«Ecco i talebani»
Da un nostro lettore veneto.
«Ecco i talebani». La frase, pronunciata all'interno di un locale
pubblico, ha
fatto girare tutti creando attimi di imbarazzo tra clienti e banconieri.
Oggetto dell'uscita domenicale di una dipendente della pasticceria
«Tonolo»,
esercizio storico della piazza di Mirano, una marocchina di 42 anni,
Fatima Al
Mouktafi, e la figlia minorenne. La donna, offesa dal trattamento
ricevuto, ha
pagato la propria consumazione e senza pensarci due volte ha chiamato i
carabinieri di Mirano per sporgere denuncia. Fatima vive in Italia da
più di
cinque anni, lavora al Centro antiviolenza di Mestre come mediatrice
culturale
e come interprete al Tribunale di Venezia. Quel che si dice, se fosse
necessario specificarlo, un perfetto esempio di integrazione. «Mi sono
sentita
offesa, e non è la prima volta che succede in quella pasticceria -
racconta -
stavolta però non ho lasciato correre. Chiamare "Talebani" me e mia
figlia davanti a tutti è stata una mancanza di rispetto».

La figlia di Fatima ha appena 10 anni, ma sa
bene cosa significhi la parola con cui la dipendente della pasticceria
miranese
avrebbe definito lei e sua madre. «Continuava a dirmi: "Mamma perché ci
hanno chiamate Talebani? Come se avessimo bombe e mitragliette"».

I carabinieri trasmetteranno la denuncia
all'autorità giudiziaria la prossima settimana. L'ipotesi di reato è
«diffamazione aggravata» (perché appunto avvenuta in pubblico), ma il
magistrato potrebbe anche catalogare l'affermazione incriminata come
insulto
razzista. «Non è la prima volta che ricevo segnalazioni di questo tipo
da
stranieri entrati in quella pasticceria - interviene Samad El Amhadi,
presidente dell'associazione marocchini del Miranese - Fatima non porta
il velo
e parla perfettamente italiano, non c'era proprio motivo di rivolgersi a
lei in
quel modo».
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