Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

22 marzo 2012

Sanatoria bufala. Chiedono il permesso, rimediano un'espulsione
Migliaia di nordafricani si sono presentati all’Ufficio Immigrazione della Questura di Roma credendo di potersi regolarizzare. Si indaga sul Forum delle Comunità Straniere in Italia: truffa o malinteso?
Stranieri in Italia,it, 22-03-2012
Roma – 22 marzo 2012 – Sarà la magistratura a decidere se si è trattato di un malinteso o di una truffa, ma intanto la falsa notizia di una sanatoria a Roma continua a mietere vittime. Ieri all’Ufficio Immigrazione di via Teofilo Patini  si sono presentanti 1.150  tunisini per chiedere il permesso di soggiorno, rimediando, nella maggior parte dei casi, un’espulsione. Martedì ne erano arrivati 490, lunedi' 980 e altri 500 si erano presentati tra giovedì e venerdì scorsi.
Sono stati tutti identificati, per alcuni sono stati emessi decreti di espulsione, per altri disposti trattenimenti al Cie di Ponte Galeria, mentre altri sono stati invitati a presentarsi alle questure di riferimento. Tutti i minori sono stati sistemati nei centri di accoglienza per minori mentre per due donne incinte sono state emesse le autorizzazioni per chi e' in stato di gravidanza a rimanere sul territorio.
I nordafricani che si sono involontariamente autodenunciati avevano in mano delle dichiarazioni di domicilio rilasciate dal “Forum delle Comunità straniere in Italia”, dopo un'iscrizione costata venti euro. Un documento che, nella speranza degli immigrati, avrebbe dovuto garantire loro un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Ora bisognerà capire se è stata l’associazione a promettere questa impossibile regolarizzazione o se una semplice offerta di assistenza nelle pratiche è stata fraintesa e, nel passaparola, si è trasformata in una gigantesca bufala che ha attirato a Roma migliaia di nordafricani. L'ufficio immigrazione ha inviato alla procura di Roma due informative sulla situazione: l'ipotesi di reato è favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e alla permanenza di clandestini sul territorio italiano e truffa, visto che alcuni stranieri hanno già presentato querele.
''Si tratta di persone che chiedono il permesso di soggiorno e non asilo politico, molti irregolari sul territorio da anni, nei confronti dei quali in molti casi c'erano gia' dei provvedimenti di espulsione'', ha spiegato il dirigente dell'ufficio Immigrazione della questura di Roma, Maurizio Improta. ''Chi ha messo in moto questo meccanismo lo ha fatto per fare pressione, sfruttando lo Stato di necessita' di questi stranieri a cui hanno fatto credere che venendo a Roma si potesse trovare una soluzione per la loro regolarizzazione'', ha aggiunto, ribadendo che ''non esiste nessuna sanatoria''.
Intanto, il Forum delle Comunita' straniere in Italia è stato diffidato dal rilasciare altre dichiarazioni di domicilio. E sul suo sito internet è apparso il seguente messaggio: ''A seguito di espressa richiesta dei competenti organi di Polizia, si segnala che al momento non esiste nessuna possibilita' che vengano rilasciati permessi di soggiorno e/o equipollenti documenti in favore di stranieri irregolari, e che non esiste alcuna normativa che contempli tale possibilita'. Pertanto e' da ritenersi totalmente infondata e priva di qualsiasi riscontro la notizia secondo cui sarebbe possibile l'ottenimento dei predetti documenti di regolarizzazione''.



Gabbie e squallore, senza pietà né diritto
Il parlamentare Furio Colombo racconta la sua visita al Cie di Roma, frutto della paura e di una cultura politica che considera criminali i clandestini: «Li dentro finiscono molti che non hanno commesso reati».
Famiglia Cristiana
FURIO COLOMBO
Si apre un immenso cancello scorrevole. Al di là c'è un soldato che verifica e trattiene i documenti. Noi siamo deputati o politici (l'iniziativa è del giovane segretario del partito radicale, Mario Staderini, e dell'onorevole Rita Bernardini) e questo determina una curiosa estraneità, come una differenza di mondi. Passano veicoli militari lungo la striscia d'asfalto che separa il grande cancello dagli edifici in cui stiamo per entrare e che - da fuori, da lontano - sono lastroni di cemento senza aperture.
