Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

12 marzo 2014

Immigrati: in 15 nascosti in due furgoni sbarcati in porto Brindisi, due arresti
la Repubblica.it, 12-03-2014
Brindisi, 11 mar. (Adnkronos) - La Guardia di Finanza di Brindisi, durante controlli al porto, unitamente alle unita' cinofile del Corpo, ai funzionari della Dogana e al personale della Polizia di Frontiera, hanno individuato quindici immigrati irregolari di nazionalita' somala e afghana nascosti nell'intercapedine creato 'ad hoc' in due furgoni Iveco con targa bulgara, appena sbarcati dalla motonave 'Catania' proveniente dalla Grecia. A causa delle loro precarie condizioni di salute e' stato necessario l'intervento dei sanitari del 118. I furgoni sono stati sequestrati e gli autisti (di nazionalita' bulgara) sono stati arrestati per favoreggiamento all'immigrazione clandestina. Sono in corso accertamenti per determinare l'eta' anagrafica dei migranti che, se maggiorenni, verranno respinti in Grecia.



La Lega: "Mense a rischio infezione se nelle cucine lavorano gli immigrati"
Bufera in Regione Lombardia su un emendamento della consigliera Baldini (Lista Maroni) in discussione in commissione Sanità. Carugo (Ncd): "Vuole riaprire i lazzaretti nel timore che riportino la peste?"
la Repubblica, 12-02-2014
ANDREA MONTANARI

La Lista Maroni in Regione Lombardia chiede a Bruxelles regole più severe contro gli immigrati che lavorano nei centri cucina che preparano i pasti per le mense. Sospettati di essere ricettacoli e veicoli di infezioni. L’emendamento della consigliera regionale maroniana Maria Teresa Baldini, in discussione in commissione regionale Sanità fra i suggerimenti relativi al prossimo programma di lavoro della Commissione europea, non lascia adito a dubbi. Chiede espressamente di aggiungere dopo le parole «sicurezza alimentare» la seguente frase: «Con particolare attenzione alle problematiche infettive dovute anche all’impiego di personale immigrato nei processi di produzione, distribuzione e somministrazione di alimenti negli ambienti scolastici, sanitari e sociosanitari».
Le parole hanno suscitato la reazione sdegnata sia della maggioranza di centrodestra sia dell’opposizione di centrosinistra. «Il pregiudizio antistranieri contenuto nell’emendamento è insostenibile — insorge Sara Valmaggi (Pd) — Quel che è peggio è che con Maroni la paura del diverso sta diventando legge. Prima c’è stato il no al pediatra, poi la cancellazione dei contributi a chi non risiede in Lombardia. È in atto una deriva che va fermata». La consigliera Baldini, peraltro, non è nuova a questo tipo di sortite. Qualche settimana fa, a proposito della proposta di destinare ai rom la caserme chiuse di Milano, avanzata dalla giunta di Giuliano Pisapia, aveva commentato: "Il sindaco vuole dare ai rom le caserme in disuso? Poi rinchiudiamoli e vediamo quanti bambini sono affetti da tubercolosi".
Contro l’emendamento si schiera anche il ciellino Stefano Carugo (Nuovo centrodestra). «Ora basta», sbotta. Quindi rivolge un appello ironico alla esponente della Lista Maroni: «Se vuole che si riapra il lazzaretto perché teme che gli immigrati ci riportino la peste a Milano. ce lo faccia sapere. Non diffondiamo falsi allarmismi sugli immigrati». Severo anche il giudizio di Paola Macchi (Movimento Cinque Stelle): «I controlli sulla somministrazione degli alimenti devono essere accurati in qualsiasi caso. L’emendamento Baldini si squalifica da solo».



