Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

18 giugno 20112

Immigrati: Cancellieri, situazione al momento sembra sotto controllo
Catania, 18 giu. - (Adnkronos) - ''Al momento la situazione dell'immigrazione clandestina sembra sotto controllo. Naturalmente questi fenomeni sono legati anche a fatti internazionali e, quindi, non siamo in grado di dire oggi quello che accadra' domani. Ci sono fatti che sfuggono al nostro controllo. La strage in Nigeria, ad esempio, e' un fatto molto grave, cosi' come quello che accade in Siria. Vedremo l'evolversi della situazione''. Lo ha detto il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri rispondendo alle domande dei giornalisti a margine dell'inaugurazione del campo sportivo intitolato alla memoria dell'ispettore di polizia Filippo Raciti.



I dati dell’UNHCR. Un mondo di rifugiati Sono milioni: in fuga dalla guerra e dalla fame
Il dossier annuale dell’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite racconta un universo parallelo tragico: l’esodo forzato di uomini, donne e bambini dai teatri della crisi
l'Unità, 18-06-2012
Umberto De Giovannangeli
UN QUADRO INQUIETANTE. UN FENOMENO IN CRESCITA. IL 2011 HA FATTO REGISTRARE UN TRISTE RECORD RELATIVO ALLE PERSONE FUGGITE DAL PROPRIO PAESE: il numero di persone diventate rifugiate lo scorso anno è stato infatti il più alto dal 2000. È quanto emerge dal rapporto annuale pubblicato oggi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). Nella pubblicazione «2011 Global Trends» l’Unhcr presenta informazioni e dati dettagliati sulla portata delle migrazioni forzate provocate da una serie di gravi crisi umanitarie, cominciate alla fine del 2010 in Costa d’Avorio e seguite da altre in Libia, Somalia, Sudan e altri Paesi.
Complessivamente 4,3 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie aree d’origine, 800.000 delle quali attraversando il confine dei propri Stati e diventando rifugiati. «Il 2011 ha visto sofferenze di dimensioni memorabili. Il fatto che così tante vite siano state sconvolte in un periodo di tempo così breve implica enormi costi personali per tutti coloro che ne sono stati colpiti», rimarca António Guterres, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati a capo dell’Unhcr. «Possiamo solo essere grati del fatto che nella maggior parte dei casi il sistema internazionale atto a proteggere queste persone sia rimasto saldo e che le frontiere siano rimaste aperte. Questi sono tempi difficili».
Difficoltà che spesso, troppo spesso, si trasformano in tragedie collettive. Alla fine del 2011 in tutto il mondo vi erano 42,5 milioni di persone tra rifugiati (15,4 milioni), sfollati interni (26,4 milioni) o persone in attesa di una risposta in merito alla loro domanda d’asilo (895.000). Nonostante l’elevato numero di nuovi rifugiati, la cifra complessiva è risultata inferiore al totale del 2010 (43,7 milioni), soprattutto per effetto del ritorno alle proprie case di un gran numero di sfollati: 3,2 milioni, la cifra più alta da oltre un decennio. Per quanto riguarda i rifugiati, nonostante un incremento nel numero dei rimpatri rispetto al 2010, il 2011 si trova comunque al terzultimo posto per numero di ritorni a casa (532mila) nell’ultima decade.
Considerato in un’ottica decennale, il rapporto evidenzia diverse tendenze preoccupanti. In primo luogo, il fenomeno delle migrazioni forzate colpisce numeri maggiori di persone a livello globale, con cifre annuali che superano i 42 milioni di persone in ognuno degli ultimi 5 anni. Inoltre, una persona che diventa rifugiato è probabile che rimanga in tale condizione per molti anni, spesso bloccato in un campo profughi o vivendo in condizioni precarie in un centro urbano: dei 10,4 milioni di rifugiati che rientrano nel mandato dell’Unhcr infatti quasi i tre quarti (7,1 milioni) si trovano in esilio protratto da almeno 5 anni, in attesa di una soluzione alla loro condizione. Una soluzione sempre più problematica.
