiche aperte, tra registrazioni avvenute — per lo più di coppie di anziani coniugi — e prenotazioni fino al 10 gennaio. In totale sono stati 541 i contatti al Comune per chiedere informazioni, di cui 275 via telefono e 266 via mail. A farsi avanti per saperne di più sono soprattutto donne, 316, il 58 per cento. «Questo ufficio è il frutto di una richiesta fortíssima di un diritto da parte della cittadinanza — aggiunge Majorino — ma adesso serve una legge. Quello che chiediamo al Parlamento è di smetterla con il suo immobilismo su questo tema».
 


Brancaleone - Una vittoria contro gli schiavisti
Condannato un imprenditore agricolo della locride. Ma la normativa contro lo sfruttamento è ancora debole
Melting Pot Europa, 09-12-2013
Una storia di sfruttamento e ricatti, di violenze e minacce; una delle tante che compongono la mappa del nuovo schiavismo di questo Paese. Che si tratti del caporalato legalizzato nelle cooperative del Nord o del bracciantato schiavizzato nell’agricoltura del Sud, poco importa, il copione è sempre lo stesso: lavoratori usa e getta, senza uno straccio di diritto, ricattati dalla minaccia dell’espulsione, della perdita del permesso di soggiorno, disposti a tutto pur di racimolare qualche quattrino per sopravvivere, spremuti fino all’osso all’occorrenza per poi essere eliminati, quando rivendicano diritti, una paga degna, condizioni di lavoro migliori.
Ma questa volta la vicenta di Johnson e dei suoi compagni non si è persa nell’ombra come accade per molte altre. Questa volta si è trasformata in denuncia e, cosa eccezionale, in un permesso di soggiorno umanitario per protezione sociale a cui è seguita la condanna degli schiavisti da parte del Tribunale di Locri.
Era l’aprile del 2011 quando Ben Johnson ed altri cinque suoi connazionali iniziarono a lavorare presso i Palumbo, titolari di un’aziensa agricola di Brancaleone. Alcuni di loro lo avevano fatto anche negli anni precedenti. La storia dei cinque è di quelle ascoltate altre centinaia di volte: una baracca fatiscente da dividere in sei, una decina di ore di lavoro sottopagato a raccogliere broccoli (per circa 5 euro l’ora) condivise con altre quindici persone, per lo più ghanesi ed indiani, la promessa di un’assunzione che non arriverà mai ed una "padrone" mai contento.
La mattina del 17 maggio 2011, il titolare chiede loro di lavorare "come cavalli" ed accusa Johnson di essere lento. In pochi minuti al ghanese viene dato il ben servito. Per questo Ben chiede di avere i pochi soldi che gli spettano. Ma le cose vanno male, la situazione diventa tesa ed il figlio dei Palumbo pensa bene di colpire ripetutamente Johnson al volto, prima con schiaffi, poi con una bastonata che gli procura una ferita lacero contusa alll’occho sinistro.
Il gruppo di ghanesi chiama i carabinieri che intervengono sul posto. Poi, assistiti dal Centro Sociale Ex Canapificio di Caserta, insieme all’Avv. Tonino Barberio, Ben ed i suoi amici decidono di andare fino in fondo. Accade di rado. La stragrande maggioranza dei lavoratori si arrende di fronte ad una legge che ancora non riesce a pensare chi è sfruttato come vittima da tutelare e non offre protezioni in grado di funzionare da leva per l’emersione dal lavoro schiavistico.
Eppure l’Italia, con il decreto 109/2011, anche se tardivamente, ha recepito la Direttiva 52/2009 in materia di contrasto al lavoro irregolare. La situazione non è però mutata di molto. Le condizioni imposte per il rilascio di un permesso di soggiorno umanitario per chi denuncia sono troppo restrittive, mentre le disposizioni previste dall’art 18 del TUI possono essere utilizzate solo in rarissimi casi
In buona sostanza, laddove non ci sono violenze, criminalità organizzata, sfruttamento seriale, il rilascio di un titolo di soggiorno a chi denuncia e quindi l’assicurazione della sua testimonianza, sono pressoché impossibili.
Non è stato così in questo caso. La relazione dei Carabinieri giunti sul posto dopo la chiamata dei lavoratori, quell’occhio frantumato dal bastone impugnato da Saverio Palermo, il racconto del gruppo, non hanno lasciato margini alla Procura di Locri che ha deciso di concedere ai lavoratori la protezione ai sensi dell’articolo 18 del TU.
Mimma D’Amico, del Centro Sociale Ex Canapificio di Caserta non ha dubbi. "Offrire ai migranti la possibilità di accedere alla giustizia e di denunciare i datori di lavoro che li sfruttano con il rilascio di un permesso per protezione umanitaria è di fatto una rarità! Figurarsi poi ottenere anche la condanna di due datori di lavoro nella locride!". Per questo ciò che è avvenuto il 3 dicembre è un fatto importantissimo.
Sebbene i due datori, imputati di estorsione, violenza e furto di energia elettrica, siano stati condannati solo per le lesioni procurate ad una delle vittime di sfruttamento lavorativo, la sentenza emessa dal Tribunale Penale Collegiale di Locri appare eccezionale. Non accade spesso che dei magistrati indaghino sulle violenze commesse da datori di lavoro su cittadini stranieri in condizione irregolare e che il meccanismo di tutela, seppur fragile, previsto dalla disciplina dell’immigrazione, venga azionato per delle vittime di sfruttamento lavorativo.
Allo stesso modo, non accade frequentemente che dei braccianti africani denuncino gli abusi che sono costretti a subire da datori di lavoro senza scrupoli e poi si presentino in tribunale a confermare le dichiarazioni rilasciate davanti ai Carabinieri.
Ma in questo caso, grazie a Ben ed ai suoi connazionali, il Tribunale Penale Collegiale di Locri ha condannato alla pena di un anno di reclusione e al pagamento del risarcimento del danno di € 4.000,00 oltre alle spese legali, Palermo Saverio, figlio di Palermo Pasquale titolare dell’azienda agricola in Brancaleone.
Durante il dibattimento è emerso un contesto lavorativo di estremo disagio ma nonostante lo stato di continua soggezione, la mancata retribuzione pattuita e la condizione di sfruttamento lavorativo in cui versavano i quattro braccianti, i Palumbo sono stati assolti dall’accusa di concorso in estorsione.
Ora Ben è a Rosarno per la raccolta delle arance ed alloggia per la stagione nella tendopoli di San Ferdinando.
I suoi tre colleghi, Yaw, Francis e Boadi, che hanno testimoniato contro i Palumbo, grazie al progetto “Rosarno …e poi” finanziato dalla Fondazione con il Sud e gestito dal Centro Sociale ex canapificio e dal CIR, stanno svolgendo un tirocinio retribuito con una borsa lavoro presso tre cooperative sociali del casertano che fanno agricoltura biologica su terreni confiscati alla camorra.
“Un fiammifero acceso nel buio di centinaia di migliaia di lavoratori stranieri che in Calabria e nel Sud Italia vivono e lavorano in condizioni di sfruttamento estremo” cosi ha commentato la sentenza l’Avv. Tonino Barberio.
Una vittoria della dignità che fa luce su una storia di ricatti e violenze, di sfruttamento e disprezzo, ma getta ancora una volta l’ombra su una normativa incapace di tutelare le tante vittime dell’infernale circuito dello schiavismo.