Milano. Comune, esami gratuiti per 300 donne straniere in maternità
Le visite di screening saranno realizzate nel Poliambulatorio medico dell'Opera San Francesco per i poveri
stranieriinitalia.it, 12-03-2014
Milano, 12 marzo 2014 - Un progetto di prevenzione della salute rivolto a donne migranti che vivono l'esperienza della maternità.
Lo hanno presentato a Palazzo Marino il Comune di Milano, la Fondazione Bracco e l'Opera San Francesco per i poveri. L'iniziativa prevede l'effettuazione di uno screening preventivo per alcune delle principali infezioni possibili durante il periodo della gravidanza su 300 donne provenienti da Paesi stranieri che vivono a Milano.
Il progetto, che trova nella Fondazione Bracco il promotore e l'ideatore, prevede la collaborazione anche del Centro diagnostico italiano. Le visite di screening saranno realizzate nel Poliambulatorio medico dell'Opera San Francesco per i poveri. Il Comune di Milano promuovera' la conoscenza del progetto coinvolgendo i Servizi sociali, in particolare quelli dedicati all'immigrazione, e la rete delle associazioni del terzo settore che operano con le donne e gli stranieri. Le analisi saranno focalizzate su due delle principali infezioni cui sono soggette le mamme che aspettano un bambino: la toxoplasmosi e la rosolia. Gli esami sono aperti anche a donne fertili che non si trovano in stato di gravidanza.
''Dall'alleanza di soggetti diversi - commenta Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali e Cultura della Salute del Comune di Milano - nasce un progetto di eccellenza. E' la dimostrazione che, quando l'unione tra pubblico, privato e terzo settore funziona, si possono realizzare delle iniziative che vanno oltre la difficolta' di reperire risorse. Questo progetto di prevenzione e di promozione della salute, che tiene conto delle differenze culturali e delle difficolta' di inclusione sociale, e' anche un segnale importante in un periodo in cui c'e' qualcuno che vuole penalizzare sul piano dei diritti le donne migranti che stanno vivendo l'esperienza della maternità".



Social card negata agli immigrati. Ricorso contro Poste, Inps e ministeri
Una cittadina marocchina, Asgi, Cgil e coop. Ruah promuovono un'azione antidiscriminazione davanti al tribunale di Bergamo. Oltre al riconoscimento del sussidio, come prevede la legge, chiedono una campagna per “informare gli stranieri” e “limitare i danni prodotti finora"
stranieriinitalia.it, 12-03-2014
Roma – 11 marzo 2014 – Ogni giorno che passa l’ingiustizia è più grave.
Una legge dice che anche gli immigrati hanno diritto alla “social  card” (o carta acquisti), la carta ricaricata dallo Stato con 80 euro ogni due mesi da spendere in generi alimentari, bollette o medicine destinata a 65 enni e bambini con meno di 3 anni a basso reddito. Gli enti pubblici che dovrebbero rilasciargliela però fanno finta di niente, disinformano e non permettono  agli immigrati neanche di presentare le domande.
È una storia che Stranieriinitalia.it segue da tempo, alla quale ora si aggiunge un altro importante tassello. Qualche giorno fa una cittadina marocchina, insieme all’Asgi, alla Cgil e alla cooperativa Ruah, ha avviato infatti davanti  al tribunale di Bergamo un’azione civile contro la discriminazione, per far valere i suoi diritti e quelli di tutti gli altri immigrati.
Rachida T. ha un permesso Ce per soggiorno di lungo periodo, quattro figli minori e un reddito inferiore ai limiti previsti per poter chiedere la social card. Quando però ha presentato domanda all’ufficio postale di Albano Sant’Alessandro,il paesino in provincia di Bergamo dove vive, non gliel’hanno nemmeno registrata. Il software di Poste italiane ammette infatti per la casella cittadinanza solo i codici I, IT o ITA, e l’addetto allo sportello le ha spiegato: “Possono presentare domanda solo gli  italiani”.
La bufala del “solo italiani” è spacciata ancora per buona anche sui siti di Poste Italiane, del Ministero dell’Economia e delle Finanze, del Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Inps. Su quest’ultimo sito c’è in realtà anche una pagina aggiornata, dove si parla dell’estensione per legge della social card ai cittadini stranieri, ma dove si sostiene anche che tutto è fermo in attesa di un (fantomatico) decreto attuativo.
Rachida non si è data per vinta e, con l’appoggio delle tre associazioni, si è rivolta al tribunale. Nel ricorso, curato dagli avvocati Alberto Guariso e Marta Lavanna dell’Asgi, si punta il dito non solo contro la discriminazione subita da Rachida (non ha potuto presentare domanda perchéeè straniera), ma contro la discriminazione collettiva che colpisce tutti gli immigrati che hanno i requisiti per chiedere la social card.
A quelli che già si sono visti negare il sussidio, si aggiungono quelli che non lo chiederanno nemmeno, dando retta alle informazioni sbagliate fornite da Inps, Poste e Ministeri. Visto che il diritto decorre dal momento della presentazione della domanda, tutti stanno perdendo ingiustamente i soldi che lo Stato, obbedendo a una sua legge, avrebbe potuto caricare sulle loro social card  a partire da gennaio 2014.
Nel ricorso si chiede quindi di rilasciare la social card a Rachida. Ma anche di accertare il carattere discriminatorio della condotta dell’Inps,  dei ministeri del Lavoro e dell’Economia e delle Finanze e di Poste Italiane, obbligando quest’ultima ad aggiornare il software per accettare le domande degli immigrati e tutti ad aggiornare i loro siti e a promuovere una campagna per “informare gli stranieri” e “limitare i danni  prodotti dalle erronee informazioni sino ad ora fornite”.
Purtroppo non sapremo presto come andrà a finire visto che l’udienza è fissata per il prossimo 28 maggio. Poste,  Inps e ministeri riusciranno a rispettare la legge prima che venga loro ordinato da un giudice?



