Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

12 settembre 2014

A Taranto lo sbarco record di 1722 migranti
Avvenire, 12-09-14
La nave San Giusto della Marina è attraccata stamani alla banchina San Cataldo del porto mercantile di Taranto e sono in corso le operazioni per lo sbarco di 1722 migranti. Si tratta di nuova massiccia ondata, lo sbarco più rilevante sinora mai avvenuto nel capoluogo jonico dallo scorso maggio, mese in cui con frequenza quasi settimanale sono cominciati gli arrivi. La San Giusto è al comando il capitano di vascello Mario Mattesi ma sull'unità è anche presente il comandante del 29esimo gruppo navale, contrammiraglio Francesco Sollitto. I 1722 migranti sono 1192 uomini, 274 donne (di cui 19 in stato di gravidanza) e 256 minori. Metà dei minori che giungono oggi a Taranto - secondo quanto rende noto il Comune a cui è demandata la prima accoglienza dei profughi - potrebbero essere non accompagnati.
Quanto alla provenienza dei profughi, una nota della Marina Militare fa sapere che si tratta di persone provenienti da Siria, Palestina, Pakistan, Sudan, Tunisia, Marocco, Libia, Bangladesh e Nigeria. La notizia dei nuovi arrivi a Taranto era stata data dalla Prefettura qualche giorno fa alle istituzioni locali affinchè allestissero quanto necessario per l'accoglienza. Quella medico-sanitaria spetta ad Asl e Croce Rossa, mentre quella di prima accoglienza, che consiste nel fornire indumenti, viveri e acqua, al Comune, alla Protezione civile e alle associazioni mobilitate nell'operazione. I bus dell'Amat e altri mezzi di trasporto prenotati per l'occasione provvedono poi allo smistamento dei profughi presso i luoghi di accoglienza. Sul molo San Cataldo è presente anche uno schieramento di forze di polizia.
Secondo quanto rende noto il Comune di Taranto, solo una parte dei profughi in arrivo stamane troverà temporanea sistemazione nelle strutture del capoluogo. Più esattamente dovrebbe trattarsi di 250 persone che potrebbero essere trasferite presso l'ex mercato all'ingrosso del rione Tamburi già precedentemente utilizzato in un'analoga operazione. Ieri, intanto, l'assessorato ai Servizi sociali del Comune ha comunicato in Prefettura la capienza e la possibilità ricettiva delle strutture per la prima accoglienza dei minori.
La struttura denominata Word, su 50 posti autorizzati, ne ha già occupati 30, la Femiedil, su 70 posti autorizzati, ne ha occupati 11, la Magna Grecia 20 posti autorizzati e nessuno occupato, Corpus Domini, su 45 posti autorizzati, ne ha occupati 61. Il saldo positivo quindi - escludendo il Corpus Domini - è di un centinaio scarso di posti. Intanto, rende noto il vicesindaco di Taranto, Lucio Lonoce, la struttura del Baby Club - finora utilizzata per ospitare prevalentemente minori - è in via di dismissione. Dovrà essere infatti ripristinata come sede scolastica (in precedenza era già un asilo comunale) e assegnata in gestione a privati.



SCOOP DI «VIRUS» SU RAI2 I nostri militari esposti alle malattie
«Altro che rischio Tbc escluso Io, poliziotto, sono contagiato»
Un agente schierato in prima linea nell`operazione Mare nostrum, smentisce il Viminale: «Ora sono costretto a continue cure»
il Giornale, 12-09-14
Massimo Malpica
Allarmisti e razzisti. Così sono stati bollati tutti coloro che hanno osato esprimere una preoccupazione: i clandestini che sbarcano in Italia possono portare malattie e diventare veicoli di contagio. Il coro dei buonisti terzomondisti ha subito negato ogni possibile epidemia. Peccato che ieri su Raidue, a Virus, un poliziotto abbia raccontato di avere preso la Tbc proprio mentre prestava le prime cure agli immigrati sbarcati.
