Un kit culturale di sopravvivenza

La firma dell’“accordo per l’integrazione” segna l'inizio del macchinoso percorso, della durata di due anni, al termine del quale si accumulano i 30 punti necessari per ottenere il permesso di soggiorno(secondo la ricetta del ministro dell’Interno).
Tre  sono le prove da superare: italiano; Costituzione; iscrizione al Servizio sanitario. Chi ha figli deve garantire loro l’istruzione primaria. E i reati fanno perdere punti. Quindi tutti a scuola, sperando di non essere bocciati. Provvidenzialmente, qualcuno si dà da fare per agevolare la volontà di integrazione di così tanti immigrati. Si tratta del Knowledge Network Estero (Kne) che avrà inizio, in via sperimentale, lunedì 22 a Roma con l’obiettivo di agevolare l’inserimento degli immigrati nel mondo del lavoro e accelerare i processi di inclusione sociale. La formazione sarà di tipo linguistico, civico e professionale con uno stage finale in alcune aziende del settore preso in considerazione. L'Irfi, Azienda Speciale della Camera di commercio di Roma è tra i promotori del progetto. La buona riuscita di iniziative come questa è fondamentale affinché si sperimenti un metodo e si realizzi un modello di inserimento sociale degli stranieri. L’immigrazione infatti non dovrebbe più essere trattata come un fenomeno extra ordinario a cui far fronte in maniera coercitiva, ma come una pratica abituale e diffusa per cui si predispongono degli schemi razionali, che mirino a fornire alle persone interessate un kit culturale di “sopravvivenza” nel paese dove giungono. Ciò appare sempre più necessario se si considera la decisione del governo di aprire i flussi 2010 a  150mila lavoratori, che si aggiungeranno agli oltre 4milioni di stranieri già residenti.
L’Unità del 20 febbraio 2010

Share/Save/Bookmark