Qui, alle porte di Roma, a Ponte Galeria, un contenitore di cemento e metallo, grande e ben sigillato, è stato preparato per chi viene catturato nel perverso gioco dei clandestini. Gente che vive e lavora in Italia dopo essere sfuggita ala morte di guerra e alla traversata del mare, viene fermata mentre porta i bambini a scuola o commette l'imprudenza di andare in ospedale, viene "catturata" mentre va o viene dal lavoro. E - come in quei Paesi estranei alla democrazia - i catturati sono portati in grandi gabbie a cielo aperto, che cedono il passo a piccole stanze gelide con dodici o quindici letti.
Qui un essere umano costa alla Repubblica italiana 47 euro al giorno, quasi solo per piatti precotti con giorni di anticipo e che tutti - uomini e donne, ucraini e africani - descrivono come immangiabili, un bel vantaggio per chi (chissà con quali regole) ha vinto l'appalto. La nostra visita non porta pace. I detenuti parlano con affanno. Si capisce subito che non incontrano mai nessuno, che il giudice di pace, quando viene, non può che certificare che "mancano i documenti" e che "gli avvocati d'ufficio" scompaiono subito, dopo la prima formalità di un finto processo.
Molti, detenuti qui, non hanno mai commesso alcun reato. Lavoravano legalmente in Italia. Qui - in un centro detto di "identificazione" - ci sono anche persone portate nelle gabbie dopo aver scontato anni nelle prigioni italiane, dunque dettagliatamente identificate per il processo e la detenzione. L'emozione è difficile da controllare, anche se l'uomo che hanno portato via mentre tornava a casa, dopo il lavoro nella piccola impresa di cui è titolare, per cenare con moglie e figli e raccontare la giornata e sentire le storie di casa, non può far finta di non piangere. Quanto agli ex detenuti, essi sono vittime di una doppia illegalità: fingere di non sapere chi sono e ammanettarli senza alcun provvedimento di un giudice.
I detenuti aspettano nel vuoto del tempo e nello squallore dei posto, dove nessuno ti difende, nessuno ti ascolta, nessuno ti cura. Ho già detto - e vorrei ripeterlo - che due medici della Croce rossa (uno nero, uno bianco, il dottor Amos Dawodu è il responsabile) provvedono da soli e senza mezzi, come nell'avamposto assediato di una guerra. Le Asl del Lazio di questi malati non ne vogliono sapere. Non ci sono nomi o numeri di telefono per cercare l'aiuto di un avvocato.
Ho già detto - e ripeto - che l'80 per cento di donne e uomini portati nelle gabbie di Ponte Galeria non ha commesso alcun reato, non è accusato di nulla. La detenzione illegale di cui è colpevole lo Stato italiano durava fino a sei mesi. Poi, nel 2010, il ministro leghista Maroni l'ha portata a un anno e mezzo. «Per ragioni di sicurezza», ha detto. Il momento più temuto è quando due agenti ti affiancano e ti portano all'aeroporto per farti salire insieme a loro su un velivolo diretto in un luogo che il più delle volte i deportati non conoscono perché tutto ciò che hanno, dai figli al lavoro, è in Italia. Una legge detta "pacchetto sicurezza", che tratta tutti gli immigrati come criminali, li deporta dal Paese che hanno arricchito con il loro lavoro, fuori dalla Costituzione italiana, lontano da ogni riferimento alla Carta dei diritti dell'uomo. ?