Con gli immigrati sbarca in Italia anche la Tbc? Prima a giugno, poi ad agosto, infine pochi giorni fa, a settembre: negli ultimi mesi gli allarmi di un contagio da tubercolosi tra i poliziotti impegnati nell`operazione «Mare nostrum» si sono moltiplicati. Li hanno lanciati i sindacati di polizia, denunciando le condizioni precarie in cui gli agenti sono costretti a lavorare, e li hanno cavalcati anche Beppe Grillo e i suoi. Salvo essere, nel giro di poche ore, smentiti seccamente dal dipartimento di pubblica sicurezza o dalle aziende sanitarie locali. Sicurissimi nell`affermare che l`emergenza non esiste.
Qualcosa, però, non torna. Perché ieri sera a denunciare un caso di contagio da Tbc tra le forze dell` ordine è stato direttamente un poliziotto. La sua storia è stata raccontata su Raidue sul programma di Nicola Porro «Virus - il contagio delle idee». Francesca Parisella ha infatti intervistato l`operatore di polizia, che ha voluto mantenere l`anonimato ma ha dato testimonianza della sua odissea, spiegando di collaborare all` operazione «Mare nostrum» e di avere con i migranti «un contatto più che ravvicinato, diretto».
L` agente racconta che tra i clandestini sbarcati in Italia con cui è entrato in contatto «è stato accertato un caso di tub ercolo si bacillifera», ossia «lo stadio nel quale unapersona infetta può contagiare le persone che gli stanno vicino». Così, prosegue il poliziotto, lui e altri colleghi sono stati sottoposti al test di Mantoux, per «verificare se potesse esserci stato o meno un contagio». «Nel mio caso spiega l`agente - questo è stato accertato».
Fino a ora, tra le già citate smentite a raffica seguite alle varie denunce di contagio, la direzione centrale di sanità del dipartimento di pubblica sicurezza in agosto aveva smontato la rilevanza di quel test, affermando che la positività al Mantoux «non è assolutamente indice di malattia ma attesta solo un pregresso contatto con il microrganismo che può essere avvenuto anche molti anni fa». Mal` agente di p olizia che parla alle telecamere di Virus non sembra così ottimista, e spiega a quali cure si sta sottoponendo dopo l`esito positivo alla prova di screening. «La profilassi che sto facendo - dicel`uomo - ha un periodo minimo di sei mesi. Terminata la chemioprofilassi l`infezione tubercolare, nella auspicata ipotesi che sia rimasta nella sua fase latente, è un`infezione permanente». Insomma, «il batterio stanzierà nell`organismo per tutta la vita», e «per tutta la vita posso ammalarmi di tubercolosi».
Dubbi sull`origine dell`infezione l`anonimo poliziotto sembra averne ben pochi, qualcuno in più lo nutre sull`efficacia dei dispositivi di protezione individuale utilizzati in servizio: mascherina, camice e guanti in lattice che «evidentemente non sono stati sufficienti». Il contagio, invece, secondo l`uomo è arrivato «sul posto di lavoro», ed è «sicuramente motivo di rabbia e di angoscia sapere che era evitabile». Proteggendo meglio gli operatori, e magari evitando che «una persona malata, contagiosa» arrivi «sul mio posto di lavoro», sospira il poliziotto. Che aggiunge di non sapere niente della «sorte» toccata al migrante ammalato, e nemmeno della sua identità o provenienza.
«Non possiamo impedire che un ammalato arrivi nel nostro Paese, o che sbarchi sulla nostra costa - conclude il poliziotto - ma nel momento in cui arriva sulla costa, abbiamo il dovere di  impedire che contagi altre persone, e abbiamo il dovere  di curare l`ammalato».
Ci sarebbe anche il dovere di non nasconderlo, l`ammalato, soprattutto se è un agente, visto che finora era stato escluso qualsiasi contagio dei poliziotti impegnati in «Mare nostrum».



