La sanatoria truffa e le assurdità della burocrazia

Francesca Terzoni
Il governo italiano regola l’immigrazione a suon di sanatorie, provvedimenti, come dice il nome, che vanno a sanare un problema anziché regolare in maniera strutturale un fenomeno anch’esso strutturale e in crescita costante.
L’ultima sanatoria “per colf e badanti” (nata monca perché escludeva i lavoratori di industria, agricoltura, edilizia, commercio, ecc.) si è guadagnata il nome di “sanatoria truffa”. Non vi potevano accedere gli espulsi per gravi ragioni di ordine pubblico e sicurezza o che avessero commesso reati penali di una certa rilevanza. Ma poiché oggi è reato la mera permanenza (esistenza), per chi è in Italia senza permesso di soggiorno, la Confartigianato di Rimini, il 23 settembre 2009 (a termini di presentazione della domanda ancora aperti), chiede al Viminale se può accedere alla sanatoria chi ha ricevuto più di un foglio di via (il secondo di condanna per non aver ottemperato al primo e cioè all’ordine di allontanamento dall’Italia). La risposta è affermativa, e così viene ribadito dal sito del Ministero. A marzo, però, vengono cambiate le carte in tavola e con Circolare del Capo della Polizia si nega la regolarizzazione a chi ha ricevuto più di un foglio di via. È lo Stato che contraddice se stesso e pochi giorni dopo viene eseguito il primo rimpatrio. Si attiva una rete di sostegno legale (l’Asgi lancia l’allarme il 1 aprile) e fioccano i ricorsi. I Tar si esprimono più volte in maniera contraddittoria. E non solo, il Consiglio di Stato il 18 agosto si mostra intransigente e il 2 settembre permissivo. La certezza del diritto appare qualcosa di evanescente e a farne le spese, ancora una volta, sono i più deboli. Il pericolo di un “diritto xenofobo” si fa più concreto.
Osservatorio Italia-razzismo l'Unità 9 ottobre 2010
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