Una carretta al Museo del Mare di Genova. Per non dimenticare

 

Italia-razzismo    Osservatorio
Il 17 novembre verrà inaugurato il padiglione Memoria e Migrazioni del Museo del Mare di Genova, e al suo interno verranno esposti due barconi approdati a Lampedusa. Per legge, il destino delle “carrette del mare” è di essere distrutte, ma la volontà del museo di ospitare una traccia della tragedia che si consuma ogni giorno, da anni, nel Mediterraneo ha ottenuto che si superassero tutti gli ostacoli così da preservare una memoria. 
È questo che, su un altro piano, ha realizzato Alessandro Leogrande nel suo Il naufragio (Feltrinelli 2011), facendo rivivere la storia della Kater I Rades, imbarcazione albanese partita il 28 marzo ’97 dal porto di Valona, colata a picco a seguito delle manovre di una corvetta della Marina militare italiana che tentava di farle invertire la rotta. Quella notte sono morte 81 persone. Come dice Leogrande, la Kater rappresenta quasi una premessa di quello che sarebbe accaduto: le prime regole di respingimento, la criminalizzazione di chi cerca di arrivare in Italia, l’indifferenza con cui si archiviano queste morti. Per volere dei superstiti e dei familiari delle vittime il relitto della Kater fu recuperato 8 mesi dopo il disastro ma, alla fine del processo d’appello (che ha condannato il comandante della corvetta italiana per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo), il suo destino sembrava segnato. Troppo costoso cercare di riparare, trasportare, preservare quella carcassa arrugginita. Bisogna distruggerla. Ma molte associazioni si sono battute per quel relitto e, finalmente, la Kater diventerà un monumento - un monumento al dolore umano - nel porto di Otranto. Poter guardare la Kater, le barche di Lampedusa portate a Genova, e sentire la loro storia, forse ci aiuterà a vedere che a perdere la vita sono persone. Non soggetti indesiderati da tenere lontano ad ogni costo.
l'Unità, 8-11-2011

 

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