Morire nel Mediterraneo

 

dal 1 gennaio    2014        2500   

                         2013          1050

                  2012        409

 

                2011     2160

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

20 febbraio 2012

«Benvenuti in Italia» il film che parla all’Italia di un passato attuale
l'Unità, 18-02-2012
Cinque storie di vita quotidiana ambientate in città molto diverse tra loro, Venezia, Milano, Roma, Portici e Napoli: scenari noti che ospitano volti e sguardi nuovi. È questo il cuore dell’iniziativa dell’Archivio delle memorie migranti (AMM) che, in un percorso di video-formazione lungo un anno, ha dato l’opportunità a Dag, Aluk, Hamed, Hevi e Zakaria di produrre un film documentario e di narrare le storie che compongono Benvenuti in Italia. Un bellissimo, struggente ed efficace film documentario presentato a Milano, Roma, Napoli, Venezia e Verona in occasione della Giornata della Memoria. Ne esce lo sguardo di chi arriva in Italia con il proprio carico di dolore, di perdita e anche di speranza. Sono le storie di un giovanissimo afghano giunto in Italia nel sottovano di un camion, ospite fino al diciottesimo compleanno di una casa famiglia per minori stranieri; del campione della nazionale Somala, in fuga dalla guerra, e che sogna di tornare a giocare; di due giovani coniugi curdi sfuggiti a pesanti condanne inflitte da un Tribunale turco e che riparano in Italia per amore della propria bambina di pochi mesi; è la storia della comunità Burkinabe di Pianura e di un improvvisato ristorante domestico per connazionali in perenne emergenza economica e infine dell’intellettuale senegalese accoltellato in pieno giorno a Milano da un naziskin, vittima casuale dell’odio e della paura delle nostre città. E sono proprio «memoria» e «documento» le parole chiave attorno alle quali ruota il progetto dell’Archivio della Memoria Migrante. La nostra memoria misconosciuta di popolo migrante quanto altri mai in Europa e la necessità di documentare analogie e distanze.