Cittadinanza. La relatrice: "Riforma in Aula entro la fine dell'anno"
Fabbri (PD): "Tanti ragazzi stanno aspettando". Le associazioni chiedono una svolta per le seconde generazioni
stranieriinitalia.it, 12-09-14
Roma – 12 settembre 2014 – La riforma della cittadinanza? “La speranza è quella di riuscire a portare in aula un testo unico entro la fine dell’anno. Sono tanti i ragazzi che aspettano questa legge per sentirsi italiani”.
Lo dice Marilena Fabbri, deputata del Pd e relatrice della riforma in commissione Affari Costituzionali, dopo l'inizio dell'indagine conoscitiva che dovrebbe aiutare lei e i suoi colleghi a chiarirsi le idee. Ieri sono state ascoltati a Montecitorio i rappresentanti di Anci, Rete G2, l'Italia sono anch'io e altre associazioni impegnate su questo fronte.
“Ci sono proposte che vedono tutte le associazioni d’accordo:  introdurre la cittadinanza a favore dei nati in Italia da cittadini stranieri che si sono stabiliti da un certo periodo di tempo all’interno del nostro territorio e agevolare il riconoscimento ai minori che arrivano giovanissimi in Italia e che poi si stabilizzano nel nostro paese assieme alla famiglia” ha spiegato Fabbri a G2 Parlamenta, La riforma, insomma, si concentrerà sulle seconde generazioni. Ora però bisogna tirare fuori un testo unificato dalle ventidue proposte di legge presentate alla Camera
“La volontà della Commissione c’è – commenta la Fabbri – anche se nelle prossime settimane sarà oberata di lavoro perché arriverà anche il testo di riforma del Senato, tuttavia questo non è necessariamente un aspetto negativo perché sia io che la collega correlatrice, Annagrazia Calabria, utilizzeremo questo tempo per approfondire determinate questioni”.



Ue, Avramopoulos all'immigrazione. Ong scettiche e preoccupate
Secondo alcune organizzazioni, il neo commissario Avramopoulos sembra avere più a cuore "il fatto di bloccare gli arrivi piuttosto che assicurare la protezione dei disperati che muoiono in mare". Secondo altri appare inquietante dare al portafoglio dell’immigrazione un legame così stretto con quello degli affari interni
Redattore sociale, 12-09-14
BRUXELLES - Preoccupazione, scetticismo, attenzione, ma non voglia di fasciarsi la testa prima di essersela rotta. E’ questa l’atmosfera che si respira parlando con le Ong con base a Bruxelles sulla nomina di Dimitris Avramopoulos a nuovo commissario europeo per la Migrazione e gli Affari Interni.
Quello che salta all’occhio già nella lettera di incarico che il presidente dell’esecutivo Jean-Claude Juncker ha spedito all’ex ministro della difesa greco, nonché ex diplomatico ed ex sindaco di Atene, è il focus sulla prevenzione dell’immigrazione irregolare e sull’apertura dei confini UE ai talenti che vengono da fuori e la poca attenzione verso l’aspetto della protezione umanitaria da offrire ai migranti. Nella lettera, ad esempio, si parla sì di istituire canali legali di entrata per gli immigrati regolari, ma si pone l’accento sempre sul fatto che questi debbano essere funzionali per l’Ue, talenti appunto, sennò non li vogliamo. Come dire, dividere gli immigrati utili dagli immigrati non utili.
D’altronde è stato proprio lo stesso Avramopoulos che, in una visita in Bulgaria quando era ministro della difesa greco, ha elogiato il funzionamento del muro di separazione eretto al confine greco-turco di Evros e ha parlato di bisogno di “proteggere la nostra società e i nostri confini dall’immigrazione irregolare”. Insomma, la sensazione generale da parte delle ONG, anche se siamo ancora all’inizio del suo mandato, è che Avramopoulos abbia più a cuore il fatto di bloccare gli arrivi piuttosto che assicurare la protezione dei disperati che muoiono in mare.