Complessivamente l’Afghanistan si conferma il Paese d’origine del maggior numero di rifugiati (2,7 milioni), seguito da Iraq (1,4 milioni), Somalia (1,1 milioni), Sudan (500.000) e Repubblica Democratica del Congo (491.000). Circa i 4/5 dei rifugiati di tutto il mondo fuggono nei Paesi limitrofi. Ciò si riflette ad esempio nelle numerose popolazioni di rifugiati presenti in Pakistan (1,7 milioni), Iran (886.500), Kenya (566.500) e Ciad (366.500). Tra i Paesi industrializzati il principale paese d’accoglienza è la Germania, con 571.000 rifugiati. Il Sudafrica è invece il primo Paese per numero di domande d’asilo ricevute (107.000), confermando la posizione degli ultimi 4 anni. L’Italia, con 58mila rifugiati, presenta cifre contenute rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea, in termini sia assoluti che relativi. In Francia, Paesi Bassi e Regno Unito i rifugiati sono tra i 3 e i 4 ogni 1.000 abitanti, in Germania oltre 7, in Svezia oltre 9, mentre in Italia meno di 1 ogni 1.000 abitanti. Per quanto riguarda le domande di asilo, nel 2011 sono state presentate poco più di 34mila domande. Un incremento, rispetto agli anni precedenti, determinato dagli effetti della Primavera araba e della guerra in Libia.
AIUTI AGLI SFOLLATI
Il mandato originario dell’Unhcr prevedeva l’assistenza ai rifugiati, ma nei suoi 6 decenni di vita l’Agenzia ha esteso l’attività includendovi anche l’assistenza a molte delle persone sfollate all’interno dei propri Paesi, alle persone apolidi coloro cioè che non hanno una cittadinanza riconosciuta e alle questioni relative ai diritti umani che accompagnano tali fenomeni. Il rapporto «2011 Global Trends» rileva che solo 64 governi hanno fornito dati sulle persone apolidi. Da ciò consegue che l’Unhcr ha potuto raccogliere cifre solo per un quarto degli apolidi di tutto il mondo, il cui numero è stimato in circa 12 milioni. Dei 42,5 milioni che alla fine del 2011 si trovavano in stato di migrazione forzata, non tutti rientrano nella competenza dell’Unhcr. Complessivamente il numero di rifugiati e sfollati assistiti dall’Unhcr 25,9 milioni è aumentato di 700.000 unità nel 2011.



Ottocentomila persone in fuga il 2011 è stato l'anno dei rifugiati
Sangue, rivolte e repressioni: i 12 mesi passati sono stati segnati da un numero mai così alto di nuovi rifugiati. Il nuovo rapporto Unhcr: "Sofferenze di dimensioni memorabili". Boom di richieste di asilo in Italia: +240%. Ma c'è anche una nota positiva: 3,2 milioni di persone sono tornate a casa
la Repubblica, 18-06-20121
VALERIA FRASCHETTI
ALTRO che anno della caduta di Gheddafi, Ben Ali e Mubarak. O del trionfo di Ouattara in Costa d'Avorio e della fine di Bin Laden. Per centinaia di migliaia di persone il 2011 sarà soprattutto ricordato come l'anno in cui sono state costrette a abbandonare casa e patria. Come "l'anno dei rifugiati". Primavere arabe, nuovi conflitti, crisi di vecchia data, ma con un flusso in uscita che non s'arresta, hanno regalato all'ultimo anno un record pesante: quello con il più alto numero di persone diventate rifugiate dal 2000. Ottocentomila.
Tante ne conta l'ultimo rapporto dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). Che, complessivamente, rileva che nello stesso periodo 4,3 milioni di persone sono state protagoniste di migrazioni forzate. "Il 2011 ha visto sofferenze di dimensioni memorabili", ha dichiarato l'Alto commissario dell'agenzia Onu Antonio Guterres.