Immigrati, la tassa sarà per intero ma i permessi dureranno più a lungo
Le altre novità che si annunciano: chi perde il lavoro avrà più tempo per cercarne un altro, dai sei mesi attuali, a un anno. Ci sarà il permesso illimitato per chi dimostrerà di avere una famiglia che lo sostiene. L'Esecutivo, dunque, ereditata la stangata di Maroni e Tremonti e preferisce ritoccare i permessi di soggiorno, senza ridurre la  tassa
la Repubblica, 20-12-2012
VLADIMIRO POLCHI
ROMA - Resta la tassa, si allungano i permessi. È la "rivoluzione" annunciata dal Viminale: basta rinnovi e scadenze ravvicinate nel tempo, i permessi di soggiorno dureranno più a lungo (anche il doppio). Non solo. Chi perde il lavoro avrà più tempo per cercarne un altro (il permesso per attesa occupazione passa da sei mesi a un anno) o un permesso illimitato se ha un contesto familiare che garantisca il suo sostentamento. E la nuova tassa firmata Maroni-Tremonti 1? Si pagherà per intero, ma meno spesso. Ecco i punti della bozza alla quale stanno lavorando in queste ore i tecnici dei ministeri dell'Interno e del Lavoro: sulla vita dei migranti si annuncia l'intervento più radicale dai tempi della Bossi-Fini 2.
La stangata Maroni-Tremonti. Ad offrire lo spunto per rivoluzionare la materia è il decreto Maroni-Tremonti, entrato in vigore il 30 gennaio scorso: col provvedimento nasce una nuova tassa (tra 80 e 200 euro, a secondo del tipo di permesso) per gli immigrati che intendono richiedere il rinnovo o rilascio dei documenti. Un balzello che si va ad aggiungere alle altre spese già sostenute per la pratica: 27,50 euro per il rilascio del permesso elettronico, 30 euro per il servizio delle Poste e 14,62 euro in marca da bollo.
La "rivoluzione" dei permessi. Il governo Monti, ereditata la stangata, ha preferito mettere mano all'intera materia dei permessi di soggiorno, piuttosto che intervenire sulla nuova tassa (il cui mancato introito potrebbe peraltro configurarsi come danno erariale per la Corte dei Conti). "La norma che stiamo mettendo a punto - ha annunciato il 1° febbraio il ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, alla commissione Affari Costituzionali della Camera - rivoluzionerà completamente il sistema dei permessi". E, stando alle prime indiscrezioni che arrivano dai ministeri competenti, l'annuncio potrebbe presto realizzarsi.
In arrivo i maxipermessi. Innanzitutto si lavora ad allungare i permessi di soggiorno: di tutti, da quelli della durata di tre mesi, a quelli che scadono dopo due anni. Tra le varie ipotesi sul tavolo, si mira anche a raddoppiarne la durata. Un modo per ridurre la nuova tassa Maroni-Tremonti, che rimane in piedi ma verrà pagata meno frequentemente (visto il prolungarsi dei permessi): una risposta alle richieste dei sindacati, Cgil, Cisl e Uil, che hanno più volte manifestato contro la nuova stangata. Un modo anche per semplificare la vita dei migranti, alle prese ogni anno con la burocrazia dei permessi.
Un anno per cercare un nuovo lavoro. Il governo prevede di allungare a un anno la durata del permesso di soggiorno per attesa occupazione. "Un anno di tempo o più in caso di cassa integrazione, indennità di disoccupazione e ammortizzatori sociali, invece di sei mesi", conferma il sottosegretario al Welfare, Maria Cecilia Guerra. Oggi chi perde il lavoro ha solo sei mesi di tempo per cercarne un altro, pena la scadenza del permesso. "Sei mesi per ritrovare un lavoro mi sembrano pochi - aveva detto anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini nel maggio 2010 - vista la congiuntura economica andrebbe previsto almeno un anno". E ancora: "Un'altra norma che portiamo avanti - spiega Cecilia Guerra - permetterebbe di non far scadere il permesso di soggiorno a quegli immigrati che perdono il lavoro e che si trovano in un contesto familiare in grado di garantire il sostenimento economico. Il permesso di soggiorno non scadrebbe finché c'è la possibilità di un mantenimento".
Pratiche via e-mail. E ancora: per accelerare le pratiche si spinge sui permessi elettronici e l'uso di internet. Un programma informatico consentirà, nello stesso momento in cui si formula la domanda online, di ottenere gli appuntamenti necessari al disbrigo della pratica. Si partirà a giorni, assicura il ministro Cancellieri, "appena sarà pronto il software per rendere del tutto operativo il sistema che consentirà di alleggerire le pratiche e contrarre i tempi". Si pensa anche alla possibilità di bypassare le Poste, attraverso l'utilizzo della posta elettronica certificata per i migranti che ne dispongono. Resta però sul tavolo il problema della sicurezza della procedura via email, visto il rischio contraffazioni: oggi Poste rilascia una ricevuta all'atto di presentazione della domanda difficilmente falsificabile (grazie al codice ologramma).
I tempi? Dai ministeri competenti rispondono che la "rivoluzione" dovrebbe essere pronta in dieci giorni. E se per accelerare l'iter delle pratiche basterà un decreto ministeriale, per l'allungamento dei permessi si dovrà intervenire con una modifica di legge.  
Il plauso delle associazioni. "Così facendo il governo andrebbe incontro alle richieste avanzate da tutte le associazioni, dall'ARCI 3, alla Caritas 4 - spiega Pino Gulia, responsabile immigrazione del patronato Acli 5 - perché l'integrazione passa anche da queste scelte che danno respiro agli immigrati, sia dal punto di vista economico, che burocratico".