Nicolas Beger, direttore dell’ufficio per le istituzioni europee di Amnesty International spiega: “Se fosse così, questo significa ignorare l’attuale crisi umanitaria a cui l’Europa si trova di fronte: “Non importa quanti muri l’Europa potrà costruire, i migranti continueranno a imbarcarsi e a morire in viaggi pericolosi via mare per raggiungere il nostro territorio. Oggi - conclude Beger - ci sono più rifugiati e profughi al mondo di quanti non ce ne siano mai stati dalla Seconda Guerra Mondiale”.
Ma una fonte che preferisce restare anonima, individua altri problemi più nascosti, come il fatto che il 90% delle migrazioni nel mondo siano dovute alla ricerca di lavoro e solo il 2 o 3% a scopo di avere migliori condizioni sanitarie o di godere di più sussidi sociali. La fonte spiega che dare al portafoglio dell’immigrazione un legame così stretto con quello degli affari interni, indebolendo i legami ad esempio con la delega alla giustizia, con i diritti fondamentali e col portafoglio del commissario all’Occupazione e agli affari Sociali è inquietante. Pur sospendendo il giudizio su Avramopoulos, nominato appena ieri, la fonte si dice anche preoccupata del focus che da molti è posto solo sul salvataggio di vite in mare, mentre molta dell’immigrazione irregolare e quindi delle persone che si trovano a essere poi sfruttate nelle nostre città, o costrette a vivere in condizioni deprecabili, ricattate, più soggette a violenza etc., arrivano in realtà in Europa attraverso visti turistici. La vera lotta, spiega la fonte, è quella di aprire canali legali di immigrazione e non solo quella, ovviamente importantissima, di salvare vite in mare.
Ricordiamo qui che, per come Juncker ha strutturato il suo team, la responsabilità del portafoglio migrazione non sarà a esclusiva di Dimitris Avramopoulos, visto che il greco sarà soggetto al controllo da parte di cinque dei sette vice presidenti che il lussemburghese ha scelto. In particolare, qualsiasi proposta del commissario greco potrà essere soggetta a veto da parte del vice presidente competente e, nel caso della migrazione, i due vicari di Juncker che avranno appunto la possibilità di esercitare diritto di veto saranno la Mogherini, per quel che riguarda le questioni legate anche agli affari esteri, e il braccio destro del capo della Commissione, l’olandese Frans Timmermans, che ha la delega ai diritti fondamentali.
Una visione più sfumata su Avramopoulos la ha il direttore del Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esuli (ECRE), Michael Diedrings: “E’ troppo presto per dare giudizi - ribadisce anche lui - ma anche se non abbiamo la sfera di cristallo, possiamo dire che Avramopoulos, per la sua carriera politica e diplomatica e per il fatto di venire dalla Grecia, un paese in cui la questione dell’immigrazione è molto sentita e affrontata, ha tutte le competenze per far bene il suo lavoro. Anche l’aver ricoperto il ruolo di ministro della Difesa può tornargli utile alla fin fine, visto che per esempio l’operazione italiana Mare Nostrum, che ha ricevuto tanti encomi, è stata gestita proprio dalla marina militare. Noi speriamo che la linea diretta che unirà il commissario alla Migrazione e il vice presidente Timmermans, che dovrà occuparsi di diritti fondamentali, servirà a far sì che l’Europa rispetti i suoi obblighi in materia di protezione di vite umane e non si concentri solo sulla prevenzione dell’immigrazione irregolare. E’ ovvio che la presentazione che di Avramopoulos e del suo portafoglio ha fatto Juncker ci preoccupa, perché è molto spostata su una visione utilitaristica dell’immigrazione, come mezzo per attrarre i talenti e sulla protezione dei confini. Ma non c’è da stupirsi che queste siano le linee guida: ciò conferma solo la rotta che l’UE ha preso ormai già da diversi anni”.Tutte le ONG, comunque, sono concordi nell’aspettare Avramopoulos al varco, in particolare all’audizione parlamentare che sarà prevista nei prossimi giorni. (Maurizio Molinari)



Studenti stranieri. La Corte di Giustizia: "Se hanno i requisiti, devono poter entrare nell'Ue"
I giudici bocciano l’eccessiva discrezionalità nel rilascio dei visti. “L’importante è che non minaccino l’ordine, la sicurezza o la sanità pubblica”
stranierinitalia.it, 11-09-14
Roma – 11 settembre 2014 - L’Unione Europea ha già stabilito una serie di requisiti per l’ingresso e il soggiorno superiore a tre mesi degli studenti stranieri. Tra questi c’è il non costituire una minaccia per l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica o la sanità pubblica. I singoli stati non possono peccare di eccessiva discrezionalità, aggiungendo altri ostacoli.