ITALIA - Immigrati. Figli nati in Italia non possono stare al Cie. Giudice di Modena
ADUC Immigrazione, 22-03-2012
Innovativa decisione del giudice di pace di Modena: nel caso dei fratelli Andrea e Senad ha sentenziato che “chi nasce in Italia, anche se da genitori stranieri, non può essere trattenuto nei Centri di identificazione ed espulsione”. Il commento di Cécile Kyenge Kashetu, consigliera provinciale del Pd e coordinatrice nazionale della rete “Primo marzo”:
Andrea e Senad saranno liberi fra poche ore. Non possono essere trattenuti nel Cie di Modena, anzi non avrebbero mai dovuto entrarvi. Il giudice di pace, infatti, questa mattina, con la sua sentenza, ha ribadito un principio che potrà fare scuola anche in molti casi analoghi: “Chi nasce in Italia, anche se da genitori stranieri, non può essere trattenuto nei Centri di identificazione e espulsione così come chi è senza patria”. In pratica il magistrato ha dato ragione in pieno al Comitato che, in queste settimane, si era battuto per la liberazione di Andrea e Senad, i due fratelli nati in Italia da genitori di origine bosniaca, vissuti e cresciuti nel modenese, che nel momento in cui i genitori hanno perso il lavoro e quindi il permesso di soggiorno si sono trovati, improvvisamente, rinchiusi al Cie con la prospettiva di essere espulsi senza, però, un paese che potesse effettivamente riceverli, visto che la Bosnia non li ha mai riconosciuti. E’ la prima volta in Italia che questo principio viene affermato da un magistrato con tale chiarezza. D’altra parte questa è sempre stata la tesi sostenuta dal Comitato, tra i cui membri si conta anche il Forum dell’immigrazione del Pd. “Bisogna chiarire esattamente – concorda Cécile Kyenge Kashetu, consigliera provinciale del Pd e responsabile nazionale della rete Primo marzo – quale sia la funzione dei Centri di identificazione ed espulsione. Il rischio reale è che possano diventare luoghi di discriminazione. Ora che la vicenda di Andrea e Senad si avvia a soluzione, speriamo che si aprano spiragli anche per i tanti altri casi simili. Quello che davvero occorre cambiare, e in maniera celere, – conclude Cécile Kyenge Kashetu – è questa legge sull’immigrazione. La Bossi-Fini ha già fatto fin troppi danni e innescato troppe storture. In contemporanea, occorre che si trovi un percorso privilegiato per far procedere i due progetti di legge di iniziativa popolare che hanno raccolto, anche nella nostra provincia, migliaia di firme: quelli per la modifica della cittadinanza italiana con l’introduzione dello ius soli per i bambini, figli di genitori stranieri, nati in Italia e quella che apre al diritto di voto alle amministrative anche per gli immigrati residenti in maniera regolare in Italia da almeno cinque anni”. La sentenza sul caso di Andrea e Senad va ad aggiungersi ad altre di questo tenore: ricordiamo che è stato ritenuto illegittimo anche il provvedimento di espulsione di Frank Agyei, l’operaio ghanese, in Italia da 14 anni che, pur avendo un lavoro regolare, era stato bollato come clandestino e accompagnato inopinatamente nel suo paese d’origine.



Oggi a Lampedusa la Giornata della memoria contro tutte le mafie in ricordo delle vittime delle traversate.
Iniziativa di Libera e Avviso Pubblico a ricordo delle “vittime innocenti che giacciono, senza ancora giustizia, nel fondo del Mare Mediterraneo”.
Immigrazioneoggi, 22-03-2012
Una commemorazione in memoria delle vittime di tutte le mafie e delle vittime dei trafficanti internazionali; così, dopo l’abbraccio dei 100 mila di Genova, le tantissime iniziative in giro per l’Italia svolte il 21 marzo, la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie promossa da Libera e Avviso Pubblico sbarca oggi a Lampedusa.
Una marcia lungo le vie del paese con partenza da piazza Garibaldi e arrivo a Porta d’Europa “dove le associazioni, le scuole, la parrocchia, i sindacati, la cittadinanza e le forze sociali impegnate sull’isola – spiegano gli organizzatori – leggeranno gli oltre 900 nomi delle vittime delle mafie a cui si aggiungeranno simbolicamente i nomi di tutti i migranti in fuga da guerre e carestie uccisi dalle mafie internazionali che organizzano i trasferimenti in Europa. Vittime innocenti che giacciono, senza ancora giustizia, nel fondo del Mare Mediterraneo”.
Saranno presenti, tra gli altri, don Luigi Ciotti (presidente nazionale di Libera), Paolo Beni (presidente nazionale di Arci), Vittorio Cogliati Dezza (presidente nazionale di Legambiente), il magistrato Vittorio Teresi (Procura di Palermo).