Trenta immigrati sbarcati in Calabria, bloccati su spiaggia
Sono di varie nazionalita', tutti uomini e giovani
(ANSA) - PORTIGLIOLA (REGGIO CALABRIA), 20 FEB - Trenta immigrati di varia nazionalita', tutti uomini e giovani, sono stati bloccati sulla spiaggia di Portigliola, nella Locride, da polizia e carabinieri. La presenza degli immigrati era stata segnalata da alcuni automobilisti.
Gli immigrati erano giunti davanti alla costa con un mercantile dal quale poi, a bordo di due gommoni, sono stati trasbordati sulla spiaggia. Le forze dell'ordine sono alla ricerca di altri immigrati che potrebbero essersi allontanati.



Mamme tunisine in cerca dei loro desaparecidos
Sono 800 i migranti scomparsi dopo essersi imbarcati per l’Italia
La Stampa, 20-02-2012
Laura Aniello
Sono detective a caccia di fantasmi. E quei fantasmi sono i loro figli, nipoti, fratelli. «Il mio Mohamad, 19 anni, è partito a marzo dopo essere stato colpito da una pallottola a una gamba durante la rivoluzione. I suoi cugini in Germania l’hanno riconosciuto in un filmato televisivo a Lampedusa», dice Mahrzia Raufi mostrando la foto di un ragazzo sorridente. Il velo bagnato dall’acqua che viene giù dal cielo, gli occhi fissi sul portone del consolato tunisino di Palermo, al collo l’appello alle autorità: «Aiutateci a trovarli».
Sono i nuovi desaparecidos, inghiottiti nel vortice delle rivolte arabe, delle migrazioni, degli assembramenti sui barconi, dei respingimenti in mare. Tutti partiti l’anno scorso, la gran parte spariti tra gennaio e marzo. I fantasmi del Mediterraneo: finiti in un Cie, in un carcere, in un bassifondo di qualche città o - peggio - negli abissi di quel grande cimitero che è il canale tra la Sicilia e il Maghreb. O forse ancora nascosti da una nuova identità (etiope, eritrea, palestinese) dichiarata per ottenere il permesso d’asilo. In Tunisia ne mancano all’appello 800 - trecento dei quali solo nella capitale - quasi la metà dei 1.500 partiti dal Nord Africa che anche l’Alto commissariato delle Nazioni unite qualifica come «missing».
Perduti, scomparsi nel nulla. Sei di quelle famiglie che protestano laggiù da mesi sono venute a Palermo con le fotografie dei loro ragazzi nelle mani per poi bussare alle porte dell’ufficio migrazioni di Agrigento - quello da cui dipende Lampedusa - e per andare infine a Roma, dove domani saranno ricevute al nostro ministero degli Interni. Tutti aggrappati a una voce smozzicata sentita sopra a un barcone - «Mamma, sono partito, ci sentiamo quando arrivo, evviva la libertà» - al fotogramma confuso di qualche tv, alle immagini pubblicate dai giornali. «Non c’è dubbio, guardate - dice Mahrzia - quello è sicuramente mio figlio, non si può sbagliare. Magari non può telefonare, non ha i soldi, è prigioniero. Non sa che sua madre è qua e che non si rassegnerà mai». Accanto a lei c’è Imed Soltani, che cerca i suoi due nipoti, Slim e Belahsen. «Hanno pagato mille ciascuno per imbarcarsi, sono arrivati sicuramente in un gommone con 22 persone a Linosa il 2 marzo, lo hanno confermato i carabinieri» spiega Adel Laid, dell’associazione Arca, che segue da vicino il caso insieme con Zaher Darwish della Cgil immigrazione, l’anima dei senza diritti di Palermo. Noureddine M’Barki è qui per il figlio Karime, vent’anni. «Era su un barcone arrivato a Lampedusa insieme con tanti altri, ho la foto. È vivo». Chiedono, i genitori dei desaparecidos, un confronto tra impronte digitali: quelle impresse in Tunisia dai ragazzi al momento del rilascio delle carte d’identità, e quelle rilevate all’arrivo nei Centri di identificazione e di espulsione. Una petizione che ha raccolto oltre 1.500 firme e ottenuto un’interrogazione parlamentare di Livia Turco e Gianclaudio Bressa. Dopo giorni di silenzio, il governo tunisino ha battuto un colpo, aprendo uno spiraglio di dialogo. Ma restando irremovibile sulla chiusura dei cordoni della borsa per quel che riguarda le spese di ospitalità. «I primi giorni ha pagato l’albergo - racconta Zaher Darwish - poi hanno dormito in una moschea e nelle case di amici». Nadia Ajmi, che ha visto il figlio di 21 anni, Rami Ghrissi, vendere prima il computer e poi la moto per pagarsi il biglietto per Lampedusa. Lì, in Tunisia, adesso spera come Sameh, che l’ultima volta ha sentito la voce di suo figlio già in mare: «Mamma, siamo partiti da un’ora, chiamami domani», e poi per giorni, per mesi, è impazzita dietro al messaggio automatico del telefono staccato. Nessuno vuole pensare a tutti quelli che sono partiti senza mai arrivare, alle tombe dei senza nome a Lampedusa, se tomba è una gettata di calce bianca con la scritta: extracomunitario. Nessuno vuole pensare ai naufragi che si susseguono anche in questi giorni. Perché a poche miglia di distanza da quell’isola dove i migranti sono al centro della campagna elettorale per il nuovo sindaco, si muore ancora. Il 14 gennaio - racconta Fortress Europe, il blog che tiene la conta delle vittime quattro imbarcazioni sono salpate dalla costa a est di Tripoli, due sono state salvate dalla guardia costiera maltese, una dai militari italiani. La quarta, che era partita carica di 55 uomini, è stata ritrovata alla deriva con un solo passeggero a bordo. Morto. «L’altro giorno - racconta Darwish - a un anziano in Tunisia è arrivata la notizia che suo figlio fosse tra le vittime. Lui non ha retto al dolore ed è morto sul colpo. L’indomani abbiamo saputo che il ragazzo era vivo».