Costa d'Avorio, poi Libia, Somalia, Sudan e altri Paesi ancora. Una sequela di crisi umanitarie che alla fine del 2011 ha contribuito a registrare nelle statistiche demografiche del pianeta la cifra di 42,5 milioni di persone tra rifugiati (15,4 milioni), sfollati interni (2,64 milioni) e richiedenti asilo (895mila). Solo gli scontri in Costa d'Avorio, tra i sostenitori del neoeletto presidente Ouattara e quelli del suo predecessore Gbagbo, hanno creato un esodo di 200mila ivoriani. Altri 300mila rifugiati sono quelli prodotti dalla carestia e dalla guerra in Somalia.
È l'Afghanistan, però, che si conferma il Paese d'origine del maggior numero di rifugiati, 2,7 milioni. In pratica: un rifugiato su quattro al mondo è afgano. Seguono Iraq (1,4 milioni), Somalia (1,1 milioni) e Sudan (500mila). Uno tsunami umano che tracima puntualmente nei Paese limitrofi, come dimostra il fatto che quelli che ospitano più rifugiati sono il Pakistan, l'Iran, il Kenya e il Chad. Tutti Paesi che già faticano a garantire standard di vita dignitosi ai propri cittadini. E che confermano, quindi, un altro dato preoccupante: quattro quinti dei rifugiati si trovano in Paesi in via di sviluppo, quasi la metà in economie dove il reddito pro-capite non arriva ai 3.000 dollari.
Poi, l'effetto sull'Italia dei rivolgimenti nordafricani e mediorientali. Nonostante allarmi e allarmismi, il nostro Paese ha solo un rifugiato ogni mille abitanti, 58mila in tutto. Mentre in Francia, Regno Unito e Olanda il rapporto è di 3-4 ogni mille. Eppure, le primavere arabe fanno balzare l'Italia al quinto posto per numero di domande d'asilo: 34.000. Un incremento pazzesco: +240 per cento in un anno.
La nota positiva nel rapporto annuale Unhcr esiste, e viene dalla popolazione degli sfollati. In 3,2 milioni, la cifra più alta da oltre un decennio, hanno fatto ritorno a casa. Il fenomeno è stato più evidente in Libia, dove la fine del conflitto tra gheddafisti e ribelli ha spinto 150mila cittadini fuggiti dalle bombe a fare ritorno nelle loro case abbandonate pochi mesi prima. Tendenza simile in Costa d'Avorio con la fine delle violenze politiche, che ha visto 135mila persone lasciare la Liberia per tornare a Abidjan e dintorni.
Anche in Iraq, evidentemente, la sicurezza interna sta migliorando se i rifugiati rientrati sono stati 67mila, il doppio del 2010. Un incremento dovuto anche all'introduzione di un sussidio per i rimpatriati e al conflitto nella vicina Siria, ospite di un gran numero di rifugiati iracheni. Che, scampati a una guerra in patria, si sono ritrovati in mezzo a una nuova guerra civile.



IMMIGRATI: SBARCO SULLE COSTE DI AGRIGENTO
(AGI) - Agrigento, 18 giu. - Una trentina di immigrati, presumibilmente nordafricani, sono sbarcati nella tarda serata di ieri nei pressi della foce del fiume Naro, in localita' Zingarello, ad Agrigento. Non vi e' traccia del natante che li ha trasportati e si presume che abbia ripreso il largo. Sono ventotto gli stranieri bloccati sulla spiaggia e lungo la vicina strada provinciale, mentre cercavano di allontanarsi.
  Tutti sono stati portati alla caserma dei carabinieri della stazione del Villaggio Mose' per le procedure di identificazione. I migranti hanno raccontato che si erano imbarcati almeno in quaranta e sono in corso ricerche delle forze dell'ordine per rintracciare quanti mancano



Lavoro: 581mila immigrati occupati nel nord est
100mila imprese condotte da stranieri, producono il 6,4% del pil del territorio
Stranieri in Italia, 18-06-2012
Roma, 18 giugno 2012 - Gli stranieri rappresentano una risorsa per il territorio del NordEst: le quasi 100mila imprese condotte da stranieri producono il 6,4% del Pil del territorio, specie nel settore delle costruzioni dove il peso dell'attivita' immigrata e' del 18,4%.
