Morire nel Mediterraneo

 

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"Ogni faccia è un miracolo. E' unica. Non potrai mai trovare due facce assolutamente identiche. Non hanno importanza bellezza o bruttezza: sono cose relative. Ogni faccia è simbolo della vita, e ogni vita merita rispetto. Nessuno ha diritto di umiliare un'altra persona. Ciascuno ha diritto alla sua dignità. Con il rispetto di ciascuno si rende omaggio alla vita in tutto ciò che ha di bello, di meraviglioso, di diverso e di inatteso. Si dà testimonianza del rispetto per se stessi trattando gli altri con dignità. "

Tahar BenJelloun, 1998



Relizzazione tecnica Emiliano Nieri

02 maggio 2012

Immigrati: bloccate 2 barche nel trapanese, arrestati 15 scafisti
(AGI) - Palermo, 2 mag. - Un peschereccio carico di immigrati e' stato intercettate ieri dalla Guardia di finanza e dalla polizia lungo le coste trapanese mentre con un gommone veniva effettuato il trasbordo dei profughi a terra. Arrestati 15 scafisti. Il motopesca, battente bandiera egiziana e con a bordo circa 70 persone stremate da almeno una settimana di navigazione, e' stato bloccato da motovedette e mezzi aerei del Gruppo Aeronavale della Guardia di finanza di Messina davanti al litorale di Mazara del Vallo. Tra i passeggeri sono stati individuati 14 membri dell'equipaggio, tutti di nazionalita' egiziana, che sono stati arrestati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Poco distante, nei pressi della spiaggia a Sud del faro di Torretta Granitola, e' stato fermato il potente gommone usato per gfare da navetta tra il peschereccio e la terraferma, e che poi e' risultato rubato. Il pilota, un giovane di nazionalita' tunisina, e' stato arrestato. A terra sono stati individuati i 17 immigrati che erano stati appena sbarcati dal gommone, e che sono stati provvisoriamente accolti nello stadio "Vaccara" di Mazara del Vallo assieme a quelli che erano sul peschereccio.
  Nell'impianto sportivo, la Protezione civile e le forze di polizia hanno allestito un centro per le visite sanitarie ed il primo soccorso ai migranti.



«Deve mostrare le orecchie o niente carta d'identità»
Foto con il velo, non le rilasciano il documento
Corriere della sera, 02-05-2012
Alessandra Coppola, Gianni Santucci
Il problema, alla fine, pare siano le orecchie: si devono vedere. Il Comune di Tortona, provincia di Alessandria, si appella (interpretando) a una disposizione del Viminale «del 5 dicembre 2005, che in materia di fotografie per documenti dispone che "entrambi i lati del viso devono essere mostrati chiaramente"». La signora Abidi può indossare l'hijab nell'immagine che comparirà sulla sua carta d'identità, ma deve rifare le tre fototessera, spiega un funzionario del Comune, con «orecchie visibili, radice capelli visibili». Curioso. Perché, nel resto d'Italia (a quanto risulta), quel «cavillo» non lo applica nessun altro ufficio dell'anagrafe. E a qualcuno viene spontanea una domanda: vale pure per le suore?
In quel caso no, per le religiose cattoliche si riconoscono le ragioni di culto, avrebbe risposto il funzionario di Tortona al rappresentante dell'Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali presso la Presidenza del Consiglio) che, dopo tre comunicazioni scritte, chiedeva spiegazioni al telefono. «È evidente che questa condotta è contraria non soltanto alle circolari e alla prassi del ministero — osserva Domenico Tambasco, avvocato della donna e legale dell'associazione Tribunale per i diritti dell'immigrato —, ma soprattutto viola l'articolo 19 della Costituzione che stabilisce il fondamentale principio della libertà religiosa. Il caso in questione sembra configurarsi come uno dei primi in Italia di discriminazione istituzionale per ragioni religiose. A questo punto presenteremo ricorso al Tribunale competente per il risarcimento dei danni, e per ottenere giudizialmente il rinnovo della carta di identità».
Riepiloghiamo. Cittadina polacca convertita all'Islam la signora Agata Bernadetta Abidi il 15 febbraio scorso perde la carta d'identità e va al comando dei Carabinieri di Tortona a sporgere denuncia. Il documento le serve urgentemente. «Ho una bambina appena nata — spiega — devo fare le carte per lei, la tessera sanitaria, ne ho bisogno». Benché sia molto distante, quel giorno stesso la signora si reca negli uffici dell'anagrafe. Compila i moduli, si mette in fila. Le fototessera ce le ha già, le ha usate per la patente e per il permesso di soggiorno. L'hijab verde come i suoi occhi era pure sulla carta d'identità smarrita, rilasciata dall'anagrafe di Mortara, provincia di Pavia, dove viveva fino a due anni fa.
«Non posso accettare foto con il velo», le dice l'impiegata. La signora Abidi è stupita, chiede spiegazioni. «Mi sono convertita all'Islam quando ho conosciuto mio marito, tunisino — racconta —. Dopo il matrimonio ho scelto di mettere il velo. Non ho mai avuto problemi di questo tipo, né a Mortara né a Tortona». Eppure.
«Parli con il mio superiore», continua infastidita l'impiegata, due sportelli più avanti. Un altro rifiuto: «L'uomo mi ha detto che era la legge a stabilirlo — ricorda Agata —, e che me l'avrebbe mostrata». La signora ci riprova una seconda volta, qualche giorno dopo. Identico copione.
La terza volta all'ufficio anagrafe l'accompagnano anche i figli e il marito, Fathi Abidi, che intanto si è documentato e (su suggerimento dell'avvocato) mostra al funzionario due circolari del Viminale in cui si spiega che «il turbante, il chador o anche il velo, come nel caso delle religiose, sono parte integrante degli indumenti abituali e concorrono, nel loro insieme, ad identificare chi li indossa, naturalmente purché mantenga il volto scoperto. Sono quindi ammesse, anche in base alla norma costituzionale che tutela la libertà di culto e di religione, le fotografie con il capo coperto da indumenti indossati purché, ad ogni modo, i tratti del viso siano ben visibili». Gli impiegati «non vogliono neanche leggere», dicono gli Abidi.
A questo punto, l'avvocato presenta denuncia all'Unar e chiede al Comune di rinnovare entro tre giorni il documento. Passano settimane, nessuna risposta da Tortona. Unar fa una nota scritta e due solleciti. Il 5 aprile arriva la replica che ribadisce il rifiuto e introduce la regole delle orecchie. Confermata anche al telefono. L'assessore con delega alle Pari opportunità, Emanuela Patta, manda all'Unar una lettera in cui si parla di «fraintendimento», ma la signora Abidi resta ancora senza documenti.