Prato. Rossi: "Cittadinanza ai lavoratori per combattere lo sfruttamento"
Il governatore della Toscana: "Così troverebbero il coraggio di denunciare. In Italia Mandela piace a tutti, però poi ci si ispira a Bossi e a Fini"
stranieriinitalia, 9-12-2013
Roma - 9 dicembre 2013 -  ''La risposta ai problemi del distretto cinese delle confezioni di Prato sarebbe concedere con gradualita' la cittadinanza ai lavoratori stranieri''. Così Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, in un intervento pubblicato sabato su 'Repubblica'.
''In Italia - nota Rossi - Mandela piace a tutti. Tutta la sua vita fu dedicata al processo di emancipazione e riconoscimento dei diritti civili per la popolazione esclusa dall'apartheid, ma mentre tutti in Italia lo piangono in tema d'immigrazione e di diritti di cittadinanza ci si ispira ancora al pensiero di Bossi e Fini. Non solo da parte della politica, ma anche dei media e di alcuni intellettuali il cui silenzio è pesante".
"Se si procedesse a concedere la cittadinanza ai lavoratori stranieri del distretto è certo che quei 2 miliardi di euro che secondo le stime dell'Irpet i cinesi producono a Prato prenderebbero assai meno le vie della Cina, dell'evasione e dell'illegalità. I lavoratori cinesi diventerebbero cittadini come tutti. Troverebbero il coraggio di iscriversi ai sindacati e denunciare i loro sfruttatori, mentre gli imprenditori onesti si sottrarrebbero al racket, investirebbero qui e pagherebbero le tasse".



Documenti falsi per gli immigrati Arrestato agente polizia penitenziaria
Alcuni hanno raccontato di avere pagato fino a 5mila euro per essere regolarizzati, senza ottenere nulla
Corriere.it, 09-12-2013
Un agente di polizia penitenziaria è stato arrestato questa mattina dai carabinieri del comando provinciale di Milano insieme a due fratelli di origine egiziana. Sono accusati di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata a fornire documenti falsi per garantire la permanenza in Italia di cittadini extracomunitari privi di permesso di soggiorno. Le indagini sono nate dopo che alcune persone, che vivono nella zona di Magenta e Abbiategrasso, avevano raccontato ai carabinieri della stazione di Magenta di avere pagato fino a 5mila euro per essere regolarizzati, senza però ottenere i documenti promessi. Dagli accertamenti è risultato che almeno 200 persone si sono rivolte ai tre arrestati per avere il permesso di soggiorno. Il giro di affari accertato è stato di circa 500mila euro.
 

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