Nel NordEst si contano complessivamente 581mila occupati (l'11,6% del totale degli occupati) e 70mila disoccupati (il 28,1% del totale dei disoccupati), evidenziando tassi di disoccupazione del 10,7%, piu' elevati in Friuli Venezia Giulia (13,7%) e in Emilia Romagna (11,2%). I dipendenti stranieri hanno una retribuzione mensile inferiore di 255 dollari rispetto ai colleghi italiani e oltre il 40% delle famiglie straniere vive al di sotto della soglia di poverta'.
E' qaunto emerge dal Rapporto Annuale sull'Economia dell'Immigrazione realizzato dalla Fondazione Leone Moressa e patrocinato dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) e dal ministero degli Affari Esteri, che e' stato presentato oggi a Padova nel convegno dal titolo ''Gli stranieri: quale valore economico per la societa'?'' organizzato dall'Associazione Ascan e dal Comune di Padova in occasione della sesta edizione di ''Tradizione Senegalese''.



Gli immigrati in piazza contro la crisi «Combattiamo anche per i diritti degli italiani»
Romeni, filippini, sudamericani, bengalesi e ucraini chiedono la regolarizzazione e la cittadinanza per i figli nati nel nostro Paese
Corriere della sera, 17-06-20112
Gianluca Russo
ROMA - Lo slogan della manifestazione di domenica in piazza della Repubblica è «unità e solidarietà tra e per tutti i popoli in crisi e in guerra», organizzata dal Comitato immigrati in Italia. Si apre cosi il dibattito pubblico di protesta tra le comunità straniere scese in piazza sotto un sole cocente. I temi chiave della protesta sono diversi e le rappresentanze delle comunità pure: romena, filippina, sudamericana, bengalese e ucraina.
SANATORIA IGNORATA - Edgar Galiano, del comitato, protesta contro le pochissime domande accettate con la sanatoria del 2009 «a fronte di circa 450 mila richieste di pagamento per il permesso di soggiorno e l’emersione dal lavoro nero». La maggior parte ancora aspetta risposte chiare dal governo. «Negare la regolarizzazione dei lavoratori immigrati fa parte del gioco della crisi», si legge sul volantino ufficiale del comitato e intanto la discussione si accende quando si parla di numeri relativi agli stranieri che lavorano nel nostro Paese.
OLTRE UN MILIONE - «Oltre un milione gli immigrati, quelli senza regolare permesso di soggiorno, che però lavorano 10-12 ore al giorno e sono invisibili alla previdenza sociale, licenziabili dietro volontà e libertà del datore di lavoro» si legge alla fine del documento scritto dal comitato, quasi una denuncia verso una fetta di popolazione che crea ricchezza nel nostro Paese e alla quale nessuno rende merito. «Scendiamo in piazza per i nostri diritti e anche per gli italiani» continuano i manifestanti. E sottolineano che una lotta per i pari diritti e la dignità (a partire dal lavoro regolare) deve essere una battaglia da portare avanti a fianco degli operai italiani, che spesso puntano il dito contro gli immigrati, addossando loro il problema della disoccupazione.
DIRITTO DI CITTADINANZA - Gli extracomunitari sono scesi in piazza anche per alzare la voce contro il razzismo e l’atteggiamento xenofobo che dilaga a Roma e in tutta l’Italia. Si dibatte sui temi della cittadinanza per gli stranieri. Su uno striscione si legge: «Cittadinanza per i nostri figli», come a voler ribadire i diritti negati ai minori che nascono o crescono nel nostro Paese. «Sono 650 mila i bambini nati in Italia da genitori stranieri» si legge nel comunicato ufficiale del comitato, in cui è contestato che solo al raggiungimento dei 18 anni questi possono ottenere il diritto di cittadinanza. E la piazza chiede anche la modifica, non ancora avvenuta, della legge 91 del 5 febbraio 1992 sulla cittadinanza italiana: le 110 mila firme raccolte da 19 associazioni durante la campagna «L’Italia sono anch’io» sembrano non aver riscosso un grande interesse.