“A Lampedusa – spiega una nota dei promotori – la memoria in marcia contro le mafie e per i diritti. Un’iniziativa che unisce simbolicamente Genova e Lampedusa in un percorso di memoria in ricordo di tutte le vittime delle mafie. La Liguria e la Sicilia rappresentano simbolicamente le due porte d’ingresso del nostro Paese. Genova e Lampedusa, seppur distanti chilometri, sono accomunate, infatti, dalla stessa caratteristica di essere 'porto' d’Europa, due terre, oggi, simbolo del dialogo interculturale ed autentici luoghi da cui ri-partire con messaggi di pace, giustizia e legalità”. All’iniziativa aderiscono: Arci, Agesci, Caritas, Cgil e Cisl, Confcooperative, Diocesi di Agrigento, Legambiente, Lega delle Cooperative, Parrocchia di San Gerlando di Lampedusa, Progetto Policoro della Conferenza Episcopale Italiana, Sistema di Protezione per i Richiedenti Asilo e Rifugiati della Cooperativa “I Girasoli” di Mazzarino, Terra del Fuoco e l’Ufficio immigrazione della Questura di Agrigento.



Giornata contro il razzismo. Riccardi: “c’è bisogno di pensieri, parole e linguaggi nuovi, perché le parole contano e talvolta possono diventare armi contundenti”.
Il ministro: “Il razzismo deriva dallo spaesamento: non siamo abituati a pensarci nel mondo. Occorre una nuova cultura condivisa”.
Immigrazioneoggi  22-03-2012
“La predicazione di disprezzo e odio nelle menti folli prepara atti inconsulti. Il razzismo non sia una parola vecchia ma una nostra preoccupazione, una lente con cui osserviamo la società”. Con queste parole ed il pensiero rivolto ai tragici avvenimenti di Tolosa, il ministro per la Cooperazione e l’Integrazione Andrea Riccardi, ha aperto a Roma le celebrazioni della Giornata internazionale contro il razzismo partecipando alla manifestazione “RazzisNO” promossa dai sindacati confederali.
“La lotta contro il razzismo – ha dichiarato – deve inquadrarsi in una visione generale di Italia e di Europa. Quello che è successo a Tolosa mostra che bisogna creare una nuova cultura condivisa. La Giornata contro il razzismo non è una ricorrenza vuota, c’è bisogno di pensieri, parole e linguaggi nuovi, perché le parole contano e talvolta possono diventare armi contundenti. La predicazione di disprezzo e odio nelle menti folli prepara atti inconsulti”.
Il ministro ha sottolineato che “l’acutizzarsi della crisi non giova” ma anzi può portare a una recrudescenza dei toni xenofobi. Ma fenomeni come quelli di Torino (rogo nel campo rom) e Firenze (omicidio degli ambulanti senegalesi) avvenuti nei mesi scorsi non devono più ripetersi in un Paese come l’Italia. “Il razzismo deriva dallo spaesamento – afferma Riccardi – non siamo abituati a pensarci nel mondo. Forse i pazzi ci sono, coloro cioè che reagiscono a questo spaesamento con gesti di violenza ma penso sia possibile cambiare il volto di questo Paese. Per farlo però c’è bisogno di tutti: Stato, istituzioni, sindacati e religioni”.
Riccardi ha sottolineato anche il ruolo dei mezzi di informazione “dobbiamo ripudiare il linguaggio violento, che sembra un teatrino ma poi diventa una violenza”.