“Ma per molti di loro non c’è speranza“
Intervista a Fulvio Vassallo
La Stampa, 20-02-2012
L. An.
Non creiamo false aspettative, credo che gran parte degli ottocento migranti che mancano all’appello siano finiti in fondo al mare, a marzo 2011 ci furono almeno tre naufragi di barconi partiti dalla Tunisia». Non è ottimista Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto d’asilo all’Università di Palermo, avvocato dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione e rappresentante del Forum antirazzista di Palermo.
Ma alcuni di questi genitori sostengono di avere le prove dell’arrivo in Sicilia dei loro figli…
«E questa è l’altra storia. Che è l’esito dell’assoluta situazione di incertezze che si determinò perché i migranti non venivano identificati immediatamente con le impronte digitali: questo avveniva più tardi, a Lampedusa o nei Cie dove venivano successivamente portati. Aggiunga pure che i primi sbarchi avvennero il 7 febbraio, ma la richiesta di protezione internazionale fu accordata dall’Italia soltanto il 5 aprile. Molti fuggirono dai Centri senza neanche essere ancora stati identificati».
Perché non chiamare a casa per dire: sono vivo?
«Qualcuno può avere dato false generalità e può essere stato arrestato. In questo caso ha paura di scoprirsi, di rischiare un’altra condanna o di essere rimpatriato, anche perché - dopo la caduta di Ben Alì - il trattamento per chi è emigrato clandestinamente non è molto sereno. Il periodo di detenzione in Italia, per quelli trovati senza documenti, nella maggioranza dei Paesi europei è da sei mesi a un anno: quindi aspettano di uscire».
Perché non avviare il confronto delle impronte, di fronte all’ansia di centinaia di madri?
«Il canale di dialogo si è appena aperto, ma è ancora tutta da verificare la disponibilità della Tunisia. Le autorità italiane, dal canto loro, si erano dette disponibili a verificare le impronte che avrebbe ricevuto, ma intanto nel frattempo non ha neanche fatto un controllo negli archivi del Paese».
Con la primavera, si aprirà una nuova stagione di sbarchi?
«Ne dubito fortemente. La Libia vive una situazione di controllo tribale: chi ha la pelle nera, se non ha un libico che garantisca per lui, è un uomo morto. È diventata un tappo per i migranti africani, tanto che adesso abbiamo notizia di somali in Ucraina, di eritrei bloccati in Sinai, in mano a predoni e trafficanti di organi. Per quel che riguarda la Tunisia, la situazione è fluida, e anche questa storia dei desaparecidos è stata utilizzata per dire: avete visto che succede se fate partire i vostri figli? Non c’è la guerra, non si vedono chiaramente le opportunità della partenza. Potranno arrivare nell’ordine di tre o quattromila, ma l’esodo dei 60 mila dell’anno scorso non lo vedremo».