Se l'integrazione è un cartoon Un laboratorio per ragazzi stranieri
Nello storico quartiere San Lorenzo di Roma, viene offerta a 24 giovani una  concreta possibilità di lavoro artistico, tramite un corso di formazione per diventare professionisti dell'animazione
la Repubblica, 15-06-2012
MARTA RIZZO
Se l'integrazione è un cartoon Un laboratorio per ragazzi stranieri
ROMA -  Un cartoon per aiutare ragazzi provenienti da tutto il mondo a integrarsi. A volte l'aiuto può nascere anche da una semplice occasione di lavoro. E' il caso di Integranimation, 1 un laboratorio di formazione e di integrazione culturale, nato con lo scopo di promuovere un avviamento professionale all'animazione per coloro che vi partecipano, ma anche diffondere e sviluppare tematiche di interesse  sociale. L'iniziativa è aperta a 24 ragazzi provenienti da: Iraq, Togo, Romania, Iran, Ecuador, Mali, Guinea, Kurdistan, India, Costa d'Avorio, Burkina Faso, Perù e Italia.
Il sottotitolo del progetto recita: Integrazione, Immigrazione e Animazione, ed è esattamente questo circolo virtuoso di elementi che il laboratorio mette in campo. "L'idea nasce dalla constatazione che Roma, come tutte le altre capitali europee, deve raccogliere la sfida dell'integrazione tra una pluralità di culture - dice Sara Tardelli, presidentessa di CO2 Crisis Opportunity Onlus 2, una delle associazioni organizzatrici dei corsi -  Credo che confrontarsi e conoscere realtà diverse è un'importante opportunità di crescita soprattutto per i giovani. Come Onlus che si occupa da sempre di comunicazione sociale, sia in Italia che all'estero, abbiamo pensato di formare 24 giovani tra migranti, rifugiati politici ed italiani insegnandogli uno strumento di comunicazione innovativo come l'animazione. Integranimation vuol dar loro un modo diverso per esprimere se stessi, un modo per trovare un gruppo di amici e speriamo una possibile strada professionale".
I laboratori sono divisi in due sezioni differenti, tra le specialità del lavoro di animazione filmica: animazione in plastilina e animazion e object animation/ pixillation e si svolgono  presso la Cooperativa Sociale Sartorio, coordinata dall'artista Paolo Tamburella, a Roma. Iniziati a marzo, i corsi termineranno a fine giugno, con la premiazione di un giovane artista per sezione.
Per tradizione, il quartiere San Lorenzo di Roma è una grande fucina che ospita e accoglie diverse realtà di impegno sociale, solidale e artistico. Integranimation punta a un intervento con azioni concrete: insegnare un mestiere a dei ragazzi che provengono da zone del mondo povere e che a Roma, da San Lorenzo appunto, possono trovare una propria strada. L'iniziativa punta su temi d' impegno sociale per sensibilizzare gli spettatori. Fra i docenti ci sono maestri dell'animazione italiana e internazionale, come ad esempio Stefano Argentero, animatore in plastilina che ha lavorato con i più importanti studi italiani; Alessandro d'Urso, fotografo professionista e direttore artistico di Cortoons Festival; Davide Bastolla, giovane animatore indipendente.
Infine, come ultimo tassello di un puzzle che sembra incastrato davvero bene, due tra i giovani apprendisti del laboratorio, avranno la possibilità di essere premiati, di vedere e di far vedere i propri cortometraggi d'animazione solidale sul canale televisivo Cartoon tv e, gli si auspica, di cominciare il loro percorso verso festival di animazione nazionali e internazionali. "Siamo entrati nell'ultimo mese del corso di Animazione con la Plastilina del progetto Integranimation e stiamo lavorando al corto finale che i ragazzi hanno elaborato facendo tesoro dell'esperienza tecnica acquisita da aprile ad oggi - racconta Stefano Argentero, uno degli insegnanti del progetto - Quando sono stato coinvolto nella creazione del laboratorio da Co2 e Cortoon ho aderito con entusiasmo, perché credo che il linguaggio del cinema di animazione sia universale e consenta alle persone di ogni cultura di poter esprimere in maniera immediata il proprio pensiero attraverso la manipolazione della materia, nel mio caso la plastilina colorata".