"Abbracci" in tutte le città contro ogni razzismo
Vere e proprie catene umane attorno al Colosseo e al Duomo di Milano, oltre manifestazioni con grande partecipazione anche di bambini che in altre 34 città italiane per testimoniare la volontà di respingere e condannare tutte le forme di discriminazione razziale. Il ricordo delle vittime a Lampedusa. Il sito con la lista di proscrizione. Le iniziative per denunciare l'eliminazione di un'intera etnia in Amazzonia
la Repubblica, 21-03-2012
ROMA - Magliette bianche con la scritta colorata "No a tutti i razzismi", poi tutti per mano per "abbracciare" il Colosseo. E' durata diversi minuti la catena umana organizzata a Roma dall'Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali 1), in occasione della Giornata mondiale contro il razzismo, a cui hanno partecipato centinaia di giovani e studenti. Un "abbraccio" per dire "No a tutte le forme di discriminazione" è andato contemporaneamente in scena in altre 34 città italiane, dal Nord al Sud. "L'Unar ha fatto un grandissimo lavoro - ha commentato il ministro per la Cooperazione, Andrea Riccardi, salito sul palco per un saluto ai partecipanti - sono convinto che questa catena umana fatta da tanti ragazzi sia decisiva. Dobbiamo stare attenti a non sviluppare il seme del razzismo ma anche alla violenza del linguaggio. Perché il razzismo inizia con le parole per poi arrivare ai fatti. E la catena umana è il simbolo di qualcosa di buono che si vuole costruire".
Una catena umana. Formata anche da  migliaia di bambini delle scuole medie e elementari, di Roma e Provincia, una iniziativa di Roma Capitale con il patrocinio dell'Agenzia Onu per i rifugiati 2 UNHCR, in occasione di questa particolare Giornata Mondiale, che celebra l'anniversario della strage di Sharpeville in Sud Africa, dove nel 1960 sessantanove cittadini neri furono uccisi, mentre protestavano contro l'apartheid.
Questa di oggi è solo una delle iniziative della "VIII Settimana di Azione Contro il Razzismo" organizzata da UNAR e  in programma fino al 28 marzo. La canzone "One Love" di Bob Marley, oltre ad essere cantata da tutti i partecipanti, è stata eseguita dall'artista Loredana Errore, accompagnata dall'orchestra "Arcobaleno" della scuola media G. Mazzini di Roma, sul palco allestito per l'occasione.
Gli interventi sul palco. Sullo stesso palco si sono succeduti gli interventi del Vicepresidente del Parlamento Europeo Roberta Angelilli, del Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, della portavoce dell'UNCHR Laura Boldrini, del direttore dell'Unar Massimiliano Monnanni, del presidente FNSI Roberto Natale, dell'assessore alla Famiglia e ai Giovani di Roma Capitale Gianluigi De Palo, del consigliere regionale Isabella Rauti e della Consigliera Nazionale di Parità Alessandra Servidori. Tra i momenti di riflessione e testimonianza, si segnalano le letture di Mariano Regillo e l'intervento della signora Ndeye Rokhaya Mbengue, vedova di Moudo Samb, uno dei ragazzi senegalesi uccisi a Firenze lo scorso 13 dicembre. "Questa iniziativa- dice Monnanni- nasce dal lavoro e dalla collaborazione, nata ad ottobre scorso, con i ragazzi delle scuole di tutta Italia, che sono qui oggi in nome dei diritti alla cittadinanza e all'uguaglianza".
Nel resto dell'Italia. Fra le altre città coinvolte dalle catene umane antirazzismo, Bologna, Brescia, Bari, Catania, Firenze, Foggia, Lecce, Milano, Trieste, Torino, Venezia. Nella città calabrese di Rosarno, invece, cittadini e stranieri hanno circondato il campo d'accoglienza, nella contrada Testa dell'Acqua. Un omaggio ai migranti senza nome che giacciono nel cimitero di Lampedusa, e l'auspicio che "il loro sacrificio per la libertà e per una vita migliore sia un monito contro le tutte le forme di razzismo".
A Milano. "No a tutti i razzismi", ripetuto oltre 500 volte, una per ogni maglietta indossata dagli studenti milanesi riuniti in un girotondo in piazza Duomo: l'amministrazione di Milano stamani ha così voluto ricordare a tutti i cittadini la Giornata mondiale contro il Razzismo, con la partecipazione di numerosi esponenti dello sport meneghino tra cui anche Franco Baresi. Oltre alle centinaia di giovani messi a formare un "cerchio di inclusione per tutte le razze", presenti anche il vicesindaco Maria Grazia Guida, l'assessore allo sport e tempo libero Chiara Bisconti, l'assessore alla sicurezza Marco Granelli e l'assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino. Proprio Majorino, a margine della manifestazione "ben partecipata" ha voluto ribadire la volontà di "trasformare Milano in un laboratorio, partendo proprio dalle scuole oggi molto presenti". Tra gli interventi musicali delle bande storiche milanesi, ha preso la parola anche Daniele Nahum, vicepresidente della Comunità Ebraica di Milano. Come anche il vicesindaco Guida, Nahum ha ricordato "la recente tragedia di Tolosa, che non riguarda solo gli ebrei - ha spiegato alla piazza - ma riguarda tutti noi, di ogni razza e religione. A Milano negli anni passati ci sono state tante azioni preoccupanti contro l'integrazione, il messaggio deve cambiare. A partire da qui".