È il richiamo della Corte Europea di Giustizia, alla prese con il caso di un giovane tunisino al quale la Germania hanno finora negato un visto per studio. Mohamed Ali Ben Alaya è in realtà di una seconda generazione: è nato nel 1989 in Germania, ma nel 1995 è andato a vivere Tunisia, dopo il diploma a, si è iscritto all’università in Tunisia per seguire studi in informatica, ma intanto ha provato a iscriversi alla facoltà di matematica di un’università di Dortmund.  
L’ateneo lo ha ammesso, ma le autorità tedesche hanno respinto varie sue domande di visto per motivi di studio. A quanto pare non sono convinte che voglia davvero entrare in Germania per studiare, una supposizione basata soprattutto sull’insufficienza dei suoi voti, sulla sua debole conoscenza della lingua tedesca e sull’assenza di nesso fra la formazione prospettata e il suo progetto professionale.
Ne è nata una battaglia legale e il tribunale amministrativo di Berlino  ha chiesto alla Corte di giustizia se l’amministrazione tedesca disponga del potere discrezionale di negare il rilascio del visto, benché Ben Alaya soddisfi tutti i requisiti di ammissione previsti dalla direttiva 2004/114/CE  e non costituisca una minaccia per l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica o la sanità pubblica.
In una sentenza pubblicata ieri, la Corte ricorda che secondo la direttiva Stato membro è tenuto ad ammettere nel suo territorio un cittadino di un paese terzo che manifesti l’intenzione di soggiornare per più di tre mesi per motivi di studio,laddove questi soddisfi i requisiti generali e specifici tassativamente elencati dalla direttiva.
Quella direttiva mira a favorire la mobilità verso l’Unione degli studenti di paesi terzi per far diventare l’Europa un centro mondiale di eccellenza per gli studi e per la formazione professionale. Consentire a uno Stato membro di introdurre requisiti di ammissione aggiuntivi contrasterebbe con questo obiettivo.
La Corte sottolinea poi che, sebbene la direttiva riconosca agli Stati membri un margine di discrezionalità al momento dell’esame delle domande di ammissione, quel margine si riferisce unicamente alle condizioni previste dalla direttiva, nonché alla valutazione dei fatti rilevanti in tale contesto(in particolare per quanto attiene all’esistenza di una minaccia per l’ordine pubblico, la sicurezza pubblica o la sanità pubblica).
Dal fascicolo della causa sembra risultare che il sig.Ben Alaya soddisfi i requisiti generali e specifici previsti dalla direttiva e che le autorità tedesche non abbiano fatto valere nei suoi confronti alcuno dei motivi riguardanti l’esistenza di una minaccia. La Corte conclude che, ferma restando la verifica da parte del giudice del rinvio,  Ben Alaya dovrebbe poter entrare in Germania e avere un permesso di soggiorno.
 

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