Il progetto Integranimation  è stato fondato e portato avanti grazie alla collaborazione di diverse realtà: Il Co2 (Crisis Opportunity Onlus, un'associazione specializzata in comunicazione sociale), il Festival di animazione Cortoons, la Cooperativa Sociale Sartorio, e la Cooperativa Sociale Trasparenze. Integranimation viene realizzato grazie al sostegno della Fondazione Roma. Alcune anteprime dei corti d'animazione dei ragazzi sono già stati presentati con successo a Cortoons  -  Festival Internazionale di Cortometraggi di Animazione, al Teatro Palladium di Roma, e al RIFF -Rome International Film Festival al Nuovo Cinema Aquila.



La geografia delle baraccopoli popolate da richiedenti asilo
Le sacche metropolitane di marginalità fotografate dalle Caritas 1 di Roma, Firenze e Milano in collaborazione con il Centro Astalli 2 (progetto finanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati): 520 interviste a richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in 8 insediamenti spontanei. Il sistema italiano non garantisce un'adeguata accoglienza
la Repubblica, 14-06-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Ponte Mammolo, a Roma; Slataper a Firenze; ex scalo ferroviario di Porta Romana, a Milano. Eccole le baraccopoli italiane del terzo millennio: ad abitarle migliaia di richiedenti asilo e rifugiati (1.500 solo nella Capitale) in gran parte disoccupati (l'88%) e incapaci di esprimersi adeguatamente in italiano.
La ricerca. A fotografare le sacche metropolitane di marginalità è una ricerca curata dalle Caritas 3 delle tre città in collaborazione con il Centro Astalli 4 (progetto finanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati): 520 interviste a richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale in 8 insediamenti spontanei di Roma, Milano e Firenze.
Gli insediamenti spontanei. Nelle grandi città italiane molti rifugiati vivono infatti in "insediamenti spontanei": vere isole di emarginazione, spesso a pochi metri da stazioni e centri commerciali. In questi insediamenti le condizioni abitative sono "al di sotto di ogni standard minimo accettabile in relazione alla salute e alla sicurezza". La situazione più problematica è quella di Roma, dove si stima che negli insediamenti spontanei vivano complessivamente 1.200-1.500 persone. Nella Capitale sono state monitorate la baraccopoli di Ponte Mammolo, la tendopoli della Stazione Ostiense (poi sgombrata nell'aprile 2012) e alcuni edifici della Romanina, Collatina e del Centro Ararat a Testaccio (un centro culturale autorizzato). A Firenze, oggetto della ricerca sono stati gli edifici in via Luca Giordano e Slataper. A Milano la tendopoli dell'ex scalo ferroviario di Porta Romana.
L'accoglienza inadeguata. Stando alla ricerca, il sistema italiano non garantisce un'adeguata accoglienza a tutti coloro che ne avrebbero diritto: "Troppo disomogenee sono le misure messe in campo, troppo episodici e parziali gli interventi per l'integrazione". E i posti disponibili sono insufficienti. "Si deve fare di più, puntando soprattutto sulle misure che favoriscano l'inclusione lavorativa (oltre l'88% degli intervistati attualmente non è occupato) e la formazione (il 42% conosce troppo poco la lingua italiana)". I rifugiati (oltre il 75% degli intervistati è titolare di protezione internazionale e l'11,3% ha ottenuto la protezione umanitaria) sembrano aver maturato una profonda mancanza di fiducia nei confronti di uno Stato che "commette ingiustizie" e non riesce a "garantire ai rifugiati gli stessi diritti che hanno negli altri Paesi europei".