Un visto per l’Italia: tre ore in diretta WebTV per approfondire il nuovo decreto sui visti d’ingresso e per rispondere alle domande dei lettori di ImmigrazioneOggi.
Iniziativa dedicata agli operatori dei servizi pubblici e privati, avvocati e consulenti del lavoro, funzionari delle ambasciate e consolati stranieri in Italia ed a tutti i cittadini italiani e stranieri interessati all’argomento. La partecipazione è gratuita. Iscrizioni on line a partire dal 20 febbraio fino all’esaurimento dei 300 collegamenti disponibili.
Immi9grazione Oggi, 20-02-2012
2012, l’anno della WebTV interattiva di ImmigrazioneOggi. Una serie di trasmissioni a tema per spiegare le novità legislative e per dare risposte ai quesiti dei lettori in tempo reale.
Primo appuntamento il 7 marzo dalle 15 alle 18 con una trasmissione pomeridiana di tre ore dedicata al nuovo decreto visti (2011) per approfondire le opportunità di ingresso legale in Italia, i requisiti richiesti, ma anche per parlare delle difficoltà che possono incontrare gli utenti presso gli uffici visti delle nostre rappresentanze all’estero.
L’evento è rivolto agli operatori dei servizi pubblici e privati per immigrati, agli avvocati e consulenti del lavoro, ai responsabili del personale di multinazionali, al personale diplomatico consolare accreditato in Italia ed a tutti i lettori di ImmigrazioneOggi interessati all’argomento.
Relatori: Raffaella Renzi, Direzione centrale della polizia dell’immigrazione e delle frontiere; Giuseppe De Angelis, dirigente l’Ufficio immigrazione della Questura di Milano e Rubens Fedele, ministro plenipotenziario, già ambasciatore a Brazzaville, Manila e Colombo.
Raffaella Renzi e Giuseppe De Angelis illustreranno le principali tipologie dei visti d’ingresso come definite dal decreto 2011 mentre Rubens Fedele affronterà il tema delle problematiche incontrate dalle rappresentanze italiane all’estero nella gestione dei visti.
Al termine delle relazioni (circa due ore) i partecipanti potranno trasmettere i loro quesiti scritti, in italiano, attraverso l’apposita funzione di messaggistica del sito. Le risposte saranno fornite in diretta fino alla conclusione della trasmissione (circa un’ora).
Tutte le informazioni e la scheda di iscrizione on line sono raggiungibili tramite il banner pubblicato nella home page di www.immigrazioneoggi.it.
Per gli avvocati ed i giuristi interessati alla disciplina dell’immigrazione è anche disponibile, con analoghe modalità, un corso articolato in cinque seminari pomeridiani che si terranno da aprile a settembre. I cinque seminari sono accreditati ai fini del riconoscimento dei crediti formativi qualora seguiti presso la sede di un Ordine degli avvocati, come meglio indicato nel sito www.studioimmigrazione.it.



