Albenga, dove ai migranti non è consentito neppure riunirsi in una piazza



Si sente spesso parlare di buone pratiche da portare ad esempio, da offrire come modello. Esistono però anche le cattive pratiche, non proprio esemplari. Qui di seguito una di quelle.

Ad Albenga, Savona, tre immigrati, muniti di regolare permesso di soggiorno si sono ritrovati nella centrale piazza Nenni.
Nulla di particolarmente rilevante agli occhi dei più, ma qualcosa di evidentemente censurabile agli occhi degli attenti vigili urbani. Quei tre stranieri stavano violando l’ordinanza “antiassembramento” del sindaco leghista Rosy Guarnieri, perché fruivano «degli spazi pubblici in modo tale da non consentire analoga fruizione ad altri cittadini».
Ma è possibile che in quel paese nessuno si possa fermare a chiacchierare davanti a un bar o all’uscita di una chiesa? Se così fosse il sindaco avrebbe ottenuto l’impareggiabile soddisfazione di vedere strade e piazze deserte, oltre che una comunità azzittita e assente.
Ai malcapitati di Albenga, pertanto, è stato contestato un diritto che è alla base di qualunque forma di convivenza: quello di poter incontrare e comunicare con gli altri, intrecciando relazioni di varia intensità, sfuggendo all’ isolamento. Un diritto garantito a tutti, e per il cui esercizio sono a disposizione gli spazi pubblici.
A quei tre stranieri, invece, è stata irrogata una sanzione pecuniaria che hanno deciso di pagare, per non essere denunciati.
Di fronte a tutto ciò, il sindaco ha dichiarato che «le ordinanze stanno producendo effetti positivi e gli albenganesi cominciano a percepire e a riconoscere il cambiamento. Ovviamente si può fare di meglio e faremo sicuramente di meglio». Per carità, ci accontentiamo di quanto già fatto. Non vorremmo che il successo gli desse alla testa.
l'Unità, 15 giugno 2010
Italia-razzismo
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