Gli interventi emergenziali. Non è tutto. Negli anni si è infatti assistito al ciclico ripetersi di emergenze, "affrontate con la moltiplicazione di servizi di bassa soglia gestiti centralmente dallo Stato, che il più delle volte non hanno visto alcun coinvolgimenti degli Enti locali sul cui territorio le persone venivano dislocate". Il risultato? "Il fatto che circa il 37% degli intervistati è arrivato in Italia con gli sbarchi del 2008 e oggi vive in un insediamento spontaneo rivela che tali interventi hanno aumentato la probabilità che il titolare di protezione internazionale "esca dai radar" dei percorsi d'integrazione".



Quando le regolarizzazioni si fanno per vincere le elezioni. Obama vara un provvedimento a favore di 800 mila latinos arrivati in Usa quando avevano meno di 16 anni.
Obama “sono patrioti americani a tutti gli effetti, e non possono vivere con l'incubo di essere espulsi verso un Paese che non conoscono”.
Immigrazioneoggi, 18-06-20121
Ci vuol coraggio a varare provvedimenti a favore degli immigrati, per giunta illegali, nel bel mezzo di una campagna elettorale. Non negli Stati Uniti e non per Barak Obama, il quale annuncia una mini sanatoria per i giovani irregolari e rischia addirittura di trarne un vantaggio per la presidenziali che si svolgeranno il prossimo novembre.
L'amministrazione Obama ha infatti deciso di fermare le espulsioni per gli immigrati illegali che hanno meno di 30 anni e che sono arrivati negli Stati Uniti prima di aver compiuto 16 anni. Secondo quanto previsto nel provvedimento varato dal segretario per la Sicurezza nazionale, Janet Napolitano, coloro che richiedono la regolarizzazione devono aver vissuto negli Usa almeno 5 anni consecutivi senza aver mai avuto problemi con la giustizia, si siano diplomati in una scuola superiore americana o abbiano prestato servizio militare. Queste persone potranno chiedere un permesso di lavoro biennale, senza limitazioni sul numero di rinnovi. Questa procedura non darà comunque diritto a richiedere la cittadinanza americana, ma consentirà appunto di lavorare in modo legale.
Secondo le prime stime, fornite dallo stesso Dipartimento, la misura dovrebbe riguardare circa 800 mila persone. Alcuni commentatori vedono nella mossa di Obama, a meno di sei mesi dal voto, un messaggio chiaro all'elettorato “Latino” che attendeva da tempo un suo intervento su questo drammatico problema. Soprattutto ai cosiddetti “Dreamers”, cioè quei ragazzi che come ricorda Obama “sono patrioti americani a tutti gli effetti, e non possono vivere con l'incubo di essere espulsi verso un Paese che non conoscono, di cui magari non parlano nemmeno la lingua”. La scelta dei tempi non è casuale: questo provvedimento arriva una settimana prima della conferenza nazionale degli Ispanici d'America eletti, la National Association of Latino Elected and Appointed Official, in programma ad Orlando, in Florida, alla quale Obama manderà un messaggio e che vedrà anche la partecipazione di Mitt Romney, giovedì prossimo.
Per l’autrice della legge, il segretario alla Sicurezza Janet Napolitano, le leggi sull'immigrazione non hanno lo scopo di “deportare giovani forze produttive verso Paesi in cui in alcuni casi non si è mai vissuto e di cui non si parla neanche la lingua”. Le leggi in materia di immigrazione, scrive ancora la democratica italoamericana, “devono essere applicate in modo fermo” ma “non cieco alla valutazione di circostanze e situazioni individuali”.
La proposta, molto criticata dall’opposizione Repubblicana, è però molto simile a quella suggerita dal senatore repubblicano della Florida Marco Rubio come alternativa del Dream Act, la legge di riforma dell'immigrazione.

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Ospiteremo qui, ogni settimana, casi, vertenze, questioni ancora aperte o che hanno trovato una soluzione. Chiunque volesse porre quesiti su singole situazioni o tematiche generali, relative alle norme e alle politiche in materia di immigrazione, asilo e cittadinanza nonché all'accesso al sistema di welfare locale da parte di stranieri, può farlo scrivendo a: immigrazione@arci.it o telefonando al numero verde 800905570
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