Ragusa: la Regione Siciliana chiude gli ambulatori dedicati agli immigrati irregolari.
Denuncia della Società italiana di medicina delle migrazioni e di altre 11 associazioni. “Denunciamo il grave stato di disagio in cui sono venuti improvvisamente a trovarsi gli immigrati”.
Immigrazione Oggi, 20-02-2012
La Società italiana di medicina delle migrazioni (Simm), insieme ad altre 11 associazioni, denuncia con un documento la chiusura a Ragusa degli ambulatori dedicati ai migranti Stp e Eni.
“A meno che ciò preluda a scelte organizzative più efficaci di cui non abbiamo finora conoscenza – si legge nel documento – denunciamo il grave stato di disagio in cui sono venuti improvvisamente a trovarsi gli immigrati che da anni usufruivano dei servizi offerti da tali ambulatori e sollecitiamo le autorità competenti ad intervenire al più presto per risolvere tale grave lesione dei diritti fondamentali della persona”.
Nel documento, le associazioni denunciano che “dal 1 gennaio 2012 non sono più attivi gli ambulatori specificamente dedicati all’assistenza sanitaria degli immigrati irregolari (Stp/Eni) così come previsto dalla normativa vigente nazionale e regionale”.
“Gli ambulatori – si legge – erano diventati riferimento per singoli e famiglie anche per la possibilità di interventi di mediazione linguistica e culturale”.
La decisione di stilare un documento è stata presa subito dopo la tavola rotonda, svoltasi mercoledì scorso a Ragusa, promossa dall’associazione Uniti senza frontiere, dal GrIS Sicilia - Simm e dalla Cooperativa sociale Arc-En-Ciel onlus. Il documento è stato inviato alle massime autorità competenti dell’Isola: assessore regionale della Salute, direttore generale dell’Asp 7 di Ragusa, prefetto e questore della Provincia di Ragusa, comandante provinciale dei Carabinieri.
Le associazioni firmatarie sono: associazione Uniti senza frontiere, Società italiana di medicina delle migrazioni - Gruppo regionale immigrazione e salute Sicilia, Caritas diocesana di Ragusa, Centro diocesano per la Pastorale della salute, ARC - EN - CIEL coop. soc. onlus, Cgil Funzione Pubblica, Croce Rossa Italiana Ragusa, associazione Comunità Islamica in Sicilia, Sprar Ragusa, Cisl Ragusa, Anolf Ragusa e Avis Ragusa.



“Stavo con un immigrato, mi dimetto”
Giornalettismo, 19-02-2012
Paul Babeau, noto per le sue posizioni forti contro i clandestini, aveva una relazione con un  messicano entrato illegalmente negli Usa
Duro colpo per Mitt Romney a pochi giorni dal voto dei repubblicani in Arizona.
LE DIMISSIONI - Uno dei responsabili della sua campagna elettorale nello Stato in cui si svolgeranno le primarie il 28 febbraio si e’ dimesso dichiarando di essere gay. Si tratta dello sceriffo della contea di Pima, Paul Babeau, noto per le sue posizioni forti contro i clandestini, che in una conferenza stampa ha dichiarato di avere avuto una relazione con un immigrato illegale messicano di nome Jose’.
TUTTO CONFERMATO – Il messicano, attraverso il suo avvocato, aveva raccontato una storia esplosiva sul Phoenix New Times, dicendo che Babeau lo aveva minacciato di espulsione nel caso avesse rivelato la loro storia. Lo sceriffo, 43 anni, ha confermato la relazione e ha ammesso di essere omosessuale, ma ha negato con forza le accuse rivoltegli dall’ex fidanzato, sottolineando che si tratta solo del tentativo di utilizzare l’orientamento sessuale per boicottare la sua carriera politica. Babeau e’ pubblicamente conosciuto per le sue idee forti contro gli immigrati illegali, e gli osservatori sostengono che la relazione con un clandestino potrebbe seriamente comprometterne la posizione con i repubblicani in Arizona.









 

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