Riconosciuto la status di rifugiato politico a una donna della Costa d’Avorio minacciata dall’infibulazione
CIRDI, 12-03-2014
Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso ex art. 35 D.Lvo 25/08 di una donna originaria della Costa d’Avorio la quale aveva proposto opposizione avverso il provvedimento della Commissione territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato di Milano che aveva rigettato la sua richiesta di protezione internazionale.
Nel caso di specie l’attrice aveva dichiarato di aver lasciato il paese di origine a causa delle persecuzioni subite ad opera dei familiari del padre, i quali l’avevano indotta con la forza a sposare un uomo più anziano. Questo aveva successivamente abusato di lei e tentato di sottoporla, d’accordo con gli altri familiari, alla pratica dell’infibulazione.
La ricorrente ha quindi adito il Tribunale di Milano per chiedere il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra del  1951, o in subordine il riconoscimento della protezione sussidiaria, o, ancora in subordine, il riconoscimento del diritto all’asilo nel territorio nazionale ex art. 10 della Costituzione Italiana, ovvero il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Il Tribunale di Milano ha accolto il ricorso della donna e le ha riconosciuto lo status di rifugiato politico, e, ai fini della decisione, ha richiamato all’art. 1 della Convenzione di Ginevra  secondo la quale rifugiato è anche la persona che “temendo con ragione di essere perseguitato in ragione della razza, religione, nazionalità, dall’appartenenza a un certo gruppo sociale o di opinioni politiche si trova fuori del paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, reclamare la protezione di questo paese”.
Oltre a ciò, ha richiamato anche la normativa nazionale che all’art. 7 del D.Lvo n. 251/07 definisce che “gli atti di persecuzione devono essere sufficientemente gravi per la loro natura e frequenza da rappresentare una violazione grave dei diritti umani“.
Viene richiamato anche l’art. l’art. 14 del medesimo decreto che attribuisce il diritto di protezione sussidiaria in caso di danni gravi rappresentati da “condanna di morte o all’esecuzione di pena di morte”, “tortura o altra forma di trattamento inumano o degradante ai danni del richiedente nel suo paese d’origine”, “minaccia grave ed individuale alla vita e alla persona di un civile derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale”.
Inoltre, l’art. 19 del D.Lvo 286/1998 “attribuisce il diritto di protezione umanitaria, sotto forma del divieto di espulsione o di respingimento, allo straniero che nello Stato di destinazione possa essere oggetto di persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali”.
Fonte: ASGI



Atalanta, «alzati vu cumprà!» stop di 10 turni per un baby atalantino
CIRDI, 12-03-2014
Un episodio vergognoso di razzismo è accaduto nella partita di Primavera di domenica tra Atalanta e Verona. Un giocatore neroazzurro, infatti, oltre ad essere stato espulso nei minuti finali dell’incontro, si è reso protagonista di una frase offensiva nei confronti di un avversario scaligero. “Alzati vu cumprà!”, avrebbe gridato il giovane Grossi ad un calciatore di colore appena steso dopo un intervento.
LA PENA –  Violato l’articolo che riguarda le discriminazioni razziali (ex art. 11 CGS, modificato dal provvedimento federale di cui al CU 189/A del 4 giugno 2013) il Giudice sportivo ha usato la mano pesante per sanzionare le parole dell’atalantino. Sono dieci, infatti, i turni di stop comminati al baby neroazzurro.
Fonte: Calcionews24

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