La lista del sito razzista. "Le conseguenze di questi mostri del pensiero si vedono a Tolosa alla fine". E' il commento del professor Dario Calimani, cattedra di letteratura inglese all'Università di Cà Foscari, il cui nome compare nelle liste antisemite di un sito razzista. "So di essere nella lista - prosegue - è quella che gira da tempo e che si rimpallano: ci sono dentro ebrei e non ebrei, è una lista presa da un appello firmato da anni fa contro il boicottaggio delle università israeliane da parte di alcuni istituti accademici inglesi". "Era un appello nel quale si protestava perché il boicottaggio culturale non aveva alcun senso, non era certo una questione di lobby: c'erano firme di accademici ebrei e non ebrei, c'è perfino un famoso pianista russo - aggiunge Calimani - dichiararli tutti ebrei è anche un bel segno di ignoranza, oltre che di antisemitismo e razzismo".
Il genocidio in Amazzonia. Mentre le nazioni unite celebrano la giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale, oggi 21 marzo, Survival 3 lancia l'appello a fermare "una reale situazione di genocidio" all'interno dell'Amazzonia brasiliana, una richiesta che "si fa sempre più forte e corale". Secondo gli esperti, infatti, "se non si farà qualcosa di più per proteggere i suoi diritti territoriali, violati da taglialegna illegali e allevatori, la tribù brasiliana degli awß andrà incontro ad estinzione certa". Le nazioni unite chiedono che la "dignità e i diritti" degli esseri umani siano rispettati in tutto il mondo, "ma molte comunità indigene continuano a soffrire a causa dell'odio razziale", segnala l'associazione. Gli awß, ricorda Survival, sono una piccola tribù composta di circa 355 individui, sopravvissuti a brutali massacri. Vivono nell'Amazzonia orientale e sono una delle ultime tribù di cacciatori-raccoglitori rimaste al mondo. Alcuni restano tuttora incontattati. Gli awß dipendono totalmente dalla foresta, "ma il disboscamento intensivo sta rapidamente distruggendo il loro territorio".



Storia, politica, geografia: «Italians 2.0» a confronto coi coetanei nati nel Belpaese
Domande di cultura generale ai figli di immigrati e ai giovani di origine italiana. E i risultati sono sorprendenti
Corriere della sera, 21-03-2012
Chi è il presidente del consiglio dei ministri? E quello del Senato? Dove si trova Varese? Si dice spesso che i giovani leggono poco, si informano male e dimenticano quello che hanno imparato a scuola. Noi abbiamo provato a fare una verifica, mettendo, però, a confronto i ragazzi nati in Italia con quelli di «seconda generazione», cioè figli di immigrati cresciuti nel nostro Paese.
Sono gli «Italians 2.0», rappresentano il futuro della nazione ma, per adesso, devono fare i conti con un processo di integrazione lento e farraginoso. Colpa soprattutto della burocrazia e delle leggi, ma anche di una società che fa ancora fatica ad accettarli. Ma cosa ne sanno dell’Italia? Sono più preparati dei loro coetanei «italiani purosangue»? Insomma, se devono cantare l’Inno di Mameli, riescono a cavarsela? Le risposte degli intervistati sono sorprendenti, ma forse neanche troppo: gli italiani di seconda generazione non solo non sfigurano dinanzi ai coetanei nati qui, ma mostrano anche una gran voglia di dimostrare di non essere affatto diversi da loro. Del resto, italiani e «italians» sono cresciuti insieme e insieme hanno imparato. E insieme hanno dimenticato, ahinoi.

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