Immigrazione. Oggi al ministero incontro tavolo tecnico Lampedusa
L’incontro fa seguito alla visita del ministro della Salute a Lampedusa, lo scorso 11 aprile. Obiettivo: avvio di una task force sanitaria in collaborazione con la Regione Sicilia in vista di possibili sbarchi di cittadini extracomunitari sull’isola.
Quotidiano e sanità.it, 02-05-2012
02 MAG - “L’obiettivo, è quello di definire per tempo un modello operativo per la gestione di nuovi fenomeni migratori in Sicilia, condiviso tra tutti gli attori istituzionalmente coinvolti nell’emergenza immigrati”. Così si legge nella nota del ministero della Salute che annuncia la convocazione per oggi, a Roma, presso la sede del dicastero, di un incontro del tavolo tecnico sulla salute e la migrazione istituito dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. Al tavolo sono stati invitati, oltre i tecnici  del  ministero della Salute,  i rappresentanti del ministero dell’Interno,  del ministero della Cooperazione e Integrazione,  dell’assessorato alla Salute della Regione Siciliana,  dell’Istituto Nazionale per la salute,  le migrazioni e la povertà (Inmp), della Croce Rossa Italiana e della Protezione Civile.
L’incontro fa seguito alla visita che il ministro Balduzzi ha effettuato lo scorso 11 aprile a Lampedusa. Nel cose della quale, spiega la nota, “è stata riscontrata la consapevolezza che un sistema di governance multilivello, quale quello italiano in materia di salute e migrazioni, debba dotarsi di strumenti operativi efficaci, utili al superamento di criticità precedentemente riscontrate sul territorio e che esprimano all’esterno il grado di preparazione (preparedness) agli eventi di un Paese”.



Immigrazione: Trieste, quattro persone denunciate
Sono due ungheresi e due cittadini del Bangladesh
(ANSA) - TRIESTE, 2 MAG - Due cittadine ungheresi e due cittadini del Bangladesh sono stati denunciati dagli agenti della IV Zona Polizia di Frontiera di Trieste: le due comunitarie per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, i due extracomunitari invece per violazione della normativa sull'immigrazione. I quattro sono stati fermati per un controllo a bordo di un'autovettura Chrysler Stratus con targa ungherese in arrivo dalla Slovenia. Dalle verifiche e' emerso che i due extracomunitari erano privi dei requisiti per l'ingresso e il soggiorno sul territorio nazionale. I due giovani hanno dichiarato ai poliziotti di aver chiesto a Budapest un passaggio alle due donne in partenza per l'Italia. (ANSA).



Asilo: si apre oggi a Ginevra la Conferenza internazionale sui rifugiati afgani promossa dall’Unhcr.
“Strategia di soluzioni per i rifugiati afghani volta a sostenere il rimpatrio volontario, la reintegrazione sostenibile e l’assistenza ai Paesi ospitanti”.
Immigrazioneoggi, 02-05-2012
Prenderà il via oggi a Ginevra la Conferenza internazionale promossa dall’Unhcr (Alto commissariato Onu per i rifugiati) sul problema dei rifugiati afgani.
L’incontro, che terminerà il 3 maggio, avrà come tema “International Conference on the solutions strategy for Afghan refugees to support voluntary repatriation, sustainable reintegration and assistance to host countries” (Conferenza internazionale sulla strategia di soluzioni per i rifugiati afghani volta a sostenere il rimpatrio volontario, la reintegrazione sostenibile e l’assistenza ai Paesi ospitanti) e guarderà oltre le linee politiche e di transizione, sollecitando la comunità internazionale a sostenere pluriennali progetti umanitari e di supporto allo sviluppo.
Con il sostegno dell’Unhcr, Afghanistan, Iran e Pakistan presenteranno una nuova strategia mirante ad impegnare anche la comunità internazionale a sostenere i Paesi che ospitano i rifugiati afghani. “Con 1,7 milioni di rifugiati afghani ancora registrati in Pakistan e 1 milione in Iran – spiega una nota Unhcr –, la condizione degli sfollati afghani costituisce una delle situazioni più complesse e prolungate nel mondo”. Dal 2001, tuttavia, 5,7 milioni di afghani sono tornati a casa attraverso il più grande programma di rimpatrio volontario dell‘Unhcr. Essi “rappresentano un quarto della popolazione dell’Afghanistan”; eppure, conclude l’Unhcr, “molti stanno incontrando difficoltà nella ricostruzione della propria vita”.

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